12 Marzo 1997 Bovalino (RC). Ucciso per 300mila lire Totò Speranza, 28 anni

Foto dastopndrangheta.it

Totò Speranza, bassista del gruppo calabrese degli “Invece” è stato ucciso a Bovalino (RC) il 13 marzo del ’97 per un debito di 300mila lire. Aveva 28 anni e fumava marijuana; non ha pagato il suo pusher ed è morto.

 

Fonte: stopndrangheta.it
Totò Speranza, ammazzato per 300mila lire

Aveva 28 anni e un debito per una partita di marijuana. A Bovalino si muore anche per questo. Il 12 marzo del 1997 lo hanno ucciso. Lo ricordano ogni anno gli altri della sua band, gli Invece

Morire per 300mila lire. Totò Speranza era un ragazzo come tanti altri, pieno di paradossi e di debolezze. Brillante e socievole. Fumava marijuana e non ha saldato il debito. Solo in Calabria si fanno i conti con la pistola. E così il 12 marzo del 1997 hanno ammazzato Totò, a 28 anni.

Un ragazzo cresciuto nella Locride, a Bovalino. In mezzo alle faide e ai sequestri, in un paese che non offriva e non offre nulla. Totò ha cercato la sua strada. A modo suo. Con un giubbotto di pelle, le borchie e la cresta è stato il primo punk della Locride. Isolato ma felice. A 17 anni, per gioco, ha preso in mano il basso, che non aveva mai suonato. E allora via all’avventura con il gruppo degli Invece, insieme agli amici di sempre, Salvatore Scoleri e Peppe De Luca. Suonavano una musica rivoluzionaria, il dialetto come mezzo di espressione. Nell’87.

C’era Totò Speranza quando hanno rapito Lollò Cartisano, nel ’93. Ed è stato uno dei protagonisti del movimento di protesta “Bovalino Libera”.

Ma a Bovalino è difficile trovare una strada. E allora via da emigrante, verso nuove avventure, Roma, l’estero, le andate e i ritorni. Gli errori e le ricadute. Perché Totò è passato anche nel tunnel della droga. Uscendo a testa alta. Pieno di umanità. Poi la voglia di riprovarci, a Bovalino. Ma qualcosa non ha funzionato.

Per l’omicidio di Totò è stato condannato a 17 anni Giancarlo Polifroni di Benestare, per anni latitante e coinvolto in un traffico internazionale di droga.

Ogni anno il gruppo degli Invece, che ha dedicato a Totò l’album “Ma comu si faci”, tiene un festival musicale a Bovalino. Totò è stato ricordato la scorsa estate durante la Lunga marcia della memoria. Stopndrangheta.it vuole ricordare Totò Speranza, vittima della ‘ndrangheta, con tutti i suoi errori e i suoi paradossi, la sua grande voglia di vivere. La sua grande umanità.

 

 

Debora Cartisano ricorda Totò Speranza, il bassista degli Invece assassinato da un mafioso nel 1997.

 

 

 

Articolo del 29 Ottobre 2013 da ondacalabra.it
Da Lampedusa A Bovalino: sull’Onda degli Invece
di Iris D’Aurizio

In un paesino sullo Ionio, vicino a Reggio Calabria, uno di quelli in cui il mondo si è fermato da tempo mentre mafia e criminalità lo hanno infestato, riservandogli un’economia da Terzo Mondo, in questo arido paesaggio, nel 1985 germoglia il seme di un gruppo musicale, sulla scia della rivoluzione punk che ovunque aveva dilagato, a parte qualche eccezione, e Bovaldino era tra queste. Peppe De Luca, Salvatore Scoleri (Sasà), Toto’ Speranza e Mimmo Napoli, decidono di portare un seme di cambiamento nella loro amata terra, e scelgono di farlo attraverso la musica che racconta, denuncia, urla e commuove. Di Terzo Mondo parleranno sempre nelle loro canzoni, del Terzo Mondo vicino a loro, quello di tutti i giorni, fatto di emarginazione, degrado, ignoranza e violenza.

E racconteranno, anche, di chi dal Terzo Mondo arriva, dedicando a loro parole di solidarietà.

La storia comincia nel lontano 1986 quando partecipano ad una rassegna rock a Reggio Calabria,  con CCCP e The Gang come ospiti. Certo, per l’epoca, ottengono un successo inaspettato con il loro raggamuffin/punk in dialetto calabrese – “A quell’epoca cantare in calabrese era praticamente una barzelletta”. L’anno successivo, poi, il giovane cantante Salvatore Scoleri, allora sedicenne, scappa da casa con una chitarra e vaga per l’Europa come artista di strada. Peppe De Luca va a Londra, studia reggae e frequenta gli ambienti afro-caraibici. Si ritrovano tutti nel 1988 col nuovo bagaglio di contaminazioni acquisite, e cominciano a diffondere la loro musica, col sound caraibico fuso ai ritmi tradizionali calabresi, al punk, al reggae, all’afro: “Mi ricordo che all’epoca ascoltavamo anche musica africana. Non capivamo le parole, ma ci piaceva giocare con i suoni di quelle lingue. Li ripetevamo e cercavamo assonanze”.

Nel 1997, l’infelice morte del bassista Toto’ Speranza, assassinato da un mafioso del luogo, diventa per loro un ulteriore stimolo di lotta attraverso la musica, e nel suo ricordo organizzeranno ogni anno un festival in sua memoria.

Sperimentano, scrivono nuove canzoni e si esibiscono fino a quando, finalmente, nel 1998, riescono a pubblicare il loro primo cd,”Ma comu si faci“, prodotto dalla ricercatrice tedesca Eva Remberger, che si era laureata con una tesi sulla musica dialettale italiana. Cresce la loro notorietà e vengono invitati a festival e presentazioni in varie città d’Italia. Nel 1999 esce il loro secondo cd, “Invece“, autoprodotto, e dopo pochi mesi cinque nuovi brani vengono inseriti nell’album “Chisti simu“. In Norvegia, dove fanno un tour di venti date, suonando nei più importanti locali di Oslo, ed il loro brano “Kalabria” sarà inserito in una compilation dedicata a Bob Marley per il 25° anniversario dalla morte.

Nel 2006 pubblicano il cd “Cubalah” e nel 2010, poi, nasce “Migranti”, il disco che ha stimolato l’idea di questo articolo, a seguito degli ultimi accadimenti a Lampedusa. In quest’opera c’è una canzone, in particolare, che esprime solidarietà agli immigrati: “Benvenuti immigrati”, appunto.  Sono passati tre anni, ma la musica non cambia, neanche gli errori della politica, e la storia si ripete.

Ma, per coloro che quotidianamente appendiamo al chiodo di”clandestini”, dimenticando, forse troppo spesso, che siamo di fronte a persone piene, con sé ed in sé, di cultura, tradizione, esperienze, vissuti – un patrimonio, insomma, che non si parcheggia come un’auto da rottamare – “Benvenuti ai Musulmani, benvenuti agli Indù, a chi non crede a niente, a chi crede a Gesù/In questo mondo oscuro, a chi non ha voce, non trova ricchezza, ma forse un po’ di luce/Solidarietà e accoglienza, per una nuova società di pace, amore e umanità”; a loro la musica potrà sempre dedicare note di solidarietà riuscendo, come sa ben fare, a colpire la sensibilità che è di tutti, nei punti in cui gli affollamenti di parole, discorsi, pensieri e lunghi panegirici non arrivano.

Questo è quello che fanno gli invece da anni in Calabria e non solo, cantando di mafia, droga, corruzione, inquinamento, sfruttamento, e delle contraddizioni sociali e umane che ci travolgono.

“La terra è nostra madre noi siamo suoi figli/E noi l’accarezziamo solo con gli artigli/Bruciamo le foreste e l’aria che respiriamo/Quello che tocchiamo tutto contaminiamo /Come vampiri il sangue le succhiamo/Petrolio, uranio,tutto preleviamo/Il suo dna stiamo modificando/Ooo non si vende il mondo no”

 

 

Fonte: calabriainforma.com
pubblicato il 17 agosto 2017
Bovalino (RC): domani manifestazione “A Totò Speranza, 20^ Edizione – Per non dimenticare”.
di Pasquale Rosaci

Sono già passati vent’anni da quel maledetto 12 marzo 1997, quando in un vile agguato fù stroncata in maniera violenta la giovane vita di un ragazzo bovalinese di 28 anni (Totò Speranza) che aveva soltanto la colpa di avere il vizio, come tanti altri suoi coetanei, di fumare ogni tanto un po’ di marijuana oltre a quella di non aver potuto saldare un piccolo debito di 300 mila lire. Erano gli anni in cui gli omicidi nella locride non erano cosa rara…anzi !.

Totò era un ragazzo semplice ma fatto a modo suo, la musica e l’estrosità nel suo look le caratteristiche principali che lo distinguevano dagli altri suoi coetanei. Ecco la musica, una passione forte che lo aveva preso quando ancora non era neanche maggiorenne, il basso il suo strumento preferito che manovrava con grande perizia e musicalità poi l’incontro folgorante con gli altri amici di sempre Salvatore Scoleri e Peppe De Luca, amici che coltivavano la sua stessa passione per le sette note ed insieme formarono il gruppo degli “Invece”. La loro musica era ritmica ed avvolgente allo stesso tempo, mentre l’ascoltavi non riuscivi a stare fermo né con le mani né con i piedi, passavano dal ritmo reggae alla canzone d’autore con disarmante naturalezza e sono riusciti anche nell’intento di abbinare alla musica jamaicana i testi delle canzoni scritte in dialetto calabrese, creando un’esplosione di musica e movimento che prendeva tutte le piazze che ballavano…(e ballano ancora oggi quando si esibiscono nei momenti di reunion) all’unisono.

Totò Speranza nel 1993, come fosse un presagio, è stato uno dei primi ad aderire al movimento “Bovalino Libera”, un movimento anti ‘ndrangheta nato spontaneamente all’indomani del sequestro del fotografo Lollò Cartisano. Poi un continuo peregrinare per le città d’Italia e d’Europa ed il definitivo rientro nel paese natio, fino a concludere la sua breve esistenza terrena quel maledetto giorno del 12 marzo 1997. Da allora i suoi amici, ogni anno nel mese di agosto si riuniscono nel suo ricordo e organizzano una serata a dir poco memorabile.

Per il ventennale, l’appuntamento è per domani sera in Piazza Gaetano Ruffo con inizio alle ore 21.30 e vedrà la partecipazione di numerosi gruppi musicali, danza e reading. Sul palco, messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale, si esibiranno gli “Invece”, Rasdò Fari, Kento, Marina Guigova e Galia Peiker facenti parte di un gruppo folk russo di San Pietroburgo, Romodà, le vivaci coreografie del gruppo di danza “Paso Adelante” di Maria Chiara Cartisano, Reading a cura di Albanese, Brizzi, De Santis e Giordano e tanti altri ospiti.

Quella di domani sera sarà l’ennesima serata di “amarcord” che insieme al ricordo di Totò Speranza servirà a tenere vivo il sacrificio delle tante (troppe !) vittime di mafia, molte delle quali ancora gridano giustizia.

Ricordiamo che per la morte di Totò è stato condannato a 17 anni di carcere Giancarlo Polifroni di Benestare (RC), coinvolto in un traffico internazionale di stupefacenti e rimasto latitante per tanti anni. Domani sera Totò non sarà solo, intorno a lui si stringerà con affetto e partecipazione tutta la comunità bovalinese che non ha dimenticato la sua umiltà, generosità e bontà d’animo.

 

 

 

 

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