23 ottobre 2009 Casapesenna (CE). Muore dopo 21 anni di sofferenze, Antonio “Tonino” Cangiano, Vice Sindaco del paese al momento dell’agguato avvenuto il 4 ottobre 1988.

Foto danotiziemigranti.com

La sera del 4 ottobre del 1988 lo ferirono in un agguato di camorra costringendolo a vivere su una sedia a rotelle. Antonio Cangiano, assessore ai lavori pubblici e vice sindaco a Casapesenna, paese del boss Michele Zagaria, doveva essere punito perché aveva rifiutato di sottostare ai ricatti del clan per l’affidamento di un appalto.
Antonio Cangiano è deceduto il 23 ottobre del 2009, a 60 anni, anche in seguito a quelle ferite.

(Raffaele Sardo)

 

 

Articolo del 4 Ottobre 2013 da notiziemigranti.com Casapesenna ricorda Cangiano, l’uomo senza gambe che ha camminato dritto e libero

CASAPESENNA – Il 4 Ottobre 2013, ricorre il 25° Anniversario dell’agguato camorristico, che provocò il ferimento del Vice Sindaco del Comune di Casapesenna, Antonio Cangiano.

L’ingegner Antonio Cangiano, classe 1949, da ragazzo si era iscritto al Partito Comunista e a soli 24 anni, nel 1973, fu eletto nel primo Consiglio comunale del suo paese, appena distaccatosi da San Cipriano d’Aversa. Nel 1988, dopo anni spesi all’opposizione, il Pci passò in maggioranza attraverso un compromesso con socialisti e democristiani. Cangiano divenne vicesindaco e assessore ai lavori pubblici: una delega strategica e difficile da gestire, visti i ghiotti appetiti che suscitano da sempre gli appalti degli enti locali. Cangiano voleva mettere mano al piano regolatore e bloccare una serie di appalti concessi senza gare regolari ad imprese vicine alla camorra.

Ma il 4 ottobre 1988, in piazza Petrillo, la tragedia: “Tonino” Cangiano fu ferito alle gambe in un agguato di camorra e da allora era stato costretto a vivere su di una sedia a rotelle. Intanto la situazione politica del paese precipitava e il consiglio comunale venne sciolto nel 1991 con decreto del presidente della Repubblica per infiltrazione mafiosa.

Il 21 novembre 1993, dopo due anni di commissariamento, si tornò alle urne: con la nuova legge elettorale, per la prima volta, il sindaco sarebbe stato eletto direttamente dai cittadini e non dai partiti presenti in consiglio. A pochi giorni dalle scadenza per presentare le liste il parroco di Casapesenna, don Luigi Menditto, e alcuni esponenti dei comitati dei cittadini proposero a Cangiano di candidarsi a sindaco per la lista civica Insieme per Casapesenna, espressione della società civile, delle associazioni dei cittadini e dell’Azione Cattolica.

Cangiano divenne sindaco con 4.000 voti. Ma la gioia durerà poco: dopo neanche due anni il primo cittadino, evidentemente stanco delle minacce e delle pressioni della camorra, sarà costretto alle dimissioni e l’ente nuovamente sciolto dal Governo.

Con gli anni le condizioni di salute di Cangiano erano peggiorate, fino alla completa amputazione degli arti inferiori e alla prematura scomparsa, avvenuta il 23 ottobre 2009.

In occasione del 25° anniversario del suo agguato, il Presidio di Libera di Casapesenna, ha voluto ricordare la figura di Tonino Cangiano con una giornata commemorativa che coinvolgerà le autorità e le associazioni locali e si svolgerà sabato 5 Ottobre a partire dalle 17, presso il Centro Sociale di Casapesenna. Tra i rappresentanti delle associazioni locali presenti, anche Renato Natale, presidente delle Associazioni Jerry Essan Masslo e Sinistra 2000, Gianni Solino, coordinatore provinciale di Libera e Valerio Taglione, referente del Comitato Don Peppe Diana.

Al termine della commemorazione verrà proiettato il film “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana, dedicato alla vita e all’omicidio di Peppino Impastato, un’altra vittima della camorra impegnato nella difesa della sua terra.

Commento a fine pagina:

Messaggio di “Tonino” Cangiano ai Giovani

“Ci vuole un forte ricambio nella gestione della cosa pubblica, c’è bisogno della discesa in campo di giovani di buona volontà che vogliono bene al proprio paese e vogliono impegnarsi per fare la cosa giusta, siamo arrivati al punto di non ritorno, è ora di migliorare la vita della gente del nostro territorio. I giovani non devono disinteressarsi alla politica perché è la politica che decide come devono vivere, se devono avere un posto di lavoro, se devono sperare di potersi costruire una casa e formarsi una famiglia. I giovani devono capire che ormai non possono più stare a guardare, devono fare. Sono i giovani i veri portatori di nuove idee. Sono i giovani che non conoscono i compromessi. È sono i giovani che possono rinnovare la politica nel nostro paese”

 

 

Foto da: dallapartedellevittime.blogspot.it

Articolo del 5 Ottobre 2013 da dallapartedellevittime.blogspot.it
RICORDATO ANTONIO CANGIANO A 25 ANNI DALL’AGGUATO DI CAMORRA CHE LO PARALIZZÒ
di Raffaele Sardo

CASAPESENNA – La sera del 4 ottobre del 1988 lo ferirono in un agguato di camorra costringendolo a vivere su una sedia a rotelle. Antonio Cangiano, assessore ai lavori pubblici e vice sindaco a Casapesenna, paese del boss Michele Zagaria, doveva essere punito perché aveva rifiutato di sottostare ai ricatti del clan per l’affidamento di un appalto. Cangiano, che è deceduto il 23 ottobre del 2009, a 60 anni,  anche in seguito a quelle ferite, è stato ricordato nel centro sociale cittadino, alla presenza della moglie e dei suoi tre figli. “Vogliamo la verità su quella vicenda che ha segnato la nostra comunità – ha detto Pasquale Cirillo, di Legambiente che ha promosso l’iniziativa – perché a distanza di tanti anni non si conoscono né i killer, né i mandanti di quell’agguato”. Il commando che sparò alcuni colpi di pistola a Cangiano in piazza Petrillo, gli spezzò anche la colonna vertebrale. Da allora rimase paralizzato.

A commemorare Cangiano anche don Luigi Menditto, parroco di Casapesenna da 50 anni. Don Luigi ha ricordato come  Cangiano aveva tentato di riprendersi una rivincita nei confronti della camorra. “Lo convinsi a candidarsi a Sindaco della città. Era il 1993 – ha detto il parroco – Mi recai a casa sua insieme ad una delegazione di un comitato cittadino. Tonino accettò, nonostante le sue condizioni di salute e divenne Sindaco il 21 novembre 1993, con quasi 4000 preferenze”. Ma fu di nuovo costretto alle dimissioni in seguito a nuove minacce da parte della camorra. Il 23 gennaio del 1996 il consiglio comunale fu sciolto, ancora una volta, per condizionamenti di camorra. La prima volta avvenne a settembre del 1991. Nel 1995 gli amputarono anche le gambe e comunicava solo attraverso un computer. Il 19 marzo del 2009, in occasione del quindicesimo anniversario della morte di don Giuseppe Diana, gli fece visita don Luigi Ciotti. “Per noi sei un simbolo vivente del movimento anticamorra” gli aveva detto il presidente di Libera.
“Apprendo solo ora che Antonio Cangiano non è stato riconosciuto vittima di camorra – dice Gianni Solino, responsabile provinciale di Libera Caserta – l’umiltà, la dignità e la riservatezza della sua famiglia non devono essere di ostacolo al suo riconoscimento, perché sappiamo tutti che Tonino Cangiano è una vittima della camorra. La sua è una storia di resistenza che è avvenuta in questo territorio. Una resistenza non di massa, di pochi, ma che c’è stata. Cangiano ha pagato come don Peppe Diana la sua scelta di non piegarsi alla camorra”.

Gianni Zara, ex sindaco di Casapesenna, che con le sue dichiarazioni ha fatto scattare una nuova indagine sugli amministratori della città, ha ricordato di quando incontrò Tonino Cangiano a casa sua. “Era il natale del 2008 ero ancora sindaco in quel periodo. In quell’incontro Tonino mi ha trasmesso  la sua forza, la sua intelligenza e il suo coraggio. Mi ha detto: “Non mollare. Qualunque sia il pericolo che hai davanti, qualunque  sia il sistema che rappresenta l’illegalità, lo devi combattere senza avere paura e con grande determinazione”.

E’ toccato infine a Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe e suo amico personale, ricordare le battaglie comuni contro la camorra. “Tonino era uno di noi. Insieme abbiamo denunciato i rischi di un sistema camorristico che stava conquistando pezzi della nostra economia, che conquistava anche pezzi delle nostre istituzioni, candidandosi direttamente alla gestione della cosa pubblica e stabilendo una vera e propria dittatura militare. Lui ha pagato il prezzo più alto. Come don Diana, come il sindacalista della CGIL, Tammaro Cirillo a Villa Literno.  Abbiamo fatto una promessa a noi stessi – ha concluso Natale –  tutti questi morti per mano della camorra, non devono essere dimenticati, perciò siamo qui ancora a parlare di Tonino Cangiano”. Dopo il saluto dei familiari di Cangiano, e la lettura di alcuni passi in suo ricordo da parte di ragazzi delle medie di Casapesenna, una corona di fiori è stata deposta alla fine della cerimonia all’ingresso del centro sociale che porta il suo nome.

Alla manifestazione hanno partecipato, tra le tante persone, anche una delegazione del coordinamento familiari di vittime innocenti della camorra (Salvatore Di Bona, Pasquale Scherillo, Carmen del Core), Valerio Taglione, portavoce del Comitato don Peppe Diana, il sindaco di San Marcellino, Pasquale Carbone, esponenti di Legambiente e del movimento 5 stelle.

 

 

Articolo dell’8 ottobre 2013 da avvenire.it
Storia di Tonino Cangiano
E di un segno che resta
di Antonio Maria Mira
Una medaglia che avrebbe e darebbe senso

Venticinque anni fa cominciava il calvario di Tonino Cangiano, vittima della camorra, piccolo-grande esempio di buona politica al servizio del bene comune. Malgrado la violenza, la gravissima invalidità fisica, l’isolamento. Una storia lontana, dimenticata e invece da ricordare soprattutto in tempi come i nostri nei quali la politica è solo vista come malaffare e interessi personali. Tonino viene eletto nel 1988, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici del suo paese, Casapesenna, cuore del potere camorristico-imprenditoriale del clan dei “casalesi”, il paese del boss Michele Zagaria arrestato proprio qui, il 7 dicembre 2011 dopo 16 anni di latitanza. Tonino dimostra subito la voglia di cambiare: stop al vecchio piano regolatore, stop ad alcuni appalti sospetti. Pulizia e trasparenza. Lì dove il clan, grazie alle proprie imprese, faceva ricchi affari.

È la strada giusta. Per la camorra è da fermare. Così la sera del 4 ottobre 1988 il piombo dei killer blocca per sempre le sue gambe, ma non il suo spirito, l’impegno per cambiare la sua terra. Tonino è un invalido in carrozzella, paralizzato e poi addirittura amputato. Ma non molla, non la dà vinta a chi dalla politica vuole solo opacità e favori. Così, quando nel 1993 si torna a votare e nasce una lista civica, con l’impegno di tanti laici attivi nella Chiesa locale, lui – incoraggiato dal parroco Luigi – accetta di candidarsi a sindaco. Iscritto fin da ragazzo al Pci, ma fortemente credente, si lancia nella nuova impresa: invalido in carrozzella alla guida di un gruppo di giovani esponenti di forze politiche diverse. Spirito di servizio per il riscatto della sua terra. Un piccolo miracolo per paesi dove la politica ha dato e, purtroppo, continua a dare tanti esempi negativi. E invece Tonino e la sua “strana” lista vincono.

Forse davvero si apre una nuova stagione. Ma anche la camorra non molla. E fa sul serio. L’anno dopo, il 19 marzo 1994, viene ucciso don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe, paese confinante con Casapesenna. A Tonino arriva un chiaro messaggio: «Se non te ne vai, metteremo in carrozzella anche i tuoi familiari». Sa che non sono minacce al vento. Lo sa sulla sua pelle. Vorrebbe tenere duro, ma pesa l’isolamento. Certo, a parole gli arriva la solidarietà di altri sindaci della zona, ma Roma è lontana, si disinteressa di questo piccolo paese, in realtà centro del potere della più potente cosca camorrista.
Solo nel 2008, dopo le stragi del gruppo Setola, lo Stato si impegnerà con forza e continuità, ottenendo risultati e dando fiducia. Ma, in quel momento, Tonino e i “suoi” giovani sono soli. Così si dimettono, e finisce dopo appena due anni quella stagione di speranza. Tonino torna al suo lavoro di ingegnere, ma non dimentica il gruppo che ha creato. In carrozzella, continua a incontrarli, a incitarli, a seminare speranza. Proprio lui che non è riuscito neanche ad avere giustizia e verità, dopo l’assoluzione dei suoi killer.

E quei giovani, ormai cresciuti, non lo dimenticano. Così alle elezioni del 2009 gli chiedono nuovamente di candidarsi. E lui, ormai bloccato su un lettino, dice nuovamente di sì. «C’è bisogno di persone che vogliono bene al proprio paese», spiega. Ma vince le vecchia politica, quella collusa. Sospetti confermati nel 2012, con lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione camorristica. Ma Tonino non fa in tempo a vedere questo epilogo. Il 23 ottobre 2009 il suo fisico, così provato, non resiste più. Dopo 21 anni il piombo camorrista raggiunge il suo scopo. «Ha amato la giustizia, l’ha cercata e ha pagato per lei», sono le parole del parroco al funerale. Troppo solo Tonino, una storia in fretta dimenticata. Invece va raccontata, per dire che anche nelle terre più difficili una politica pulita è possibile. Ma va sostenuta perché è sempre a rischio, come dimostrano le recenti dimissioni dei sindaci calabresi di Monasterace e Benestare dopo minacce e attentati. Ultimi esempi del lungo elenco di centinaia di azioni intimidatorie segnalate nel rapporto annuale di “Avviso pubblico”.

E allora proprio per non dimenticare, per ricordare con forza Tonino e la buona politica e per continuare a cercarla e a farla, in questo nostro Paese, si potrebbe considerare la possibilità di riconoscere la medaglia d’oro al valor civile ad Antonio Cangiano, sindaco pulito, uomo e cristiano generoso, senza gambe ma con la schiena dritta. Nel 2014, a cinque anni dalla morte, sarebbe un gesto forte, e non solo “in memoriam”.

 

 

Foto da: liberacaserta.org

Fonte liberacaserta.org (2009)
Libera ricorda Tonino Cangiano

Don Luigi Ciotti ha chiuso gli stati generali dell’Antimafia Contromafie 2009 ricordando l’impegno e il sacrificio di Tonino Cangiano. Le parole di Don Luigi ciotti per Cangiano: “Antonio Cangiano è stato un uomo delle istituzioni che come sindaco si è battuto per la legalità, per fare le cose per bene in questo Paese”.

Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe, ha ricordato con queste parole Antonio Cangiano: “Siamo colpevoli, siamo tutti colpevoli dei suoi 21 anni di sofferenza ; è colpevole questa terra che chiede ai propri figli migliori sacrifici estremi come quelli di Tonino, o la morte come fu per don Peppe. Siamo colpevoli delle troppe assenze, dell’indifferenza che ha circondato il suo calvario, ma lo siamo anche per ciò che lo ha preceduto ; il silenzio sulle cosche, le complicità, l’arruffianarsi il camorrista ed il potente di turno per ricavarne vantaggi personali. Siamo colpevoli per non aver denunciato, non aver gridato il nostro No ai criminali, perché abbiamo lasciato solo Tonino e pochi altri come lui , in una battaglia impari che portò a prendersi quei colpi vigliacchi che lo hanno stroncato , gli hanno paralizzato la vita. Nonostante la carrozzella Tonino non si tirò mai indietro; lo ricordo Sindaco in una Casapesenna che era stata sciolta per inquinamento camorristico , in condizioni di dissesto; e lo ricordo pochi mesi fa, nel giorno del 15° anniversario della morte di Don Peppino Diana, all’incontro con don Luigi ; a pancia in giù, dimezzato da interventi che gli avevano portato via le gambe,  non rinunciava a discutere di politica, di impegno, di speranze.  Non voglio ricordare Tonino con tristezza, ma con rabbia, la rabbia di chi non accetta che per essere uomini in questa terra bisogna morire. Nel tuo ricordo caro Tonino cercheremo di continuare a lottare per le nostre comunità , affinché non abbiano più bisogno di eroi”.

 

 

Foto da: pupia.tv

Articolo del 24 Ottobre 2009 da  pupia.tv
È morto l’ex sindaco anticamorra Antonio Cangiano

CASAPESENNA. La comunità di Casapesenna piange la scomparsa dell’ingegner Antonio Cangiano, l’ex vicesindaco gambizzato nel 1988 in un agguato di camorra e che da allora era stato costretto a vivere su di una sedia a rotelle.

Nato il 13 marzo 1949, iscritto al Partito Comunista sin dalla gioventù, “Tonino” (così lo chiamano in paese) entra a far parte del primo Consiglio comunale di Casapesenna, quando arriva l’autonomia territoriale nel 1973, con il distacco da San Cipriano d’Aversa. Alle elezioni del 29 e 30 maggio 1988 inizia dure battaglie dall’opposizione, dalla quale passa in maggioranza nell’ambito del cosiddetto “compromesso storico” tra Dc, Pci e Psi e viene designato assessore ai lavori pubblici con delega di vicesindaco. Cangiano è pronto a mettere finalmente mano al nuovo piano regolatore. Ma arriva quel terribile 4 ottobre 1988: in piazza Petrillo, il vicesindaco viene ferito gravemente alle gambe da colpi d’arma da fuoco. L’attentato porta la firma del clan dei casalesi perché Cangiano è intenzionato a bloccare alcuni appalti concessi senza gare regolari ad imprese vicine alla camorra. Quel Consiglio comunale non arriva alla naturale scadenza, e nel 1991 viene sciolto per decreto del presidente della Repubblica.

Dopo due anni si torna alle urne e avviene quello che Cangiano non si sarebbe mai aspettato: poco prima della scadenza per la presentazione delle liste arrivano a casa sua il parroco del paese, don Luigi Menditto, e una decina di rappresentanti di un comitato cittadino che gli chiedono di tornare in campo. Due giorni per riflettere e poi il “Si”. E’ quindi  candidato a sindaco in una lista civica, “Insieme per Casapesenna”, che raccoglie molti giovani ed esponenti della società civile, dell’Azione Cattolica e delle associazioni locali. Vince le elezioni del 21 novembre 1993, con quasi 4000 preferenze, praticamente tutto il paese gli si schiera a fianco. Ma la camorra è sempre in agguato e, dopo varie intimidazioni e minaccie, il 24 ottobre 1995 consegna le dimissioni nelle mani del Prefetto di Caserta. Successivamente il Consiglio dei ministri scioglie l’Assise il 23 gennaio 1996.

Muore il 23 ottobre scorso all’ospedale civile di Caserta dopo un mese di complicazioni cliniche, dovute sempre alla completa amputazione degli arti inferiori. Il funerale sarà celebrato sabato mattina, nella chiesa parrocchiale “S.Croce” di Casapesenna.

“Siamo colpevoli, siamo tutti colpevoli dei suoi 21 anni di sofferenza. – commenta il dottor Renato Natale dell’associazione “Jerry Masslo” di Casal di Principe – E’ colpevole questa terra che chiede ai propri figli migliori sacrifici estremi come quelli di Tonino, o la morte come fu per don Peppe Diana. Siamo colpevoli delle troppe assenze, dell’indifferenza che ha circondato il suo calvario, ma lo siamo anche per ciò che lo ha preceduto; il silenzio sulle cosche, le compliocità, l’arruffianarsi il camorrista ed il potente di turno per ricavarne ventaggi personali. Siamo colpevoli per non aver denunciato, non aver gridato il nostro No ai criminali, perchè abbiamo lascito solo Tonino e pochi altri come lui , in una battaglia  che portò a prendersi quei colpi vigliacchi che lo hanno stroncato, gli hanno paralizzato la vita. Nonostante la carrozzella Tonino non si tirò mai indietro; lo ricordo sindaco in una Casapesenna che era stata sciolta per inquinamento camorristico , in condizioni di dissesto; e lo ricordo pochi mesi fa, nel giorno del 15° anniversario della morte din Don Peppino Diana, all’incontro con don Luigi; a pancia in giù, dimezzato da interventi che gli avevano portato via le gambe, che non rinunciava a discutere di politica, di impegno, di speranze. Non voglio ricordare Tonino con tristezza, ma con rabbia, la rabbia di chi non accetta che per essere uomini in questa ter ra bisogna morire. Nel tuo ricordo caro Tonino cercheremo di continuare a lottare per le nostre comunità, affinchè non abbiano più bisogno di eroi”.

Alle ultime elezioni amministrative del giugno scorso, Cangiano aveva inviato questo messaggio alla lista “Insieme per Cambiare”: “Ci vuole un forte ricambio nella gestione della cosa pubblica, c’è bisogno della discesa in campo di giovani di buona volontà che vogliono bene al proprio paese e vogliono impegnarsi per fare la cosa giusta, siamo arrivati al punto di non ritorno, è ora di migliorare la vita della gente del nostro territorio. I giovani non devono disinteressarsi alla politica perché è la politica che decide come devono vivere, se devono avere un posto di lavoro, se devono sperare di potersi costruire una casa e formarsi una famiglia. I giovani devono capire che ormai non possono più stare a guardare, devono fare. Sono i giovani i veri portatori di nuove idee. Sono i giovani che non conoscono i compromessi. È sono i giovani che possono rinnovare la politica nel nostro paese”.

 

 

 

Articolo da L’Unità del 6 Ottobre1988
Agguato contro assessore del Pci
di Vito Faenza
Attentato della camorra a Casapesenna, in provincia di Caserta. La vittima in gravi condizioni.
Antonio Cangiano, assessore comunale del Pci a Casapesenna, un grosso comune dell’agro aversano, in provincia di Caserta, è stato ferito l’altra sera in un attentato di chiara matrice camorristica.
Antonio Cangiano (ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli di Napoli) da qualche mese era assessore ai Lavori pubblici. Dura presa di posizione del Pci.

CASAPESENNA (Caserta). Un agguato in piazza, con una tecnica che non lascia adito a dubbi. Antonio Cangiano, piccolo imprenditore, dal mese di agosto assessore comunale ai Lavori pubblici a Casapesenna, è stato ferito da un commando che gli ha sparato contro con pistole e con un fucile caricato a pallettoni. Un proiettile ha raggiunto Cangiano quando era già a terra, gli ha leso la spina dorsale e il midollo osseo. Dopo un breve ricovero all’ospedale civile di Aversa, l’assessore comunista è stato trasferito a Napoli.
I sanitari del Cardarelli lo hanno portato nella sala di rianimazione e si sono riservati la prognosi. «Per ora non c’è rischio della vita, ma in una situazione del genere sono le complicazioni a creare i pericoli maggiori…», hanno affermato i medici, che non si pronunciano
neanche sulla possibilità dell’esponente comunista di riacquistare l’uso delle gambe.
Le indagini si muovono in tutte le direzioni, affermano gli inquirenti, facendo intendere che nessuna pista può essere tralasciata, neanche quella personale. E’ una aggressione della camorra – ribattano sicuri in paese – che vuole dare un segnale incontrovertibile a chi, in una maniera o o nell’altra, cerca di opporsi ai disegni della malavita.
E che si tratti di una aggressione della camorra lo dimostra anche il fatto che un mese fa l’ex sindaco di S. Marcellinno, Luciano Dongiacomo, è stato ferito in un agguato. La gente racconta che questo attentato è stato messo a segno perché l’esponente politico,
avendo perso le elezioni, aveva intenzione di presentare un ricors per invalidarle. Due attentati, dunque, stanno a dimostrare come la malavita organizzata dell’agro aversano non ammetta alcun cambiamento di rotta nella vita amministrativa dei Comuni.
«L’aggressione è evidente – afferma il segretario provinciale comunista Lorenzo Diana – si tentano di minare la libertà e la democrazia. C’è il chiaro tentativo di trasformare le assemblee elettive in sedi di registrazione degli interessi criminali».
Il Pci rilancia perciò il tema della lotta alla camorra, chiede interventi del Csm e della commissione antimafia in provincia di Caserta e fa appello ai cattolici, alle forze sane della provincia affinché si affronti il problema della malavita organizzata.
I comunisti accusano soprattutto il ministero dell’Interno il quale sembra aver dimenticato che questa provincicia è la punta più calda nel panorama della camorra impresa.
Gli inquirenti non nascondono che in questo momento l’universo della malavita è in grande fermento, e non si riesce a capire se i due clan, che dominano la zona, siano in lotta tra loro o se invece lo scontro in atto riguarda altri interessi. I comunisti della provincia di
Caserta, infine, annunciano iniziative di massa contro la camorra e contro questa occupazione degli enti locali da parte della malavita organizzata. Ad Antonio Cangiano, intanto, stanno giungendo attestati di solidarietà. Il segretario del Pci, Achille Occhetto, gli ha inviato un telegramma. Il senatore comunista lmposimato ha presentato un’interrogazione sull’episodio al governo, ricordando che recentemente nella zona ci sono stati altri 3 attentati nei confronti di amministratori della provincia di Caserta.

 

 

 

Foto da: ilmattino.it

Fonte: ilmattino.it
Articolo del 24 ottobre 2014

Casapesenna. Una messa ricorda Cangiano: il vicesindaco su una sedia a rotelle ferito dal clan dei Casalesi

CASAPESENNA – La sera del 4 ottobre del 1988 lo ferirono in un agguato di camorra costringendolo a vivere su una sedia a rotelle. Antonio Cangiano, assessore ai lavori pubblici e vice sindaco a Casapesenna, paese del boss Michele Zagaria, doveva essere punito perché aveva rifiutato di sottostare ai ricatti del clan per l’affidamento di un appalto. Cangiano, deceduto il 23 ottobre del 2009, a 60 anni, anche in seguito a quelle ferite, è stato ricordato nel centro sociale cittadino, alla presenza della moglie e dei suoi tre figli.

«Vogliamo la verità su quella vicenda che ha segnato la nostra comunità». Così in una nota il presidio Libera di Casapesenna. I presunti feritori dell’ex vicesindaco, infatti, sono stati assolti dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

 

 

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *