13 marzo 1991 Catania. Muore in ospedale Antonino Ludovico Bruno, 50 anni, direttore della Banca popolare di Belpasso.

Antonino Ludovico Bruno era direttore della Banca popolare di Belpasso ucciso il 13 marzo 1991, al termine di una spedizione punitiva voluta dalla cosca Pulvirenti. I due esecutori, incaricati del pestaggio, erano due tossicodipendenti che dovevano convincere il direttore a piegarsi alle richieste di denaro facile senza garanzie. Le cose sfuggirono di mano ai due uomini e Antonino Bruno morì durante il pestaggio. I due furono uccisi poco tempo dopo.

Fonte:  vivi.libera.it

 

 

 

Fonte: ricerca.repubblica.it 
Articolo del 15 gennaio 1992
IN OTTO RAPINANO LA BANCA FORSE SONO DEL CLAN PULVIRENTI

CATANIA – Otto persone, tutte armate di fucili con le canne mozzate e pistole, hanno fatto irruzione dopo l’orario di chiusura nella sede centrale della banca popolare di Belpasso, a 30 chilometri da Catania, impossessandosi di una somma di denaro non ancora precisata ma definita dagli investigatori “ingentissima”. I rapinatori hanno agito con la rapidità di un “commando” militare: hanno tranciato le sbarre della finestra della stanza del presidente, hanno immobilizzato la guardia giurata all’interno e sono entrati nella sala in cui si stava svolgendo una riunione dei vertici dell’istituto di credito con i vari direttori. Poi con la minaccia delle armi hanno costretto i presenti ad aprire il caveau, hanno preso il denaro e sono fuggiti. Gli investigatori non escludono che a portare a termine la rapina possano essere stati gli appartenenti al clan mafioso capeggiato dal latitante Giuseppe Pulvirenti detto “u mappassotu”. Al clan venne attribuito anche l’incendio del “sigros” di Misterbianco: il 12 febbraio dello scorso anno otto uomini armati fecero irruzione nel deposito di alimentari, fecero uscire gli impiegati e lo diedero alle fiamme provocando danni per diecine di miliardi. Secondo gli investigatori Pulvirenti, colpito da ordine di custodia cautelare in carcere anche per la vicenda dei brogli elettorali a Catania, sarebbe il più pericoloso capomafia catanese perché avrebbe ai suoi ordini un piccolo esercito di uomini armati. Lo scorso anno il nome della banca popolare di Belpasso venne collegato con un altro episodio criminale: la morte, il 14 marzo nel reparto di rianimazione dell’ospedale Garibaldi di Catania, del direttore generale dell’istituto di credito, Antonino Bruno di 50 anni. Quattro giorni prima il funzionario, mentre stava aprendo il cancello della sua villa a Belpasso, era stato bloccato da tre giovani che, davanti agli occhi della madre, Maria Bruno di 85 anni, lo ridussero in fin di vita a pugni e calci causandogli un ematoma al cervello e la frattura della milza. L’inchiesta sull’omicidio non è finora riuscita a far luce sul movente dell’aggressione, ma gli investigatori non escludevano che potesse essere in qualche modo legato all’attività di Bruno all’interno dell’istituto di credito e in particolare a pressioni da parte della malavita organizzata. Si parlò anche di una vendetta per la mancata assunzione da parte del funzionario di banca.

 

 

 

Ringraziamo  amicidilibera.blogspot.com  per l’aiuto nella ricerca di nomi e storie da non dimenticare

 

Fonte: agi.it
13 giugno 1994

Mafia: scoperti autori due delitti nel catanese

Oltre due anni di investigazione per scoprire esecutori e mandanti dell’uccisione del bancario Antonio Ludovico Bruno direttore generale della Banca Popolare di Belpasso, morto in seguito alle percosse ricevute l’11 marzo del 1991. La Squadra mobile in seguito alle rivelazioni di alcuni collaboratori della giustizia, appartenenti in passato alla cosca di Giuseppe Pulvirenti (u malpassotu), è riuscita a ricostruire l’assassinio del bancario Bruno. Sarebbe stato Daniele Nicotra, 32 anni, in atto detenuto perché raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere nel corso dell’operazione “Aria Pulita”, insieme con Francesco Cambria e Cristoforo Coppolino, il responsabile del delitto. Cambria e Coppolino vennero uccisi successivamente nel corso di un agguato proprio perché sarebbero andati oltre il loro compito, che era quello di “dare una lezione” ad Antonio Bruno che si era rifiutato di concedere prestiti a componenti dell’organizzazione mafiosa che faceva capo a Pulvirenti. Nel corso dell’aggressione Bruno fu assalito dai tre davanti la propria abitazione e venne bastonato. Il decesso in seguito alle ferite riportate avvenne la sera successiva, l’11 marzo del 1991. Secondo gli investigatori il terzetto faceva parte della squadra operante a San Pietro Clarenza, capeggiata da Nino Pulvirenti, figlio del ‘patriarca’ Giuseppe. La Dda di Catania ha, inoltre, emesso un provvedimento restrittivo nei confronti di Salvatore Pulvirenti, 27 anni, figlio di Giuseppe Pulvirenti, Giuseppe Raffa, 29 anni, Giuseppe Grazioso, 43 anni, genero di Pulvirenti e Daniele Mangione, 24 anni. Sono accusati dell’omicidio di Antonino Spoto avvenuto nel mese di marzo del 1992 e il tentato omicidio di Mohamed Louati. Quest’ultimo dopo essere stato sequestrato e torturato venne rilasciato mentre Spoto fu attirato in un agguato, strangolato e poi dato alle fiamme. Spoto che lavorava ad Adrano si era reso resposabile di una “mancanza” di rispetto nei confronti di un affiliato all’organizzazione del “malpassotu”.

 

Articolo da L’Unità del 14 giugno 1994

Articolo da L’Unità del 14 giugno 1994