29 Marzo 1991 Cercola (NA). Giuseppe Piccolo, ragazzo di 14 anni, viene colpito mortalmente da un proiettile vagante esploso nel corso di una sparatoria tra camorristi.

Giuseppe Piccolo viene ferito gravemente il 27 marzo 1991 in Piazza del Municipio a Cercola.
Giuseppe, 14 anni, trascorre uno dei tanti pomeriggi con gli amici quando una lite per la viabilità si trasforma in una sparatoria. Due pregiudicati, Pasquale Cirielli, 19 anni, e Bruno Gallo, 21, tornano in piazza armati di pistola dopo aver avuto una discussione violenta con un altro automobilista. Quest’ultimo era stato aggredito fisicamente dai due pregiudicati che successivamente erano stati a loro volta bastonati da alcuni affiliati al clan Troise. Dal gruppo di camorristi che stazionava in permanenza nei pressi del monumento ai caduti si staccano due uomini: Antonio Ferriero e Gianfranco Ponticelli. Sarà proprio contro di loro che Cirielli e Gallo indirizzeranno i colpi di pistola esplosi, uno dei quali colpirà all’occhio destro Giuseppe. Dopo alcuni giorni di ricovero, Giuseppe si spegne all’ospedale Loreto Mare di Napoli. La famiglia acconsente all’espianto degli organi. Cirielli e Gallo decideranno di costituirsi pochi giorni dopo la morte di Giuseppe.
La Corte di Assise di Napoli il 2/2/1993 riconosce quali responsabili dell’omicidio Bruno Gallo e Pasquale Rega condannandoli a 22 anni di reclusione, condanna ridotta per entrambi a 16 anni e 6 mesi dalla Corte di Assise d’Appello in data 3/4/1996.
Giuseppe Piccolo è riconosciuto vittima della criminalità organizzata.
Nel 2007 lo stadio di calcio inaugurato dopo vent’anni dall’inizio della sua costruzione è stato intitolato alla memoria di Giuseppe Piccolo.
Il 31 marzo 2016 una marcia per ricordare il piccolo Giuseppe, a 25 anni dalla sua barbara uccisione. Alla marcia hanno partecipato gli alunni delle scuole del territorio, i familiari di Giuseppe, l’associazione Libera e l’amministrazione comunale. La manifestazione nasce dal desiderio della famiglia Piccolo che Giuseppe non venga dimenticato dalla città di Cercola, infatti in tale direzione va anche il torneo di calcio memorial “Giuseppe Piccolo” del 2015, voluto fortemente dalla famiglia.
Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

 

Tratto dal libro: Napoli Criminale di Bruno De Stefano
Newton Compton Editori

Giuseppe Piccolo, 14 anni, è seduto sul suo motorino in piazza Libertà, davanti al municipio di Cercola, È il 27 marzo del 1991. È in compagnia di alcuni amici mentre aspetta un compagno di scuola che deve portargli dei libri.
A pochi metri c’è un gruppetto di affiliati al clan Troise che hanno da tempo eletto lo slargo a loro quartier generale.
Sono le 19,30. Pochi minuti prima c’è stata una rissa tra due scagnozzi legati ai Troise e due bulli venuti da fuori. All’origine della zuffa, un’aggressione dei due balordi ad un automobilista, avvenuta proprio nei pressi del Municipio, i due camorristi sono intervenuti per difendere l’automobilista e hanno riempito di botte gli incauti teppisti. I quali, però, prima di andarsene hanno promesso di vendicarsi per l’affronto subito sotto gli occhi di decine di persone. E la vendetta scatta un quarto d’ora dopo. I due bulli si ripresentano in piazza Libertà a bordo di una 127 color amaranto. L’uomo seduto sul lato passeggero estrae una pistola e comincia a sparare. I proiettili non centrano il bersaglio: le vittime designate restano illese. Un colpo, invece, finisce nell’occhio e poi nella testa di Giuseppe. Il quattordicenne non muore all’istante: soccorso e trasportato prima all’Apicella di Pollena Trocchia e poi al Loreto Mare, sarà dichiarato clinicamente morto qualche ora più tardi. La madre Pasqualina e il padre Carmine daranno l’assenso per l’espianto di cornee, cuore, fegato e polmoni. Gli autori del raid saranno individuati nel giro di poche ore. […]
Ai funerali di Giuseppe ci saranno duemila persone.

 

 

 

Articolo de 29 Marzo 1991 da ricerca.repubblica.it
NAPOLI, A 14 ANNI BERSAGLIO DELLA CAMORRA

NAPOLI Un quattordicenne, coinvolto in un agguato camorristico, è stato dichiarato clinicamente morto dai medici di un ospedale napoletano dove è ricoverato da mercoledì sera. Giuseppe Piccolo, figlio di un meccanico incensurato, è stato colpito al volto da uno dei 7 proiettili sparati da 3 killer alla vittima predestinata, che è riuscita a salvarsi. Il ragazzo era in piazza del Municipio a Cercola, comune confinante con la periferia orientale di Napoli: quando è stato ferito, era in sella ad una vespa e stava raggiungendo un gruppo di amici con i quali trascorrere il primo giorno delle vacanze pasquali. Il giovane è stato subito soccorso e trasportato prima al vicino ospedale Apicella di Pollena e poi al Loreto mare di Napoli, dove i sanitari sono stati costretti ad emettere il verdetto di morte clinica. L’agguato, secondo gli inquirenti, era mirato ad un regolamento di conti tra clan dei comuni vesuviani con gli irrequieti e degradati quartieri della zona orientale di Napoli. I killer sono arrivati in piazza con una 127 e sono fuggiti con la stessa autovettura, subito dopo la sparatoria. Sono queste le uniche notizie che i carabinieri sono riusciti ad avere dai testimoni oculari e da alcune decine di persone interrogate per accertare almeno l’identità del bersaglio della spedizione.

 

 

Fonte: archivio.unita.news 
Articolo del 29 marzo 1991
Capita nel mezzo della sparatoria Ragazzo in coma irreversibile
di Mario Riccio
La tragedia alle porte di Napoli: volevano colpire un camorrista.
Ancora una vittima innocente di un regolamento di conti tra camorristi: i colpi di pistola sparati da alcuni sicari hanno colpito un ragazzo di quattordici anni, Giuseppe Piccolo, fermo su una «Vespa», In piazza Municipio a Cercola, un comune alle porte di Napoli. Il giovane è, secondo i medici, «clinicamente morto». Illeso, invece, un pregiudicato di Sant’Anastasia, obiettivo del killer.

Napoli. Il destino ha voluto che quel ragazzo passasse con la sua «Vespa», proprio nel momento in cui i killer facevano partire una gragnuola di protettili contro un pregiudicato del posto.

Giuseppe Piccolo, quattordici anni, studente di terza media, è stato colpito al volto ed al torace. Ora sta lottando per la vita nel reparto rianimazione dell’ospedale Loreto-Mare di Napoli, ma i medici disperano di salvarlo visto che l’encefalogramma è piatto. Il ragazzo è «clinicamente» morto.

Il vero obiettivo dei sicari, un pregiudicato, rimasto Illeso nell’agguato, sarebbe già stato identificato dai carabinieri che lo stanno cercando e si sta investigando anche per individuare gli autori dell’attentato.
È finito in tragedia l’ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze pasquali, per il ragazzo. L’altra sera Giuseppe è uscito dalla propria abitazione, nel centro di Cercola, un paese alle porte di Napoli poco dopo le 19. Si è diretto alla periferia di Cercola, verso la casa di un suo compagno di scuola, per chiedergli un libro in prestito. Arrivato in via Don Minzoni, all’angolo con piazza Municipio, davanti al monumento ai caduti, il giovane si è fermato per un attimo a parlare con alcuni coetanei.

Proprio in quel momento da una «127», con a bordo tre persone, è partita una scarica di proiettili, uno del quali ha centrato al volto lo studente che è stramazzato a terra in una pozza di sangue. All’agguato hanno   assistito   poche   persone. Giuseppe è stato soccorso e trasportato con un’auto di passaggio al vicino ospedale «Apicella». Qui i sanitari, constatata la gravità delle sue ferite, hanno deciso di trasferire il ragazzo al Loreto-Mare. «Le sue condizioni sono disperate. Solo un miracolo può salvarlo», è il triste commento dei medici.

In una stanzetta dell’ospedale il padre del giovane, Carmine Piccolo, di 39 anni, (quando è avvenuta la sparatoria era al lavoro nella autofficina di sua proprietà) non sa darsi pace. Le mani tra i capelli, l’uomo continua a gridare: «Bastardi, bastardi». Poco distante la moglie, Pasqualina Ausiello, di 37, è in preda ad una violenta crisi di pianto.

I carabinieri del gruppo operativo «Napoli due», hanno interrogato nella giornata di ieri decine di persone, nella speranza di poter indentificare i killer. In un primo momento gli investigatori avevano considerato anche l’ipotesi che il ragazzo potesse essere rimasto vittima di una vendetta trasversale, una sorta di avvertimento lanciato dagli assalitori a qualche parente della vittima.  Ieri, dopo la testimonianza resa da alcune persone, gli investigatori hanno accertato che questa ipotesi non aveva fondamento e che il vero obiettivo degli assalitori era un giovane pregiudicato “(Il suo-nome non è stato reso noto) di Sant’Anastasia, un comune che dista alcuni chilometri da Cercola. L’uomo, che farebbe parte di un clan camorrista del   comune vesuviano, sarebbe stato condannato a morte» dai suoi complici, probabilmente per uno «sgarro».

 

 

 

Foto da: ilmattino.it

Fonte: ilmattino.it
Articolo del 24 aprile 2018
«Un calcio alla droga», sport in campo per ricordare Giuseppe Piccolo, vittima innocente della criminalità
di Patrizia Panico

CERCOLA. “Un calcio alla droga”, è in corso questa mattina la sesta edizione del trofeo calcistico in ricordo di Giuseppe Piccolo, vittima della camorra.
Appuntamento allo stadio comunale in località Caravita, intitolato alla giovane vittima della criminalità organizzata. Giuseppe aveva 15 anni quando divenne bersaglio di balordi criminali. La manifestazione giunta al sesto anno è organizzata in collaborazione con la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri, l’associazione Libera – Contro le mafie, l’amministrazione comunale guidata da Vincenzo Fiengo e diversi istituti scolastici di Cercola e Ponticelli.

Più che un evento che oggi vede la fase conclusiva disputarsi in un campo di calcio, ‘Un calcio alla droga’ è un progetto più ampio. Fortemente voluto e portato avanti dal commissariato di polizia di Ponticelli – in particolare dall’ispettore superiore, Valerio Marciano – il progetto ha il doppio scopo di togliere quanti più giovani e giovanissimi possibile dalla strada e dalle ‘grinfie’ della camorra; ed inoltre, ricordare il giovanissimo Giuseppe Piccolo, vittima innocente della criminalità.

Chi era, Giuseppe, 15 anni, stava giocando nella piazza antistante il Municipio della sua città, Cercola – era il 27 marzo del 1991 – le 19,30 circa. Giuseppe stava rientrando a casa dopo la partita di pallone, si era fermato nel piazzale con i suoi amici quando un proiettile vagante gli centrò in pieno l’occhio lasciandolo esangue a terra. Quattro giorni di agonia sospeso tra la vita e la morte in ospedale poi la decisione dei genitori dell’espianto di cuore, polmoni, fegato, una cornea ed i reni, che hanno ridato la vita ad altre cinque persone.

L’amministrazione comunale guidata da Vincenzo Fiengo, dedica questa giornata con l’obiettivo, insieme a tutti i partecipanti, di coinvolgere i giovani e richiamare la loro attenzione su un problema ancora oggi rilevante che non ha confini sociali e vive una costante modernizzazione.

«Il sacrificio di Giuseppe, figlio della nostra città, deve essere uno spunto di riflessione per tutti noi chiamati alle nostre responsabilità per superare insieme ai nostri giovani quel muro di omertà che spesso permette alla camorra di sopravvivere e padroneggiare nei nostri quartieri facendo della droga il suo volano economico e spesso motivo di omicidi e vere stragi», ha detto il sindaco, «Noi ci siamo – ha proseguito Fiengo – come Comune e ci tengo ad esprimere gratitudine al commissariato di Polizia di Ponticelli, in particolare la dirigente Andria e l’ispettore superiore Marciano e tutti i loro uomini e donne per il supporto sia nell’organizzazione dell’evento che nella collaborazione istituzionale intesa come difesa dei nostri territori». «Quest’anno abbiamo deciso di lasciare un segno per i nostri giovani; infatti dopo la manifestazione gli attivisti di Libera, assieme al gruppo scout, ai volontari e all’amministrazione, provvederanno ad un piccolo intervento di riqualificazione del campo di calcio a 5 sito a Cercola in Viale Giotto per permettere ai nostri ragazzi di correre dietro ad una palla inseguendo i loro sogni.» – conclude il primo cittadino del comune vesuviano.
Sarà presente alla manifestazione il pm Vincenzo D’Onofrio che ha contribuito col suo lavoro all’azzeramento del clan Sarno che, fino al 2009, avevano reso Ponticelli una delle più grandi piazze di spaccio di droga d’Europa. Sempre attenta l’attenzione del magistrato D’Onofrio ad iniziative come questa così come quelle organizzate in Memoria delle Vittime dell’11 Novembre 1989.

«Questa manifestazione è partita per la prima volta nel 2002 – spiega l’ispettore superiore della polizia di Stato, Valerio Marciano – per anni abbiamo contribuito con la raccolta fondi all’apertura di una casa famiglia di Telefono Azzurro intitolata ad un collega Gennaro Autuori, morto mentre svolgeva il suo servizio il 27 aprile 1993. In seguito – prosegue l’ispettore – il denaro raccolto è stato destinato all’associazione di volontariato MIR, di Sant’Anastasia, che offre l’opportunità a ragazzi in situazione di marginalità sociale di vivere dei campi scuola nella stagione estiva. Da quest’anno –conclude l’ispettore Marciano – abbiamo deciso di destinare il contributo tramite gli sponsor a “TerradiConfine”, realtà aderente al presidio di Libera Ponticelli per la realizzazione di azioni concrete e tangibili per i minori del nostro territorio».

«Il lavoro esemplare svolto dalla polizia di Stato va oltre il loro mandato di garantire la nostra sicurezza, e per questo a loro, a questi uomini e donne che oltre il difficile servizio svolto hanno deciso di testimoniare anche tramite l’impegno civico per la memoria e per la promozione dello sport, mettendoci la faccia, va il nostro ringraziamento – dichiarano i volontari del presidio di Libera Ponticelli e Volla – perché è a questi ragazzi che la polizia non solo è vicina, ma anzi, li supporta».

 

 

 

 

 

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