23 ottobre 2003 Caltanisetta: Ucciso il commerciante Michele Amico, si era opposto al pagamento del pizzo.
Michele Amico, titolare di una cartoleria-tabaccheria, venne ucciso a colpi di pistola il 23 ottobre del 2003 a Caltanisetta . Gli investigatori, attraverso le dichiarazioni dei familiari di Amico, di alcuni confidenti e gli accertamenti eseguiti sul traffico telefonico della vittima, hanno individuato l’assassino, ora collaboratore di giustizia. Il commerciante, che si era rifiutato di pagare il pizzo, prima di essere ucciso aveva subito numerosi attentati e atti vandalici.
Articolo del 15 Novembre 2004 da confcommercio.it
Fu ucciso per non aver pagato il pizzo, presunto omicida in cella
Un operaio stagionale della Forestale è stato arrestato dalla squadra mobile di Caltanissetta per l’omicidio del commerciante Michele Amico, che si era opposto al pagamento del pizzo. La vittima venne uccisa a colpi di pistola il 23 ottobre del 2003.
Un operaio stagionale della Forestale, Agesilao Mirisola, di 40 anni, è stato arrestato dalla squadra mobile di Caltanissetta per l’omicidio del commerciante Michele Amico, che si era opposto al pagamento del pizzo. La vittima, titolare di una cartoleria-tabaccheria, venne uccisa a colpi di pistola il 23 ottobre del 2003. L’ordine di custodia cautelare è stato emesso dal Gip Mariella Giannazzo, su richiesta del sostituto procuratore Sergio Carnimeo. Secondo gli inquirenti l’omicidio doveva servire da monito anche per altre vittime del racket che si rifiutavano di pagare il pizzo.
Michele Amico fu assassinato con 7 colpi esplosi da due pistole differenti nei pressi della casa di campagna dei genitori. Gli investigatori, attraverso le dichiarazioni dei familiari di Amico, di alcuni confidenti e gli accertamenti eseguiti sul traffico telefonico della vittima, hanno individuato una telefonata del presunto assassino effettuata da una cabina telefonica, che sarebbe servita per attirare il commerciante sul luogo dell’omicidio.
La Squadra Mobile è risalita a Mirisola attraverso una scheda telefonica prepagata con la quale erano state effettuate pochissime chiamate, due delle quali proprio alla vittima. L’operaio, peraltro, frequentava il negozio di Amico in cui si vendevano anche cellulari e schede telefoniche. Il commerciante, che si era rifiutato di pagare il pizzo, prima di essere ucciso aveva subito numerosi attentati e atti vandalici. Agesilao Mirisola, rinchiuso nel carcere di Bicocca a Catania con l’accusa di omicidio aggravato e premeditato, detenzione e porto in luogo pubblico di due armi comuni da sparo, era stato già arrestato il 4 marzo scorso nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri denominata “Itaca Bob Cat” per associazione mafiosa e tentata estorsione.
Articolo del 6 Maggio 2009 dagiornalenisseno.com
Agesilao Mirisola, condannato per l’omicidio Amico, nuovo collaboratore di giustizia
Un altro nome si aggiunge al piccolo esercito di collaboratori di giustizia nisseni: è quello di Agesilao Mirisola, l’ex operaio della Forestale condannato all’ergastolo nei due gradi di giudizio per l’omicidio del commerciante nisseno Michele Amico, ucciso nel 2003. Lo scorso 27 marzo, quando i giudici d’Appello gli confermarono il carcere a vita, Mirisola deve aver maturato la decisione di saltare il fosso e di collaborare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, in particolare con il procuratore Sergio Lari e gli aggiunti Amedeo Bertone e Domenico Gozzo. Lui che di segreti e retroscena potrebbe svelarne eccome, uno su tutti chiarire il movente e dire chi sono i mandanti e i sicari dell’omicidio Amico. Interrogativi che nemmeno due processi hanno trovato risposta. Ma gli orizzonti della collaborazione del neo pentito nisseno potrebbero allargarsi anche sul fronte delle estorsioni a commercianti e imprenditori taglieggiati da Cosa Nostra, così come spaziare sugli assetti delle famiglie mafiose nel capoluogo e del resto nella provincia. Una nuova burrasca, insomma, si abbatte nel panorama criminale del Nisseno. Oggi Mirisola, che ha iniziato a parlare ed a riempire i primi verbali, il 6 marzo scorso la via del pentimento fu intrapresa dall’ex professore di educazione fisica, Carmelo Barbieri, vicino alla famiglia del boss Piddu Madonia. Ma ancora prima avevano tagliato i ponti con la mafia l’ex imprenditore edile nisseno Aldo Riggi e l’allora agente di polizia penitenziaria Pietro Riggio, seguendo l’esempio di Carlo Alberto Ferrauto che, con le loro cantate, hanno contribuito e lo stanno ancora facendo, a infliggere duri colpi nella lotta a Cosa Nostra.
Articolo dell’8 Settembre 2012 da ilfattonisseno.it
Omicidio Amico, svolta nelle indagini “Dentro Cosa Nostra c’è chi sa la verità”
CALTANISSETTA – Nei ranghi di Cosa Nostra nissena, qualcuno conosce la verità sull’omicidio di Michele Amico, il commerciante nisseno ucciso la mattina del 23 ottobre 2003 nelle campagne di Favarella. La Squadra Mobile di Caltanissetta e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, infatti, da qualche mese stanno approfondendo questa circostanza, rileggendo i verbali dei collaboratori di giustizia che fino a qualche anno fa erano organici alla “famiglia” mafiosa per conto della quale riscuotevano il “pizzo”. Gli inquirenti ritengono che alcuni affiliati alla cosca non fossero all’oscuro di questo delitto. Resta da accertare se qualcuno di loro abbia saputo in anticipo che il commerciante doveva essere ucciso, oppure soltanto dopo ha appreso il movente dell’omicidio, chi sono i mandanti e chi quella mattina ha sparato ad Amico. Ad oggi, non si sa per quale motivo il commerciante sia stato ucciso.
Alla minuziosa valutazione degli investigatori della Mobile e dei magistrati della Dda, dunque, vi sono le dichiarazioni rese dai pentiti nisseni negli ultimi anni che, oltre a riferire le loro conoscenze su estorsioni, traffici di droga e armi nel territorio, si sono soffermati anche sull’omicidio di Michele Amico. Finora l’unico ritenuto colpevole per l’assassinio del commerciante è stato Agesilao Mirisola, ex affiliato a Cosa Nostra e oggi pure lui pentito, condannato definitivamente all’ergastolo.
Era sua la scheda telefonica utilizzata per contattare Amico al suo negozio di via dei Mille e attirarlo con una scusa nella campagna di Favarella dove lo aspettavano i sicari, che spararono con due pistole di diverso calibro. Dalle rivelazioni di Mirisola, un anno fa la Procura ha aperto un’inchiesta – tuttora pendente – nei confronti di due meccanici nisseni, padre e figlio, e di un appuntato dei carabinieri in servizio a Caltanissetta accusati di concorso in omicidio. Ma i pubblici ministeri, non avendo trovato riscontri alle dichiarazioni rese da Mirisola, sembrano orientati a chiedere l’archiviazione dell’indagine. Adesso il nuovo filone d’indagine guarda alla matrice mafiosa su un omicidio ancora senza movente.