22 Settembre 1919 Prizzi (PA) Ucciso il sindacalista Giuseppe Rumore. Insieme a Nicolò Alongi stava organizzando i contadini all’occupazione dei latifondi.

 

22 Settembre 1919 Prizzi (PA) Ucciso il sindacalista Giuseppe Rumore. “Fu grande sindacalista socialista. All’inizio del secolo XX il movimento dei contadini fu largamente influenzato e diretto dai socialisti, specie nella provincia di Palermo per le lotte dei contadini e il riscatto delle loro condizioni di vita. Giuseppe Rumore ricoprì la carica di segretario della sezione socialista e dei reduci di guerra. Mentre il partito era impegnato a livello nazionale nella polemica tra riformismo e massimalismo, i socialisti siciliani lavorano per la costituzione di una federazione agricola siciliana che nacque per l’appunto dal Convegno Enna del febbraio 1919. L’8 giugno 1919, la Federazione decise di aderire alla Confederazione generale del lavoro. Scopo essenziale di tutta quest’attività era per Rumore la costituzione di un unico fronte tra i lavoratori delle leghe e gli operai di Palermo contro i grandi gabelloti e i proprietari, per porre fine alle loro prepotenze ed iniziare una nuova era di giustizia sociale. Il 31 agosto 1919 si tenne a Prizzi un grande comizio, cui seguirono quelli di Palazzo Adriano e dei comuni vicini. I proprietari, preoccupati di perdere i loro antichi privilegi, non esitarono ad organizzarsi e spezzarono con una lunga serie di omicidi il movimento dei contadini. Giuseppe Rumore fu ucciso davanti alla sua abitazione, sotto gli occhi della moglie e della figlia di quattro anni.”
Foto e fonte: terredelgattopardo.it (la fonte non è più disponibile)

 

 

Autore ricerca: Enzo Di LucaFonte Comune di Prizzi – Personaggi Storici

Scheda a cura di Adelaide Spallino

All’interno del movimento contadino sviluppatosi a Prizzi nei primi del ‘900 mosse i suoi passi Giuseppe Rumore, segretario della Lega di miglioramento e della sezione del psi ,considerato non a caso il più concreto e il più idoneo a riunire i contadini combattenti sotto l’egida della bandiera rossa della lega. Rumore, allievo e stretto collaboratore di Nicolò Alongi, si presentò subito come il nemico più pericoloso del sistema mafioso, che legava alla logica dell’appartenenza il fine per annientare le rivendicazioni sociali per le quali lottavano i contadini reduci dalla grande guerra, durante la quale si era aperta la questione del latifondo. I lavoratori dei campi dovettero fare i conti, anche, con chi era riuscito ad imboscarsi e chi godeva di privilegi notevoli, giacché i proprietari terrieri corrispondevano al ceto politico locale e i gabelloti mafiosi. Questi, a Prizzi, potevano contare sul beneplacito silenzioso dei rappresentanti dello Stato, anzi una vistosa connivenza veniva ravvisata tra i due poteri: quello legale e quello mafioso, come denunciato più volte dallo stesso Alongi. L’obiettivo principale di Rumore era l’occupazione dei latifondi, sotto la spinta del suo esplicito radicalismo rivoluzionario del quale si servì per organizzare con Alongi lo sciopero delle campagne prizzesi il 31 agosto 1919. La sfida alla mafia fu dunque dichiaratamente aperta e spregiudicata tanto che quest’ultima ne venne sconvolta e mostrò di voler ricorrere ad ogni sopruso pur di fermare il movimento. In questo clima di tensione Rumore si rivelò il personaggio scomodo da eliminare, affinché fosse ben chiaro che il sistema presidiato dalla mafia comprendeva le precedenze nella scala dei diritti che formava la distribuzione del territorio. Nella notte del 22 settembre, davanti casa sua, fu ucciso con due colpi di fucile. Inadeguata si rivelò la reazione dei vertici nazionali del partito socialista che, dalla pagine dell’ Avanti! onorò retoricamente il “nuovo martire” con i “ fiori rossi della solidarietà socialista.” Gli operai della Orcel di Palermo riuscirono invece a organizzare un’ azione tangibile a favore della famiglia di Rumore, mentre le autorità locali lasciarono che la commozione si stemperasse in indagini depistanti, con lo scopo di far cadere nel silenzio più assoluto il fatto. Il movente dell’omicidio fu ricondotto nel quadro della lotta per la sopravvivenza di gente senza importanza, ovviamente furono coperte le responsabilità dei proprietari e dei gabelloti che, secondo il capitano Menichetti, non avrebbero avuto nessun interesse a commissionare l’omicidio di Rumore.Fu Alongi, dalle pagine de La Riscossa Socialista, a infiammare gli animi in tutta la Sicilia svelando i retroscena dell’omicidio del suo allievo, accusando apertamente “la polizia e la magistratura” di aver assicurato l’impunità dell’assassino, per poter continuare i loro sordidi legami con la “cricca borghese” locale. Alongi, inoltre, era deciso a portare avanti il programma caro a Rumore: unire le forze con le altre leghe contadine della provincia di Palermo, ed avviare l’occupazione dei latifondi. Sperava di poter spazzare via dal sud il sistema del dominio capitalistico e il vecchio ordine del latifondo, ma sentiva su di se l’attenzione fatale della mafia, la stessa che aveva definito la sorte di Rumore, e che lo colpì con precisione cinque mesi dopo la morte del compagno.

 

 

 

Fonte:  it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Rumore

Nacque a Prizzi (PA). Iniziò la sua attività aderendo alle rivolte contadine dei primi anni del 1900, venendo influenzato in particolare dal movimento socialista. Divenne così segretario della Lega dei contadini, collaborando con il collega Nicola Alongi e pericolo numero uno per il sistema mafioso, incapace di sottostare alle rivolte latifondiste del Dopoguerra da parte dei contadini, specie nella provincia di Palermo. I lavoratori quindi dovettero vedersela con i mafiosi, che avevano l’appoggio silenzioso dello Stato e, con il loro sistema fatto di privilegi e favori ai proprietari terrieri, evidenti schiavi del loro sporco gioco. La risposta a tutto questo nonché il principale obiettivo di Rumore fu quello di occupare i latifondi attraverso uno sciopero, indetto insieme ad Alongi il 31 agosto del 1919, conosciuto ancor oggi come Lo sciopero delle campagne prizzesi; a questo seguirono i comizi di Palazzo Adriano e dei comuni vicini. Tutto questo caos provocò il malumore della criminalità che la notte del 22 settembre lo fece uccidere sotto casa sua con due colpi di fucile. La reazione di giornali socialisti come L’Avanti! fu retorica definendolo nuovo martire, ma ciò non servì a celare il fatto che i latifondisti fossero i principali mandanti di quell’omicidio. Una forte risposta in merito fu data dall’amico nonché collega Alongi, attraverso un articolo sul giornale de La Riscossa Socialista, dove affermò i retroscena dell’omicidio nonché accusò le autorità di non aver protetto Rumore, ai fini di salvaguardare i loro rapporti personali con l’ambiente della malavita. Nonostante ciò Alongi decise di portare avanti il programma dell’amico, ma giorno dopo giorno iniziò a sentire anch’egli la pressione della mafia. Quest’ultima colpirà anche lui cinque mesi dopo.

 

 

Leggere anche: mafie.blogautore.repubblica.it
Articolo del 11 dicembre 2020

L’assassinio di Giuseppe Rumore
di Dino Paternostro

 

 

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *