20 aprile 1993 Olmo di Creazzo (VI). Muore Loris Giazzon, agente Polizia di Stato, in uno scontro a fuoco con dei rapinatori

Foto dal video “Hanno ucciso mio padre poliziotto”

Loris Giazzon, 28 anni, Agente scelto della Polizia di Stato, venne ucciso il 20 Aprile a Olmo di Creazzo (VI) durante una rapina ad una banca.
L’agente scelto Loris Giazzon era impegnato in servizio di pattuglia insieme a due altri colleghi quando notò una rapina in corso all’interno di una banca del paese. I tre agenti cercarono di intervenire ma vennero falciati da decine di colpi di Ak-47. L’agente scelto Giazzon venne ucciso mentre un altro agente rimase gravemente ferito. Gli assassini riuscirono a fuggire e vennero arrestati solo alcuni anni dopo per il delitto.
Fonte: cadutipoliziadistato.it

 

 

Foto dal video “Hanno ucciso mio padre poliziotto”

Fonte:  archiviolastampa.it
Articolo del 21 aprile 1993
Tragico colpo in banca, ucciso un poliziotto
Vicenza, un suo collega gravemente ferito. Presi come ostaggi il direttore e un impiegato della filiale Tragico colpo in banca, ucciso un poliziotto / banditi in fuga hanno sparato all’impazzata, colpendo diverse auto

VICENZA. Tragico tentativo di rapina in provincia di Vicenza: un poliziotto è rimasto ucciso e un altro è stato gravemente ferito da una banda di malviventi che avevano preso di mira una banca e che erano stati intercettati da una pattuglia. Il fatto è avvenuto a Olmo di Creazzo, vicino alla filiale della Banca Popolare Vicentina. Tre banditi stavano tentando di sfondare con un’automobile una vetrata dell’istituto di credito quando è intervenuto l’agente Loris Giazzon, di 28 anni. Nella sparatoria che è seguita, il poliziotto è stato colpito mortalmente, mentre è stato gravemente ferito il suo collega Massimo Cesarono, di 26 anni, che ora si trova ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Vicenza.

Giazzon, di Povolaro, era sposato e padre di un bambino di due anni. Cesarotto è sposato, padre di un bimbo di due settimane, e risiede a Vicenza. I due agenti sono rimasti colpiti da alcuni dei proiettili che i banditi hanno esploso all’impazzata uscendo dalla banca, dopo aver compiuto la rapina. Con loro i malviventi hanno preso in ostaggio in un primo momento anche il direttore della filiale, Claudio Retis, e un impiegato, Gianrico Amabile, con i quali sono fuggiti su una Fiat Uno di colore rosso. I due prigionieri sono stati rilasciati poco distante dall’istituto di credito.

Durante la fuga i rapinatori hanno continuato a sparare colpendo molte auto. Tra queste anche una una Fiat Panda con due donne a bordo, Maria Fin, 45 anni, di Sovizzo, e sua madre Angela Scodro (85), che sono però rimaste illese. I banditi hanno quindi abbandonato la Uno davanti ad un salone di autoveicoli di Altavilla Vicentina e questo, in un primo tempo, aveva fatto sospetttare gli investigatori che i tre fossero entrati nel negozio per proteggersi nuovamente con ostaggi. Un controllo dei carabinieri ha permesso però di accertare che i banditi non erano nell’autosalone e quindi si erano allontanati su un’altra vettura.

Per entrare nella filiale i banditi hanno utilizzato un furgone carico di travi di legno che hanno lanciato contro la vetrata dell’ufficio della direzione, sfondandola. Retis, impegnato con un cliente, è riuscito a mettersi in salvo ma i malviventi, che erano incapucciati, lo hanno preso in ostaggio e minacciando con le armi gli altri impiegati si sono impadroniti del denaro delle casse. Dalla banca sono stati asportati circa 30 milioni ma non è stato finora accertato se i banditi siano riusciti a fuggire con il denaro.

I due poliziotti erano impegnati insieme con un collega, Giuseppe Giudice, in un un normale servizio di controllo, a bordo di un’Alfetta, quando sono stati avvertiti via radio che era in corso la rapina. Si sono perciò diretti verso la banca ma quando vi sono giunti uno del tre malviventi, che faceva da «palo», si è accorto della loro presenza ed ha sparato. Gli agenti hanno risposto al fuoco ma si sono fermati quando hanno visto che i banditi avevano due ostaggi. I rapinatori hanno invece continuato a sparare, con un mitra Kalashnikov e una pistola calibro 7.65, colpendo Giazzon e Cesarotto che erano all’esterno dell’Alfetta. Giudice è rimasto illeso.

Un commerciante ha tentato di bloccare con un furgone l’auto dei banditi. Ma i tre hanno infranto il vetro del lunotto posteriore della Uno e, continuando a sparare, hanno proseguito la corsa a marcia indietro riuscendo ad allontanarsi. [r. cri.]

 

 

Fonte:  ricerca.repubblica.it
Articolo del 21 aprile 1993
POMERIGGIO DI FUOCO A VICENZA RAPINATORI UCCIDONO UN AGENTE
di Antonello Francica

VICENZA – Sembrava un colpo come mille altri, con la solita tecnica dei camioncini-ariete, lanciati a tutta velocità per sfondare la porta d’ingresso delle banche. Colpi del genere, ormai, vengono portati a termine in tutto il Veneto con cadenza quasi giornaliera. Invece, la rapina a due passi da Vicenza si è trasformata ieri pomeriggio in una tragedia: un giovane agente di polizia è morto e un altro è rimasto gravemente ferito dopo uno scontro a fuoco con alcuni malviventi sorpresi in azione all’interno di un istituto di credito di Olmo di Creazzo, nelle immediate vicinanze del capoluogo.

L’agente ucciso, Loris Giazzon, 28 anni, vicentino, sposato e padre di un bimbo di due anni, è morto all’istante, fulminato da una sventagliata di kalashnikov esplosa da un bandito “innervosito” per l’improvviso arrivo della polizia. Anche l’altro agente ferito, Massimo Cesarotto, 26 anni, originario di Padova, è stato raggiunto da un colpo di mitra che gli ha trapassato la schiena. Ricoverato in gravissime condizioni all’ ospedale, è stato sottoposto ad un lungo intervento chirurgico e i medici, alla fine, sono sembrati ottimisti anche se temono che il giovane possa perdere l’ uso delle gambe. Cesarotto, sposato da poco tempo, è diventato padre di un bambino il 10 aprile scorso, vigilia di Pasqua. Alla sparatoria ha preso parte anche un terzo agente, Giuseppe Giudice, di 42 anni, rimasto fortunatamente illeso.

Degli spietati banditi che hanno fatto fuoco contro la polizia, fino alla tarda serata di ieri non era stata trovata alcuna traccia benché nella loro fuga abbiano potuto cambiare due auto, entrambe ritrovate a decine di chilometri di distanza l’una dall’altra. In tutto il Veneto, per tutto il pomeriggio e la serata di ieri, si è svolta una imponente caccia all’uomo, con l’ausilio di elicotteri e di centinaia di uomini tra agenti di polizia e carabinieri mobilitati dai comandi di tutta la regione.

Tutto è cominciato poco prima delle 16. A quell’ora, l’agenzia della “Banca Popolare Vicentina” di Olmo di Creazzo, era ancora aperta al pubblico e gli ultimi clienti si attardavano agli sportelli. All’improvviso, impiegati e clienti hanno sentito un gran fracasso: era il camioncino-ariete dei banditi che aveva sfondato la robusta vetrata della porta d’ingresso. Per i malviventi – tre in tutto – che hanno agito con grande freddezza, visto che la banca è in una zona centralissima e perciò molto frequentata, è stato un gioco da ragazzi. Una volta dentro l’istituto di credito, hanno immobilizzato tutti arraffando un bel gruzzolo in contanti, circa cinquanta milioni.

In quegli stessi momenti, però, qualcuno ha avvertito il 113 e nella zona è arrivata una volante con gli agenti Giazzon, Cesarotto e il capopattuglia Giuseppe Giudice. Banditi e poliziotti si sono incrociati mentre i primi stavano per uscire dalla banca con il bottino. Visti i tre poliziotti – che non hanno sparato neppure un colpo per non mettere a repentaglio la vita di nessuno – i malviventi sono così tornati sui propri passi e uno di loro, da una finestra, ha cominciato a sparare all’impazzata contro i poveri agenti Giazzon e Cesarotto che, sulla strada, erano diventati un facile bersaglio. Il bandito, dopo aver esploso alcune raffiche ha gridato come un forsennato, in stretto dialetto veneto: “Ne ho fatti fuori due” credendo evidentemente di aver ucciso due poliziotti. Terrorizzati, i clienti e gli impiegati hanno ascoltato queste parole e poi hanno visto i banditi prendere con sé il direttore della banca, Claudio Retis e un cliente, Gian Nico Amabile, tutti e due vicentini, con i quali sono saliti a bordo di una “Uno” rossa.

Con quest’auto sono partiti in direzione nord e dopo alcuni chilometri sono stati intercettati da una pattuglia di carabinieri che non ha aperto il fuoco per non colpire gli ostaggi. I banditi, dopo qualche chilometro, sono però riusciti a far perdere le proprie tracce e una seconda auto, una “Golf”, usata per la fuga è stata ritrovata in serata in provincia di Padova. I due prigionieri sono stati rilasciati. Ad Olmo di Creazzo, davanti alla banca, è rimasto in strada il cadavere dell’agente Giazzon: centrato al petto il giovane è morto all’istante e ogni tentativo di soccorso è stato inutile. L’altro poliziotto, benché grave, è stato caricato su un’ambulanza e trasportato all’ospedale “San Bortolo” di Vicenza dove i medici hanno lavorato fino a tarda sera per salvarlo.

 

 

 

Fonte: vicenzatoday.it
Articolo del 28 febbraio 2019
Quando la mafia era nostrana: libero il killer di Creazzo
Ennio Rigato, cognato di Felice Maniero, dopo 23 anni, lascia il carcere due palazzi: il 20 aprile 1993, un commando della Mala del Brenta assaltò la filiale della banca Popolare di Vicenza a Olmo di Creazzo e aprì il fuoco sulla polizia: a terra rimase Loris Giazzon, Massimo Cesarotto da allora è paralizzato.

Domenica tornerà in libertà Ennio Rigato, dopo 23 anni di carcere. E’ uno dei membri del commando della Mala del Brenta che, nel corso di una rapina nell’aprile del ’93, sparò sui poliziotti intervenuti alla filiale della Banca Popolare di Vicenza di Creazzo, lasciando senza vita sul selciato il 27enne Loris Giazzon e per sempre su una sedia a rotelle il 28enne Massimo Cesarotto.

Così ricostruisce i fatti Alessandro Ambrosini, su Notte Criminale:

Sono quasi le quattro del pomeriggio, è l’orario di chiusura della banca. Gli ultimi clienti si affrettano ad entrare in questo mercoledi d’aprile. Tutto sembra ovattato dall’ordinarietà del tram tram quotidiano: frusciare di banconote che vengono contate, stampanti che gracchiano mentre producono saldi e pagamenti effettuati, un quasi religioso silenzio davanti alle casse. Tutto normale.

A rompere, a infrangere quel torpore è lo sfondamento della porta principale dell’istituto. Un camioncino, con tre pali legati insieme e usati come ariete, viene lanciato a tutta velocità contro la filiale Bpvi. Tre banditi entrano armi in pugno. Armi pesanti, armi da guerra: kalashnikov Ak 47, un must in quel periodo e quasi una firma sugli autori della rapina. Non era un commando di sprovveduti o di “inventati”. Potevano essere nomadi “giostrai” come componenti della Mala del Brenta. Erano loro a importare, da anni, armi dall’est e ne avevano fatte girare parecchie. Maniero era all’apice della sua potenza e il suo esercito era numeroso e senza remore.

Prendono dalle casse 50 milioni mentre qualcuno avverte il 113. Sono minuti quelli che passano, ma sembrano ore per chi è sotto il tiro dei fucili mitragliatori. Dalla Questura parte l’allarme a tutte le volanti e la prima ad arrivare è quella del capopattuglia Giuseppe Giudice e degli agenti Giazzon e Cesarotto.

(…) Gli agenti scendono e la cosa non passa inosservata ai banditi mentre stanno uscendo con il malloppo. Si ritrovano praticamente faccia a faccia. Attimi e i malavitosi ritornano veloci dentro l’istituto. Gli agenti non possono sparare, la banca è nel cuore del centro del paese. Troppe persone in strada per rischiare un conflitto a fuoco. La pressione sale nella mente dei rapinatori e seppure tutti “ vecchi arnesi” del crimine, uno di loro, Ennio Rigato, da una finestra inizia a sparare all’impazzata verso gli agenti. I colpi del kalashnikov sono distinguibili da tutto e sono letali come morsi di un serpente dentro la carne. Cadono sotto i colpi sia Giazzon che Cesarotto. Il capopattuglia riesce a nascondersi dalla tempesta di fuoco mentre Rigato urla: “Ne go fato fora do”(Ne ho fatti fuori due).

Da queste parole i banditi capiscono che per riuscire a scappare devono prendere degli ostaggi. Sono il direttore Claudio Retis e un cliente, Gian Nico Amabile, i prescelti. Salgono su una “Uno” rossa parcheggiata davanti alla banca e sfrecciano in direzione nord. Incrociano una “gazzella” dei carabinieri nella loro fuga ma il pericolo “ostaggi” fa desistere i militari dall’aprire il fuoco. Riusciranno a fuggire cambiando auto, una Golf già preparata per l’occasione mentre in tutto il Veneto scatta l’allarme e la caccia. Nel frattempo, davanti alla banca, con l’arrivo di altre pattuglie e delle ambulanze si consuma la fine e l’inizio di un dramma. Sotto un telo bianco rimane, senza vita il corpo dell’agente Loris Giazzon. In ambulanza, a sirene spiegate, la vita del suo collega Massimo Cesarotto è attaccata ad un filo. I proiettili hanno trapassato la schiena lesionando permanentemente la spina dorsale. La sua vità continuerà su una sedia a rotelle dopo ore di intervento chirurgico all’ospedale San Bortolo.

La coincidenza

In questi giorni, dove compare con più chiarezza la presenza delle mafie in Veneto, la legittima scarcerazione di Rigato sembra un monito da non sottovalutare. Sembra un richiamo che parla di una mafia, quella del Brenta, vera precursore di Casalesi, camorristi, mafiosi e ‘ndranghetisti che oggi impregnano la società veneta. Domenica, Ennio Rigato, uscirà dal carcere da uomo libero, che ha pagato il suo debito alla giustizia. Un debito che però rimane inalterato e perenne con i famigliari di Loris Giazzon e con Massimo Cesarotto.

Così Ambrosini, che da anni studia e indaga il fenomeno mafioso in Veneto, conclude il suo articolo.

 

 

 

“Hanno ucciso mio padre poliziotto”
4 marzo 2019 | Rete 4
La testimonianza della figlia di un agente di polizia, ucciso nel 1993 mentre era in servizio.

 

 

 

MAFIA COME M. La criminalità organizzata nel Nordest spiegata ai ragazzi
di Associazione Cosa Vostra
Linea Edizioni

Prefazione di Franco La Torre
Postfazione di Attilio Bolzoni