27 Giugno 1991 Agrigento. Ucciso Vincenzo Salvatori, metronotte, durante un tentativo di rapina al furgone portavalori di cui era alla guida.

Vincenzo Salvatori era un metronotte di 38 anni. La mattina del 27 giugno del 1991 insieme a due colleghi era partito dalla Banca d’Italia di Agrigento con il furgone della ditta di trasporto valori per cui lavorava. Gli agenti avevano preso in consegna i plichi con i soldi e avevano imboccato la strada per Favara.
Giunti nei pressi di contrada Petrusa, da una traversa sbucò fuori un autocarro che si mise davanti al furgone blindato.
Salvatori, che era alla guida del portavalori, tentò invano la fuga. La strada gli venne sbarrata da una Citroen Bx bianca.
Dal camion scesero quattro malviventi col volto coperto, si avvicinarono al furgone e spararono in direzione di Salvatori che aveva il vetro del finestrino abbassato: il metronotte morì all’istante. Fu colpito anche Salemi che sedeva accanto a lui, ma miracolosamente fece da scudo al suo cuore il portafogli che aveva messo nella tasca della giacca dove il proiettile si conficcò. Un altro proiettile lo raggiunse a un braccio ferendolo. Il terzo metronotte, che sedeva dietro, Carmelo Cinquemani, riuscì con la radio ricetrasmittente ad avvisare la centrale.

Tratto da: Nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie

 

 

 

 

La Stampa del 28 Giugno 1991

 

 

L’Unità del 28 giugno 1991

 

 

 

Tratto da: comunicalo.it
Gli agrigentini uccisi dalla mafia mentre difendevano lo Stato
di Calogero Giuffrida
Scritto da FuoriRiga Giovedì 05 Giugno 2008

[…]  Ucciso dalla Stidda anche un metronotte agrigentino. Era il 27 giugno del 1991. Per Vincenzo Salvatori, Ignazio Salemi e Carmelo Cinquemani era una giornata di lavoro come tante altre. Alle 9:00 erano partiti dalla Banca d’Italia di Agrigento con il furgone della ditta di trasporto valori per cui lavoravano. Avevano preso in consegna i plichi con i soldi e avevano imboccato la strada per Favara per fare le consegne. Giunti nei pressi di contrada Petrusa, da una traversa sbucò fuori un autocarro, che si mise davanti il furgone blindato. Salvatori, che era alla guida del portavalori, tentò invano la fuga. La strada gli venne sbarrata da una Citroen Bx bianca. Dal camion scesero quattro malviventi col volto coperto, si avvicinarono al furgone e spararono in direzione di Salvatori che aveva il vetro del finestrino abbassato: il metronotte morì all’istante. Fu colpito anche Salemi che sedeva accanto a lui, ma miracolosamente fece da scudo al suo cuore il portafogli che aveva messo nella tasca della giacca dove il proiettile si conficcò; un altro proiettile lo raggiunse ad un braccio lasciandolo ferito. Il terzo metronotte, che sedeva dietro, Carmelo Cinquemani, riuscì con la radio ricetrasmittente ad avvisare la centrale. I malviventi capirono di avere poco tempo a disposizione, tentarono il colpo, ma quando capirono che era diventato rischioso si diedero alla fuga senza riuscire a rubare una sola lira. Quando arrivano carabinieri e polizia per Salvatori non ci fu nulla da fare. Aveva 38 anni, lasciò due bambini e la moglie Concetta Mantisi, di 32 anni. La tentata rapina era stata decisa in un summit della Stidda.

 

 

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