22 febbraio 1991 Messina. Assassinato Giuseppe Napolitano, 52 anni, gestore di un negozio di giocattoli. Vittima del racket delle estorsioni.
La sua storia è antesignana della ribellione al racket. Giuseppe Napolitano pagò con la vita il suo grande coraggio e l’onestà. Era un giocattolaio, aveva 52 anni, e venne trucidato il 22 febbraio del 1991 davanti al suo bel negozio di Largo La Rosa, si chiamava “Francois”, a Minissale, che in precedenza era stato incendiato dal racket ben cinque volte. Ma lui aveva sempre detto no al pagamento della “protezione” e aveva rimesso in piedi la sua bottega di giocattoli . Il killer lo attese con pazienza e gli sparò cinque colpi di pistola calibro 7,65 pochi istanti dopo che l’uomo era sceso dalla sua auto. Le pallottole lo centrarono mortalmente al torace e all’addome. Non contento l’assassino lo finì con un colpo di grazia alla testa. A dare l’allarme fu il figlio Massimiliano, disperato, in lacrime, accorso sul posto dopo pochi istanti, si trovava all’interno del negozio assieme alla madre. Le indagini scattarono subito e l’ipotesi che trovò maggior credito fu proprio quella che l’esecuzione fosse stata decretata dal racket che gestiva la “protezione” ai commercianti della zona. Il negozio di Napolitano era stato incendiato ben cinque volte negli ultimi tempi prima dell’omicidio. Nel marzo dell’anno precedente gli attentatori erano entrati in azione due volte in meno di 24 ore, distruggendo completamente il locale. In quell’occasione l’uomo aveva dichiarato in un’intervista alla “Gazzetta” di temere per la propria vita. Ma venne lasciato completamente solo. Sapeva da tempo di essere nel mirino dei killer: «Mi perseguitano, vogliono a tutti i costi che mi pieghi alla loro legge e paghi la mazzetta, ma io non cederò». La sua sfida si concluse una sera, a pochi metri dal negozio per il quale aveva deciso di battersi fino alla fine.
Fonte: messina.gazzettadelsud.it