22 Marzo 1995 Palermo, ucciso Giammatteo Sole. Il suo unico torto fu essere il fratello di una ragazza fidanzata con il figlio del boss.

Giammatteo Sole nato a Palermo il 20/04/1971, ragazzo per bene, cresciuto in una famiglia molto unita, e con i veri valori della vita, amava il suo lavoro e la sua squadra di calcio, ma soprattutto amava tanto la sua famiglia….
Una sera “come tante”, verso le 20.30 i familiari vedendo che non rincasava, e telefonando invano al suo ufficio, non si ebbero più notizie sue…
Fu ritrovato la mattina successiva privo di vita. Moriva così per errore un giovane innocente per mano mafiosa, era il 22 Marzo del 1995. Veniva così riconosciuto vittima di mafia, ovvero, VITTIMA INNOCENTE DEL TERRORISMO E DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA con Decreto n.VT/1186 del 20/01/2000.
Fonte: Libera.net

 

Articolo pubblicato sull‘Espresso
Spatuzza apre la galleria degli orrori “Molti li abbiamo uccisi per sbaglio”
di Francesco Viviano ed Alessandra Ziniti

E per questo omicidio è stato processato? «Processato e assolto». Il botta e risposta tra pm e magistrati si ripete decine di volte nei verbali in cui Gaspare Spatuzza si autoaccusa di delitti dei primi anni Novanta, quando la sua carriera schizzò improvvisamente da “apripista” a killer fino a reggente del mandamento di Brancaccio.

Cadaveri stesi per terra, ma anche lupare bianche e condanne a morte mai eseguite per la fuga delle vittime predestinate ma – sotttolinea il pentito – ancora valide nonostante i tanti anni passati. E, come spesso accadeva in quegli anni, più d´uno di quei delitti fu commesso per inezie, una risata di troppo, una donna importunata, uno sgarbo, persino un banale errore.

[Gianmatteo Sole ]

Il suo unico torto fu essere il fratello di una ragazza fidanzata con il figlio del boss Gaetano Grado. Attraverso di lui, i killer di Brancaccio intendevano appurare se fosser vera la voce di un progetto di rapimento dei figli di Totò Riina. Ma lui non sapeva niente e rideva. Racconta Spatuzza: «Questo ragazzo non c´entrava niente, niente di niente, un´animella, un ragazzino veramente pane e acqua. Perché qua si era messo in piedi che volevano sequestrare i figli di Riina, quindi nasce tutta una storia che c´erano i Grado a Palermo, Totuccio Contorno a Palermo, che non è vero quindi si cerca di prelevare a questo per farsi spiegare un poco la situazione. Quindi abbiamo sequestrato a questo ragazzo… Perché il figlio di Gaetano Grado era fidanzato con una sorella di questo ragazzo, quindi, assieme a Bagarella l´abbiamo sequestrato a questo ragazzo. � stato portato lì a San Lorenzo, è stato interrogato ma quello… ma rideva perché ci siamo spacciati per poliziotti all´inizio, perciò quando ha capito questo che non eravamo poliziotti, ci sembrava uno scherzo, qualche cosa di ridere e quello rideva e io dicevo ma è stupido questo, talè, messo in una posizione così grave che… Quello veramente ci pareva che stavamo scherzando, una cosa del genere perché è una persona al di fuori di ogni cosa. Dissi: ma che è stupido questo, in una situazione del genere così delicata e ride? Ma quello veramente rideva perché non aveva vissuto mai in un mondo… capiva cose del genere, quindi poi è stato strangolato ed è stato buttato a Carini questo ragazzo».

[…]

 

 

Articolo del Corriere Della Sera del 24.03.95
La mafia uccide ancora: geometra bruciato vivo
di Enzo Mignosi

PALERMO . No, il “venerdi’ nero” della mafia non ha chiuso il cerchio dei misteri siciliani. L’ arresto dei quindici ragazzi, definiti con troppa enfasi “i nuovi killer di Palermo”, e’ stato solo un duro colpo al clan di Pietro Aglieri, il corleonese doppiogiochista che strizza l’ occhio a Toto’ Riina ma punta alla leadership di Cosa Nostra. I commandos della morte sono ancora padroni della citta’ . Mercoledi’ sera hanno ucciso un ragazzo per bene, Gianmatteo Sole, 24 anni, geometra. Lo hanno bruciato vivo dopo averlo portato alla periferia di Villagrazia di Carini su una Croma rubata. I carabinieri che pattugliavano la zona, poco prima della mezzanotte sono stati richiamati dalle fiamme. Il delitto di Villagrazia e’ l’ ultimo anello di una catena senza fine di vendette trasversali: la sorella di Gianmatteo era fidanzata con Marcello Grado, il nipote di Totuccio Contorno assassinato a Villa Tasca tre settimane fa. Un legame indiretto, quanto basta ai folli strateghi della mafia per decidere l’ omicidio di un innocente. Come e’ successo proprio con Grado e, appena pochi giorni piu’ tardi, con Domingo Buscetta. Facile capire perche’ negli uffici investigativi l’ umore sia nero, specie dopo il dietrofront di Salvatore Barbagallo, ex boy scout ora killer pentito, che prima si e’ autoaccusato dell’ omicidio di Buscetta e poi ha ritrattato. Era stato lui, Barbagallo, a far scattare l’ operazione “venerdi’ nero” puntando il dito contro 15 giovani armati, tutti al servizio di Pietro Aglieri e pronti a uccidere. Illustrando la retata, i carabinieri avevano fatto intendere che la loro cattura avrebbe spezzato la spirale di violenza mafiosa. Una illusione. E c’ e’ anche da chiarire il mistero Barbagallo. Subito dopo l’ arresto, il killer aveva rivelato di aver fatto parte della squadra che uccise Domingo Buscetta, di aver ricevuto una telefonata da Giuseppe Panzeca, sicario alle dirette dipendenze di Aglieri, che gli ordino’ di armarsi e di farsi trovare davanti al motel Agip la sera in cui il nipote di don Masino fu assassinato. Ma due giorni dopo, Barbagallo ha aggiunto d’ essere stato richiamato subito dopo da Panzeca perche’ “di quella cosa non si sarebbe fatto piu’ niente”. E invece quella sera Domingo Buscetta fu ammazzato. La collaborazione del killer e’ stata tutt’ altro che spontanea: i carabinieri gli hanno fatto sentire la sua voce registrata dalle microspie piazzate nella sua casa; di fronte alle prove Barbagallo non poteva che confessare. Di alcuni omicidi si e’ assunto la paternita’ , altri li ha accollati agli amici, su Buscetta ha ritrattato, e qualche ombra, fatalmente, rimane.

 

 

Fonte:  interno.gov.it/

Gianmatteo Sole nacque a Palermo il 20/04/1971, era un ragazzo per bene, cresciuto in una famiglia molto unita e con i veri valori della vita, amava il suo lavoro, la sua squadra di calcio, e la sua famiglia. Era figlio di un ufficiale di riscossione all’Esattoria, aveva conseguito il diploma di geometra e faceva parte di una comitiva di ragazzi con i quali si incontrava a Villa Tasca.  Nel gruppo di amici c’erano anche la sorella Floriana e un   altro   fratello, Massimo.

La   sorella Angela si innamorò di Marcello Grado, figlio del boss Gaetano Grado. Fu proprio questo amore che, alla fine, portò la morte in casa della famiglia Sole.

Attraverso   di   lui, i   killer   di   Brancaccio intendevano appurare la veridicità di una notizia che si era sparsa nell’ambiente ossia il progetto di rapimento dei figli di Totò Riina.

I Grado furono indicati tra coloro che avrebbero partecipato a quel piano.

I corleonesi volevano quindi scoprire se quel giovane conoscesse qualche particolare.

Inizialmente il primo bersaglio era stato individuato in Massimo Sole, ma a causa della somiglianza con il fratello, Gian Matteo è stato scambiato per questi. E proprio Massimo Sole dichiarò che

i fratelli Sole non sapevano neanche che Marcello Grado fosse il figlio di un mafioso, per loro era solo un amico della comitiva.

La sera del 22 marzo del 1995 Gianmatteo Sole, di ritorno dal lavoro, venne fermato da due falsi poliziotti. Uno dei due era Gaspare Spatuzza che, una volta pentito, raccontò dell’uccisione del giovane.  Tre settimane prima del delitto di Sole venne ucciso anche Marcello Grado.

Quella sera, i familiari vedendo che non rincasava cominciarono a telefonare al suo ufficio ma non ebbero risposta e da quel momento non ebbero più notizie fino alla mattina successiva quando fu ritrovato privo di vita.

Lo hanno bruciato vivo dopo averlo portato alla periferia di Villagrazia di Carini su una Croma rubata.

Moriva così per errore un giovane innocente per mano mafiosa.

Dalle   parole   di   Spatuzza   emerge   tutta l’estraneità del ragazzo dal mondo mafioso ma questo non è bastato a salvargli la vita: “Questo ragazzo non c ́entrava niente, niente di niente, un ́animella, un ragazzino veramente pane e acqua. … è stato portato lì a San Lorenzo, è stato interrogato ma quello… ma rideva perché ci siamo spacciati per poliziotti all’inizio, perciò quando ha capito questo che non eravamo poliziotti, ci sembrava uno scherzo, qualche cosa da ridere e quello rideva e io dicevo ma è stupido questo, talé, messo in una posizione così grave che…  Quello veramente ci pareva che stavamo scherzando, una cosa del genere perché è una persona al di fuori di ogni cosa. Dissi: ma che è stupido questo, in  una  situazione  del  genere  così  delicata  e  ride?  Ma quello veramente rideva perché non aveva vissuto mai in un mondo… capiva cose del genere…”

I responsabili dell’omicidio: Bagarella Leoluca  (mandante  e  organizzatore),

Mangano  Antonino,  Lo  Nigro  Cosimo,  Spatuzza  Gaspare,  Di  Trapani  Nicolò, Guastella Giuseppe e Di Natale Giusto sono stati condannati dalla Corte di assise  di Palermo con sentenza n. 1/99.

GianMatteo è stata una delle tante vittime innocenti di mafia, che erroneamente si pensa fossero nel posto sbagliato o nel momento sbagliato, mentre, invece, erano i criminali a stare nel posto sbagliato per commettere le loro nefandezze.

Potrebbero sembrare vittime “collaterali” ma in realtà proprio in questi omicidi di innocenti, spesso giovanissimi, la mafia mostra il suo vero, terribile volto.

Fu riconosciuto vittima innocente del terrorismo e della criminalità ‘ organizzata nel 2000 e lo Stato ha onorato il sacrificio della Vittima innocente di mafia, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.

L’Amministrazione comunale di Carini gli ha intitolato la villa comunale di via Vespucci, dove è stata deposta una lapide in suo ricordo.  Alla cerimonia, dove erano presenti i familiari della vittima, hanno partecipato numerosi alunni delle scuole di Villagrazia di Carini, di Terrasini  e  di  Monreale:  alcuni hanno scritto una  poesia, altri hanno studiato  la  storia  del  povero  GianMatteo  e  la hanno narrata sul luogo  dell’omicidio  a  Villagrazia  di Carini.

I  familiari di  GianMatteo, partecipando  alle  varie manifestazioni  in  cui  viene  ricordato  il  sacrificio  del giovane,   hanno   trovato il   coraggio   di   trasformare   il   proprio   dolore   in   un impegno a favore  delle  nuove generazioni  per  dare  il  proprio  contributo  alla sconfitta del fenomeno mafioso anche dal punto di vista civile e culturale

 

 

Fonte:  palermo.repubblica.it
Articolo del 22 marzo 2017
Palermo, storia di Giammatteo Sole ucciso perché conosceva il figlio di un boss
Il geometra venne prima torturato e poi bruciato a 23 anni. Una lapide per ricordarlo, poesie e le testimonianze degli studenti. I corleonesi erano a caccia di notizie su un progetto di sequestro dei figli di Riina. La sorella di Sole era fidanzata con Marcello Grado
di Romina Marceca

Giammatteo Sole è una vittima di mafia che ha avuto una sola colpa: era il fratello della fidanzata di Marcello Grado, figlio del mafioso Gaetano, che poi si pentì dopo l’arresto nel 1989. Il giovane, figlio di un ufficiale di riscossione all’Esattoria, era un geometra e era entrato in una comitiva di ragazzi che trascorreva i pomeriggi a Villa Tasca. Nel gruppo di amici c’erano anche la sorella Floriana e un altro fratello, Massimo. In quella comitiva sbocciò un amore, quello tra la sorella di Giammatteo e Marcello Grado. Un amore che, alla fine, ha portato la morte in casa della famiglia Sole.

“La mia famiglia ha accettato per la prima volta di commemorare pubblicamente l’uccisione di mio fratello perché la nostra storia è poco conosciuta e da oltre un anno e mezzo vado anche nelle scuole a incontrare i ragazzi”, racconta Massimo Sole. La decisione della famiglia Sole nasce dalla voglia di far conoscere ai giovani la storia di Giammatteo, vittima innocente.

Sotto il sole che ha accarezzato l’inizio della primavera, Massimo Sole e i suoi genitori sono stati accolti a Villagrazia di Carini da decine di studenti di scuole elementari e medie tra le quali la Salgari e le associazioni antimafia. C’è chi ha scritto una poesia, chi ha studiato la storia del povero Giammatteo e l’ha narrata sul luogo dell’omicidio a Villagrazia di Carini. Una corona di fiori è stata sistemata ai piedi di una lapide. “Una grande emozione – dice Massimo Sole – tra gli abbracci dei bambini e gli occhi lucidi di semplici passanti che si sono soffermati anche solo pochi minuti per portare la propria solidarietà”.

La sera del 22 marzo del 1995 Giammatteo Sole, di ritorno da lavoro, venne fermato da due falsi poliziotti. Uno dei due era Gaspare Spatuzza che, poi, dopo il pentimento, raccontò come venne ucciso il giovane. “Rideva alle nostre domande, era un’animella”, ha raccontato Spatuzza. Tre settimane prima del delitto di Sole venne ucciso Marcello Grado. Nella seconda guerra
di mafia tra i palermitani e i corleonesi spuntò il sospetto che qualcuno stesse ordendo il rapimento dei figli di Totò Riina. I Grado furono indicati tra chi avrebbe partecipato a quel piano. E per questo Giammatteo Sole venne rapito e poi ucciso. I corleonesi volevano scoprire se quel giovane conoscesse qualche particolare. “Ma noi non sapevamo nemmeno chi fosse Marcello Grado – dice oggi Massimo Sole – perchè per noi era solo uno degli amici della comitiva”.

 

 

 

Fonte: interno.gov.it
Nota del 22 marzo 2018
Testimonianze di coraggio: Gian Matteo Sole, una vittima innocente
Fu rapito e ucciso il 22 marzo 1995. Sua sorella era fidanzata inconsapevolmente con il figlio di un boss e Cosa Nostra ritenne che lui conoscesse informazioni particolari.

La sera del 22 marzo del 1995 Gian Matteo Sole, di ritorno dal lavoro, venne fermato da due uomini che si spacciarono per poliziotti. Erano in realtà mafiosi. Uno dei due era Gaspare Spatuzza che, una volta pentito, raccontò del destino del giovane. Gian Matteo aveva 24 anni ed era un ragazzo per bene, cresciuto in una famiglia molto unita e con dei veri valori, amava il suo lavoro e la sua famiglia..

Dalle parole di Spatuzza emerse tutta l’estraneità dal mondo mafioso del ragazzo, ma questo non bastò a salvargli la vita: “Questo ragazzo non c’entrava niente, niente di niente, un’animella, un ragazzino veramente pane e acqua…”. Ciò che successe fu che la sorella Angela si innamorò di Marcello Grado, figlio del boss Gaetano Grado. Fu proprio questo amore che, alla fine, portò la morte in casa della famiglia Sole.

Attraverso di lui, la mafia di Brancaccio intendeva appurare la veridicità di una notizia che si era sparsa nell’ambiente, ossia un progetto di rapire i figli di Totò Riina. I Grado furono indicati tra coloro che avrebbero partecipato a quel piano. I corleonesi volevano quindi scoprire se quel giovane conoscesse qualche particolare.

Gian Matteo è stata una delle tante vittime di mafia perfettamente innocenti, che erroneamente si pensa fossero nel posto sbagliato o nel momento sbagliato mentre, invece, erano i criminali a stare nel posto sbagliato per commettere le loro nefandezze. Potrebbero sembrano vittime “collaterali” ma in realtà proprio in questi omicidi di innocenti, spesso giovanissimi, la mafia mostra il suo vero, terribile volto. I responsabili dell’omicidio, Leolouca Bagarella , quale mandante e organizzatore, Antonino Mangano, Lo Nigro Cosimo, Gaspare Spatuzza, Nicolò Di Trapani, Giuseppe Guastella e Giusto Di Natale sono stati condannati dalla Corte di assise di Palermo con sentenza n. 1/99.

Lo Stato ha onorato il sacrificio di Gian Matteo quale vittima innocente di mafia, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.

 

 

 

Fonte:  .19luglio1992.com
Articolo del 22 settembre 2018
Vittime di mafia: un albero per Giammatteo Sole
di Agende Rosse “Paolo Borsellino” Palermo
Parco Uditore di Palermo, la piantumazione di una “speciale” pianta di melograno ha stimolato positivamente i tanti presenti, intervenuti per condividerne gli innumerevoli significati.

Ricorre il 21 settembre, San Matteo, ed in tale giornata, in occasione del suo onomastico, ricordiamo una giovane vittima innocente di mafia: GIAMMATTEO SOLE. La sua colpa? Era il fratello della fidanzata del figlio di un mafioso, ma sia lui che il resto della comitiva, non avevano tale consapevolezza. Nella seconda guerra di mafia fra i palermitani ed i corleonesi, per il sospetto che qualcuno stesse pensando al rapimento dei figli di Totò Riina, venne rapito, torturato ed ucciso Giammatteo Sole, poiché i corleonesi volevano scoprire se conoscesse qualche particolare. Giammatteo rideva durante l’interrogatorio, racconta Gaspare Spatuzza (uno dei due rapitori), pensava ad uno scherzo forse. Non poteva sapere un ragazzo che trascorreva i pomeriggi in comitiva a villa Tasca, non poteva immaginare in cosa, suo malgrado, era stato coinvolto. Ucciso a 23 anni, il 22 marzo del 1995.
Il melograno donato dalla famiglia Sole al parco, si inserisce in un contesto verde creato da “un mosaico di felicità”, poiché gli alberi che compongono adesso l’oasi inizialmente vuota, sono tutti frutto di regali per celebrare una nascita, un matrimonio, un compleanno, un ideale o un ricordo di una persona cara. Regalare un albero rappresenta la vita poiché è continuità, è nutrimento, è ossigeno, un futuro che cresce e che si tramanda alle future generazioni.
Rosanna Melilli, coordinatrice del Movimento Agende Rosse Paolo Borsellino di Palermo, ha letto un pensiero (che riportiamo) dedicato a Giammatteo Sole, donato e composto da un amico di Massimo Sole fratello di Giammatteo, Domenico Galioto; il messaggio riprodotto su una targhetta verrà poi legato all’albero piantumato.

A GIAMMATTEO SOLE:
“Giovane virgulto reciso da mano mafiosa.
Quest’albero qui piantato sia l’eredità di coraggio che ci hai lasciato.
Perché la terra intrisa di lacrime accolga le radici di una nuova vita.
La luce sia giustizia, il tepore del sole sia speranza, la pioggia acqua di conforto.
Il cielo splenda della luce dei giusti e per la tua via ci inondi.
Perché alla brezza della sera la terra ti sia lieve, che il tramonto ti porti con sè su ali di angeli e nuova alba sia splendente“.

Hanno partecipato a questo commovente momento, oltre alla famiglia Sole, Vincenzo Agostino ed Augusta Schiera Agostino, Giuseppe Rizzo, Caterina Sgroi, Carmelo Crisafulli, Antonio Vullo, Fabrizio Lercara, Fabiana Monteleone, Giuseppe Di Bona, Davide Minio, Giuseppe Castronovo e tanti altri presenti sia fisicamente che con messaggi e chiamate di condivisione e vicinanza.

 

 

 

Leggere anche:

 

vivi.libera.it
Giammatteo Sole – 22 marzo 1995 – Palermo (PA)
Giammatteo era un giovane geometra, pieno di interessi e di amici. Lui con la mafia non c’entrava nulla. Ma ha pagato il prezzo più alto, un giovane a cui è stata strappata la vita a causa delle logiche di violenza e di vendetta della mafia.

 

 

 

 

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