3 agosto 1991 Orta di Atella (CE). Ucciso in un agguato Antonio Belardo, imprenditore. Vittima del racket delle estorsioni.
Il 3 agosto del 1991, Antonio Belardo, mentre percorreva il corso Atella a bordo della sua auto Golf, veniva raggiunto da numerosi colpi da arma da fuoco, esplosi presumibilmente da individui a bordo di un’altra autovettura non identificata. Le indagini furono archiviate perché gli autori del reato rimasero sconosciuti. Antonio Belardo era un imprenditore e poche settimane prima del suo omicidio, insieme ad alcuni altri imprenditori, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi, per cui l’omicidio potrebbe essere stato commesso per punire la sua ribellione al pizzo. Il 14 marzo 2018 i familiari della vittima hanno presentato richiesta di riapertura delle indagini presso la Dda di Napoli, dalle quali potrebbero emergere novità sugli autori del reato e sul movente.
Fonte: casertace.net
Fonte: casertanews.it
Articolo del 8 gennaio 2019
Imprenditore ucciso dalla camorra: chiesto il processo per due
di Attilio Nettuno
La Dda fa luce sull’omicidio Belardo dopo 27 anni: indagati Quadrano e Di Tella
Dovranno comparire dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Napoli per l’omicidio dell’imprenditore Antonio Belardo, ucciso dal clan dei Casalesi in corso Atella a Succivo nel 1991.
Il pm Luigi Landolfi della Direzione Distrettuale Antimafia ha, infatti, chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Quadrano, il killer di don Peppe Diana, ed Alberto Di Tella, entrambi collaboratori di giustizia. Il caso era stato in un primo momento archiviato dalla Procura e riaperto su istanza del difensore della famiglia Belardo, l’avvocato Gianni Zara, che aveva fornito agli organi inquirenti nuovi spunti investigativi.
Spunti da cui sono ripartite le indagini che hanno portato, ad un anno di distanza dalla richiesta, a stringere il cerchio dei presunti colpevoli del delitto su Quadrano e Di Tella. Ora, all’inizio di marzo, i due indagati dovranno presentarsi dinanzi al gup Perrella per difendersi dalla pesante accusa di omicidio.
Belardo era un imprenditore che poche settimane prima del suo omicidio, insieme ad altri imprenditori, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi e per questo motivo venne ammazzato.
Fonte: casertace.net
Articolo del 5 marzo 2019
Imprenditore ucciso dalla camorra. Uno dei killer chiede l’abbreviato
SUCCIVO – Udienza preliminare questa mattina per l’omicidio dell’imprenditore Antonio Belardo, ucciso a Succivo nel 1991 dal clan dei Casalesi. Durante l’udienza Alberto Di Tella ha chiesto il rito abbreviato mentre Giuseppe Quadrano, killer di don Peppe Diana, procederà con il rito ordinario. Per entrambi i collaboratori di giustizia sarà il gup del tribunale di Napoli a decidere le loro sorti nella prossima udienza fissata per metà maggio.
Il delitto era stato in un primo momento archiviato dalla Procura e riaperto su istanza del difensore della famiglia Belardo, l’avvocato Gianni Zara, che aveva fornito agli organi inquirenti nuovi spunti investigativi.
Spunti da cui sono ripartite le indagini che hanno portato, ad un anno di distanza dalla richiesta, a stringere il cerchio dei presunti colpevoli del delitto su Quadrano e Di Tella per i quali il pm Luigi Landolfi ha chiesto il giudizio.
Belardo era un imprenditore. Poche settimane prima del suo omicidio, insieme ad altri imprenditori, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi e per questo motivo venne ammazzato.
Fonte: cronacacaserta.it
Articolo del 17 gennaio 2020
Imprenditore ucciso dal clan. Condannato pentito di camorra
Belardo era un imprenditore, il quale poco tempo prima di essere ucciso, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi
Succivo – Alberto Di Tella condannato a 13 anni e 4 mesi per l’omicidio dell’imprenditore Antonio Belardo, ucciso a Succivo nel 1991 dal clan dei Casalesi.
Il Pm dell’Antimafia aveva chiesto 10 anni di carcere. Rinviato a giudizio Giuseppe Quadrano, il killer di don Peppe Diana, il quale procederà con il rito ordinario.
Entrambi sono attualmente collaboratori di giustizia. Il delitto era stato in un primo momento archiviato dalla Procura e riaperto su istanza del difensore della famiglia Belardo, l’avvocato Gianni Zara, che aveva fornito agli organi inquirenti nuovi spunti investigativi.
Belardo era un imprenditore, il quale poco tempo prima di essere ucciso, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi.