25 Agosto 1949 Sancipirello (Palermo) la banda Giuliano uccide i carabinieri Giovanni Calabrese e Giuseppe Fiorenza.
Il 25 agosto del 1949, a Sancipirello (Palermo), la banda Giuliano uccide i carabinieri Giovanni Calabrese, 23 anni, e Giuseppe Fiorenza, 22 anni, originari di Modica (RG) e di Centuripe (EN), sulla porta della caserma, mentre uscivano per la perlustrazione serale del paese.
Fonte centroimpastato.it
A Sancipirello (Palermo) la banda Giuliano uccide i carabinieri Giovanni Calabrese e Giuseppe Fiorenza.
Articolo del 27 Agosto 1949 archiviostorico.unita.it
All’alba di ieri è morto il carabiniere ferito a San Cipirello
L’attacco dei banditi sulla soglia della caserma
PALERMO, 26 – Il larvato senso di ottimismo che i giornali governativi palermitani hanno cercato di infondere nell’opinione pubblica commentando i nuovi sistemi militari che saranno adottati contro il “banditismo era oggi scomparso completamente di fronte alla notizia della nuova audace aggressione compiuta dai banditi nel centro abitato di S. Cipirrello contro le forze di polizia e che è costata la vita a due giovanissimi carabinieri.
La notizia, diffusasi in città fulmineamente nelle prime ore del mattino, non ha mancato di sollevare una vera e propria ondata di indignazione ed ha suscitato commenti che non sono certo né di plauso né di lode al governo e a Scelba.
I particolari sull’aggressione dimostrano intanto come ancora una volta i banditi abbiano agito seguendo un piano prestabilito, studiato nei minimi particolari, e che, come nella strage di Bellolampo, è stato coronato dal successo.
La caserma del Nucleo Mobile dei carabinieri di S. Cipirrello sorge nel centro del paese in una piccola piazza dalla quale partono numerose tortuose viuzze che sboccano in aperta campagna.
La nuova aggressione
Alle 21 circa di ieri sera un reparto di carabinieri in pattuglione era pronto per effettuare il consueto servizio di perlustrazione nelle immediate vicinanze del paese, che di solito chiude l’attività ordinaria del nucleo. I militari, va detto, se escono di sera sono soliti abbandonare la caserma a coppie distaccate l’una dall’altra di un paio di secondi, per prevenire eventuali imboscate ed offrire il minore bersaglio. Ma ieri sera questo accorgimento sì è reso inutile. Aperta la porta della caserma, i primi due militari che si sono affacciati sulla soglia, Giuseppe Fiorenza di anni 22 e Giovanni Calabrese di anni 23, sono stati abbattuti da una violentissima raffica di mitra seguita dallo scoppio di innumerevoli bombe a mano. Il resto dei militari ebbe appena il tempo di buttarsi faccia a terra per evitare il fuoco micidiale che i banditi
concentravano sul portone.
Lanciato l’allarme, la caserma si é svegliata. I militari accorsi prontamente alle finestre hanno iniziato una violenta sparatoria contro i banditi annidati nell’ombra delle case basse che costeggiano la piazza.
Il conflitto, intensissimo, si è protratto per venti minuti ed è cessato prima che giungessero i rinforzi da San Giuseppe Iato, chiamati per radiogramma.
I due caduti
Il carabiniere Fiorenza, con la testa ed il torace crivellati di colpi, é spirato prima di cadere a terra. Il carabiniere Calabrese, ferito gravemente, è stato trasportato all’ospedale militare di Palermo a bordo di un camion, ed è spirato questa mattina alle cinque.
Non vi é dubbio che i fuorilegge abbiano agito seguendo un piano prestabilito. Essi erano a conoscenza dell’ora precisa in cui il pattuglione avrebbe lasciato la caserma, e pochi minuti prima delle nove si erano appostati nel luogo. Questo dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, che tutti i movimenti della polizia sono controllati dalle spie di Giuliano e che il bandito agisce come vuole e quando vuole sfidando anche i mille uomini, tra agenti e carabinieri, che’ sono dislocati nella zona.
Domani alle ore 10 avranno luogo, in forma militare, i funerali dei due carabinieri.
Negli ambienti della polizia, intanto, regna il caos. Nessuno sa più quello che deve fare. L’ispettorato generale di P.S. ha cessato, di fatto, le sue funzioni, l’ufficio di coordinamento delle questure in seno alla , é ancora di là da venire. Chi dirige la lotta in questo periodo di interregno? Nessuno lo sa.
Naturalmente la stampa non è più in grado di controllare l’autenticità delle mille voci che circolano in città, voci di arresti, sequestri, conflitti, rapine.
Nelle prime ore del pomeriggio di oggi, ad esempio, si é diffusa la notizia del sequestro del ricchissimo commerciante palermitano Vincenzo Guaiana, con negozio in Piazza Latterini. Il Guaiana sarebbe stato catturato all’alba di oggi sullo stradale di Alcamo mentre a bordo di un camion ritornava a Palermo.
G.S.
Fonte: referencepost.it
Articolo del 25 agosto 2017
La strage di San Cipirello: la banda Giuliano uccide i carabinieri Fiorenza e Calabrese
di Carlo Guidotti
L’estate siciliana del 1949 è fortemente legata al banditismo ed agli attentanti messi a segno dalla banda Giuliano; a pochi giorni dalla Strage di Bellolampo, ed a poco più di un mese dalla Strage di Portella della Paglia, su cui Reference Post ha recentemente pubblicato gli articoli (Strage di Bellolampo e Strage di Portella della Paglia), un altro grave attentato allo Stato ha segnato una pagina della nostra storia.
Il 25 agosto ricorre l’anniversario, quest’anno il sessantottesimo, del duplice assassinio organizzato dalla banda di Salvatore Giuliano nei confronti di Giuseppe Fiorenza e di Giovanni Calabrese, due carabinieri operativi presso la caserma di San Cipirello.
I due giovani militari, rispettivamente di 22 e di 23 anni, furono colpiti da raffiche di mitra e dall’esplosione di numerose bombe a mano scagliate loro contro intorno alle ore 21.00 di quella sera di fine estate.
L’agguato risultò ben organizzato e pianificato in ogni dettaglio in quanto emerse che i banditi sapessero con precisione quali fossero i movimenti dei due carabinieri e come fossero organizzati gli spostamenti e le uscite dalla caserma che avvenivano, appunto per evitare attentati, a coppie e distanziati l’uno dall’altro.
Questi accorgimenti purtroppo non furono sufficienti e Fiorenza e Calabrese, originari di Centurpe e di Modica, morirono durante un violentissimo conflitto a fuoco durato parecchi minuti, rendendo vani i rinforzi richiesti da San Giuseppe Jato.
Fiorenza cessò di vivere ancor prima di accasciarsi al suolo; Calabrese, dopo un ricovero d’urgenza all’ospedale militare palermitano, morì all’alba dell’indomani per le gravi ferite riportate.
Del duplice omicidio furono indentificati come esecutori Giuseppe Cucinella, Isidoro Bruno, Giovanni Genovese, Giuseppe Delizia e Domenico Oliveri; a rivelare questa verità fu lo stesso Cucinella nel mese di ottobre del ’49. Gli organizzatori furono, come sostiene lo storico Francesco Petrotta, il malavitoso Antonino Sciortino e Raffaele Lo Voi, ritenuto anche esecutore materiale dell’assassinio del sindacalista socialista, segretario della Camera del Lavoro di Piana, Vito Stassi detto Carusci avvenuto a Piana degli Albanesi il 28 aprile 1921.
Quella di San Cipirello è l’ennesima strage di mafia purtroppo dimenticata.
Fonte: monrealenews.it
Articolo de4l 5 giugno 2020
San Cipirello, piazza intitolata ai carabinieri uccisi nel ’49
di Leandro Salvia (vallejatonews.it)
Caddero nel corso dell’agguato teso dalla banda di Salvatore Giuliano
SAN CIPIRELLO, 5 giugno – Cambia nome piazza Sorgente, che verrà intitolata a Giuseppe Fiorenza e Giovanni Calabrese, i due carabinieri siciliani uccisi dalla banda Giuliano nel 1949. Nei giorni scorsi la Commissione straordinaria ha firmato la delibera per la ridenominazione della piazza che si trova tra le vie Garibaldi e Crimaudo. A 150 metri dal luogo dell’assalto, che avvenne in via Garibaldi, davanti la caserma del nucleo anti-banditismo. A piazza Sorgente, nel secolo scorso, sorgeva invece la locale caserma dei carabinieri.
71 anni fa l’assalto della Banda Giuliano
Era il 25 agosto del 1949 quando la banda di Salvatore Giuliano assaltò la caserma del nucleo anti-banditismo in via Garibaldi. Il conflitto a fuoco, con mitra e lancio di bombe a mano, durò circa 20 minuti. A perdere le vita furono Giuseppe Fiorenza e Giovanni Calabrese, due carabinieri siciliani di 22 e 23 anni.
Quella sera d’estate i primi colpi furono sparati alle 9, mentre i due militari del reparto uscivano per perlustrare le vicinanze del paese. La prassi voleva che, proprio per prevenire eventuali imboscate, i carabinieri lasciassero la caserma a coppie distaccate l’una dall’altra.
Aperta la porta, i due carabinieri divennero così bersaglio di una raffica di mitra seguita dallo scoppio di diverse bombe a mano. A perdere la vita quel giorno fu Fiorenza, originario di Centuripe, in provincia di Enna. Calabrese, che era nato a Modica, morì per le ferite l’indomani a Palermo. Le cronache del tempo raccontano di “una violenta sparatoria”: da una lato i carabinieri assiepati dentro la caserma, dall’altro i banditi nascosti tra le case che costeggiavano l’odierna piazza Mercato.
I rinforzi da San Giuseppe Jato, allertati per radiogramma, arrivarono poco dopo, quando già i banditi avevano fatto perdere le proprie tracce. Ad organizzare l’attacco per uccidere il maggior numero di carabinieri possibile furono il mafioso Raffaele Lo Voi e il malavitoso Antonino Sciortino. A rivelarlo ai carabinieri nell’ottobre di quello stesso anno fu uno degli esecutori: Giuseppe Cucinella, comandante del 3° plotone della banda Giuliano. I banditi avevano agito secondo un piano prestabilito e basato sulla conoscenza degli spostamenti dei carabinieri. Tra gli esecutori materiali, oltre a Cucinella, c’erano anche quattro banditi: Isidoro Bruno, Giovanni Genovese, Giuseppe Delizia e Domenico Oliveri. Tutti di San Giuseppe Jato.
L’assalto alla caserma del nucleo antiterrorismo, l’ultimo in ordine di tempo, avvenne una settimana dopo la strage di Bellolampo, dove persero la vita sette carabinieri e dopo il fallito l’attentato all’ispettore Ciro Verdiani. Il 2 luglio dello stesso anno, a Portella della Paglia, erano stati uccisi in un agguato altri cinque agenti di pubblica sicurezza.
In base alle ricerche storiche condotte da Francesco Petrotta, “gli attacchi alle forze dell’ordine, eseguiti dalla banda ed autorizzati dalla mafia, avevano come obiettivo imporre allo Stato una trattativa per la liberazione di Maria Lombardo, la madre di Salvatore Giuliano”. Ed il negoziato, condotta dai mafiosi di Monreale Ignazio e Nino Miceli con l’Ispettore di Polizia Verdiani, andò in porto nel gennaio 1950.