15 aprile 1995 Gela (CL). Colpita a morte Epifania Cocchiara, Fina, 28 anni, in un tentativo di rapina nella macelleria del marito.

Era la vigilia di Pasqua quel 15 aprile del 1995 quando Epifania Cocchiara, Fina, 28 anni, madre di un bambino di 5 anni e una bambina di 2, fu uccisa nella macelleria del marito, Raffaele Cafà di 32 anni.
Fina, assieme al marito e ai suoi due figlioletti, finito di fare le pulizie, stava per chiudere il negozio quando sul posto sono piombati due rapinatori armati di pistole semiautomatiche e col volto coperto da calzamaglie.
I malviventi hanno sparato due colpi, uno dei quali ha colpito Fina alla nuca, come reazione, sembra, ad un urlo cacciato dalla donna quando uno dei bambini si è allontanato mentre era in corso la rapina.
Non si è mai saputo chi fossero i rapinatori, la famiglia attende ancora giustizia.

 

 

 

Ringraziamo la figlia Martina per averci inviato la foto di Fina e gli articoli di giornale.

 

 

 

Fonte: Giornale di Sicilia
Articolo del 18 aprile 1995
Tentano una rapina in macelleria. Il titolare reagisce, uccidono la moglie
L’agguato sabato sera durante le pulizie del negozio. La giovane donna colpita alla testa da un proiettile sparato dai banditi. I due, col volto coperto, sono scappati: l’autopsia potrà svelare l’esatta dinamica della vicenda.

Pasqua tragica per una macellaia di Gela, Epifania Cocchiara di 28 anni, uccisa nella tarda sera di sabato, intorno alle 23,15 durante una tentata rapina. La donna è stata ferita mortalmente da un solo colpo di pistola che l’ha trafitta alla testa. L’omicidio è maturato appunto durante una tentata rapina avvenuta all’interno della macelleria di proprietà di Raffaele Cafà di 32 anni, coniuge della Cocchiara, nel rione Baracche. La donna, assieme al marito e ai suoi due figlioletti, stava per chiudere la propria macelleria – avevano finito di fare le pulizie – situata in Via Lecce all’angolo con via Bevilacqua, quando sul posto sono piombati due rapinatori armati di pistole semiautomatiche e col volto coperto da calzamaglie.

Con ogni probabilità avranno chiesto l’incasso che vista la giornata particolarmente prospera doveva essere di parecchi milioni. Ma a quel punto, forse con troppa avventatezza, il marito della Cocchiara, Cafà, ha reagito colpendo con un pugno il rapinatore che lo teneva di mira. Poi ha tentato di strappargli la calzamaglia. In quel preciso istante sono partiti due colpi di pistola, il primo esploso con una rivoltella calibro 9, l’altro con una Luger.

Pare che a far scattare la ritorsione dei rapinatori sia stato anche un forte urlo lanciato dalla donna perché uno dei due suoi bambini mentre era in pieno svolgimento la rapina, le era sfuggito di mano. Uno dei proiettili ha centrato la povera — Fina Cocchiara alla testa. I banditi in quell’istante hanno desistito, scappando. Cafà prima che i malviventi potessero salire a bordo di un’auto, con presumibilmente a bordo un complice che aveva fatto da palo, è riuscito a strappare la calzamaglia ad uno di loro. Poi la fuga. Solo in quel momento Raffaele Cafà si è reso conto della tragedia. La moglie era riversa in una pozza di sangue, non dava segni di vita. Il commerciante ha raccolto il corpo della Cocchiara tra i frammenti della vetrina, distrutta da uno dei proiettili esplosi dai rapinatori. Proprio in quel frangente, nella foga di soccorrere la consorte, si è ferito alla mano, mentre in un primo momento, anche gli stessi sanitari del pronto soccorso del Vittorio Emanuele III gli avevano refertato una ferita da arma da fuoco.

Fina Cocchiara invece, al pronto soccorso è giunta cadavere.

Pochi istanti dopo la rapina, intanto, in via Lecce sono intervenute le volanti del commissariato e gli agenti della polizia scientifica. Le indagini si presentano piuttosto complesse poiché la polizia non esclude che a compiere la rapina siano stati due drogati, probabilmente non foto segnalati e quindi risalire alla loro identità non sarà impresa facile. Ci sono però alcuni particolari, circa la dinamica dell’uccisione della donna, che per gli agenti si stanno trasformando in un vero e proprio rompicapo. Infatti sia il proiettile Luger che il calibro 9, se esplosi da vicino o comunque in pieno, avrebbero spappolato la testa della donna e sarebbero riusciti dall’estremità opposta. cosa che non è accaduto. Inoltre a reagire ai rapinatori è stato Cafà e non la donna e quindi sarebbe stato più logico se i rapinatori avessero sparato a lui e non alla moglie. I due fatti sono spiegabili solo in un modo, con un’ipotesi molto verosimile, quella che i rapinatori abbiano sparato all’impazzata nel tentativo di fermare la reazione di Cafà e che uno dei due colpi, vista la presenza di molte superfici spigolose, vista la presenza di molte superfici spigolose, colpito in pieno qualcosa di solido, sia schizzato con una diversa traiettoria, colpendo la Cocchiara. Una tragedia e sfortunata circostanza su cui solo l’autopsia di stamattina potrà far chiarezza.

 

 

 

Fonte: La Sicilia
Articolo del 18 aprile 1995
“Quelle inutili discussioni”

Pasqua amara per Gela. Un giorno di disperazione per la famiglia di Fina Cocchiara. Donna mite – dicono i vicini- sempre gentile e sorridente con i clienti di quella piccola macelleria dove si recava spesso a dare una mano al marito.
La stessa macelleria in cui ha trovato la morte la notte di Pasqua mentre la gente usciva di casa per festeggiare in chiesa il trionfo della vita.

Gela si interroga su questo feroce fatto di sangue. E una folla immensa di fedeli si è riversata in cattedrale, domenica, ad ascoltare l’omelia del vicario foraneo mons. Grazia Alabiso, tutta incentrata sul sacrificio della giovane donna.

«È la zampata della morte che a Gela non vuole rassegnarsi a perdere il sopravvento sulla vita – ha detto mons. Alabiso ai fedeli. Fina Cocchiara è morta nell’anno che la chiesa dedica alla donna e proprio nel momento in cui la città si apprestava a celebrare la Pasqua, festa della vita. Di fronte a questi fatti la Chiesa è sbigottita ma non rassegnata».

Il vicario foraneo si è appellato al Vangelo della carità, all’amore e all’obbedienza incondizionati, senza perdite di tempo ed inutili discussioni che ciascun cittadino, ed in particolare gli amministratori e i partiti politici, devono nutrire nel loro servizio che va finalizzato al bene comune.

Ma il pensiero del vicario foraneo nel giorno della Pasqua è andato, soprattutto, ai disoccupati, alla minoranza dei non garantiti. A loro è stata dedicata la Settimana Santa. non ci sono stati i tradizionali fiori al Calvario, accanto al Cristo in Croce e alla Madonna. La gente ha risposto, invece, all’appello della chiesa di dedicare quell’offerta, in silenzio, alle famiglie dei disoccupati, ai bisognosi. Un’iniziativa questa che rompe una tradizione centenaria, quella dei fiori al Cristo Morto, per rispondere a bisogni più concreti di una città in ginocchio, dove la disoccupazione e la disperazione portano in molti casi alla mafia, alla delinquenza, alla morte e a gesti atroci come quello compiuto dall’assassinio di Fina Cocchiara.

«No, non siamo grati allo Stato per averci inviato l’esercito a reprimere la criminalità – dice il vicario foraneo -. Non solo di questo aveva bisogno Gela ma di progettualità, di iniziative concrete per dare occupazione a chi ora se la va a cercare in altri assurdi modi. Tenere il coperchio su una pentola che bolle non basta». Amara Pasqua, per i gelesi; sconfortati i commercianti già stretti dalla morsa del racket ed ora preoccupati pe l’impennata delle rapine nel ’95. «In una città dove non si trova lavoro negli enti pubblici, non conviene a queste condizioni neanche fare il commerciante. E cosa allora? Il criminale?» È stato l’amaro commento di un fedele al termine della messa in cattedrale. Dopo il delitto della notte di Pasqua, a Gela, il futuro sembra più buio. MCG.

 

 

 

Fonte: Giornale di Sicilia
Articolo del 19 aprile 1995
La giovane moglie del macellaio uccisa da un solo colpo di pistola.
Ma l’autopsia non aiuta le indagini.

È stato un solo colpo, sparato da un paio di metri, ad uccidere la macellaia Fina Cocchiara di 28 anni, durante un tentativo di rapina sabato notte. Il colpo, che ha raggiunto la giovane donna alla regione mastoidea, ha procurato una violenta emorragia interna uccidendo la Cocchiara in pochi secondi.

L’esame autoptico, eseguito ieri mattina nella saletta dell’obitorio del cimitero Farello ha attribuito pochi elementi nuovi alle indagini. «Non potevamo aspettarci molto dall’autopsia», ha detto ieri il vice questore Salvatore La Porta che coordina le indagini condotte nella sezione omicidi del commissariato. «Di certo possiamo affermare che a compiere la rapina è stata gente inesperta che forse, uccidendo la casal8inga, è andata ben oltre le stesse proprie intenzioni».

Intanto sul fronte delle indagini la polizia sta tentando di ricostruire con certezza la dinamica della sparatoria e di risalire all’identità dei responsabili. Cosa non facile visto che ad agire sono stati due malviventi col viso coperto ed un terzo complice, che guidava l’auto utilizzata nella rapina era completamente in penombra e non riconoscibile dal marito della vittima, Raffaele Cafà, unico testimone oculare del delitto.

Ieri pomeriggio la Confesercenti ha diffuso un documento di forte condanna per il gravissimo episodio di sabato denunciando anche la «scarsa attenzione dello Stato che – si legge nella nota del sindacato – anziché impinguarne gli organici smobilita i ranghi delle forze dell’ordine». Il sindacato chiede anche l’attivazione del sindaco anche attraverso la deputazione nazionale e regionale, per favorire iniziative a sostegno del commercio.

La Confesercenti stamattina parteciperà ufficialmente ai funerali della Cocchiara con delegazioni nazionali, regionali e locali. saranno presenti tra gli altri il vice presidente nazionale Margherita Scuderi ed il segretario regionale Julio Cosentino.

 

 

Fonte: La Sicilia
Articolo del 19 aprile 1995
Uccisa da un solo proiettile

Uccisa da un solo proiettile sparato nella tempia destra e trattenuto nella mascella sinistra. È l’esito dell’esame autoptico, durato tre ore e mezzo, eseguito ieri mattina dal prof. Guido Guardabasso presso l’obitorio del cimitero Farello, sul cadavere di Epifania Cocchiara, la giovane donna freddata sabato sera, nel corso di un tentativo di rapina ad opera di due malviventi che gli investigatori non riescono ancora a identificare.

Nella notte tra sabato e domenica la polizia ha eseguito 8 tamponkit e perquisizioni a tappeto nelle abitazioni di sospetti rapinatori. Altri sono stati interrogati e controllati.

La polizia ha fornito ieri una ricostruzione dell’episodio diversa da quella resa nota nell’immediatezza del fatto. Secondo la nuova versione Cafà non ha colpito con un pugno uno dei rapinatori e non gli ha strappato il passamontagna: i rapinatori, dice la polizia, hanno sparato perché impauriti dal grido di terrore lanciato da Fina Cocchiaro.

I funerali della sventurata vittima saranno celebrati oggi pomeriggio alle 16 nella Chiesa Madre, sarà presente anche una rappresentanza ufficiale dell’amministrazione comunale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu