13 Gennaio 1984 Casoria (NA). Ucciso l’agente Agostino Mastrodicasa mentre, insieme a dei colleghi, inseguiva un latitante.

foto da ilcentro.gelocal.it

L’agente Agostino Mastrodicasa fu ucciso la sera del 13 Gennaio 1984 a Casoria (NA) mentre cerca di arrestare un latitante.
Quella sera l’agente Agostino Mastrodicasa insieme ad altri colleghi della 4^ Sezione della Squadra Mobile della Questura di Napoli era impegnato in una serie di controlli nelle abitazioni di pregiudicati a Casoria, nell’hinterland di Napoli, quando un uomo per evitare di essere fermato dai poliziotti fuggì all’interno di un’ abitazione di Quinto Vicolo Marco Rocco e ne uscì scavalcando una finestra. Inseguito dagli agenti l’uomo aprì il fuoco contro di loro, uccidendo l’agente Mastrodicasa. Gli altri agenti risposero al fuoco, ma l’assassino riuscì a fuggire attraverso i vicoli.
L’omicida venne identificato come un camorrista di 22 anni, fuggito dal carcere dopo un permesso premio e con una pena di sei anni di carcere da scontare.
Agostino Mastrodicasa lasciò i genitori, una sorella ed un fratello, militare dell’Arma dei Carabinieri.
Fonte: cadutipolizia.it   (Corriere della Sera  )

 

 

Articolo da L’Unità del 15 Gennaio 1984
È il quinto agente della Mobile ucciso in un anno e mezzo a Napoli: «È la guerra aperta»
di Vito Faenza

NAPOLI — «C’è un conflitto a fuoco ogni sera,  quando va bene. Ormai è guerra aperta fra noi e la delinquenza…»: chi parla è uno dei tanti colleghi di Agostino Mastrodicasa, l’agente di 23 anni assassinato da un evaso a Casoria l’altra notte. Tutti gli uomini della mobile sono stati in piedi l’intera notte per cercare di acciuffare l’omicida, Giovanni Palumbo, 22 anni, non tornato nel carcere di Lecce al termine di  un permesso di 5 giorni. In Campania, a Napoli, avvengono il 22% dei reati dell’intera nazione, ma l’organico delle forze di polizia è ben al di sotto di questa percentuale, com’è al di sotto l’organico dei magistrati. Insomma la guerra, ormai senza quartiere fra camorra e Stato, avviene con uno schieramento di forze impari.
Anche se la rabbia prende a volte il sopravvento, c’è anche chi riesce a mantenersi più distaccato: «Non posso chiedere di più ai miei uomini — afferma il questore di Napoli Aldo Monarca, anche lui rimasto in piedi tutta la notte per seguire le indagini seguite all’uccisione dell’agente — perché fanno già tutto il possibile e forse anche l’impossibile. Fatti, come l’omicidio dell’agente Mastrodicasa coagulano la nostra volontà di lotta ai fenomeni criminali. Certo — ha proseguito il questore — la polizia, la squadra mobile di Napoli sta pagando un alto tributo di sangue, che però è pressocché ignorato. Se non registriamo un numero più alto di vittime lo si deve all’alta professionalità degli agenti e dei funzionari che operano a Napoli…».
«C’è un clima di violenza molto diffuso — conclude Monarca — una volta il malvivente scappava soltanto alla vista della polizia e, se raggiunto, si faceva afferrare, ora si ferma e spara con l’intenzione di uccidere». Il capo della mobile  Franco Malvano, il capo della sezione omicidi, Cirillo, danno ai giornalisti le notizie relative all’identificazione di chi ha ucciso un loro uomo. Non fanno commenti se non che il lavoro della mobile è sempre più difficile, sempre più complicato. Fanno’ notare che fino ad oggi, in un anno e mezzo, cinque persone di questa squadra sono morte, una decina sono state ferite, un parente di un agente e stato ucciso per una assurda inconcepibile vendetta trasversale.
E non arriva, molte volte, nemmeno il riconoscimento per il lavoro effettuato. Gli agenti che ebbero un conflitto a fuoco con terroristi, ad esempio, non sono stati ancora presi in considerazione del ministero, neanche per un encomio.

 

 

Fonte: pianodorta.it     
07.10.1995 cerimonia di intitolazione del Distaccamento della Polizia Stradale di Piano d’Orta e della Piazza antistante all’Agente di Polizia Agostino Mastrodicasa. Nato a Piano d’Orta di Bolognano (Pe) il 24.09.1961, l’Agente si trovava in servizio di vigilanza, a Casoria, con un altro collega. Era il 13.01.1984. Notando dei pericolosi pregiudicati in fuga dopo aver commesso un furto, invano intimò loro di fermarsi. Allora, con lo sprezzo del pericolo che solo un alto senso del dovere può fornire, non desistette. Uno dei fuggitivi, un giovane della stessa età di Agostino, gli esplose contro alcuni colpi di pistola. Agostino Mastrodicasa morì subito dopo all’Ospedale “Nuovo Pellegrini” dov’era stato trasportato. Si era arruolato alla Polizia di Stato nel 1981 e da un anno prestava servizio alla Questura di Napoli. Ha lasciato il padre Angelo, la madre Annina, il fratello Giovanni, Carabiniere e la sorella Stefania

 

 

Fonte: ilcentro.it/pescara
Articolo del 13 giugno 2010
Polizia, inaugurato il monumento a Mastrodicasa

BOLOGNANO. Con la benedizione del parroco, don Massimo Colella, e la deposizione della corona di fiori alla presenza del comandante della Polstrada, sostituto commissario Mario Pino, è stato inaugurato il rinnovato monumento all’agente della polizia di Stato Agostino Mastrodicasa. Il giovane poliziotto perse la vita in servizio a soli 23 anni, nel 1984, a Casoria, in provincia di Napoli. A lui è intitolata la caserma della polizia stradale di Piano d’Orta, ma l’antistante monumento era andato in rovina. Sono stati il fratello Giovanni, ex brigadiere dei carabinieri e la sorella Stefania, vigile urbano a Caramanico, a ristrutturarlo per rinverdire la memoria del loro congiunto. Alla cerimonia hanno partecipato la comunità di Bolognano, il sindaco Silvina Sarra e il sindaco di Caramanico Mario Mazzocca. Con il comandante Pino c’erano anche il vice, sovrintendente capo Savino Mattei, le rappresentanze dei carabinieri e il comandante della polizia municipale Walter Iannucci. (w.te.)

 

 

Foto da giannellachannel.info

Fonte:  giannellachannel.info
Partono le nostre storie dei Poliziotti di luce:
Agostino Mastrodicasa, versi di un eroe normale

Con una poesia firmata dal ventenne agente ucciso in uno scontro a fuoco in Campania esordisce la nuova iniziativa editoriale di Giannella Channel con Ennio Di Francesco, il “commissario scomodo”, per rinnovare il ricordo dei tanti uomini e donne caduti per servizio alla collettività

Poliziotti di Luce
testo di Ennio Di Francesco per Giannella Channel

13 gennaio 1984: quel giorno le cronache dei quotidiani non hanno titoloni da scoop. I socialisti candidano Sandro Pertini al premio Nobel. All’Auditorium della Rai di via Rossini la mostra sulla radio supera i primi diecimila visitatori. In Friuli l’ombra di un maniaco su 13 donne uccise. Rincarano i prezzi di alimentari per il maltempo e le tariffe: “Gennaio è un mese malandrino”, titola La Stampa. Per un poliziotto quel giorno è più che malandrino, è assassino. Il Corriere della Sera sintetizza nel titolo: “Casoria (Napoli). Ucciso l’agente di polizia Agostino Mastrodicasa mentre cerca di arrestare un latitante”.

Quella sera, insieme ad altri colleghi della 4^ Sezione della Squadra Mobile della Questura di Napoli, il ventiduenne Agostino (nato il 24 settembre 1961 a Bolognano, Pescara) era impegnato in una serie di controlli nelle abitazioni di pregiudicati a Casoria, nell’hinterland di Napoli, quando un uomo (per evitare di essere fermato dai poliziotti) fuggì all’interno di un’abitazione di Quinto Vicolo Marco Rocco e ne uscì scavalcando una finestra. Inseguito dagli agenti, l’uomo aprì il fuoco contro di loro, uccidendo l’agente Mastrodicasa. Gli altri agenti risposero al fuoco, ma l’assassino riuscì a fuggire attraverso i vicoli. L’omicida venne identificato come un camorrista di 22 anni, fuggito dal carcere dopo un permesso premio e con una pena di sei anni di carcere da scontare. Agostino Mastrodicasa lasciò i genitori, una sorella e un fratello, militare dell’Arma dei Carabinieri.

Se inizio con Agostino questo viaggio di “commissario tra i miei colleghi di lassù” in un Paese che non riesce a onorare i suoi martiri della stagione degli anni di piombo e che poco fa per arginare i fomentatori di odio e violenza, questa sorta di percorso con tanti servitori che lontani nel tempo mi hanno ispirato (Petrosino, Palatucci, Dosi… ) o altri che ho conosciuto direttamente (Calabresi, Custra, Cassarà, Calipari, Varisco) è per una poesia quasi magicamente ritrovata, quasi a volersi presentare per prima essa stessa. Agostino scrisse questi versi premonitori sul suo diario, due giorni prima di essere ucciso in quel conflitto a fuoco a Casoria. Leggiamoli:

PER UN AGENTE DI POLIZIA

Ti hanno chiamato strumento del potere

e ti hanno ucciso.

Sono pochi vent’anni per morire

senza sapere perché, per chi, per cosa.

Alcuni ti hanno chiamato eroe,

altri bastardo.

Tu non eri né l’uno né l’altro,

eri solo un ragazzo di vent’anni,

con speranze e tanti sogni ancora da realizzare.

Forse avevi anche paura,

la vita si era già incaricata di farti conoscere le sue crudeltà.

E quello che ti ha ucciso

chiama potere per te altro non era che un pezzo di pane.

La poesia, da poco riaffiorata tra le mie carte d’archivio, mi era stata data tredici anni addietro dai genitori di Agostino, Angelo e Anna Maria, in un incontro che avevo organizzato a Pescara con figli di “vittime del servizio”. Potete ora ascoltare quei versi, cantati da Gianfranco Di Giovanni, talentuoso quanto schivo compositore, presentatomi a Brittoli un mese fa dall’amico-collega Valentino Di Persio (già collega all’Interpol in Francia) che, ormai in pensione, ivi è tornato a vivere. Aveva insistito, infatti, affinché io presiedessi la giuria giudicatrice del concorso di poesie che da qualche tempo, ogni anno, organizza nel suo borgo natale.
scultura-memoria-caduti

Il 16 settembre scorso avevamo avuto ad Ari (altro borgo d’Abruzzo, dove da anni abbiamo fatto sorgere una suggestiva Valle della Memoria con ormai una trentina di sculture dedicate a “Servitori dello Stato”, tra cui quella in ricordo di Antonio Custra) un incontro con i bambini, presenti il sindaco, il parroco e i mastri per ricordare la figlia di questi, Antonia, da poco spentasi a 40 anni a Napoli a causa di un tumore (una donna con un destino amaro, segnato quando era ancora nel ventre della madre: era il 14 maggio di un anno nero, il 1977, allorché suo padre Antonio, poliziotto nato e Napoli e al lavoro alla Celere di Milano, era stato ammazzato in via De Amicis a Milano durante una manifestazione organizzata da extraparlamentari di sinistra: i particolari a questo link) sono andato a Bolognano, poco più di mille abitanti in provincia di Pescara, per cercare la casa della famiglia Mastrodicasa: i genitori di Agostino erano deceduti anni fa. Ho abbracciato il fratello Giovanni, già appuntato dei carabinieri. Insieme abbiamo posto un fiore nel cimitero dove Agostino riposa coi genitori. Giovanni e altri familiari hanno ascoltato la canzone commossi. Oggi Agostino avrebbe 56 anni, sarebbe sposato, avrebbe forse figli e nipoti. Resta la poesia “Per un agente di polizia”, da Lui scritta chissà per quale disegno divino. Porti un seme di fratellanza contro ogni violenza.

 

 

Fonte: ilcentro.it
Articolo del 13 giugno 2010
Polizia, inaugurato il monumento a Mastrodicasa

BOLOGNANO. Con la benedizione del parroco, don Massimo Colella, e la deposizione della corona di fiori alla presenza del comandante della Polstrada, sostituto commissario Mario Pino, è stato inaugurato il rinnovato monumento all’agente della polizia di Stato Agostino Mastrodicasa. Il giovane poliziotto perse la vita in servizio a soli 23 anni, nel 1984, a Casoria, in provincia di Napoli.

A lui è intitolata la caserma della polizia stradale di Piano d’Orta, ma l’antistante monumento era andato in rovina. Sono stati il fratello Giovanni, ex brigadiere dei carabinieri e la sorella Stefania, vigile urbano a Caramanico, a ristrutturarlo per rinverdire la memoria del loro congiunto.

Alla cerimonia hanno partecipato la comunità di Bolognano, il sindaco Silvina Sarra e il sindaco di Caramanico Mario Mazzocca. Con il comandante Pino c’erano anche il vice, sovrintendente capo Savino Mattei, le rappresentanze dei carabinieri e il comandante della polizia municipale Walter Iannucci. (w.te.)

 

 

 

 

 

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