10 Ottobre 2006. Quarto (NA). Enrico Amelio, imprenditore di Gaeta (LT), morì per una pistolettata ad una femorale. Fu gambizzato per dare “un segnale” ad un parente che aveva osato intromettersi in un affare a cui era interessato un capoclan della zona.

Enrico Amelio, imprenditore di Mugnano con residenza a Gaeta (LT), stava andando a trovare un parente di Quarto (NA). Ad un tratto, mentre camminava lungo Corso Italia, due uomini in sella a una moto lo affiancarono. Il passeggero sparò un colpo di pistola e lo ferì a una gamba. Poco dopo, appena soccorso e caricato a bordo dell’ambulanza, Enrico morì: la pallottola aveva reciso la femorale. Doveva essere una lezione, una gambizzazione. Si trasformò invece in omicidio.
Dalle indagini è emerso che Enrico Amelio fu ucciso perché un suo zio materno era intenzionato ad acquistare alcuni fondi in via Marmolito, nella zona quartese a tutti nota come la Macchia, sui quali anche il capoclan della zona aveva mostrato interesse. Era un affare da tre milioni di euro e non si poteva permettere che altri si intromettessero.

 

 

Articolo del 12 Ottobre 2006 da telefree.it
Uomo ucciso a Quarto, indagini a Gaeta
Inutile la sua fuga: la camorra non lo ha perdonato, come Bosco, trasferito a Latina.

Gaeta: Interrogati gli amici di Enrico Amelio, l’imprenditore vittima di un agguato nel Napoletano, che viveva nella città del Golfo. Una morte tutta da chiarire quella di Enrico Amelio, imprenditore edile 45enne, ucciso martedì sera a Quarto, provincia di Napoli. Quattro i colpi di pistola che l’hanno raggiunto mentre si trovava in macchina ed aveva appena lasciato l’abitazione di parenti. Gli assassini lo stavano evidentemente aspettando ed hanno mirato alle gambe. Tre colpi a destra, uno alla gamba sinistra e l’arteria femorale che viene recisa e gli procura la morte. Vani i tentativi di soccorso: l’imprenditore è morto dissanguato pochi minuti dopo il ricovero all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Una notizia che ha scosso tutti a Gaeta dove l’uomo viveva da circa sei anni, in via Cuostile, con la moglie e due bambini. Sono in molti a ricordarlo come persona cordialissima, educata, sempre pronta al saluto. Spesso lo si vedeva stazionare fuori un bar a chiacchierare o passeggiare, come fanno tanti, dopo la giornata di lavoro. Qualcuno lo definisce finanche “ingenuo”, quasi a sottolineare il suo essere una persona a modo. Forse perfino troppo. Fatto sta che, qui a Gaeta, non aveva mai dato motivo di far parlare di sé, mantenendo buoni rapporti con tutti. Anche con le forze dell’ordine che lo conoscevano solo per la sua attività: alcuni cantieri aperti in città per lavori edili di piccola entità.
Sul suo omicidio indagano i carabinieri di Pozzuoli ma anche carabinieri e commissariato di Gaeta stanno facendo accertamenti sulla vita, le conoscenze e le frequentazioni del 45enne che era nato a Mugnano ma aveva da pochi anni scelto di trasferirsi nel Sud Pontino. L’agguato mortale, avvenuto in Corso Italia, a Quarto, intorno alle 19 di martedì scorso, è stato però organizzato con le modalità proprie di un “avvertimento” trasformatosi in omicidio solo per una tragica fatalità. Indagini serrate, dunque, sulla gambizzazione di un uomo senza precedenti penali né collegamenti accertati con attività malavitose. Forse qualcuno voleva incastrarlo e lui si era rifiutato? Una sfida mal digerita il suo ritorno nel napoletano? Sono tante le piste aperte per gli inquirenti che ora passano al setaccio la sua vita, i suoi ultimi spostamenti, l’attività imprenditoriale, le amicizie di vecchia e recente data. Ieri sono stati interrogati i parenti ma appunto anche gli amici dell’uomo assassinato. La morte è sopraggiunta per arresto cardiocircolatorio anche se saranno gli esami autoptici a chiarire la dinamica dei fatti. Si può solo escludere il movente della rapina o dell’errore di persona visto che gli assassini aspettavano proprio lui nei pressi dell’abitazione di un cognato. La vicenda di Amelio fa tornare d’attualità il di persone del napoletano – spesso con precedenti – che si spostano in provincia di Latina e apparentemente fanno una vita irreprensibile. In realtà mantengono contatti con la loro realtà, com’è stato nel caso di Modestino Bosco, ritenuto vicino al clan Di Lauro, assassinato il 2 settembre a Napoli dov’era tornato per l’attività legata allo spaccio di droga. Da qualche tempo viveva a Latina.
Sa.Cer.

Articolo di La Repubblica dell’11 Ottobre 2006
Imprenditore ferito muore d’ infarto
di Irene De Arcangelis
L’ UOMO è solo, cammina a piedi lungo Corso Italia a Quarto, quando due uomini in sella a una moto lo affiancano. Il passeggero spara un colpo di pistola, ferisce l’ uomo a una gamba. Poco dopo, appena soccorso e caricato a bordo dell’ ambulanza, l’ uomo muore. Probabilmente un infarto causato dalla paura provata durante l’ agguato. Una morte assurda, un giallo su cui ora indagano i carabinieri del maggiore Francesco Rizzo, quello avvenuto ieri sera poco dopo le ore 19 a Quarto. Vittima l’ imprenditore edile Enrico Amelio, 45 anni nativo di Mugnano ma da tempo residente a Gaeta (Latina). Impossibile fino a tarda sera ricostruire il movente di un agguato che probabilmente avrebbe dovuto essere non più che un avvertimento, forse ad opera della criminalità organizzata. Si cerca nella vita dell’ imprenditore, incensurato se non per una denuncia per truffa molto lontana nel tempo. Mentre si indaga sui suoi vecchi rapporti con un socio della sua impresa edile – siamo negli anni Ottanta – che oggi è in carcere con una condanna per associazione mafiosa. Storie vecchie e scarne, che per ora non consentono ai carabinieri di escludere altre piste investigative, quali la tentata rapina (ma alla vittima non sarebbe stato preso nulla) oppure un avvertimento di tipo estorsivo. L’ autopsia dovrà chiarire definitivamente anche se Amelio è morto per infarto e non per le conseguenze del ferimento. (i.d.a.)

Articolo del 18 Maggio 2016 da internapoli.it
Quarto. «Amelio doveva essere solo gambizzato per volere del boss Polverino, invece fu ucciso»
Il retroscena sull’omicidio dell’imprenditore raccontato dal pentito Gaetano d’Ausilio.

QUARTO. Doveva essere una lezione, una gambizzazione e invece si trasformò in omicidio. E’ stato Gaetano D’Ausilio, il pentito del clan Polverino di Marano, a svelare agli investigatori tutti i retroscena dell’omicidio dell’imprenditore edile di Quarto, Enrico Amelio, ucciso il 10 ottobre del 2006. Secondo il racconto del pentito Gaetano D’Ausilio, alla base dei provvedimenti emessi ieri il killer che sparò 4 volte contro l’imprenditore edile sarebbe stato Claudio De Biase, mentre gli specchiettisti che attirarono nella trappola al Corso Italia quel martedì sera di 10 anni fa Amelio sarebbero stati Salvatore Liccardi “Pataniello” e lo stesso Gaetano D’Ausilio. Enrico Amelio era andato a trovare lo zio Leonardo, quando fu avvicinato nei pressi della scuola media statale “Piero Gobetti”: il killer arrivò a pochi passi da lui e sparò tre colpi alla gamba destra e uno solo alla gamba sinistra. Quella pistolettata, però, recise la femorale e l’imprenditore morì dopo un’ora di agonia nella rianimazione dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. I provvedimenti sono stati notificati al capoclan Peppe Polverino «O’ Barone», a Salvatore Simioli, a Salvatore Cammarota e ai presunti luogotenenti del clan a Quarto, Salvatore Liccardi, alias «Pataniello», Gaetano D’Ausilio (oggi collaboratore di giustizia) e Claudio De Biase. Dalle indagini è emerso che Enrico Amelio fu ucciso perché un suo zio materno, Leonardo Tartaglia Carandente, era intenzionato ad acquistare alcuni fondi in via Marmolito, nella zona quartese a tutti nota come la Macchia, sui quali anche i Polverino avevano mostrato interesse. Era un affare da tre milioni di euro che faceva gola ai Polverino che non tollerarono l’intromissione della famiglia del costruttore.

 

 

 

 

Leggere anche:

 

Enrico Amelio – Foto da latinatu.it

latinatu.it
Articolo del 28 Febbraio 2020
GAETA. OMICIDIO AMELIO: ERGASTOLO PER I 5 DEL CLAN POLVERINO
di Bernardo Bassoli
Enrico Amelio, l’imprenditore di Mugnano con la residenza a Gaeta: fu ucciso a Quarto da un commando del clan Polverino il 10 ottobre 2006.
La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha condannato all’ergastolo Giuseppe Polverino, Salvatore Liccardi, Salvatore Simioli, Salvatore Cammarota e Claudio De Biase per l’omicidio di Enrico Amelio.

 

 

terranostranews.it
Articolo del 28 febbraio 2020
Omicidio Amelio e le condanne all’ergastolo: ecco come i Polverino organizzarono l’agguato
di Fernando Bocchetti
[…] Amelio, prima che si consumasse il delitto, era stato avvicinato da alcuni sodali di Giuseppe Polverino, che lo sollecitarono a convincere lo zio a tirarsi fuori dall’affare. Non vi riuscì e per questo doveva essere punito, non con la morte ma – come ha rilevato il collaboratore di giustizia Roberto Perrone, referente per i Polverino nel comune di Quarto – “con una sonora lezione”. […]

 

 

ilroma.net
Articolo del 12 marzo 2021
Omicidio Amelio, colpo di scena: cancellati 5 ergastoli
di Luigi Nicolosi

 

 

 

 

 

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