21 Agosto 1976 Palermo. Ucciso Francesco Paolo Chiaramonte, 29 anni, gestiva una macelleria. Vittima del racket.

Foto da: dedicatoallevittimedellemafie

Francesco Paolo Chiaramonte, nato a Palermo il 6 marzo del 1947, era un piccolo imprenditore. Gestiva una macelleria in via San Filippo a Palermo, nel quartiere di Borgo Ulivia.
Fu ucciso perché non si piegò alle richieste estorsive subite da alcuni mafiosi della zona.
Il 21 agosto del 1976 quattro uomini entrarono nella macelleria, armati di pistole e fucili, forse per spaventarlo e indurlo a cedere ai loro ricatti. Chiaramonte stava lavorando al banco e impugnava un coltello. Quando vide entrare i malviventi chiese loro cosa volessero. Ma i quattro lo crivellarono di colpi. Aveva 29 anni. Lasciò moglie e due figli. Mandanti ed esecutori materiali sono stati assicurati alla giustizia.

Fonte: memoriaeimpegno.it

 

 

Fonte: archiviolastampa.it
Punito per averli messi in fuga
Palermo: macellaio ucciso da 2 rapinatori

Palermo, 22 agosto. (a.r.)
Centinaia di agenti e carabinieri a Palermo sono mobilitati nelle indagini per catturare due rapinatori che ieri sera, poco prima delle 22, hanno assassinato, sparandogli una rivoltellata al cuore, il macellaio Francesco Chiaramonte di 29 anni, padre di due bambini.

Afferrato un coltellaccio, si è opposto ai due che gli puntavano contro le rivoltelle ed è riuscito a disarmarne uno fra le urla di terrore della moglie, del garzone e di un cliente che si era attardato nel negozio. I banditi, che si erano mascherati con calze di nylon nere, allora sono fuggiti ma all’improvviso uno dei due si è girato, ha urlato al macellaio «prendi!…» e gli ha sparato da non più di quattro-cinque passi. Il Chiaramonte è morto all’istante, con il cuore squarciato.

L’auto dei rapinatori, una 124 che avevano rubato poco prima non distante dal rione di alloggi popolari «borgo Ulivia» dove è accaduto l’omicidio, è stata trovata abbandonata a circa due chilometri. Quattro giovani della zona sono stati rintracciati in nottata da agenti della «mobile» e condotti in caserma per essere interrogati. Sono sospettati di appartenere alla gang che ha architettato il «colpo» che se riuscito avrebbe potuto fruttare complessivamente 150 mila lire, quanto cioè il Chiaramonte aveva incassato in tutta la giornata. « Stiamo vagliando la loro posizione e quella di altre persone — ha detto oggi il vicequestore Bruno Contrada capo della squadra mobile palermitana — ed è fin troppo ovvio che non stiamo lasciando nulla di intentato ».

La scena del delitto è stata ricostruita minuziosamente dalla polizia e dai carabinieri del nucleo investigativo sulla base delle dichiarazioni della vedova e degli altri due testimoni oculari, il garzone Stanislao Di Gregorio, diciottenne, e il muratore Giuseppe Maurici che stava acquistando otto etti di spezzatino quando i due sono entrati. Il macellaio che era nella cella frigorifera si è accorto dei rapinatori dopo un paio di minuti quando è tornato al bancone. «Vogliono i soldi», gli ha detto con la voce rotta la moglie. «Ora ve li do» ha subito replicato il Chiaramonte rivolto ai due sulla soglia del negozio. Ma invece di dirigersi alla cassa dov’era seduta la moglie terrorizzata il giovane si è lanciato contro i malviventi disarmandone uno.

 

 

 

Fonte:  archiviolastampa.it
Articolo del 29 agosto 1976

Dieci arrestati dalla polizia a Palermo
Una banda di rapinatori è coinvolta in tre delitti

Palermo, 28 agosto.
La Mobile di Palermo ha arrestato dieci uomini facenti parte di una «gang» di rapinatori, alcuni dei quali sarebbero responsabili dell’assassinio del macellaio Francesco Chiaramente, ucciso a colpi di pistola il 21 agosto scorso, e del duplice tentativo di omicidio dell’agente di pubblica sicurezza Gennaro Solito e del meccanico Rosario Lo Piccolo, avvenuto due giorni fa.

Gli investigatori stanno esaminando la posizione di altre cinque persone, che potrebbero essere implicate nell’attività della banda, specializzata in rapine nella zona occidentale di Palermo.
Fra gli arrestati c’è anche Rosario Lo Piccolo, di 24 anni, titolare di un’officina di saldatura. Egli, infatti, avrebbe fatto parte del terzetto di banditi che sabato scorso, durante un tentativo di rapina, uccisero il macellaio Chiaramonte, che era andato incontro a loro tenendo in mano un grosso coltellaccio, avendo forse dimenticato di posarlo perché emozionato dalle armi che i tre spianavano contro di lui.

Dopo la morte di Chiaramonte, l’agente Gennaro Solito, che ha 23 anni e conosce bene i quartieri dove abitano i giovani arrestati oggi, era stato mandato nella zona per raccogliere informazioni. Giovedì scorso l’agente si era recato nell’officina del saldatore.

Il poliziotto e il meccanico si sedettero nell’auto di Rosario Lo Piccolo, parcheggiata davanti all’officina. Qualche minuto dopo, la vettura venne affiancata da una «128» sulla quale viaggiavano tre persone. Da questa auto vennero sparati vari colpi di fucile da caccia e di pistola.

Solito, protetto dal corpo del meccanico, venne ferito alle spalle. A sparare contro i due sarebbe stato Ignazio Scalia di 21 anni insieme ad altre due persone non ancora identificate. Scalia, secondo le indagini, sarebbe stato con Rosario Lo Piccolo ed un giovane incensurato, Angelo Casano, al momento irreperibile, uno dei tre rapinatori responsabili della morte del macellaio.

Le altre persone arrestate sono: i fratelli Rocco e Nunzio Scalia, di 20 e 29 anni, i fratelli Eligio e Rosario Angelo, di 23 e 20 anni, Francesco Cipollina, di 24, Rosario Rizzuto, di 19, Francesco Romano, di 20 e Gaspare Brucia, di 45. Sono stati tutti denunciati per associazione per delinquere, mentre Ignazio Scalia, Angelo Casano e Rosario Lo Piccolo dovranno rispondere anche dei reati più gravi. a. r.

 

 

 

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