24 Luglio 2007 Peschici (FG). Domenico De Nittis, Carmela e Romano Fasanella restano uccisi a seguito di un incendio che ha devastato le pinete del paese.

Il 24 luglio del 2007 a Peschici (FG) un terribile incendio mandò in cenere migliaia di ettari di macchia mediterranea e costò la vita a tre persone i fratelli Carmela Fasanella e Romano Fasanella avvolti dalle fiamme mentre erano a bordo della loro autovettura e Domenico De Nittis, un venditore ambulante gravemente ustionato mentre cercava di salvare la sua bancarella, deceduto qualche giorno più tardi a Genova.
Ci furono sei indagati ma il caso fu archiviato per mancanza di prove.

 

 

Articolo di La Repubblica del 24 Luglio 2007
Incendi, un giorno d’inferno sul Gargano almeno due morti e terrore a Peschici
Proteste per i ritardi nei soccorsi: “Per ore non si è visto nessuno”

ROMA – Due morti accertati, migliaia di persone in fuga, centinaia intrappolate sulla spiaggia e tratte in salvo via mare, camping e villaggi turistici evacuati, trecento intossicati e numerosi feriti, proteste per il ritardo nei soccorsi. Questo il bilancio di una giornata apocalittica in Puglia, dove un enorme incendio ha devastato la località di vacanza di Peschici, in provincia di Foggia. A innescare il rogo sarebbe stato un focolaio in un uliveto: le fiamme si sono estese a un deposito di bombole di gas, che è esploso. Incendi anche nel resto d’Italia, in particolare al centro-sud, ma è in quest’area che si registra la massima emergenza. Allestita un’unità di crisi nella Prefettura di Foggia. “Un reato ambientale che coincide con un reato di strage”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha disposto l’intervento dell’esercito.

La tragedia. All’interno di un’automobile, lungo una strada nella zona di San Nicola, sono stati rinvenuti i cadaveri carbonizzati di due persone. Si tratterebbe di due ottantenni, fratello e sorella, Carmela Maria e Rocco Fasanella. Secondo notizie non confermate altre due persone avrebbero perso la vita su una spiaggia, probabilmente per asfissia. Sul numero delle vittime, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, non commenta e rimanda alla Prefettura di Foggia.

Il salvataggio. Il grosso delle operazioni di salvataggio dei turisti che si sono rifugiati sulle spiagge fra Peschici e Vieste – circa 4500 persone – è avvenuto con imbarcazioni della Guardia costiera, dei carabinieri, della Gdf, di barche passeggeri e di pescatori. Nuclei familiari o gruppi di amici sono stati separati: per facilitare il ricongiungimento è stato istituito il numero 0884.962802.

I feriti. Ci sono alcuni feriti tra le persone messe in salvo. Oltre 300 le persone medicate, molte delle quali intossicate dal fumo, o che hanno avuto crisi di panico. Una persona, ricoverata a Vico del Gargano, ha riportato ustioni di secondo grado alle gambe.
In campo le forze armate. In seguito alle disposizioni del ministro della Difesa, Arturo Parisi, sono impiegati nell’area mezzi da trasporto delle Forze armate ed elicotteri della Marina militare. Allertati i centri “Combat Search and Rescue” di ricerca e soccorso dell’Aeronautica, che dispongono di elicotteri HH-3F. Le Forze armate forniscono assistenza al volo, con rifornimenti a terra per gli aerei della Protezione civile e la possibilità di scalo tecnico presso l’aeroporto di Amendola.

I testimoni. “In un secondo è arrivato l’inferno. Abbiamo visto il fumo poi sono spuntate le lingue di fuoco che sono salite dal mare verso il paese”: così Maria Grazia Pastore, in vacanza al villaggio “Moresco” di Peschici. Era in spiaggia quando, verso le 11.30, hanno cominciato a diffondersi le fiamme: “Il vento rovente ha fatto propagare subito il rogo, siamo scappati, abbiamo incontrato gente che veniva dai dintorni, dicevano che la situazione era terribile”. “Il fuoco – racconta un uomo – l’ho visto all’improvviso, nel villaggio tutti gridavano e scappavano. Ho preso poche cose, la gente fuggiva in mutande, in costume, lasciavano le loro cose là”.

I ritardi dei soccorsi. Lasciati “in balia di noi stessi”, “soccorsi quando il peggio era passato”: alcuni turisti di Peschici protestano contro i ritardi nei soccorsi. Parla Nicola, ospite degli appartamenti “Serena”, nella baia di San Nicola. “Abbiamo visto il fumo venire dalla collina, era vicino ma ci hanno detto che non era niente di grave”. Le fiamme incalzavano, i turisti hanno chiamato i carabinieri ma “non sapevano nulla più di noi”, poi i vigili del fuoco, “qualcuno ci ha consigliato di prendere un mezzo e di uscire da quella strada, ma era impraticabile. Non abbiamo visto uno straccio di soccorsi, sono arrivati quando eravamo salvi, le fiamme erano basse e non c’era più pericolo. Quando è arrivato il primo gommone, pretendevano che fossimo noi a raggiungerli perché avevano paura che si bucasse, pensate un po’. Gli abbiamo urlato di avvicinarsi, quando sono arrivati ci abbiamo messo sopra le mamme e i bambini, un inferno”.

Treni bloccati. Gli incendi hanno compromesso la circolazione ferroviaria nella regione, in particolare quella di 11 treni a lunga percorrenza sulla linea Adriatica. In serata sono arrivati a Bari, con 5-6 ore di ritardo, treni provenienti dal Nord. Per un rogo tra Fasano e Ostuni, dopo le 18 è stato fermato nella stazione di Bari l’Eurostar 9353 da Roma: ripartirà non appena sarà riattivata la linea. Bloccato anche un treno in partenza da Lecce e diretto a Roma, i passeggeri sono stati condotti a destinazione con un pullman. A Foggia la linea ferroviaria, bloccata alle 12, è stata ripristinata alle 18.10: i passeggeri sono stati assistiti con acqua e viveri.

 

 

Articolo da La Repubblica del 27 Luglio 2007
I turisti tornano sulle spiagge ma è allarme per nuovi roghi
di Gabriella De Matteis

PESCHICI – Sono le sei quando gli elicotteri si alzano nuovamente in volo. La gente, riunita nella piazza del paese per il funerale delle due vittime, guarda verso l’ alto. Commenta e impreca contro i piromani, i professionisti delle fiamme. Il disastro, fortunatamente, non si ripete. «Si tratta di focolai, la situazione è sotto controllo» spiegano gli uomini della Forestale. Il processo di combustione, all’ interno di tronchi di alberi secolari già danneggiati dall’ incendio, è una conseguenza naturale. Su un bosco, ancora una volta sulla litoranea che da Peschici conduce a Vieste, gli elicotteri dei vigili del fuoco gettano acqua. Poi un’ altra segnalazione arriva da un’ area a ridosso dalla statale. In poco tempo il fuoco è spento. Davanti al municipio passa il corteo funebre, le bare dei due fratelli. Romano Fasanella, 71 anni, e la sorella Carmela, di 80, non sono riusciti a scappare. Il fuoco li ha uccisi. Alla cerimonia, nella chiesa madre, le telecamere non sono ammesse. Prima ci sono anche momenti di tensione. La presenza dei giornalisti, delle regie mobili delle tv, non è più gradita a Peschici, il centro del Gargano che vorrebbe tornare alla normalità e cancellare le immagini del rogo. E che intanto conta i danni. Nicola Pinto è il presidente della comunità montana. Il cognato è uno dei feriti. Le sue condizioni, nelle ultime ore, si sono aggravate. E dall’ ospedale di San Giovanni Rotondo è stato trasferito al “Gaslini” di Genova. Domenico De Nittis, 62 anni, sulla litoranea era andato per trovare la moglie che gestisce un chiosco di prodotti tipici. Scappava con il suo ciclomotore ed è stato circondato dalle fiamme. Ha fatto in tempo a chiedere un bicchiere di acqua a un bar poi è svenuto. «Ha ustioni di secondo e terzo grado, è in coma farmacologico» dice Nicola Pinto. Per lui negli ospedali specializzati del sud non c’ era posto e così è stato trasportato a Genova. Dalla Puglia alla Liguria per curare le ferite causate da un incendio che, spiega ancora il presidente della Regione Nichi Vendola, è il frutto di «una strategia criminale», di un disegno preciso. Non crede al caso, il governatore rilancia ancora l’ ipotesi del dolo. «C’ è stata – ragiona – una geometrica potenza dell’ appiccamento di fuochi plurimi, questa figura geometrica che è Vieste, Peschici, Mattinata, Lesina Rocchetta Sant’ Antonio e ancora: i fuochi appiccati anche sulle vie di accesso. Davvero l’ impressione che è stata colta soprattutto da chi era in cielo, dagli elicotteristi, era di un disegno a tavolino, perché l’ intero Gargano era chiuso a tenaglia da questa progressione del fuoco». Ed è anche per provare l’ origine dolosa dell’ incendio che indaga la procura. Ieri il numero uno degli uffici giudiziari di Lucera, Massimo Lucianetti ha convocato un vertice. «Si indaga – ha spiegato per omicidio volontario e sui tempi dei soccorsi». Il fuoco, come dimostrano le immagini della Nasa, è partito da quattro punti diversi. Questo fa pensare all’ azione dei piromani, ma cercare prove, indizi concreti, tracce dei professionisti del fuoco, confidano gli esperti, non è facile l’ area è troppo vasta. All’ ipotesi che porta alla criminalità organizzata credono in pochi. E’ difficile pensare, ragionano gli investigatori, che la malavita abbia interesse a distruggere una delle principali fonti di ricchezza per la zona. Il sindaco e vicepresidente dell’ ente parco Franco Tavaglione, invece, respinge la pista degli «interessi speculativi». «In quel punto comunque non si potrebbe costruire» dice e intanto lancia una sua ipotesi: «Il Gargano è cresciuto e chissà, qualcuno potrebbe avere l’ interesse a dirottare i turisti in altre località». Chi, invece, vorrebbe che i visitatori rimanessero sono gli operatori del settore. A parlare per tutti è Luigi Manzionna, responsabile regionale del Cotup. «Solo una struttura è stata distrutta le altre – dice – sono perfettamente funzionanti, i turisti possono venire tranquillamente».

 

 

Articolo del 28 Luglio 2007 da ilsole24ore.com
Terza vittima del fuoco nel Gargano. Due persone indagate

Il fuoco che ha distrutto i boschi del Gargano ha fatto la terza vittima. Si tratta di Domenico De Nittis, un sessantenne di Peschici che era rimasto gravemente ustionato nell’incendio che ha avvolto il Gargano tra Peschici e Vieste. Mentre procede l’indagine della magistratura, ci sono due indagati. Il primo è un dipendente dell’Anas che risiede in un Comune a una cinquantina di chilometri da Peschici. In servizio sulle strade del Gargano, avrebbe taciuto la notizia dell’incendio alla centrale operativa, nonostante gli fosse stata comunicata da alcuni turisti. Il ritardo ha consentito al rogo di estendersi e trasformarsi in un incendio che ha invaso una zona molto più ampia. L’accusa è di rifiuto di atti d’ufficio, concorso in incendio colposo e omicidio plurimo colposo. Il secondo indagato è il proprietario di un fondo su cui si sono sviluppate le fiamme. Le ipotesi di reato per cui procede la procura sono in sostanza le stesse indicate per il primo indagato,

Ieri il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza nelle zone devastate dagli incendi. Si sta anche studiando la possibilità di applicare la cassa integrazione ai lavoratori del settore turistico e proroghe delle scadenze di pagamento per le imprese, anche piccole. Il sottosegretario agli Interni Ettore Rosato, riferendo alla Camera ha detto che la situazione è ormai sotto controllo, nonostante nella giornata di ieri siano stati cntati oltre 300 incendi. «La temperatura elevata, sommata al vento e alla siccità diffusa – ha detto Rosato – sono stati alcuni dei motivi che spiegano l’emergenza di questi giorni. Rilevantissima è stata, però, la mano criminale che ha appiccato il fuoco inseguendo disegni di guadagno o di follia». Nella sua relazione Rosato ha anche sottolineato che per combattere gli incendi serve qualche mezzo in più, dislocato meglio, ridadendo, però, che non c’è stato alcun ritardo nei soccorsi. La prima richiesta di intervento aereo è giunta alla sala operativa martedì alle 11.19 e dopo 40 minuti già il primo elicottero operava sull’incendio.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato che gli incendi sono una «vera calamità catastrofica portatrice di lutti e di danni incalcolabili, talora irreversibili, alla bellezza e all’economia di interi territori». Il Capo dello Stato ha conferito la Medaglia d’oro al Valor Civile alla memoria a nove cittadini, i quali il 28 luglio 1983, ricorda una nota del Quirinale, sacrificarono eroicamente la loro vita nel tentativo di bloccare un devastante incendio che giunse a minacciare l’abitato di Tempio Pausania. L’auspicio di Napolitano è che «si ravvivi costantemente la consapevolezza della doverosa necessità di una mobilitazione permanente di ogni risorsa disponibile per scongiurare e contrastare con la massima energia il ripetersi di simili tragedie».

 

 

Articolo da La Repubblica del 28 Luglio 2007
Peschici, c’è un indagato per il rogo
di Gabriella De Matteis

PESCHICI – Quando ha visto il fumo, la nube nera che aveva invaso le pinete del paese è corso dalla moglie che, sulla litoranea per Vieste, gestisce un chiosco di prodotti tipici, dicendole di andare via. Lei è riuscita a scappare. Lui, un artigiano di 62 anni, invece, è stato circondato dalle fiamme. E dopo quattro giorni di agonia, è morto. Sale quindi a tre il bilancio dell’ incendio scoppiato martedì sul Gargano. La notizia a Peschici arriva alle prime ore del mattino. E’ il giorno della dichiarazione da parte del Consiglio dei Ministri dello stato di calamità nelle regioni del sud. E quello della prima, ma non decisiva svolta nell’ inchiesta aperta per far luce sulle cause dei roghi e sui presunti ritardi nei soccorsi. Un dipendente dell’ Anas è stato iscritto nel registro degli indagati. Allertato da due turisti, preoccupati da alcuni focolai, non sarebbe intervenuto, né avrebbe attivato la procedura d’ allerta. Questo, almeno spiega Daniele, veronese d’ adozione, ma barese d’ origine. Giovedì ha presentato una denuncia ai carabinieri. E ha raccontato la circostanza sulla quale il procuratore di Foggia Massimo Lucianetti e il sostituto Claudio Rastrelli hanno deciso di avviare accertamenti. Erano le nove del mattino. L’ incendio non era ancora scoppiato. C’ era solo un piccolo focolaio sullo statale che da Peschici conduce a Vieste. «Le fiamme erano divampate ai bordi della carreggiata così, quando poco dopo ho visto l’ operaio dell’ Anas, fermo in auto, ho chiesto di intervenire, ma lui ha spiegato che non era di sua competenza» racconta il giovane turista che, ora, non si rassegna. Invoca chiarezza, giustizia. «Se quel piccolo incendio fosse stato spento, avremmo potuto evitare quello che è accaduto. Sono sicuro che l’ operaio non ha fatto nulla per spegnere il fuoco. Poco più tardi, infatti, l’ ho incontrato in un bar». E’ un fiume in piena Daniele. Nella piazza davanti al Municipio ripete che il disastro, forse, poteva essere scongiurato. Il suo racconto è un atto di accusa. E, ora, al dipendente dell’ Anas la procura di Lucera contesta i reati di incendio boschivo colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime e rifiuto di atti di ufficio. «La ricostruzione del turista non corrisponde assolutamente alla verità» ribatte invece l’ operaio. L’ iscrizione nel registro degli indagati è comunque di un atto dovuto nell’ inchiesta che, adesso, deve spiegare chi e perché ha appiccato il fuoco, causando tre vittime. Domenico De Nittis, padre di quattro figli e proprietario di un laboratorio di ceramiche nel centro del paese, è morto all’ ospedale “Gaslini” di Genova. Aveva ustioni su tutto il corpo. Ha cercato di sfuggire alle fiamme, ma quando è riuscito ad arrivare ad un bar, ha avuto solo il tempo di chiedere un bicchiere d’ acqua, poi si è accasciato a terra. «Ha salvato la moglie. Le ha detto di tornare in paese perché era scoppiato un incendio. Lui, invece, non ce l’ ha fatta» dice il cognato Nicola Pinto, presidente della comunità montana. Peschici si prepara, dunque, a dire addio alla terza vittima del fuoco, e lo fa anche cercando di ritornare alla normalità. Ieri a Vieste e Peschici è arrivato anche il vicepremier Francesco Rutelli che, sulla spiaggia, si è intrattenuto con alcuni turisti. «I provvedimenti adottati dal consiglio dei ministri – ha detto – serviranno a riportare serenità alle popolazioni e aiutarle a uscire da questo particolare momento. Il messaggio che vogliamo dare è che il Gargano continua a vivere, che la vacanza continua e che occorre infondere serenità alla gente».

 

 

 

Articolo del 5  Gennaio 2009 da blog.rodigarganico.info
Incendio Peschici, caso archiviato

Il gup del Tribunale di Lucera Carlo Chiriaco ha accolto integralmente questa mattina la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura in merito all’incendio di Peschici che vedeva imputate 6 persone (il proprietario dell’uliveto, da dove ebbe inizio il rogo, un dipendente dell’Anas, tre turisti e un imprenditore peschiciano), tutte accusate a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, lesione colpose e incendio boschivo colposo. Un’archiviazione accettata, così come si legge nelle motivazioni, per mancanza di prove che accertino la responsabilità colposa dei 6 indagati e il dolo dell’incendio.

Un’ archiviazione richiesta dalla Procura lucerina a febbraio 2008 e ribadita lo scorso 26 novembre durante l’udienza camerale per ‘insussistenza di elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio’, così come sosteneva il Pm inquirente Claudio Rastrelli.

Il 24 luglio del 2007, lo ricordiamo, quel terribile incendio che mandò in cenere migliaia di ettari di macchia mediterranea e che costò la vita a tre persone i fratelli Carmela e Romano Fasanella avvolti dalle fiamme mentre erano a bordo della loro autovettura e Domenico De Nittis, un venditore ambulante gravemente ustionato mentre cercava di salvare la sua bancarella, deceduto qualche giorno più tardi a Genova.

“Siamo molto soddisfatti per l’esito della sentenza – ha detto questa mattina l’avvocato Michele Sodrio, legale del dipendente dell’Anas Donato Totaro” ma preannunciamo azioni legali nei confronti dei tre turisti veronesi che calunniarono, il mio assistito accusandolo, all’epoca dei fatti, di non essersi attivato in tempo per i soccorsi”.

 

 

 

 

 

 

 

One Comment

  • Antonino Russo

    Ma lo Stato italiano li doveva proteggere prima? Come mai il ritardo per l’intervento? Ma si sa che la giustizia sarà assente e non porterà mai soddisfazione al popolo napolitano, finché la tutela statale della Mafia non avrà fine. Tale principio è una parte integrante del sistema italiano e non si sa il perché l’ignoranza di tale mistero inascoltato. La verità dà un completo risveglio a chi vuole rispettare la realtà, ma rappresenta un dolore a chi tenta di infrangerla.

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