21 Maggio 1991 Napoli. Ferito a morte il comandante di marina in pensione Vincenzo Ummarino, durante una sparatoria tra clan rivali.

Vincenzo Ummarino, comandante di marina in pensione, viene ucciso per errore con un colpo alla nuca durante una sparatoria nei Quartieri Spagnoli a Napoli il 21 maggio 1991.
Tre Killer sparano su un’auto in sosta ma gli occupanti rispondono al fuoco. Il povero Vincenzo Ummarino si trova nella scia dei colpi e cade al suolo in una pozza di sangue. Muore poco dopo il ricovero in ospedale.
I carabinieri accorsi sul posto riescono a bloccare i killer che stavano provando a scappare: si tratta di Salvatore Frattini, 33 anni, Rosario Ugon, 23 anni, e Giovanni Matarrese di 22. Gli arrestati risultano essere affiliati al clan Mariano al centro di varie guerre di potere tra ex affiliati e altre famiglie criminali per il controllo degli affari nella zona di Chiaia. (fondazionepolis.regione.campania.it/ )

 

 

 

Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it  

La supremazia criminale nei Quartieri Spagnoli è stata da sempre del clan Mariano, che ha dovuto contrastare non solo la scissione interna degli ex luogotenenti Antonio Ranieri e Salvatore Cardillo, ma anche ingaggiare lotte  contro la famiglia Di Biase e altre formazioni più piccole, tutte interessate a mettere le mani sul business del malaffare nella zona di Chiaia.
Il clan ha sempre goduto di alleanze e appoggi strategici, come quelli offerti dai Giuliano di Forcella e dai Licciardi-Contini di Secondigliano, che ne hanno rafforzato l’autorità e garantito, spesso, la sopravvivenza.
Poco si sa invece a proposito del patto che ha legato i Mariano alla famiglia Malventi di Fuorigrotta, un patto siglato – secondo le parole del pentito Pasquale Frajese – sul cadavere del boss Giovanni Di Costanzo e dei suoi tre guardaspalle, ammazzati nel dicembre del 1989, per fare un favore ai nuovi alleati, per i quali Di Costanzo rappresentava un ostacolo.
Questa assurda storia di camorra dei Quartieri Spagnoli è indissolubilmente legata alla strage del Venerdì Santo del 29 marzo 1991, quando un commando appartenente alla frangia “ribelle” uccide tre affiliati ai Mariano e ne ferisce cinque. Il giorno dopo arriva la risposta dei “Picuozzi”, a Porta Nolana, dove i killer inviati da Ciro Mariano cercano di ammazzare tre scissionisti sparando tra la folla. Nel tentativo di sventare l’agguato, viene gravemente ferito il poliziotto Salvatore D’Addario, che morirà due giorni dopo in ospedale.
A lui, si aggiunge un’altra vittima innocente della guerra dei vicoli: il comandante di marina in pensione Vincenzo Ummarino, ucciso per errore durante una sparatoria.

 

 

 

Nota da La Repubblica del 22 Maggio 1991
FAR WEST NEI VICOLI DI NAPOLI

NAPOLI È ancora Far West ai Quartieri Spagnoli. Ma sotto i colpi dei killer, in pieno pomeriggio, stavolta è caduto un passante. Un colpo alla nuca lo ha ridotto in fin di vita, si chiama Vincenzo Gertrude Ummarino, 64 anni, è un comandante in pensione dell’Achille Lauro. In un primo momento si è pensato che la vittima fosse l’ anziano rigattiere della zona. Ma non era don Salvatore l’uomo dai capelli bianchi accasciato in mezzo al vicolo. Le condizioni del pensionato sono disperate: in vico Sergente Maggiore, dove è scattato l’agguato, l’uomo ha aspettato per quindici minuti un soccorso. A terra sono rimaste lunghe tracce di sangue, una scatola con una borsa in pelle da donna che aveva appena acquistato e alcune monete scivolate dalla tasca. L’ultimo tiro al bersaglio della camorra dei Quartieri spagnoli è scattato poco dopo le sedici e trenta. La vittima è sotto osservazione nel reparto di rianimazione del Cardarelli. Ha perso materia cerebrale dicono i medici La sua vita è legata ad un filo. I killer erano in tre, alla vista di polizia e carabinieri si sono liberati della pistola e hanno cercato la fuga: ma sono stati inseguiti e bloccati. In manette è finito il braccio armato del clan di Ciro Mariano: Salvatore Frattini di 33 anni, Rosario Ugon di 23, e Giovanni Matarrese, di 22. Per ora sono accusati di detenzione abusiva di armi ma si sospetta che sarebbero stati proprio loro a ferire Ummarino: l’esame dello stub dirà se sono stati loro a premere il grilletto.

 

 

Nota da L’Unità del 22 Maggio 1991
Sparatoria a Napoli tra bande rivali. Passante ferito. 
Un anziano passante è rimasto gravemente ferito ed è in fin di vita per uno scontro a fuoco fra bande di malviventi avvenuto nei quartieri spagnoli di Napoli a poche decine di metri dal luogo dove avvenne la «strage del venerdì santo» con tre morti e tre feriti. L’uomo ferito si chiama Vincenzo Gertrude Ummarino, di 64 anni,
colpito alla testa. Il conflitto a fuoco è avvenuto intorno alle 16,30 di ieri all’angolo tra Vico Sergente maggiore, una traversa di via Toledo prospiciente la galleria Umberto, e S.Anna di Palazzo. Almeno quattro killer in moto hanno sparato numerosi colpi di pistola contro una autovettura, i cui occupanti hanno risposto al fuoco. Le vittime dell’agguato sarebbero fuggite.

 

 

 

Fonte: archiviolastampa.it 
Articolo del 22 maggio 1991
Sparatoria fra killer, grave un passante

NAPOLI. Un anziano passante è rimasto gravemente ferito e versa in fin di vita, dopo uno scontro a fuoco fra bande di malviventi avvenuto nei Quartieri Spagnoli di Napoli, a poche decine di metri dal luogo dove avvenne la «strage del Venerdì Santo» con tre morti e tre feriti. La vittima è Vincenzo Gertrude Ummarino, 64 anni, che, rimasto ferito alla testa, è stato accompagnato prima all’ospedale dei Pellegrini e, successivamente, al centro di rianimazione del Cardarelli. Il conflitto a fuoco è avvenuto intorno alle 16,30 all’angolo tra vico Sergente Maggiore, una traversa di via Toledo prospiciente la Galleria Umberto, e Sant’Anna di Palazzo. Almeno quattro killer in moto hanno sparato numerosi colpi di pistola contro un’auto, i cui occupanti hanno risposto al fuoco. Le vittime dell’agguato sarebbero riuscite a sganciarsi dagli aggressori ed a fuggire. A terra è rimasto, in una pozza di sangue, l’Ummarino. La sparatoria potrebbe rientrare nella guerra che vede contrapposti nei Quartieri Spagnoli il clan dei fratelli Marino, detti «i Picuozzo», e Salvatore Cardillo, noto come «Beckenbauer». [Agi]

 

 

 

Fonte: archiviolastampa.it 
Articolo del 7 luglio 1991
Blitz nella tana della nuova camorra
di Fulvio Milone
Dopo le rivelazioni di un pentito, 200 agenti hanno setacciato i Quartieri Spagnoli
Napoli: 12 mafiosi in manette, altrettanti in fuga

NAPOLI. Le sirene squarciano il silenzio dei vicoli deserti. È l’alba, ma nei Quartieri Spagnoli, cuore vecchio e spompato di una Napoli malata di violenza, è come se fosse l’ora di punta. Le «volanti» stentano a districarsi nelle viuzze rese ancora più anguste dalle impalcature che sorreggono i palazzi terremotati; gli uomini in divisa preferiscono abbandonarle e si mettono a correre, mitra alla mano. Sono entrati in 200 nella tana del lupo, il santuario della nuova camorra, tanto più spietata di quella tradizionale.

L’operazione è seguita minuto per minuto ai piani alti della questura, dove è giunto da poco il gip Laura Triassi. L’indagine sulle tre bande che hanno trasformato i «Quartieri» in una terra di nessuno è stata condotta da lei e dai sostituti procuratori Gay e Roberti. Sua è la firma in calce a 52 ordini di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidi, traffico di droga, estorsioni, lotto e totocalcio clandestini. Ventotto provvedimenti sono stati notificati ad altrettanti camorristi già in carcere. Arrestare gli altri 24 non è impresa da poco: è gente pronta a tutto, e per di più «gioca» in casa, nei vicoli pieni di insidie per la polizia.

Poche ore più tardi, il questore comunica i risultati dell’operazione: 12 persone sono state ammanettate, altrettante sono fuggite. Tra i latitanti ci sono i fratelli Ciro e Salvatore Mariano, capi della cosca dei Picuozzi, mandanti di una lunga serie di delitti. Ma in cella sono finiti il loro consiglieri, Vincenzo Scarano, e i sicari di professione Vincenzo Irace e Giovanni Fiorillo. A fare i nomi è stato Pasquale Frajese, 31 anni, uno degli ultimi esemplari di una razza in via d’estinzione: i pentiti della camorra. Anche Frajese era uno specialista in omicidi: se ne è attribuiti 14, e dice di sapere tutta la verità su altri 15. Ha svelato tutti i misteri della camorra dei Quartieri Spagnoli: tempi, moventi e modalità degli omicidi, tradimenti, alleanze vecchie e nuove, perfino le tariffe dei sicari («Sei milioni per morto»).

Gli obiettivi della grande retata scattata all’alba di ieri erano le bande che da quattro anni si danno battaglia nei vicoli affollati. L’inchiesta del giudice Triassi riguarda nove dei delitti confessati da Frajese dall’88 ad oggi. Motivo della faida: il controllo del traffico dell’eroina conteso da tre bande di camorristi. La prima è quella dei tre fratelli Mariano, solo uno dei quali, Marco, è un carcere. La famiglia rappresenta il nucleo storico della camorra dei «Quartieri», nel quale Frajese ha multato per anni: «Eravamo pronti a tutto per i Mariano, anche ad uccidere per pochi soldi – ha raccontato il pentito ai giudici – loro ci catechizzavano: dicevano che la forza e l’autorevolezza di un’organizzazione come la loro si misura con il numero dei morti ammazzati». Gli altri due gruppi presi di mira dai magistrati sono capeggiati uno da Antonio Ranieri, per gli amici «Polifemo», e l’altro da Salvatore Cardillo, soprannominato «Beckenbauer», alleati nella guerra contro i Picuozzi.

Un tempo, i due erano buoni amici della famiglia Mariano. Le ostilità cominciarono nell’88, ma sono degenerate in una vera e propria guerra solo quest’anno, con la strage del Venerdì Santo: 3 morti e 4 feriti, tra i quali due passanti. Dopo due giorni, la risposta: altra sparatoria, altro morto: Salvatore D’Addario, agente di polizia, ucciso davanti alla moglie e al figlio mentre i camorristi si davano battaglia. Il 22 maggio, durante l’ennesimo raid punitivo, gli uomini dei Mariano spararono contro i rivali che risposero al fuoco: dieci feriti, sette dei quali cittadini che si trovavano per puro caso sotto il fuoco incrociato delle bande avversarie. Il giorno prima, in via Sant’Anna di Palazzo, il cuore dei Quartieri Spagnoli, tre «guaglioni» dei «Picuozzi» avevano sparato contro un killer «avversario».

Un proiettile vagante fulminò Vincenzo Ummarino, 63 anni, capitano di lungo corso in pensione, all’uscita da un negozio.

 

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