23 Luglio 1980 Giugliano (NA). Resta ucciso Pasquale Russo, contadino di 82 anni, era nella traiettoria di proiettili destinati a un noto boss locale.

Foto da L’Unità del 25 Luglio 1980

Nonostante l’età, 82 anni, Pasquale Russo quotidianamente era solito raggiungere il mercato di Giugliano. Guidando il suo vecchio moto-ape, l’anziano contadino preferiva vendere direttamente i prodotti della sua terra. Il 23 luglio 1980 Pasquale Russo viene colpito da alcuni proiettili vaganti. Ricoverato al Cardarelli per le ferite riportate alle gambe, Pasquale muore dopo poche ore.
L’obiettivo dei killer era un boss della zona, Enrico Sciorio.
Poco prima dell’attentato due giovani su una grossa moto avevano fatto un primo sopralluogo, successivamente uno dei due killer raggiunse a piedi la persona da eliminare e, dopo averlo chiamato per nome, cominciò a sparare all’impazzata.
La storia di Pasquale Russo è raccontata nel libro di Raffaele Sardo “Come nuvole nere” edito da Melampo nel 2013. La vicenda di Pasquale è anche ricordata nel “Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia” pubblicato da Castelvecchi nel 2013

Fonte:  fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

Articolo da L’Unità del 25 Luglio 1980
Infuria la Guerra della “Camorra”
Obiettivo del killer era Enrico Sciorio, noto boss della mala locale. Rimasto ferito alle gambe Pasquale Russo di 82 anni, colpito dalle pallottole vaganti, è morto poco dopo in ospedale.

La guerra della camorra ha aggiunto un ennesimo capitolo di sangue alla sua storia annosa e tormentata. Teatro, purtroppo non inconsueto, della nuova faida tra bande rivali, il mercato ortofrutticolo di Giugliano. Obiettivo dichiarato un boss potente e temuto della zona. Enrico Sciorio, ben noto a polizia e carabinieri per i suoi interessi in numerosi traffici illeciti, dalle sigarette alla droga, commerciante di ortofrutta e proprietario di uno stand nel mercato di Giugliano, è stato gravemente  ferito l’altro ieri intorno alle 15 da un giovane killer armato di pistola.

Ma a cadere sotto la raffica di proiettili esplosa dall’accanito pistolero ci sono anche vittime innocenti. Un anziano fruttivendolo al minuto, Pasquale Russo di 82 anni colpito per tre volte alle gambe è morto poco più tardi al Cardarelli: era venuto anche lui al mercato, come sempre, nella speranza di smerciare qualche cesto di prugne.

Un altro proiettile ferisce alla gamba sinistra, per fortuna non gravemente, il facchino Antonio Ferraro di 51 anni: ne avrà per 10 giorni. Una scheggia di piombo lambisce di striscio al naso il diciassettenne Vincenzo Mancini, studente e garzone al mercato per raggranellare un po’ di soldi. Terrore e fuggi fuggi generale. E’ il primo pomeriggio e il mercato sta sfollando dopo la frenetica attività di ogni mattino: la tragedia improvvisa e spietata lascia tutti senza fiato. Un anziano contadino è morto senza colpa: poteva toccare a chiunque poteva essere una strage.  Ed è – se si vuole — la stessa dinamica ormai abusata  e quasi banale in cui si è svolta la feroce spedizione punitiva a imporre considerazioni… inquietanti sulla impietosa determinazione che caratterizza ormai, da qualche tempo a questa parte, le lotte intestine della mafia nostrana. Poco prima dell’attentato una grossa moto con a bordo due giovani è stata vista circolare nel mercato: i due cercavano chiaramente qualcuno, la loro vittima. Uno del due, il  killer, si è poi diretto a piedi verso lo stand di Enrico Sciorio, lo ha chiamato per nome e ha cominciato a sparare all’impazzata. Si è quindi dileguato insieme all’amico che lo aspettava col motore acceso. Poco importa che sul selciato, oltre al boss designato, colpito a entrambe le gambe, restassero altri feriti e un uomo morto “per caso”: l’escalation della violenza mafiosa non ammette più esitazioni e sembra ormai pronta a ogni atrocità. Basta andare con la memoria a delitti efferati come quello del concessionario della Peugeot Enzo Varriale, bruciato vivo insieme alla sua auto, per essersi — con tutta probabilità ribellato alle eccessive richieste dei suoi ricattatori; al macabro ritrovamento proprio l’altro giorno nelle campagne di S. Sebastiano del cadavere orribilmente carbonizzato del giovane Giuseppe Mutillo evidentemente punito per aver osato uno sgarro di troppo.

La tragica sparatoria di Giugliano ricorda, naturalmente, ben altri drammatici duelli che hanno avuto come sfondo la guerra senza quartiere per il controllo del mercati ortofrutticoli, tradizionale terreno di coltura della camorra napoletana: rimanda col pensiero alle scene da film dell’uccisione di  “Pascalone ‘e Nola”. Ma oggi, è il caso di ricordarlo, gli interessi in gioco sono ben più consistenti e articolati, gli intrecci col più  spregiudicato potere politico ed economico vischiosi e collaudati.

L’intermediazione parassitaria che opprime sempre più il mondo delle campagne e spadroneggia, incontrastata nella gestione e nella commercializzazione del prodotto è profondamente segnata dalle ingerenze mafiose.

A Giugliano — non a caso — è dà anni, in ballo la battaglia per la costruzione deli nuovo mercato ortofrutticolo: finanziamenti e progetti giacciono però inutilizzati perché non si riesce a definire la localizzazione del nuovo complesso. Dietro – come è facile immaginare – ci sono le resistenze di chi non ha alcun interesse a smuovere le cose cosi  come stanno. Dunque c’è anche la mafia, ma non solo la mafia…

p.m.

 

 

 

 

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