20 Ottobre 1989 Statte (TA). Domenico Calviello, 14 anni, vittima innocente della criminalità.

Domenico Calviello, un ragazzo di quattordici anni, ucciso a fucilate il 20 ottobre 1989, mentre si trovava nei pressi della macelleria del padre a Statte, una borgata a 13 chilometri da Taranto. Ad ammazzarlo sono stati due killer appostati dietro un muretto distante pochi metri. Misterioso il movente. Gli investigatori — squadra mobile e carabinieri — accreditano due ipotesi: un errore di persona oppure una vendetta trasversale. L’omicidio è avvenuto poco dopo le 21. Domenico Calviello stava parcheggiando il suo ciclomotore dinanzi alla macelleria ormai chiusa al pubblico. Il fratello Antonio, 24 anni, era a qualche decina di metri, in compagnia di due amici. Uditi gli spari, si è dato alla fuga. Poi. quasi intuendo la tragedia, è ritornato sui propri passi alla ricerca del fratello minore, che era disteso sul selciato, agonizzante. Nel buio i killer si sono dileguati. Nessuno ha «visto». Il ragazzo è stato soccorso dal padre Pietro, che era in strada. Domenico è stato trasportato all’ospedale. Tutto inutile. Secondo i primi accertamenti sarebbe stato colpito da numerosi pallettoni. Domenico Calviello era un ragazzo tranquillo. Aveva conseguito a giugno la licenza media, poi si era dedicato alla macelleria dando una mano al padre. La sua fisionomia, identica a quella del fratello, accredita l’ipotesi che possa essersi trattato di un errore di persona. (Fonte La Stampa)

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 22 Ottobre 1989 
NELLA GUERRA DI MALA UCCISO UN RAGAZZO DI QUATTORDICI ANNI
di Enzo Castellano

TARANTO Un errore di persona oppure una vendetta trasversale legata alla guerra di mala che clan rivali combattono a Taranto dalla scorsa primavera. O, ancora, un gravissimo fatto di sangue nel già infuocato clima del capoluogo ionico. Sono le ipotesi prese in esame dagli investigatori dopo l’ennesimo omicidio, il ventunesimo dall’inizio dell’anno. Un delitto che ha fatto ancor più scalpore: la vittima è un ragazzo di 14 anni, Domenico Calviello, abitante nella borgata di Statte, teatro più volte di sanguinosi regolamenti di conti.

Due fucilate esplose da distanza ravvicinata, con un’arma caricata probabilmente a pallettoni, l’hanno ucciso nel giro di pochi minuti dopo avergli martoriato il torace e un fianco. Un delitto compiuto nella semioscurità, ad opera di killer probabilmente erano in due nascosti dietro un muretto, a pochi metri di distanza dal punto dove si trovava un fratello della vittima, Antonio Calviello, 24 anni, che gli investigatori non escludono fosse il vero obiettivo, anche se non è chiaro perché potesse esserlo. L’omicidio è avvenuto nella tarda serata di venerdì. Testimoni oculari non ce ne sono e per una ricostruzione del fatto gli investigatori lavorano sulla base delle poche informazioni che sono riusciti ad avere dal fratello e dal padre del ragazzo, titolari di due macellerie.

L’ agguato è scattato quando mancavano pochi minuti alle 22. Ultimato il lavoro nella macelleria gestita dal padre in via Teatro Massimo (l’esercizio commerciale gestito dal fratello si trova invece al rione Tamburi, a qualche chilometro di distanza), Domenico Calviello è uscito nel cortile antistante la palazzina con al primo piano l’abitazione di famiglia e al piano terra il negozio. La sua intenzione era quella di fare un giro con la vespa all’interno dello stesso cortile e quindi rientrare a casa. Questione di un paio di minuti, non di più. E in effetti il ragazzo ha poi raggiunto un angolo del piazzale dove avrebbe dovuto parcheggiare il motorino. Probabilmente non si è neppure accorto della presenza dei killer, o non ne ha avuto il tempo, intento com’era a quell’operazione. Le detonazioni sono rimbombate in rapida successione, le hanno udite il fratello e due suoi amici che stavano conversando a non molta distanza, le ha udite la madre del ragazzo che era in casa. Impauriti, Antonio Calviello e i due che erano in sua compagnia sono fuggiti in strada, convinti che gli spari provenissero dalla parte del muretto non molto distante dal punto dove erano fermi a parlare. Solo allora il giovane si è reso conto che all’appello mancava il fratello minore che sino a qualche attimo prima aveva visto nel cortile con la vespa.

Tornato sui suoi passi, il macellaio si è diretto verso l’altro angolo del cortile e per terra ha visto il corpo del fratello Domenico. Immediati i soccorsi ma i medici dell’ospedale di Taranto Nord non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del ragazzo. È stato dato l’allarme e in via Teatro Massimo sono arrivate pattuglie di polizia e carabinieri e quindi il magistrato di turno, il sostituto procuratore Gaetano Minervini. Particolarmente difficili sono le indagini: la famiglia della vittima non ha mai avuto a che fare con la giustizia, né sembra che possa essere coinvolta in traffici poco chiari legati all’attività di macellai. Eppure, dicono gli investigatori, una ragione dev’esserci per spiegare un delitto così grave, una vera e propria esecuzione anche nell’ipotesi che il vero bersaglio fosse il fratello della vittima.

 

 

 

 

Articolo di La Stampa del 22 Ottobre 1989
Ucciso a 14 anni per errore
Nessuno ha «visto»; è il ventunesimo omicidio dell’anno a Taranto

TARANTO. Ventun omicidi in dieci mesi. L’ultimo ha avuto come vittima Domenico Calviello, un ragazzo di quattordici anni ucciso a fucilate venerdì sera, mentre si trovava nei pressi della macelleria del padre a Statte, una borgata a 13 chilometri dalla città. Ad ammazzarlo sono stati due killer appostati dietro un muretto distante pochi metri. Misterioso il movente.

Gli investigatori — squadra mobile e carabinieri — accreditano due ipotesi: un errore di persona oppure una vendetta trasversale. L’omicidio è avvenuto poco dopo le 21. Domenico Calviello stava parcheggiando il suo ciclomotore dinanzi alla macelleria ormai chiusa al pubblico. Il fratello Antonio, 24 anni, era a qualche decina di metri, in compagnia di due amici. Uditi gli spari, si è dato alla fuga. Poi. quasi intuendo la tragedia, è ritornato sui propri passi alla ricerca del fratello minore. Che era disteso sul selciato, agonizzante. Nel buio i killer si sono dileguati.

Nessuno ha «visto». Il ragazzo è stato soccorso dal padre Pietro, che era in strada. Domenico è stato trasportato all’ospedale. Tutto inutile. Secondo i primi accertamenti sarebbe stato colpito da numerosi pallettoni. Domenico Calviello era un ragazzo tranquillo. Aveva conseguito a giugno la licenza media, poi si era dedicato alla macelleria dando una mano al padre. La sua fisionomia, identica a quella del fratello, accredita l’ipotesi che possa essersi trattato di un errore di persona. Il bersaglio poteva essere Antonio Calviello, che, pur essendo incensurato, viene descritto come un bullo avvicinatosi recentemente — secondo le prime notizie emerse dalle indagini — ad ambienti che gravitano intorno alla malavita.

Anche nella seconda ipotesi, quella della vendetta trasversale, la causa sarebbe da ricercare nel fratello e per i medesimi motivi. Il luogo dov’è maturato l’omicidio, Statte, è il regno di Antonio Modeo, un potente boss conosciuto con il nomignolo di «Messicano», in libertà per motivi di salute dopo due condanne per associazione a delinquere di stampo camorristico e per spaccio di droga. Intorno al suo nome si snoda un lungo elenco di delitti che potrebbero essere stati provocati da lotte intestine nella mala o da contese che andrebbero anche al di là dei confini locali. La «guerra» si è scatenata dopo l’uccisione, avvenuta lo scorso anno, di «don Ciccio Basile», capo riconosciuto della criminalità tarantina e uomo capace di mantenere gli equilibri tra i clan. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di esecuzioni. [t. a.]

 

 

 

 

 

Articolo da L’Unità del 22 Ottobre 1989
Taranto, ammazzato a 14 anni
Volevano eliminare il fratello

di Onofrio Pepe
Un ragazzo di appena 14 anni è caduto vittima a Taranto di una «esecuzione» della criminalità organizzata. Il giovane ucciso a fucilate nel cortile di casa è stato probabilmente scambiato nel buio per il fratello maggiore titolare di una macelleria.
Insomma, un delitto del «racket» delle protezioni mafiose. È la ventunesima vittima a Taranto dall’inizio dell’anno ma le autorità non intervengono.

TARANTO. A Taranto è mattanza. L’ultima vittima della furia omicida che ha già fatto 21 morti dall’inizio dell’anno è un ragazzo di appena 14 anni, domenico Coviello. È stato trucidato nel cortile di casa sua alla estrema periferia del quartiere Statte al ritorno da un breve giro con la sua motoretta. Uno o più killer nascosti dietro la siepe che costeggia la sua abitazione l’hanno ammazzato con due colpi di fucile a canne mozze sparati a bruciapelo. Erano le 21,30 di venerdi scorso. La madre al rumore degli spari, corsa nell’atrio, ha trovato suo figlio già agonizzante in una pozza di sangue. Inutile la corsa all’ospedale. I colpi erano mortali.

Gli investigatori tentano di capire cosa abbia armato la mano omicida contro un ragazzo quattordicenne. «Brancoliamo nel buio più assoluto – affermano alla Procura di Taranto – al momento tutte le ipotesi sono possibili». Il padre di domenico, Pietro Coviello, è uno stimato macellaio di Statte. anche il figlio maggiore, Antonio, di 23 anni, ha messo su una  macelleria ma in un altro quartiere, al Tamburri. Antonio Coviello è descritto come un giovane un po’ esuberante ma non ha precedenti penali. Negli ultimi tempi sembra che sia stato avvicinato da personaggi che offrivano protezione per la sua attività. Forse Antonio non ha accetttato questi consigli. Di qui l’agguato. Insomma è possibile che i killer aspettassero proprio a lui e abbiano colpito il fratello minore.

In casa Coviello la tragedia è arrivata all’improvviso. La città dopo questo ennessimo assassinio ha paura. Si sente abbandonata nelle mani di bande criminali che si fronteggiano per il controllo del territorio. È una vera e propria guerra scatenatasi dopo gli assassini del noto boss Francesco Basile che a quanto pare garantiva l’equilibrio tra le varie organizzazioni. Insomma un pezzo da novanta che divideva compiti e zone di influenza. La sua morte ha scatenato la guerra di successione. Una guerra senza esclusione di colpi.

Infatti a poche ore dall’omicidio di Domenico Coviello in un altra zona di Taranto nel quartiere Paolo IV un gruppo di killer sparava contro il proprietario di un bar, Aldo Lippo, noto pregiudicato, ferendolo grvemente, insieme ad un ignaro passante. Il bar del Lippo, fino a pochi giorni fa, era chiuso su ordine del prefetto. Poi inaspettatamente riapriva grazie al permesso dell’assessore all’Annona del Comune, il socialista Alfonso Sansone.

Sembra che la sparatoria sia collegata all’omicidio del capoturno Italsider Paolo Tedesco, ucciso 8 giorni fa perché aveva scoperto uno strano traffico di pezzi di ricambio che uscivano di contrabbando dall’Italsider. Si dice che ne aveva segnalato l’esistenza alla polizia. Per questo suo atto di coraggio ha pagato con la vita.

«Ormai – dice Luciano Mineo della segreteria provinciale del Pci – a Taranto si uccidono uomini come Tedesco che osano ostacolare la criminalità, si uccide un povero ragazzo di 14 anni, si spara all’impazzata tra la folla seminando il terore, scompare nel nulla l’imprenditore Cataldo Albanese.

Dall’inizio dell’anno 21 omicidi. Ma tutto continua come prima nonostante le grandi manifestazioni di protesta. Colpisce il silenzio del governo, la sua indifferenza è gravissima».

 

 

 

Fonte: leccesette.it
Articolo del 20 marzo 2017
Una targa per la giovane vittima di mafia: il ricordo degli alunni della “Principe di Piemonte”
A Maglie, in occasione della 22esima “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, sarà ricordato il sacrificio del 14enne Domenico Calviello, ucciso a Statte.

Sarà ricordato con una targa, il sacrificio del giovane 14enne, Domenico Calviello, ucciso nel 1989 dalla mafia. L’iniziativa rientra nelle celebrazioni della 22esima “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Per il secondo anno, i bambini delle scuole dell’infanzia e primaria della Direzione didattica “Principe di Piemonte” di Maglie guidata dalla dirigente Maria Stella Colella, si uniranno simbolicamente all’iniziativa nazionale “Luoghi di speranza e testimoni di bellezza” che si svolge a Locri.

I piccoli alunni raggiungeranno, in marcia, il comando dei carabinieri di Maglie, in Piazza Pellizzari, dove, alla presenza delle autorità cittadine, delle famiglie e delle rappresentanze delle forze dell’ordine, sarà data lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia e posta una targa in ricordo di Domenico Calviello, giovane vittima di mafia “adottata” dalla scuola.

Il 14enne fu ucciso a Statte, il 20 ottobre 1989. Alla base dell’omicidio, un errore di persona (i killer probabilmente volevano colpire il fratello) oppure una vendetta trasversale legata alla guerra di mala tra clan rivali nel tarantino.

Ospite della manifestazione Paola Guglielmi, magistrato sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce che porterà la sua testimonianza di impegno per la legalità e la giustizia. L’adesione all’iniziativa è una delle tappe del percorso di educazione alla legalità che le scuole stanno realizzando nell’arco dell’anno scolastico, dal tema “Vivere sicuri nella legalità”.

 

 

 

Fonte:  libera.it
Articolo del 19 ottobre 2019
Una perfetta città invisibile
di Claudio Siciliano
Nel Sud Italia, in Puglia, c’è una perfetta città calviniana, una perfetta città invisibile.

A Taranto i colori che compongono le storie di chi la abita trovano contemporaneamente vivacità nel respiro del Mar Ionio e annichiliscono all’ombra dell’acciaieria più grande e velenosa d’Europa. La loro energia scorre per le strade, nei calci a un pallone sui campi immaginari dove i ragazzini sfidano la controra, e nell’operosità di una terra che vive in simbiosi con il suo mare.

Ma Taranto è una città contesa e sono il bianco e il nero a mescolarsi ripetutamente. Mentre le albe si riempiono di padri che varcano i cancelli della fabbrica sperando nel perdono dei propri figli, una generazione intera ha trovato solo nella fuga l’occasione di non soffocare nella disoccupazione e nel ricatto della scelta fra salute e lavoro.

Nel Sud Italia, in Puglia, c’è una città a cui hanno rubato il futuro e dove ogni purezza e innocenza è rivestita di una patina opaca che la costringe. Negli anni ’80 e ’90 la violenza criminale e lo scoppio della guerra di mafia rende, definitivamente, questa patina ancora più densa. È una guerra fratricida e feroce, caratterizzata da centinaia di tentati omicidi a ogni ora del giorno. Sono anni in cui il terrore ridisegna i confini della città, che conterà decine di morti e non risparmierà nessuno, neanche giovani vite innocenti. Nelle vendette trasversali, nelle esecuzioni e nei tentativi di eliminare i componenti dei clan rivali, infatti, perdono la vita Domenico Calviello di 14 anni, mentre i killer erano alla ricerca del fratello, Valentina Guarino di soli 6 mesi, colpita insieme al padre pregiudicato, Raffaella Lupoli uccisa a 11 anni al posto del padre, Domenico Petruzzelli ucciso insieme al padre e la madre a 3 anni per una vendetta.

Troppo spesso è un racconto di comodo che facciamo a noi stessi il considerare le guerre di mafia distanti dalle nostre vite, e lo è ancora di più farlo quando fingiamo di non vedere oltre lo strato che confonde la natura delle cose. Di quelle giovani vite sono state rubate le passioni, i primi amori, le corse prima dei tuffi in acqua con gli amici, le occasioni di riscatto. Mettiamo troppo spesso al riparo il nostro sguardo dall’immagine delle persone che sarebbero potute diventare. Una giocatrice di basket con i colori rossoblu addosso, un’archeologa innamorata della sua storia, un padre sempre attento a non far arrivare tardi il figlio al corso di nuoto, uno studente sempre in testa ai cortei che gridano dignità per tutti e tutte.

Tocca a noi riconoscerne i confini e i colori per non abbandonarci all’idea che Taranto possa essere solo la città dei destini negati. Nella memoria di queste storie deve abitare tutta la nostra voglia di restituire alla città la sua forma e la sua capacità di essere trampolino di speranze. Tocca a noi la responsabilità e il potere del ricordo per l’impegno nel disegnare e rendere i suoi colori, come quelli dei lenzuoli bianchi e innocenti, sui balconi, finalmente liberi, dalla polvere rossa.

 

 

 

 

Fonte: nicolacostanzo.wordpress.com
Articolo del 20 ottobre 2020
Domenico Calviello: quando le colpe ricadono sui familiari…

Eravamo nel periodo forse più violento che il nostro paese abbia attraversato, già… quegli anni 80′ e 90′ in cui la recrudescenza ha dato il peggio di se, in particolare tra quelle opposte famiglie mafiose che provavano a contendersi il territorio, per garantirsi quel potere economico e finanziario…

Una guerra fratricida caratterizzata come ben sappiamo da centinaia di omicidi, compiuti in tutte le ore del giorno e della notte e dove nessuno si poteva sentir sicuro, sia tra quei soggetti criminali, che ahimè, tra quelle molte vite innocenti…

Continue vendette trasversali dove a venire eliminati non erano soltanto i componenti di quei clan rivali, ma a perdere la vita erano anche ragazzi, come Domenico Calviello di 14 anni ucciso forse al posto del fratello, Valentina Guarino di soli 6 mesi colpita insieme al padre pregiudicato, Raffaella Lupoli uccisa a 11 anni al posto del padre e Domenico Petruzzelli ucciso insieme al padre e la madre a 3 anni per una vendetta.

Già… ricordo oggi (nella data di commemorazione) Domenico Calviello, un ragazzo di appena 14 anni, ucciso a fucilate la sera del 20 ottobre 1989, mentre si trovava nei pressi della macelleria del padre.

Un omicidio che come molti altri, è rimasto avvolto nel mistero: infatti, non sono stati mai individuati gli esecutori, vista in particolare le poca collaborazione di quanti potavano sapere…

Peraltro, rimane misterioso anche il movente, anche se gli inquirenti ipotizzarono una vendetta trasversale, finita tragicamente a causa di uno scambio di persona per la notevole somiglianza intercorrente tra i due fratelli; e difatti questa l’ipotesi per la quale si è pensato che il vero obiettivo dell’agguato fosse per l’appunto il fratello Antonio, anch’egli presente la sera del 20 ottobre.

Cosa aggiungere… di una cosa ormai mi sono convinto e cioè che la maggior parte delle persone considera quanto accade all’interno di quel contesto mafioso come una circostanza distante dalle loro vite, sì… come se quegli omicidi commessi non fossero qualcosa che appartiene al contesto quotidiano, bensì essi preferiscono fingere di non vedere quanto accade intorno a loro e pensano così di vivere la propria in maniera tranquilla…

Poi di quelle vite perdute, rubate al loro futuro, di quelle mancate occasioni di riscatto sociale di cui tutti parlano, ma che poi nessuno riesce a portare a compimento, ecco vorrei dire che di quei proclami ne abbiamo le tasche piene, perché la verità in fondo è che a molti di quei ragazzi, è stata tolta l’unica cosa che possedevano e cioè la speranza…

Al sottoscritto e ad altri come me… tocca la responsabilità di non far mai affievolire il ricordo di quelle vittime, ma soprattutto di tramandare – in qualsiasi modo possibile – quella cultura di legalità che riesca a trasmettere ai nostri giovani l’unico strada da percorrere, allontanandoli definitivamente da quell’ambiente criminale, quest’ultimo come si sa… sempre alla ricerca di giovani da integrare, quasi essi fossero un parco auto, necessari per garantire ad essa il proseguo dei suoi malaffari quotidiani!!!

 

 

 

 

 

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