11 gennaio 1964 Feroleto della Chiesa (RC). Uccisa Concetta Lemma, 16 anni. Vittima di Faida.

Concetta Lemma, 16 anni: viene ammazzata a colpi di lupara, l’11 gennaio 1964 a Feroleto della Chiesa (RC).  È vittima di una vendetta di faida.

“È per una vendetta trasversale che muore a sedici anni la giovane Concetta Lemma. La sua colpa è quella di farsi trovare in casa quando l’assassino ha deciso di compiere la sua missione.

Stessa logica, stesso copione. I Furfaro e i Lemma vivono a Feroleto della Chiesa. Fortunato Furfaro ha diciotto anni e fa il pastore. Rocco Lemma è un uomo fatto e lavora i campi da colono. quando le pecore passano l’uliveto del contadino scoppia una lite conclusa a colpi di fucile. Il corpo del ragazzo viene gettato in un dirupo lontano dalla zona. È il 15 dicembre del ’63 e solo dopo quattro giorni si scopre che fine abbia fatto Fortunato. È Rocco a confessare tutto ai carabinieri, vinto dal rimorso.

Giuseppe Furfaro vuole giustizia per il fratello e il carcere non gli sembra una punizione sufficiente. Fucile in spalla, si presenta all’alba dell’11 gennaio 1964 in casa Lemma. Concetta è in cucina e prepara il caffè. Due colpi secchi di lupara interrompono le sue urla. La madre Carmela Cirillo accorre e si trova di fronte un fucile spianato. Ma Giuseppe ha deciso che il conto è chiuso. Si farà vent’anni di carcere come il suo rivale.”

Fonte: DIMENTICATI Vittime della ‘ndrangheta di Danilo Chirico e Alessio Magro

 

 

 

Fonte:  mafie.blogautore.repubblica.it
Articolo del 16 febbraio 2020
Concetta, piccola vittima di una faida
di Enza Marrazzo

È l’11 gennaio 1964, Concetta Lemma ha 16 anni. È in casa, la ragazza, ed assolutamente ignara di quello che sta per accadere in quelle che dovrebbero essere le mura più sicure per ogni essere umano: le mura di casa. Le stesse nelle quali ci si sente al riparo da ogni cattiveria esterna.
Eppure, a Concetta, le suddette mura l’hanno tradita.
La sua unica colpa: trovarsi nel cosiddetto “posto sbagliato al momento sbagliato”, anche se quello dovrebbe essere il posto giusto, sempre.

Così è stata interrotta la breve vita dell’adolescente.
Siamo a Feroleto della Chiesa, in provincia di Reggio Calabria. Nella medesima località, oltre alla famiglia Lemma, vivono anche i Furfaro. Rocco, padre di Concetta e uomo adulto, lavora da sempre nei campi. Dall’altra parte abbiamo Fortunato Furfaro. Il giovane ha diciotto anni e fa il pastore. Troppo spesso il bestiame del ragazzo invade le proprietà di Lemma. È dicembre. Il 15 del mese, dell’anno 1963.

Scoppia una lite che si conclude nel più atroce dei modi. I colpi di fucile non la danno vinta a Furfaro che, come se non bastasse, viene crudelmente gettato in un dirupo lontano dalla zona in cui si è consumata la morte. Trascorrono pochi giorni e la famiglia Furfaro viene a conoscenza della tragica fine di Fortunato. In che modo? È Rocco, spinto dal dovere della coscienza e, probabilmente, tormentato dai sensi di colpa a costituirsi e, quindi, confessare l’intera vicenda ai carabinieri.

Qui entra in gioco Giuseppe, fratello maggiore di Fortunato. L’uomo è assetato di vendetta. La prigionia, per Rocco Lemma, non può assolutamente bastare. Non deve bastare. Furfaro vuole giustizia per quella vita rubatagli così troppo in fretta e in maniera cruda. Tanto da pensare di fare lo stesso. Emulare l’operato di Lemma.
Ricambiarlo con la stessa identica moneta per far si che l’ormai detenuto provi il suo stesso dolore.

Come anticipato in fase di introduzione, è il primo mese dell’anno, l’undicesimo giorno. Ad un mese esatto dalla morte di Fortunato, Giuseppe si reca a casa Lemma. Intanto, nella medesima, Carmela e Concetta, rispettivamente moglie e figlia di Rocco, hanno appena dato inizio ad un nuovo giorno. È l’alba. Col fucile in spalla e pronto ad agire, Furfaro fa irruzione e fredda con due colpi di lupara l’esistenza della sedicenne.

Carmela, la madre, è costretta ad assistere al tragico spettacolo. Il fucile viene puntato anche su di lei. È lì.
Giuseppe potrebbe finire anche la moglie di colui che ha ucciso il fratello. Però no! Ci pensa e conclude che la sua vendetta può ritenersi compiuta. Uccidere anche Carmela sarebbe stato facile, un gioco da ragazzi… ma in questi casi procurare dolore, sofferenza e disperazione è il primo grande obiettivo in chiave vendetta.
Il caffè appena salito in casa Lemma assume improvvisamente un odore di bruciato. Probabilmente il più amaro che Carmela Cirillo abbia mai sorseggiato. Lo stesso che la vita ti riserva quando decide di strapparti ogni tipo di gusto.

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu