18 Novembre 1994 Taranto. Ucciso Carmelo Magli, Agente del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Carmelo Magli, agente del Corpo di Polizia Penitenziaria – nato a Francavilla Fontana (BR) il 04/03/1970 in servizio presso la Casa Circondariale di Taranto.
Il 18 novembre 1994, a Taranto smontante dal turno di 16/24 nel percorrere con la propria autovettura il tragitto che l’avrebbe condotto a casa viene assassinato in un vile agguato perpetrato da appartenenti ad una associazione a delinquere di stampo mafioso.
Carmelo Magli è stato riconosciuto “Vittima del Dovere” ai sensi della Legge 466/1980 dal Ministero dell’Interno e a lui è intitolato l’istituto penitenziario di Taranto.
Nota da polizia-penitenziaria.it
I tre responsabili dell’omicidio sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Lecce.
Articolo dal Corriere della Sera del 19 Novembre 1994
Agguato a Taranto, ucciso un agente di custodia
Intimidazione e tensione in carcere: il giovane era sposato e padre di 2 figli
Magli Carmelo 24 anni ucciso l’ altra notte a colpi di pistola mentre in auto tornava a casa dopo il turno di lavoro nel carcere cittadino, il corpo trovato da alcuni agenti della polizia stradale.
TARANTO . Un agente di polizia penitenziaria del carcere di Taranto, Carmelo Magli, 24 anni, di Francavilla Fontana (Brindisi), è stato ucciso l’altro ieri notte in un agguato sulla strada provinciale Taranto San Giorgio Jonico, a un chilometro dalla casa circondariale.
Sposato e padre di due figli, il giovane aveva da poco terminato il suo turno e si stava recando in auto a casa quando è stato ucciso con numerosi colpi di arma da fuoco. Ad accorgersi dell’accaduto è stata una pattuglia della polizia stradale: la vettura era uscita di strada e aveva il finestrino del posto di guida infranto. Accostatisi all’auto, gli agenti hanno visto il corpo di Magli crivellato dai colpi.
Le indagini, condotte da polizia e carabinieri, sono dirette dal sostituto procuratore di Taranto, Nicolangelo Ghizzardi. Sul luogo dell’agguato gli investigatori hanno trovato 12 bossoli calibro 7,65. L’arma usata potrebbe essere stata una pistola o una mitraglietta. Non si esclude che a far fuoco possano essere state più persone. Il movente? Gli investigatori ritengono possibile anche che l’uccisione di Magli possa essere stata originata da motivi non collegati con la sua attività. La situazione “assolutamente esplosiva” esistente nel carcere di Taranto è stata denunciata in un comunicato diffuso dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), dopo l’ uccisione dell’agente.
Nella nota si sottolinea che “circa un mese fa c’era stato un altro episodio grave: era stata fatta esplodere l’automobile di un altro agente”. E ancora: il Sappe ricorda che il comandante del reparto di Polizia penitenziaria di Taranto, Raffaele Tulimiero, è stato trasferito su sua richiesta ad altro istituto, pur essendo di fresca nomina. “Si temeva – dice il Sappe – per la sua incolumità e quella della sua famiglia, dopo le ripetute minacce giunte dall’interno e dall’esterno del carcere”. Tulimiero era stato chiamato a sostituire “il precedente ispettore, incapace”.
I 200 agenti del penitenziario di Taranto “confessano di non sentirsi garantiti e di temere per la loro incolumità “: da lunedì prossimo entreranno in “sciopero bianco”. Secondo Giuliano Verrengia, responsabile nazionale della Cgil polizia penitenziazia, “alla vigilia di due importanti processi contro esponenti della criminalità organizzata pugliese, che avrebbero portato al carcere di Taranto oltre 90 imputati detenuti, si è creato un clima di tensione tra personale e detenuti”. Ieri, su mandato del ministro Biondi, sono partiti per Taranto il sottosegretario alla Giustizia Mario Borghezio e il direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Capriotti.
Nota da leduecitta.it – Marzo 2009
Carmelo Magli: una giovane vita spezzata
di Tiziano Boi
Carmelo Magli è un ragazzo di appena 24 anni quando, la tragica notte del 18 novembre 1994, viene trucidato da un commando di killer che, a distanza ravvicinata, gli esplodono numerosi colpi di mitraglietta, ponendo così fine alla sua giovane vita. Il caso di Carmelo è quello di una vita che, d’improvviso, giunge ad un bivio, cambia strada, dirigendosi verso una morte inaspettata.
Inaspettata perché in quel posto, a quell’ora, avrebbe potuto esserci anche un’altra persona. Gli assassini infatti non avevano scelto nome e cognome della loro vittima, aspettavano semplicemente il primo agente di Polizia Penitenziaria che sarebbe uscito dall’istituto al termine del servizio, alle ore 24.00.
La brutalità di questa esecuzione lasciò tutti con una immensa percezione di insicurezza e paura, quando si muore con modalità e moventi come quelli scelti dai killer di Carmelo, non si può dare alcuna logica motivazione ad una simile tragedia.
La sensazione di una vita normale, interrotta per un “capriccio” di una banda criminale ci lascia attoniti, tristi, smarriti. Capiamo allora quanto a volte sia sottile la parete che divide la vita dalla morte, da un lato la famiglia, gli affetti e l’amore, i figli, il lavoro, gli amici, i problemi di tutti i giorni, i progetti futuri, la speranza e la voglia di migliorarsi. Dall’altra il buio, infinito, il silenzio, la fine. Tutto questo avvenuto non per tua scelta, ma per una spietata imposizione altrui.
Imprevedibile, perché Carmelo nel suo lavoro si era sempre comportato con estrema correttezza e professionalità, tale che nulla potesse far presagire quel macabro epilogo.
Anche gli inquirenti, in base alle testimonianze raccolte durante l’istruttoria, non avevano ravvisato indizi per cui la vita di Carmelo potesse essere stata mai ritenuta in pericolo. Tanto è vero che non svolgeva servizi particolari all’interno dell’istituto tali da esporsi a rischi. Non erano stati mai registrati episodi critici che lo avessero coinvolto nel rapporto con i detenuti, nè aveva mai ricevuto strani segnali o era stato fatto oggetto di minacce capaci di far presagire simili eventi.
La morte di Carmelo si identifica quindi nell’atto di forza di un gruppo malavitoso, che sceglie la “morte” come monito, che si pone il fine di “ammorbidire”gli atteggiamenti degli Agenti nei confronti di alcuni detenuti dell’istituto di Taranto.
L’istituto di Taranto infatti, ospita molti detenuti appartenenti ad “importanti“ cosche mafiose pugliesi e calabresi.
Lo scorso 16 marzo, a 15 anni dalla morte del papà, Rita Cinzia Magli, accompagnata dalla mamma, è stata ospite a Roma presso la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia per ricevere una borsa di studio dai Rotary Club romani.
Chissà come ci si sente a ricevere una borsa di studio perché si è figlia di una vittima del dovere.
Chissà Cinzia, nel suo cuore di adolescente, quanto non abbia mai voluto ricevere quel riconoscimento.
Non potremo mai capire, almeno in molti e tutti i fortunati che non hanno conosciuto una simile tragedia familiare, cosa possa diventare la propria vita all’età di tre anni, senza tuo padre accanto perché te lo hanno ammazzato.
Cosa si possa provare al rientro a casa, dopo la scuola, non trovare il suo caldo, forte abbraccio.
Quante volte, in tutti questi anni, Cinzia ha dovuto suo malgrado ricordare, raccontare, nella vita di tutti i giorni, anche non volendo, quel tragico evento. Questo Rita lo sa, conosce bene l’amara realtà cui è costretto a confrontarsi ogni giorno un orfano di una vittima del dovere.
Noi tutti, idealmente, ci stringiamo attorno a questa ragazza ed alla sua famiglia.
Perché anche se può sembrare utopico pensarlo, ci dobbiamo augurare che simili atroci sofferenze non sia più costretto a sopportarle nessun bambino, nessuna giovane moglie e madre.
Non si può morire perché qualcuno deliberatamente decide di interrompere il naturale percorso di una esistenza umana, infrangendo in un istante un mondo intero. Quel mondo di affetti di cose e di ricordi che, ognuno di noi, lascia dietro di se.
A questo ci dobbiamo ribellare, a questo dobbiamo opporci con fermezza e convinzione, senza indugio alcuno, perchè la vita di noi tutti è preziosa, è un fiore nel prato del mondo, che contribuisce a mantenerlo vivo e colorato!
Ciao Carmelo, fiore spezzato da una terra ancor prima di sbocciare!
Leggere anche:
oltreilfatto.it
Articolo del 24 maggio 2020
Chi è il killer di Carmelo Magli che oggi torna in carcere?
Si tratta di Francesco Barivelo, che scontava l’ergastolo presso il carcere di Sulmona, ma poi finito ai domiciliari a causa dell’emergenza coronavirus
editorialedomani.it
Articolo del 27 marzo 2022
Taranto, il “messaggio” al poliziotto del carcere che non faceva sconti
di Sara Cela – Associazione Cosa Vostra