22 marzo 1991 Petilia Policastro (KR). Giovanni Cento e Domenico Bruno, guardie giurate, furono assassinati perché testimoni di una rapina.

Foto da:  facebook.com

Domenico Bruno, 30 anni,  e Giovanni Cento, 50 anni, guardie giurate, furono barbaramente uccise a Petilia Policastro (KR) il 22 marzo 1991, per aver assistito a una rapina e aver visto qualcosa che non si doveva sapere. Furono uccisi nel pieno centro cittadino in un conflitto a fuoco. Bruno morì sul colpo, mentre Giovanni morì a distanza di pochi giorni in un ospedale messinese dove era stato trasportato e dove prima di morire riuscì fare il nome del loro assassino.

Fonte:  vivi.libera.it

 

 

Fonte: ilcrotonese.it
Articolo del 16 marzo 2004
Petilia, pena di 17 anni per il delitto dei metronotte
di Damiano Lacaria

C’è un solo colpevole per l’omicidio di due guardie giurate avvenuto a Petilia Policastro 13 anni fa: a stabilirlo è stata la corte d’assise d’appello di Catanzaro che ha condannato a 17 anni di reclusione Vincenzo Comberiati ed ha assolto l’altro imputato Mario Mauro, entrambi di Petilia Policastro.
Una vicenda processuale controversa quella per il duplice omicidio che all’epoca suscitò notevole scalpore in paese. In primo grado Vincenzo Comberiati, 47 anni, e Mario Mauro, di 46, furono assolti dalla corte d’assise di Catanzaro; ma in appello quella sentenza venne ribaltata: ergastolo per Comberiati, 23 anni di reclusione per Mauro. Poi la Cassazione ha annullato anche la decisione di secondo grado ed ha rinviato gli atti ad una nuova sezione di corte d’appello.

C’è un solo colpevole per l’omicidio di due guardie giurate avvenuto a Petilia Policastro 13 anni fa: a stabilirlo è stata la corte d’assise d’appello di Catanzaro che ha condannato a 17 anni di reclusione Vincenzo Comberiati ed ha assolto l’altro imputato Mario Mauro, entrambi di Petilia Policastro.
Una vicenda processuale controversa quella per il duplice omicidio che all’epoca suscitò notevole scalpore in paese. In primo grado Vincenzo Comberiati, 47 anni, e Mario Mauro, di 46, furono assolti dalla corte d’assise di Catanzaro; ma in appello quella sentenza venne ribaltata: ergastolo per Comberiati, 23 anni di reclusione per Mauro. Poi la Cassazione ha annullato anche la decisione di secondo grado ed ha rinviato gli atti ad una nuova sezione di corte d’appello. Il processo si è concluso alcuni giorni fa con la condanna, appunto, del solo Comberiati; rigettata, invece, la richiesta del procuratore generale Italo Acri di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per l’imputato.

D’altra parte era stato lo stesso procuratore generale a chiedere l’assoluzione per Mario Mauro e la condanna a 30 anni di reclusione per Comberiati, ritenuto, evidentemente, l’unico autore di entrambi i delitti: quelli dei due metronotte Domenico Bruno e Giovanni Cento uccisi il 22 marzo del 1991 in un conflitto a fuoco su via Arringa a Petilia Policastro. Bruno morì sul colpo mentre Cento, deceduto nei giorni successivi in un ospedale di Messina dove era stato trasferito per la gravità delle sue condizioni, ebbe il tempo di rispondere alle domande degli investigatori e di effettuare un riconoscimento fotografico. Proprio grazie alle indicazioni fornite in fin di vita da Cento i carabinieri risalirono a Comberiati e Mauro. E tuttavia già nel processo di primo grado i giudici della corte d’assise ritennero che le dichiarazioni rese da Cento non fossero utilizzabili, poiché il metronotte non era stato preciso nell’indicare l’assassino chiamandolo con il nomignolo di “tummaruolo” o “tummulunu”, soprannome con il quale a Petilia, secondo gli investigatori, era conosciuto appunto Vincenzo Comberiati. Dichiarazioni che evidentemente sono state ritenute probanti dalla corte d’appello che condannò i due imputati.

Di diverso avviso la nuova sezione dell’assise d’appello che ha accolto la tesi dei difensori degli imputati: gli avvocati Giovanni Aricò, Giuseppe Carvelli e Pietro Pitari per Comberiati; Giuseppe Madia e Mario Saporito per Mauro. I difensori si sono rifatti alle motivazioni dei giudici della Cassazione secondo i quali il pubblico ministero, nonostante l’imminente pericolo di vita di Cento, non chiese un incidente probatorio per cristallizare le sue dichiarazioni. Non sarebbero state sufficienti, secondo le difese, le sole sommarie informazioni a fondare le accuse. E da una perizia disposta dalla stessa corte d’assise d’appello è emerso che le condizioni di Cento non lasciavano desumere che il metronotte sarebbe morto di lì a poco.

 

 

Fonte:  adnkronos.com
Articolo del 24 gennaio 2005
CROTONE: 16 ANNI DI RECLUSIONE PER DUPLICE OMICIDIO

Crotone, 24 gen. – (Adnkronos) -La Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni ed un mese di reclusione nei confronti di Vincenzo Comberiati, 47 anni, di Petilia Policastro, in provincia di Crotone. L’uomo è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio dei due metronotte, Domenico Bruno e Giovanni Cento, avvenuto il 22 marzo 1991 a Petilia Policastro. Il provvedimento gli è stato notificato in carcere dove Comberiati si trovava da pochi giorni con le accuse di violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, e violazione dell’obbligo di esibire la carta precettiva.

 

 

 

 

Fonte:  cronachecalabre.blogspot.com
Articolo del 21 luglio 2017
Un’area verde petilina sarà dedicata alle vittime di mafia Domenico Bruno e Giovanni Cento. Così ha deliberato la Giunta cittadina.
di Francesco Rizza
Sarà intitolata a Domenico Bruno e Giovanni Cento, vittime di mafia petiline, l’area verde di via Manche di Petilia Policastro. Dopo un incontro con le rappresentanze delle associazioni culturali cittadine in cui aveva espresso il proprio desiderio di onorare con l’intitolazione di un’area le due guardie giurate uccise il 22 marzo del 1991, è stato lo stesso sindaco Amedeo Nicolazzi a proporre in Giunta la stessa intitolazione. Dalle cronache giornalistiche del tempo, compresa l’edizione del 16 marzo 2006 de “Il Crotonese”, si apprende che per i due omicidi la Magistratura è arrivata ad una condanna. Probabilmente, i due omicidi rientravano in quella guerra di mafia che in quegli anni furoreggiava nella Cittadina dell’alto Marchesato crotonese. Evidentemente i due metronotte erano a conoscenza di qualcosa che non avrebbero dovuto sapere e la piovra decise l’efferato omicidio che si svolse nel pieno centro cittadino nei pressi dell’attuale villetta di via Arringa. A rendere ancora più tragici i fatti, la coincidenza per la quale cpochi giorni prima dell’omicidio Domenico Bruno aveva indossato i rossi panni di Cristo nella processione del Calvario del Secondo Venerdì di marzo e proprio la sua partecipazione all’appuntamento più importante dell’anno liturgico petilino è l’ultimo suo ricordo, nella memoria di tanti. Se il trentatreenne Bruno morì sul colpo, il cinquantenne Giovanni Cento morì a distanza di pochi giorni in un ospedale messinese dove era stato trasportato e dove ebbe il tempo di rispondere alle domande degli inquirenti.
Proprio per questo, evidentemente, l’omicidio delle due guardie giurate è uno dei pochi scabrosi fatti di mafia petilini su cui si è fatta veramente luce. Quello che qualifica l’intenzione amministrativa di ricordare le due Guardie giurate con l’intitolazione dell’area verde è collegata al fatto che sino ad oggi è stato fatto pochissimo per ricordare a Petilia Giovanni Cento e Domenico Bruno. Fra le poche iniziative in cui il petilino Domenico Bruno è stato ricordato è stata la giornata in memoria delle vittime della mafia svoltasi a Locri lo scorso 22 marzo quando al metronotte petilino ed alla collaboratrice di giustizia Lea Garofalo è stata dedicato uno striscione dello Scientifico “Raffaele Lombardi Satriani”.