21 settembre 1982 Le Castella (KR). Assassinate Graziella e Maria Maesano, bambine di 9 anni. Vittime di faida.

Graziella Maesano e Maria Maesano, bambine di 9 anni, uccise a Le Castella (Crotone) il 21 settembre 1982 mentre pascolavano il gregge insieme al padre, di Graziella, zio di Maria, Gaetano Maesano. Tutti e tre orrendamente sfigurati  a colpi di pallettoni. Vittime di una faida tra clan rivali.

(Fonte: Cocò e gli altri bimbi uccisi dalla ‘ndrangheta di Giovanni Tizian)

 

 

Fonte:  archiviolastampa.it
Articolo del 23 settembre 1982
Massacrato con figlia e nipotina per una “faida” tra clan rivali.
Catanzaro, le tre vittime uccise a colpi di lupara mentre erano al pascolo.

Gaetano Maesano, 57 anni, la figlia Graziella, e la nipotina Maria, entrambi di 9 anni, sono stati uccisi e sfigurati da colpi a pallettoni, l’altra sera mentre pascolavano il gregge nei pressi della loro abitazione, a Isola Capo Rizzuto.
Vedendo le pecore tornare senza guida all’ovile, i famigliari hanno dato l’allarme, che ha portato alla scoperta dei cadaveri. Le indagini non hanno fino a questo momento offerto elementi tangibili per identificare i responsabili dell’efferato delitto. Gli accertamenti, comunque, sembrano essere a senso unico: non v’è dubbio che la faida tra le famiglie Maesano e Lio ha voluto altre tre vittime, tra cui due innocenti bambine. Ormai è una vera e propria battaglia ad eliminazione.

Venti giorni fa venne ucciso e sotterrato nudo in un bosco il pregiudicato trentunenne Mario Lio era uscito dalla propria abitazione tre giorni prima senza farvi più ritorno.
Prima d’ucciderlo l’avevano orrendamente sfigurato. Per quella sommaria esecuzione erano stati arrestati Domenico Maesano, il padre della piccola Maria uccisa ieri, il fratello Luigi e inoltre Fabrizio Pullano, Luigi Crostafaro e Giuseppe Fazio. Mario Lio era sfuggito a un attentato nel quale colpita da un colpo di pistola vagante era morta una giovane donna, Palmina Gigliotti, che agli spari era accorsa per mettere in salvo i propri figlioletti. Anche stavolta due del clan Maesano finivano in galera: Filippo Maesano e Antonio Voci. Mario Lio li aveva denunciati, quindi nel mese di settembre aveva pagato di persona questo “sgarbo”.

Nel pomeriggio di ieri, intanto, il procuratore di Crotone, sotto le cui direttive si stanno svolgendo le indagini, ha disposto l’autopsia dei tre cadaveri. Da parte loro i carabinieri hanno fermato quattro persone appartenenti al clan Lio; pare però che siano in possesso di alibi di ferro. Nella famiglia Maesano è rimasto solo un ragazzino di tredici anni; gli altri o sono in galera o sono morti. l.c.

 

 

 

Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 23 settembre 1982
Assassinano anche due bambine per uccidere un uomo a Isola Capo Rizzuto
di Gianfranco Manfredi
Assurda, bestiale, vendetta in Calabria
Era il padre di una di loro – Lo scontro tra due clan avversari – Una lunga catena di sangue e di violenza – Si cercano i killer.

ISOLA CAPO RIZZUTO (Catanzaro) – I tre poveri corpi straziati li hanno scoperti martedì a tarda sera gli stessi parenti, dopo che il sole era ormai tramontato da tempo e il gregge ancora non era stato riportato alle stalle. Gaetano Maesano, 57 anni, pastore di pecore, giaceva fulminato dalle lupare in un campo di sterpaglie alla periferia della frazione Le Castella di Isola. Accanto a lui il corpo senza vita della figlioletta Gabriella, 9 anni, che invano, forse, il padre aveva tentato di far risparmiare dalla furia omicida. Pochi metri più in là il cadavere di un’altra bambina, Mara Maesano, coetanea della cuginetta: l’hanno ammazzata mentre fuggiva terrorizzata sparandole due scariche di pallettoni alle spalle.

Assurda, disumana? Con quali aggettivi definire questa strage allucinante?  Giri per le strade senza nome della frazione «Le Castella», un ammasso grigio di case di cemento sempre incompiute, ma la gente non parla, nei bar non trovi chi commenta. -Vicino alla casa del Maesano il silenzio cupo è rotto solo dal pianto sommesso delle donne.  Nessuno esterna un naturale sgomento. È come se questi tre morti, comprese le due bambine, fossero caduti in una guerra dichiarata.

Le prime mosse delle indagini sul delitto confermano del resto questa ipotesi sconcertante: non è un «folle», un «mostro» che si cerca, ma killer feroci, spietati di un clan avversario del Maesano. Sono stati già effettuati sei arresti ma l’azione degli inquirenti si scontra con alibi ben costruiti. La strage avrebbe infatti la sua «logica» nello scontro mafioso che negli ultimi tempi vede contrapposti a Isola i due gruppi familiari dei Maesano e dei Lio. Neppure la vita delle due bambine sarebbe stata quindi risparmiata dalla legge aberrante della vendetta.

È da parecchi mesi che gli inquirenti tentano invano di fermare a Isola la catena degli episodi delittuosi. Questa estate, anzi, si è registrata una recrudescenza nello scontro. Alla fine di luglio un commando armato ha tentato di eseguire una sentenza di morte contro Luigi Lio, ritenuto l’esponente più in vista della sua famiglia. Per un errore del killer è morta invece una donna, madre di cinque figli, che passava per caso vicino all’abitazione della vittima designata. Per l’omicidio venne arrestato Filippo Maesano (uno dei figli dell’ucciso di martedì) pare per una soffiata dello stesso Luigi Lio. La risposta dei Maesano non si fa attendere: i primi di settembre svanisce nel nulla Mario Lio, 31 anni, autotrasportatore, fratello di Luigi.  Dopo qualche giorno i carabinieri ritrovano prima i vestiti, poi il cadavere nudo del Lio, nascosto tra gli eucalipti in una scarpata. Per il delitto vengono arrestati cinque pregiudicati locali, tra questi altri due figli di Gaetano Maesano ucciso l’altro ieri, Luigi e Domenico.

Ma se la sequenza degli episodi delittuosi appare relativamente chiara nei suoi meccanismi feroci, rimangono dubbi sulla natura, e sull’oggetto, della contesa. Al di là delle apparenze è difficile infatti spiegare questa faida con presunte sopravvivenze tribali.

Isola Capo Rizzuto è una zona segnata in nero nelle mappe della mafia calabrese e le lotte intestine alla ‘ndrangheta avvengono sempre attorno a precisi interessi.

Guardianie? Controllo di qualche racket? Sui motivi scatenanti la catena dei delitti gli inquirenti non parlano.  Sia i Lio che i Maesano non sono stati mai considerati elementi di spicco delle cosche locali.  Entrambe le famiglie hanno interessi nella pastorizia e nei trasporti, tutte e due erano ritenute famiglie assai «vicine» al clan mafioso del Voci, un raggruppamento che domina nella zona il settore dell’edilizia.

A Isola gli inquirenti si limitano per ora a formulare delle ipotesi: nella zona si svolge certamente un grosso traffico contrabbandiero (sigarette, droga, forse anche armi) e i Lio e i Maesano, finora considerati ai margini degli «affari» più rilevanti, forse si stanno contendendo l’ingresso nei giri grossi.

C’è l’ingresso nei giri grossi. C’è però chi ricorda pure che proprio da qualche mese è stata appaltata la costruzione del porticciolo turistico di Isola (lavori per circa sei miliardi, aggiudicati a una impresa del nord) e quindi indica la pista di uno scontro per la preliminare spartizione mafiosa dei subappalti.

 

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu