20 Luglio 2002 Disastro a Rometta Marea (ME) dell’Espresso “Freccia della laguna”. Muoiono 8 persone e cinquantotto sono i feriti, alcuni gravissimi.
Sul contesto storico-criminale in cui è maturata il disastro dell’Espresso ‘Freccia della Laguna’ ricadono altre gravi ombre. Quelle della cosiddetta “ecomafia”, degli enormi disastri ambientali e delle irrimediabili lacerazioni del territorio collinare dei Peloritani, originati dai lavori per la realizzazione del raddoppio ferroviario. “Dietro la strage di Rometta Marea, infatti, ci sarebbe anche una nuova storia di corruzioni e collusioni, di appalti e tangenti, sorta all’ombra delle grandi commesse delle ferrovie italiane. Una storia che in Sicilia non poteva non avere la sua appendice di piccoli-grandi interessi della criminalità organizzata. Strage di Stato, ma anche Strage di Mafia, l’hanno opportunamente definita i coraggiosi giornalisti de La città di Barcellona e dell’agenzia IMG Press di Messina. Una storia di cui necessariamente deve esserne descritto il contesto. Perché in Sicilia “si è consumata la solita storia di mafia e appalti, di negligenze e collusioni, di omertà e di inutili proteste”
Tratto da: ecomancina.com
Le vittime:
ALI ABDELHAKIM 33 anni, nato ad El Gara, Marocco
HANJA ABDELHAKIM Marocco
MILOUDI ABDELHAKIM 75 anni, nato ad El Maaiz, Marocco
FATIMA FAUHREDDINE 59 anni, Marocco
PLACIDO CARUSO 76 anni, originario di Milazzo, residente a Messina
STEFANO LA MALFA 51 anni, impiegato comunale di Milazzo
GIUSEPPINA MAMMANA 22 anni, siciliana residente in Germania
SAVERIO NANIA 43 anni, macchinista di San Filippo del Mela
Articolo di La Repubblica del 9 Agosto 2002
Strage del treno, quattro indagati sotto accusa impresa e collaudatori
di Francesco Viviano
MESSINA -Hanno un nome ed un volto i presunti responsabili della strage ferroviaria di Rometta Marea, dove il 20 luglio scorso trovarono la morte otto dei 61 passeggeri che erano a bordo dell’ espresso “Freccia della Laguna”, deragliato per un difetto al giunto di un binario. I loro nomi sono iscritti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Messina che ha secretato l’ atto e che non conferma la notizia. I nomi dei quattro indagati sono quelli del titolare dell’ impresa che eseguì i lavori di manutenzione di quel tratto di linea ferroviaria, Salvatore Esposito di Caserta, e dei tre collaudatori delle ferrovie i quali accertarono che i lavori furono fatti “a regola d’ arte”. L’ ipotesi di reato è quella di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario. L’ indagine del Procuratore di Messina Luigi Croce e dei sostituti Vito Di Giorgi e Giuseppe Sidoti sul deragliamento del treno ha portato alla luce un’ altra inquietante realtà: tutti i lavori di manutenzione dell’ intera rete ferroviaria siciliana, 1.449 chilometri di binari, sono stati affidati da Rfi (la nuova società che ha sostituito le ex Ferrovie dello Stato) ad un consorzio di cinque imprese: due di Caserta, due di Palermo e la capofila “Lavorfer” (società costituitasi a Corleone, ndr), amministrata da Stefano Alfano, nipote del boss della Cupola Michelangelo Alfano, capomafia di Bagheria (uomo fidatissimo del capo dei capi di Cosa nostra, il latitante Bernardo Provenzano). A Bagheria nel gennaio scorso è stato costituito il consorzio che si è aggiudicato l’ appalto per i lavori di manuntenzione dell’ intera rete ferroviaria siciliana per cinque miliardi di euro. Ed è stato questo consorzio d’ imprese che ha poi affidato in subappalto, per 400 milioni di lire, all’ azienda dei fratelli Oscar e Salvatore Esposito i lavori di manutenzione del tratto ferroviario di Rometta Marea, dove quel sabato pomeriggio l’ Espresso «Freccia della Laguna» è schizzato fuori dai binari mentre viaggiava ad una velocità di poco più di 100 chilometri l’ ora, provocando la morte di uno dei due macchinisti del treno, Salvatore Nania, quella di sette passeggeri ed il ferimento di altre 47 persone. Quello che ha più stupito gli inquirenti è che Rfi ha affidato l’ appalto a Stefano Alfano, il quale aveva già avuto sequestrati e confiscati beni suoi e dello zio Michelangelo: tra questi anche una società che aveva in appalto i lavori per la pulizia dei vagoni ferroviari. Anche su questa “svista” di Rfi i magistrati messinesi vogliono vedere chiaro. Vogliono capire perché un colosso come Rfi abbia affidato appalti ad una società in odor di mafia e che negli archivi pubblici delle camere di commercio risulta essere stata oggetto d’ indagine della magistratura. Un’ azienda che in passato era stata segnalata anche dall’ ex questore di Messina, Tuccio Pappalardo, che aveva avanzato una richiesta di sequestro proprio perché l’ azienda era riconducibile al boss Michelangelo Alfano. Ma questa è un’ altra inchiesta. Per il momento l’ attenzione dei magistrati e della squadra mobile di Messina è puntata sul disastro ferroviario, su quelle otto persone che hanno perso la vita per l’ incuria ed il dolo di qualcuno. Il sospetto è che molti dei lavori di manutenzione, compreso quello eseguito sul tratto di binario di Rometta Marea, non siano stati eseguiti proprio “a regola d’ arte” come avrebbero sostenuto i collaudatori di Rfi. Quel che è certo è che quel deragliamento non fu provocato da un errore umano, non fu provocato dall’ errore del macchinista. I sette periti nominati dalla Procura, i magistrati e gli investigatori hanno pochi dubbi sul perché il treno sia deragliato proprio in quel punto, al chilometro 210,49 a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Rometta Marea. Quel treno è deragliato, ha dichiarato a “Repubblica” uno dei sette periti, il professor Giorgio Diana, docente di meccanica applicata al Politecnico di Milano, a causa di un difetto strutturale del binario. Un binario a rischio che più volte era stato segnalato dai macchinisti ai loro superiori gerarchici con relazioni molto specifiche. Proprio in quel punto i macchinisti, anche quello che ha perso la vita nel disastro ferroviario, avevano segnalato che il treno “ballava”. Perché? I lavori furono eseguiti male? Qualcuno dei collaudatori è stato negligente oppure ha fatto finta di non vedere?
Fonte:.enricodigiacomo.org
20 Lug 2009
SABATO 20 LUGLIO 2002. NELLA CITTA’ DEL PONTE, NESSUNO RICORDA PIÙ LA STRAGE DI ROMETTA: STRAGE DI STATO, STRAGE DI MAFIA. 8 MORTI CHE ANCORA GRIDANO VENDETTA
Palermo-Messina, venti luglio. Una data da non dimenticare
Sabato 20 luglio 2002. Sono le diciotto e cinquantasei. L’Espresso ‘Freccia della Laguna’ proveniente da Palermo e diretto a Venezia transita dalla stazione di Rometta Marea, a pochi chilometri da Messina. Improvvisamente il locomotore esce dalle rotaie, compie un giro di 180 gradi ed urta violentemente le strutture laterali del ponticello sul sottostante torrente. Il resto del convoglio si stacca dalla motrice e dopo alcuni istanti va a schiantarsi sul casello ferroviario. Il boato è enorme. L’edificio, disabitato, viene sventrato in due parti. Un giunto mancante è la causa del disastro. Dopo la strage si apre un accorato dibattito sulla sicurezza, sui ritardi strutturali delle isole e del Mezzogiorno, sui decenni passati nell’immobilismo. Oggi, ad anni dalla tragedia, in pochissimi associano il nome di Rometta ad uno degli eventi più tragici della storia dei trasporti italiani (otto morti e diversi feriti), e tutte le discussioni sono concentrate sulle mirabolanti velocità che raggiungeranno i convogli nei “corridoi” europei. Il ritardo strutturale non riguarda solo il meridione. Sono tante le tratte sacrificate alle direttrici principali. Trenitalia, in una pagina web dedicata all’Alta velocità, ammette che “il 45% del traffico passeggeri interessa le linee Milano-Napoli e Torino-Venezia”. Dunque, più della metà dei viaggiatori sono stati trascurati; risorse essenziali per sicurezza, manutenzione, ammodernamento sono state drenate alle linee d’élite. Tuttavia, in Sicilia, è successo di peggio. Da sempre le Ferrovie sono una delle stazioni appaltanti più importanti, capaci di scatenare gli appetiti della criminalità. “La realizzazione della tratta ferroviaria Messina – Palermo”, si legge su Terrelibere.org nell’inchiesta “Strage di Stato, Strage di mafia”, “è la storia di centinaia di miliardi di lire finiti nelle mani delle imprese mafiose siciliane, ma è anche la storia di una serie di stragi, omicidi, lupare bianche che hanno insanguinato negli anni ’80 e ’90 i comuni di Barcellona, Terme Vigliatore e Milazzo. Una cruenta guerra tra le cosche per accaparrarsi subappalti e commesse, combattuta tra le complicità e le contiguità di ampi settori delle istituzioni dello Stato. Fiumi di denaro e di sangue che hanno rafforzato una delle più violente e moderne organizzazioni criminali d’Italia, la ‘famiglia’ di Barcellona Pozzo di Gotto”.
La società Ferrovie dello Stato è stata a guardare, nel migliore dei casi
“Dal 1986 – si legge nella relazione della Commissione parlamentare antimafia, in visita nel 1993 – la città di Barcellona Pozzo di Gotto diventa teatro di una sanguinosa guerra tra le cosche in conseguenza dell’enorme flusso di denaro pubblico riversatosi nella zona a seguito degli appalti per la costruzione delle stazioni ferroviarie di Milazzo e Barcellona e per il raddoppio della linea ferroviaria Messina – Palermo. Nell’assenza di una puntuale vigilanza sull’esecuzione delle opere e sul rispetto della normativa vigente la mafia ha cercato di accaparrarsi le forniture di materiali e di costruzione, i valori in subappalto, ecc.”. Lavori eterni, condizioni di sicurezza da paese sottosviluppato, un’opera ancora non completa. Nel frattempo si viaggia a binario unico alla velocità della lumaca. Antonello Mangano – terrelibere.org
Nella galleria vedrete alcune delle immagini di Enrico Di Giacomo del disastro. L’intervento dei soccorritori e le immagini dei binari. Il treno “freccia della laguna” è uno degli Espressi che attraversano il Paese in una notte, dalla Sicilia al Nord Italia. Sono storicamente i treni degli emigrati, quelli dei viaggi della speranza. Per alcuni tra questi viaggiatori il viaggio non è appena iniziato, si è concluso in una terra dove si specula su tutto. E dove l’incuria stessa è un atto criminale.
Foto e Articolo del 22 Dicembre 2011 da palermo.repubblica.it
Disastro ferroviario di Rometta – nessuno paga per gli otto morti
di Alessandra Siniti
Il 20 luglio del 2002 un giunto malmesso della strada ferrata provocò il deragliamento di un treno che fece otto vittime. A quasi dieci anni di distanza il Tribunale condanna quattro dei presunti responsabili ma condona interamente la pena. Prescritti i reati di omicidio e lesioni
MESSINA – Nessuno pagherà per quegli otto morti della “Freccia della laguna”. A quasi dieci anni dal disastro ferroviario di Rometta Marea, in provincia di Messina, la prima tardiva sentenza di un tribunale condanna quattro dei presunti responsabili del deragliamento del treno espresso Palermo-Venezia ma al tempo stesso dichiara interamente condonate le pene.
Cancellati con un colpo di spugna i tre anni per disastro colposo inflitti a Carmelo D’Arrigo, Oscar Esposito, Roberto Giannetto e Salvatore Scaffidi, i tecnici che il tribunale ha ritenuto colpevoli della mancata manutenzione dei binari della ferrovia. Prescrizione invece per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose.
Il 20 luglio del 2002 un giunto malmesso della strada ferrata provocò il deragliamento del treno espresso che fece otto vittime, sette passeggeri e il macchinista e una sessantina di feriti. Il giunto che collegava provvisoriamente i due binari cedette e il convoglio andò a schiantarsi sul casello mentre la locomotiva si staccava finendo in una scarpata. Tra perizie e superperizie ci sono voluti quasi dieci anni e l’inevitabile intervenuta prescrizione di parte dei reati per arrivare al verdetto di primo grado.
I pubblici ministeri avevano chiesto pene per 27 anni di carcere ma il tribunale è stato ben più clemente. Le parti civili hanno annunciato l’intenzione di procedere contro gli imputati in sede civile per il risarcimento danni.
Articolo del 22 Febbraio 2014 da amsicilia.it
Disastro di Rometta, due condanne
Sentenza d’appello sull’incidente ferroviario del 2002
Ci sono solo due responsabili per il disastro ferroviario di Rometta Marea, quello in cui il 20 Luglio 2002 , persero la vita otto persone mentre altre sessanta rimasero ferite. A decretarlo è stata la sentenza emessa dalla corte d’appello di Messina al termine del processo che ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado. I giudici hanno confermato le condanne a tre anni di reclusione, pena condonata, per Salvatore Scaffidi, capo tronco dei lavori sulla linea ferroviaria tra Venetico e Milazzo, e per Carmelo D’Arrigo, tecnico operante sulla stessa tratta. Il reato ascritto a loro carico è quello di disastro colposo. Assolti invece in appello l’imprenditore Oscar Esposito, titolare dell’impresa di Caserta che effettuò i lavori in quel tratto di linea pochi mesi prima del disastro, e Roberto Giannetto, ispettore capo delle ferrovie dello Stato dell’ufficio di Catania. La sentenza d’appello ha dunque escluso le responsabilità dei due imputati, in quanto meri esecutori di lavori o addetti alla gestione indiretta della tratta ferroviaria teatro del drammatico incidente lasciando in capo a Scaffidi e D’Arrigo le responsabilità dirette per il ruolo ricoperto. Alla luce della sentenza d’appello, però, potrebbe essere rivista anche la posizione di una quinta persona, Francesco Piccolo, uno degli operai addetto alla tratta ferroviaria in questione. Precedentemente indagato, la posizione di Piccolo fu precedentemente archiviata ma ieri la corte d’appello ha disposto il rinvio degli atti a suo carico alla procura. I giudici messinesi hanno infine escluso l’appello delle 37 parti civili per la liquidazione dei danni delle lesioni provocate in seguito al disastro. L’accusa era rappresentata dal pubblico ministero Ada Vitanza che aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Il nuovo processo ha ripercorso quindi, 12 anni dopo, le drammatiche fasi di quel tremendo Sabato 20 Luglio 2002. L’incidente, lo ricordiamo, avvenne alle 18.56, e coinvolse il treno espresso “Freccia della Laguna”, partito alle 16 da Palermo con direzione Venezia. Poche centinaia di metri dalla stazione di Rometta, il treno fuoriuscì dai binari, spezzandosi in due parti. Il convoglio si sganciò dalla motrice schiantandosi contro il casello ferroviario, provocando 8 morti e 60 feriti. Scene drammatiche ed apocalittiche si presentarono ai primi soccorritori, soprattutto nelle carrozze di testa, letteralmente dilaniate nell’impatto
Video AM Notizie relativo:
Rometta Marea – Disastro ferroviario, due condanne
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