10 Ottobre 1990 Caltagirone (CT). Assassinato Giuseppe Aiello, bambino di 12 anni, testimone dell’omicidio del pastore per cui lavorava.
Giuseppe Aiello, un bambino di dodici anni, di Caltagirone (CT) nel tempo libero dalla scuola, per aiutare la famiglia, andava a lavorare in campagna da un pastore, Giacomo Grimaudo, con precedenti penali per abigeato. Era l’8 ottobre del 1990. L’agguato è scattato intorno alle 18,30 in contrada Racineci, dove Grimaudo possedeva un ovile nel quale erano radunate le sue ottocento pecore. Una mandria imponente che era stata ingrandita recentemente. Il pastore, aiutato dal ragazzetto, aveva completato il raduno degli animali e si era appena dedicato alle operazioni di mungitura. Gli assassini sono arrivati silenziosamente alle spalle, cogliendolo di sorpresa. Un attimo per prendere la mira e poi si e scatenato l’inferno. Grimaudo è stato colpito alla schiena e al torace da numerosi colpi di 7’65 che lo hanno fulminato mentre si trovava chino sulle bestie per la mungitura. Poi i colpi al piccolo Giuseppe Aiello, almeno sei, alcuni dei quali alla testa. Un particolare questo che eliminerebbe ogni dubbio sulla volontarietà dell’uccisione del pastorello. Grazie alla testimonianza di un altro ragazzo, quindicenne, che lavorava anche lui con il pastore, riuscito a salvarsi soltanto perché non era stato visto, sono stati arrestati i due sicari.
Articolo da L’Unità del 12 Ottobre 1990
Aveva visto i killer: ammazzato a 12 anni
Di Walter Rizzo
L’esecuzione dì un pastore e del ragazzino che lo aiutava in un ovile nelle campagne di Caltagirone.
La giovane vittima, Giuseppe Aiello, andava a scuola e per aiutare la famiglia aveva cominciato a lavorare.
Un commando dì killer ha assassinato un bambino di dodici anni nelle campagne vicino Caltagirone, un grosso centro a settanta chilometri da Catania. Il ragazzino sarebbe stato eliminato perché presente all’esecuzione del suo datore di lavoro, un pastore di 37 anni freddato all’interno del suo ovile. Secondo gli inquirenti il duplice omicidio sarebbe riconducibile a contrasti insorti nell’ambiente della pastorizia.
CALTAGIRONE (Catania). Non hanno avuto pietà neppure davanti ad un bambino di dodici anni. I killer che dovevano giustiziare Giacomo Grimaudo, un pastore di trentasette anni di Caltagirone, avevano evidentemente l’ordine preciso di non lasciare testimoni.
Una scarica di piombo contro il primo obiettivo e quindi ancora colpi verso il garzone dodicenne che lavorava con lui in un ovile a mezz’ora di macchina dal centro calatino. Giuseppe Aiello, questo il nome del bambino assassinato, ha forse avuto il tempo di tentare una fuga disperata, ma gli assassini gli hanno permesso di percorrere un paio di metri, poi le pallottole lo hanno inchiodato.
L’agguato è scattato intorno alle 18,30 in contrada Racineci, dove Grimaudo possedeva un ovile nel quale erano radunate le sue ottocento pecore. Una mandria imponente che era stata ingrandita recentemente. Il pastore, aiutato dal ragazzetto, aveva completato il raduno degli animali e si era appena dedicato alle operazioni di mungitura. Gli assassini (o l’assassino, non esistono infatti dati certi sul numero dei componenti, del commando) sono arrivati silenziosamente alle spalle, cogliendolo di sorpresa. Un attimo per prendere la mira e poi si e scatenato l’inferno. Grimaudo è stato colpito alla schiena e al torace da numerosi colpi di 7’65 che lo hanno fulminato mentre si trovava chino sulle bestie per la mungitura. Poi i colpi al piccolo Giuseppe, almeno sei, alcuni dei quali alla testa. Un particolare questo che eliminerebbe ogni dubbio sulla volontarietà dell’uccisione del pastorello.
L’allarme in paese è scattato intorno alle 21,30. La madre di un amico di Giuseppe Aiello, che lavorava insieme al giovane e che solo per un caso ieri pomeriggio sarebbe riuscito a salvarsi dal piombo dei killer, non vedendolo rientrare, visto che doveva rimanere ospite a casa sua, si è insospettita ed è andata a cercarlo sul posto di lavoro, scoprendo cosi le feroci esecuzioni.
Sui motivi che hanno determinato l’agguato si fanno molte ipotesi, la più accreditata sembra comunque quella che ricondurrebbe a contrasti sorti nell’ambiente dei pastori dopo l’allargamento della mandria di Grimaudo; un allargamento che. inevitabilmente, avrebbe richiesto l’utilizzo di un maggiore territorio di pascolo. I contrasti però potrebbero essere stati anche di altro tipo.
Grimaudo aveva infatti una serie di precedenti penali per abigeato e non si può certo escludere che qualcuno potesse avere del risentimenti più o meno fondati nei suoi confronti. Una ultima ipotesi è quella che ricondurrebbe l’esecuzione nell’ambito della faida di Niscemi. il comune dove Grimaudo aveva la sua residenza ufficiale. Uno scontro durissimo nella guerra di mafia che si combatte a Gela e che ha già lasciato sul terreno una decina di morti.
La famiglia di Giuseppe è rimasta chiusa nella casa poverissima dove vive. Solo una uscita per rispondere alle domande degli inquirenti, che potrebbero già essere sulla pista buona. Il ragazzo da poco tempo aveva accettato l’invito del suo amico Giovanni per recarsi a lavorare in campagna nel tempo libero dalla scuola.
“Era andato a lavorare da pochi giorni – ricorda la madre della giovanissima vittima – voleva aiutare la famiglia senza lasciare la scuola… mi diceva sempre che per lui l’istruzione era la cosa più importante”.
Articolo da La Repubblica del 13 Ottobre 1990
«SÌ , SONO LORO DUE I KILLER DEL BIMBO LI HO VISTI SPARARE»
di Davide Banfo
CALTAGIRONE Per un contrasto su alcuni terreni da pascolo si può anche uccidere un bimbo di 12 anni. È questa la tremenda verità che emerge dalle indagini condotte dai carabinieri di Catania sull’assassinio di Giuseppe Aiello, 12 anni, e del suo datore di lavoro Giacomo Grimaudo di 37, eliminati mercoledì sera in un ovile nelle campagne di Caltagirone.
Ad uccidere il garzone e l’allevatore sarebbero stati due cugini originari di Tortorici, Giuseppe e Antonino Liuzzo Scarpo di 28 e 25 anni. La loro sarebbe stata una vendetta meditata, preparata. Bloccati nella serata di giovedì, i due cugini sono stati riconosciuti dal terzo ragazzo che si trovava al momento dell’agguato nell’ovile e che è riuscito a salvarsi soltanto perché non era stato visto dai due sicari.
A Tortorici, grosso centro agricolo in provincia di Messina, arroccato sui Nebrodi, è stato bloccato Giuseppe Liuzzo Scarpo. Proprietario di diversi terreni da pascolo dispersi tra le province di Messina, Ragusa e Catania, Liuzzo Scarpo non ha opposto resistenza ai militari. Nella casa di un parente, poco distante dalla sua abitazione, è stata anche rinvenuta una pistola 7,65, lo stesso calibro usato per uccidere il ragazzino ed il pastore. Più difficile si è invece rivelata la caccia ad Antonino Liuzzo Scarpo, acciuffato solo nella notte tra giovedì e venerdì in un mini appartamento a Regalbuto, un piccolo paese in provincia di Enna. In stato di fermo su ordine del sostituto procuratore di Caltagirone Enrica Gabetta, i due cugini sono stati subito portati in carcere.
Interrogati dal procuratore Antonino Assennato, i due uomini hanno negato qualsiasi coinvolgimento. Ad inchiodare i due cugini vi sono però diversi indizi. Secondo quanto hanno accertato i carabinieri, i due uomini, proprietari di un allevamento di bovini poco distante dall’ovile, avevano già avuto in precedenza contrasti con Giacomo Grimaudo. Denunciati più volte per abigeato e per un tentativo di truffa alla Cee, Giuseppe e Antonino Liuzzo Scarpo avrebbero avuto all’inizio della settimana un primo diverbio con Giacomo Grimaudo. Toccati in qualche modo in quelli che a loro giudizio erano interessi vitali, i due cugini si sarebbero presentati mercoledì sera all’ovile armati con due pistole calibro 7,65. Intenzionati a farsi giustizia, i due uomini non avrebbero avuto alcuna esitazione a sparare contro Giuseppe Aiello, il bimbo di 12 anni che da alcuni giorni aiutava l’uomo ed un suo amico quindicenne a governare le circa ottocento pecore dell’ ovile.