29 Agosto 2015 Castello di Cisterna (NA). Anatolij Korov, 38 anni, ucraino, operaio edile precario, tre figli. Ucciso mentre in un supermercato, disarmato contro uomini armati, tentava di sventare una rapina.
Anatolij Korov, 38 anni, viene ucciso il ventinove agosto 2015 a Castello di Cisterna (NA) mentre si oppone ad un tentativo di rapina da parte di una banda armata nel supermercato ove si era recato quale cliente.
Anatolij esce dal supermercato in compagnia della figlia di un anno e mezzo, quando nota due uomini con il volto coperto da maschere e caschi integrali fare irruzione nel negozio. Anatolij lascia la figlia nel carrello della spesa all’esterno dell’esercizio commerciale e rientra per cercare di bloccare i malviventi. Si avventa su uno dei due rapinatori che minaccia armato di pistola la cassiera. L’altro rapinatore fa fuoco contro Anatolij che viene colpito da proiettili alla gamba e al fianco, e, a sangue freddo, alla nuca. Anatolij viene anche trafitto con un corpo contundente. (Coordinamento campano familiari vittime innocenti della criminalità)
Fonte: lastampa.it
Articolo del 30 agosto 2015
Tenta di sventare una rapina al supermercato: ucciso davanti alla figlia di due anni
Tragedia a Castello di Cisterna. La vittima è cittadino di 38 anni di origini ucraine.
Ucciso per aver tentato di sventare una rapina al supermercato nei pressi di casa, dove aveva da poco fatto la spesa con la figlioletta di quasi due anni. È questo il tragico destino di Anatolij Korov, un 38enne di origini ucraine, residente a Castello di Cisterna, nel Napoletano, che in serata si è recato nel supermercato Piccolo di via Selva, a poche centinaia di metri dalla propria abitazione, in compagnia della più piccola dei tre figli, e che è morto per aver tentato di sventare una rapina nel punto vendita.
L’uomo, che usciva dal supermarket, ha notato i criminali giunti a bordo di una moto nera, e non ha esitato a lasciare la piccola ed il carrello per tornare indietro e cercare di bloccare i malviventi. Korov si è avventato su uno dei due rapinatori, armato di pistola, che stava minacciando la cassiera intimandole di consegnare l’incasso. Ne è nata una colluttazione durante la quale i malviventi hanno esploso alcuni colpi di pistola, ferendo l’ucraino al petto e ad una gamba.
Sul posto sono giunti i carabinieri, che stanno ora indagando per risalire all’identità dei criminali, scappati subito dopo aver ucciso Korov, rimasto, senza vita, in una pozza di sangue davanti alle casse. Inutili i tentativi di aiutare l’uomo da parte del personale e di alcuni clienti del supermercato, i quali si sono resi quasi subito conto che per il 38enne non c’era più nulla da fare, e che hanno avvertito i familiari dell’ucraino per far portare via la bambina, lasciata dal papà nel carrello all’uscita del punto vendita.
La vittima, residente a Castello di Cisterna da diversi anni, e con regolare permesso di soggiorno, era molto conosciuta in paese così come tra i clienti del supermercato, che ricordano il 38enne come «un gran lavoratore». L’uomo, senza un lavoro fisso, si prestava, infatti, ad ogni tipo di mansione per poter sfamare la propria famiglia. Padre di tre bambini, Korov è ricordato soprattutto per la sua disponibilità incondizionata verso quelli che ormai erano diventati i suoi compaesani.
Articolo del 30 Agosto 2015 da ilfattoquotidiano.it
Napoli, il sacrificio da eroe di Anatolij che ci fa vergognare
di Arnaldo Capezzuto
“Perché non si è fatto gli affari suoi???… Se l’è cercata”. È il retropensiero che in molti fanno in queste ore leggendo la notizia dell’uccisione di Anatolij Korov, 38 anni, ucraino, operaio edile precario, che accortosi di una rapina non ci ha pensato su due volte ed è intervenuto con slancio, coraggio e in disprezzo del pericolo.
Aveva appena terminato di fare la spesa al supermarket vicino casa, insieme a sua figlia di quasi due anni: la più piccola dei suoi tre figli. Ha notato i criminali puntare le pistole contro gli addetti alle casse, non ha esitato un attimo: ha lasciato la piccola e il carrello per tornare indietro e cercare di bloccare i malviventi. E’ tragedia, orrore, dramma a Castello di Cisterna in provincia di Napoli. Anatolij Korov si è avventato su uno dei rapinatori. Lo ha disarmato e bloccato a terra. Il complice è intervenuto nel modo più vigliacco, bastardo, criminale che si possa immaginare. Pistola in pugno – a distanza ravvicinata – ha esploso contro un uomo disarmato numerosi proiettili. Anatolij Korov è stato centrato al petto e a una gamba. Pochi istanti – privo di vita – stramazzato davanti alle casse, in una pozza di sangue. Un’esecuzione di morte avvenuta sotto lo sguardo della figlioletta, di alcuni clienti e del personale del discount. Qualcuno ha tentato di soccorrere e aiutare Korov ma è stato inutile.
Abitava da diversi anni a Castello di Cisterna, aveva un regolare permesso di soggiorno, lavorava come un mulo e amava la sua famiglia. Questa era la vita che Anatolij Korov con la moglie avevano scelto lontano dal suo Paese. Il suo sogno era vivere in Italia, a Castello di Cisterna per costruire un futuro diverso per i suoi tre figli. Allevarli nell’esempio di una vita vissuta nel rispetto delle regole contro le ingiustizie e nella solidarietà. Speranze e propositi fermati con immane violenza a revolverate da due infami. Ma non solo da loro.
Mette i brividi il gesto altruistico di Korov. Uno straniero. Uno venuto a “rubare il lavoro” agli italiani dice la vulgata razzista-fascista-populista. Un migrante. Uno che non conta niente. Il sacrificio di Anatolij Korov ci fa sentire piccoli, piccoli, ci fa vergognare. A noi – professionisti – del girare la faccia da un’altra parte, a noi esperti del far finta di niente e dell’omertà di coscienza davvero non capiamo e non comprendiamo il suo slancio. Noi stiamo dall’altra parte con quelli che sono fuggiti. E’ così. I nostri sono comportamenti opportunistici, pur di salvare la pelle meglio essere complici e conniventi con gli assassini-infami. E sono chiacchiere di circostanza, sempre le solite scritte a cadavere caldo e comodamente con il sedere sulla sedia.
Ma cosa fare? Come fermare questa violenza inaudita? Lo scrivo e lo riscrivo da sempre : se il meridione d’Italia resta abbandonato a se stesso non basteranno eroi civili come Anatolij Korov per salvarlo. Qui è come ai tempi del terremoto: “Fate presto”. Gli onesti anche i più ostinati, i più combattivi, quelli che non hanno il torcicollo: di fronte al sacrificio di Anatolij Korov e di tanti come lui in coro sussurreranno convinti anche loro: “Perché non si è fatto i cazzi suoi???. Se l’è cercata”. Occorrono segnali inequivocabili e di durezza di uno Stato che deve fare lo Stato fino in fondo. Il pensiero corre alla tanto amata famiglia di Korov, non bisogna lasciarli soli. E’ il minimo per ringraziare Anatolij Korov e lavarsi la coscienza.
Articolo del 5 Settembre 2015 da napoli.repubblica.it
Gli assassini di Anatolij: “Ecco come lo abbiamo ucciso”
di Conchita Sannino
L’operaio straniero ucciso a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli. Confessano due fratelli (ma hanno cognomi diversi) di 20 e 32 anni, figli di un pluripregiudicato. L’avvocato: “Hanno perso la testa”. Applausi ai carabinieri che li hanno individuati.
CASTELLO DI CISTERNA – “Hanno confessato tutto, sono povera gente”. Così l’avvocato Michele Sanseverino definisce i due rapinatori killer di Anatolij Korol, cioè i pregiudicati Marco Di Lorenzo, 32 anni, e Gianluca Ianuale, 20, detto Gemellino. Due cognomi diversi ma stessi genitori. E soprattutto degni eredi di un padre pluripregiudicato, considerato il boss del rione della Cisternina, le case popolari della 219, ad alto tasso di incidenza criminale.
“I due fermati – prosegue l’avvocato – hanno anche fornito gli elementi per recuperare anche la pistola usata per l’omicidio. Quella rapina, un fatto gravissimo, non doveva finire così, raccontano i miei assistiti. Ma l’incredibile reazione del povero cittadino ucraino, con la sua presa militare, li ha spinti a perdere la testa, gli ha fatto commettere quell’assurdo omicidio del quale però stanno raccontando tutto, fornendo ogni collaborazione.
Stando al racconto dei due fermati, dunque, è Gianluca, il ventenne, il bandito che ha materialmente ucciso Anatolij con due colpi di pistola, ma ad averlo spinto sarebbe stato Marco, il 32enne, impegnato per quei lunghissimi istanti in una collutazione sotto la presa di Anatolij.
Marco infatti è entrato armato nel supermercato, mentre Gianluca lo seguiva ed entrambi avevano il volto coperto con maschere e caschi da motociclista. Ma in un attimo Marco è stato sorpreso alle spalle da Anatolij che lo ha bloccato da dietro, lo ha atterrato e ha coperto con le sue mani quelle del Di Lorenzo che impugnava l’arma.
A quel punto Gianluca ha cercato di fermare l’ucraino prendendo il primo oggetto che gli capitava a tiro: la penna della cassiera del supermercato. Ha provato a ferirlo con la penna senza mai colpirlo seriamente, la penna si è spezzata e a quel punto, ha raccontato Gianluca, per liberare il fratello dalla morsa del coraggioso Anatolij ha afferrato la pistola dei duellanti e l’ha puntata contro l’ucraino sparando due colpi. Uno dei proiettili è stato fatale, è entrato dalla milza ed è arrivato al cuore uccidendo l’operaio-eroe.
Marco e Gianluca sono entrambi figli di quel Ianuale e di Nunzia Di Lorenzo, ma a causa di separazioni passate e di disgregazioni familiari, il più grande non fu riconosciuto dal padre, l’altro sí.
Anatolij Korol, l’immigrato ucraino 38enne venne ucciso durante una rapina in un supermercato perché, unico tra i presenti, ebbe avuto il coraggio di affrontare a viso aperto i malviventi.
Una volta lasciata sua figlia piccola all’esterno del supermercato, Anatolij tornò dentro e disarmò uno dei banditi. L’altro, dopo una iniziale fuga, tornò sui suoi passi e uccise a colpi di pistola l’immigrato. Il funerale di Anatolij è stato celebrato in Ucraina, dove l’uomo è attualmente sepolto. Entrambi i giovani sono ritenuti vicini a un noto clan che opera nella zona. Il legale Michele Sanseverino fa sapere che stanno collaborando. Traditi dalle intercettazioni telefoniche, fondamentali per il riconoscimento i video all’interno del supermercato della rapina.
Articolo del 6 Settembre 2015 da ilfattoquotidiano.it
Napoli: agli assassini di Anatolij, il muratore eroe, pene esemplari
di Arnaldo Capezzuto
Si dicono pentiti e amareggiati per quanto accaduto. Che hanno preso coscienza della gravità dei fatti solo dopo qualche giorno. Giurano che non volevano uccidere anzi uno di loro spiega di essersi sentito strangolare e quindi aver reagito.
Piagnucolano e implorano il perdono. Si professano poverissimi e invitano le forze dell’ordine a frugare nei loro mobili vuoti. Questa – sembra – la sceneggiata che avrebbero recitato davanti agli inquirenti. Insomma criminali fino in fondo. Già pensano – adesso che sono stati acciuffati – come evitare i troppi anni di galera. Comodo, troppo comodo. Dopo che lo hanno ammazzato con atrocità ora si dichiarano pentiti. Non facciamo rivoltare nella tomba il povero Anatolij Korov, il muratore eroe, che otto giorni fa, sabato scorso, nel tentativo di sventare una rapina in un supermercato di Castello di Cisterna nel Napoletano è stato ucciso senza pietà sotto gli occhi della sua figlioletta. I carabinieri lo avevano promesso alla vedova: acciufferemo gli assassini. La svolta è arrivata nel cuore della notte. I militari dell’Arma hanno stretto le manette ai polsi dei due assassini. Si nascondevano in un’abitazione a Scalea in Calabria. Un applauso forte, intenso, spontaneo dei residenti e degli stessi dipendenti del supermercato, teatro della violenza, ha accolto le gazzelle dei carabinieri che conducevano i due fermati nella caserma di Castello di Cisterna. Si tratta di due fratelli Gianluca Ianuale, 21 anni e Marco Di Lorenzo, 32 anni. Sono figli del boss Vincenzo Ianuale, attualmente detenuto e considerato il capo del rione della Cisternina, le case popolari della 219, ad alto tasso criminale.
In Ucraina è avvenuto il funerale e la sepoltura di Anatolij, l’eroe civile, che sprezzante del pericolo e di fronte all’ennesima violenza perpetuata nell’indifferenza e omertà dei tanti non ha resistito ed è intervenuto trovando un orribile morte sotto gli occhi della sua figlia più piccola che lo accompagnava a fare la spesa. Castello di Cisterna ma soprattutto Napoli deve ripartire proprio dal gesto di Anatolij e della dignità mostrata dalla sua famiglia. Non ha ostentato il dolore, non ha urlato contro le istituzioni, non ha maledetto il giorno in cui hanno scelto di vivere al Sud d’Italia anzi hanno ringraziato le istituzioni, hanno mostrato fiducia negli investigatori, hanno abbracciato i tanti che silenziosamente hanno mostrato solidarietà. E la vedova Nadiya di fronte alla notizia della cattura dei due latitanti ha trovato la forza di rivolgere le ennesime parole di ringraziamento agli inquirenti. Ancora prima era stata la figlia 15enne a leggere un messaggio rivolto a tutti compreso il proprietario del supermercato che si è impegnato a sostenere la loro famiglia e assumere la stessa vedova.
Materialmente ad uccidere Anatolij è stato Gianluca Ianuale, nel suo curriculum criminale c’è anche l’aver partecipato a uno stupro di gruppo. Fiancheggiava il fratello Marco Di Lorenzo quasi subito disarmato dal muratore eroe. A quel punto Ianuale, cerca di liberare Di Lorenzo, colpendo Anatolij con dei pugni e ferendolo con il primo oggetto capitato a tiro: la penna della cassiera del supermercato. Il tutto davanti alla figlioletta del 38enne ucraino e all’acquiescenza di almeno sessanta clienti paralizzati dalla paura e dal chi-me-lo-fa-fare. In evidente difficoltà, Ianuale ha impugnato la pistola del fratello ed ha fatto fuoco contro un uomo disarmato. Fotogrammi del terrore fissati con crudezza nei filmati registrati dalle telecamere della videosorveglianza.
Anatolij è diventato attraverso il martirio, un simbolo di legalità e ribellione. Il suo gesto ha fatto vergognare i tanti dall’atavico torcicollo del girare la faccia altrove. Non basteranno onorificenze e statue per ripagare il suo sacrificio. Resta la sua famiglia: dignitosa, composta ed esempio di civiltà. Ora tocca allo Stato non tradire la fiducia di questa famiglia e dei tanti onesti. Pene esemplari per questi due farabutti, bamboccioni di camorra, delinquenti irrecuperabili. Nessun pentimento postumo dev’essere accettato, nessuno sconto di pena dev’essere concesso.
In queste ore sulla pagina di Fb dell’assassino non mancano i messaggi di solidarietà : “Perchè spingerti a tanto fra’? Ch te mancav ? Mo tutt e cumpagn stann mal pe sta notizia.. T’aspettamm tutt quant” e ancora “Riest semp o cumpagn e bank preferit mi” e “Fratmm mannacci tvb” accompagnati da una pioggia di cuoricini, bacetti e lacrime. E’ la cattiva gioventù che solidarizza senza vergogna con un infame assassino. Si resta senza parole, senza fiato. Lo Stato faccia lo Stato. Nessuna attenuante a due bestie che con viltà, violenza, spregiudicatezza, cinismo hanno ammazzato un padre di famiglia disarmato e che a mani nude difendeva sacrosanti diritti : la legge e la sicurezza. Un omicidio truce consumato davanti a una bimba che adesso ogni sera dalla sua culla guarda quel posto del letto vuoto e aspetta suo padre per il bacio della buonanotte.
Fonte: secondopianonews.it
Articolo del 29 settembre 2015
Lo Stato fa propria la nostra proposta. Medaglia d’Oro per l’eroe Anatolij Korol
di Dino Granata
“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito su proposta del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria del signor Anatoly (Anatolij, ndr) Korol, il muratore ucraino rimasto ucciso il 29 agosto scorso nel tentativo di sventare una rapina in un supermercato a Castello di Cisterna (Napoli).
Il Presidente Mattarella consegnerà l’onorificenza ai familiari del Analtoly Korol venerdì 2 ottobre al Quirinale”. Lo rende noto un comunicato dell’ufficio stampa del Quirinale.
Un gesto apprezzabile e di saggezza istituzionale, sia da parte del ministro dell’Interno Alfano che da parte del Presidente della Repubblica Mattarella.
L’iniziativa per un riconoscimento di questa natura era stata sollecitata da Secondo Piano News sulle cui colonne poche ore dopo l’omicidio dell’eroe, apparve un articolo in cui si proponeva allo Stato di onorare la memoria di Anatolij Korol con una medaglia d’oro al Valor civile e la cittadinanza italiana per la famiglia in quanto il suo gesto eroico meritava di essere premiato dalle istituzioni.
Una proposta che avanzò pure l’Arma dei Carabinieri che fece una petizione nella stessa direzione. Era giusto muoversi e hanno fatto bene il ministro e il capo dello Stato a cogliere l’importanza di conferire una onoreficienza al povero muratore ucraino, ucciso da killer senza pietà mentre tentò di sventare una rapina in una calda sera d’agosto a Castello di Cisterna.
Anatolij Korol, sebbene fosse uno straniero lontano da casa sua, ci ha insegnato molto. Era uno di noi, che ha fatto della legalità uno dei valori fondanti della propria vita. E per affermarne il principio, è morto davanti agli occhi della figlioletta. A lui dobbiamo un grazie per averci dato una grande lezione di civiltà, con un pensiero alla sua famiglia che è rimasta orfana di un uomo esemplare. Grazie all’Arma dei Carabinieri per lo sforzo profuso. Un ringraziamento che estendiamo al ministro Alfano e al Presidente della Repubblica Mattarella che hanno inteso onorare la memoria di uno dei pochi eroi che purtroppo circolano nel nostro paese.
Questa la motivazione ufficiale del Quirinale sul conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria di Anatolij Korol
“Mentre usciva da un supermercato, unitamente alla propria figlia in tenera età, si accorgeva di una rapina perpetrata da due malfattori, di cui uno armato di pistola, ai danni dello stesso esercizio commerciale. Messa al riparo la bambina, il cittadino ucraino non esitava a rientrare e dopo una violenta colluttazione riusciva a bloccare il rapinatore armato, venendo poi aggredito con inaudita ferocia dal complice che, impossessatosi dell’arma, gli esplodeva contro due colpi, ferendolo mortalmente. Mirabile esempio di eccezionale tensione morale, di elette virtù civiche e di straordinario coraggio a difesa dei valori della legalità, spinti fino all’estremo sacrificio, suscitando l’ammirata riconoscenza dell’Italia tutta. 29 agosto 2015 – Castello di Cisterna (NA)”
Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it
17 dicembre 2015
Anatolij Korol
Anatolij Korol viene ucciso il 29 agosto 2015 a Castello di Cisterna (Na) nel tentativo di sventare una rapina al supermercato Piccolo in via Selva.
Anatolij esce dal supermercato in compagnia della figlia di un anno e mezzo, quando nota due uomini con il volto coperto da maschere e caschi integrali fare irruzione nel negozio. Anatolij lascia la figlia nel carrello della spesa all’esterno dell’esercizio commerciale e rientra per cercare di bloccare i malviventi. Si avventa su uno dei due rapinatori, che minaccia armato di pistola la cassiera. L’altro rapinatore fa fuoco contro Anatolij, che viene colpito da proiettili alla gamba e al fianco, e, a sangue freddo, alla nuca. Anatolij viene anche trafitto con un corpo contundente.
I banditi fuggono in moto. Inutili i soccorsi prestati ad Anatolij, che muore sul posto.
Indagano sulla vicenda i carabinieri di Castello di Cisterna.
Le forze dell’ordine ritrovano nelle campagne di Brusciano lo scooter, bruciato, Honda SH, utilizzato dai rapinatori. Il mezzo risulta rubato a Pomigliano d’Arco il 7 agosto.
Arrestati Gianluca Ianuale e Marco di Lorenzo, figlio e figliastro del boss Vincenzo Ianuale detto ‘u squadrone , detenuto per associazione mafiosa ed estorsione. I due sono in carcere dal 5 settembre per concorso in rapina, omicidio, ricettazione e violazione della legge sulle armi.
Anatolij Korov, di origine ucraina, operaio edile, viveva in Italia con regolare permesso di soggiorno, da otto anni con la moglie Nadjya, che lavora come collaboratrice domestica, ed i due figli.
Manifestazioni di solidarietà per la famiglia di Anatolij giungono dal sindaco di Castello di Cisterna Clemente Sorrentino, che annuncia il lutto cittadino per il giorno dei funerali. Aiuti concreti alla famiglia annunciati anche dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e da Michele Piccolo, titolare del supermercato luogo dell’evento.
La signora Korol sarà assunta come dipendente dal supermercato di Michele Piccolo.
Il 23 settembre 2016 vengono comminate le seguenti pene per l’omicidio di Anatolij: venti anni a Marco Di Lorenzo, 32enne; venti anni al fratellastro Gianluca Ianuale, 22enne; venti ad Emiliano Esposito, 50enne; e tre anni e quattro mesi a Mario Ischero, 40 enne, quest’ultimo accusato di essere complice degli assassini.
Confermate in Corte d’Assise d’Appello (Tribunale di Napoli, presidente Zeuli, pg Iacchetta) le condanne a 63 anni complessivi comminate in primo grado per i quattro killer di Anatolij Korol.
Il 30 novembre 2017, La Fondazione Polis, rappresentata dall’avvocato Celeste Giliberti, si è costituita parte civile nel processo insieme al Comune di Castello di Cisterna (presente l’avvocato Armando Cervone) e ai familiari della vittima (in loro rappresentanza l’avvocato Giuseppe Gragnaniello).
Confermati anche i risarcimenti a beneficio delle parti civili.
Il 20 ottobre 2015 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato alla vedova la medaglia d’oro al valor civile in memoria di Anatolij con la seguente motivazione “Mentre usciva da un supermercato, unitamente alla propria figlia in tenera età, si accorgeva di una rapina perpetrata da due malfattori, di cui uno armato di pistola, ai danni dello stesso esercizio commerciale. Messa a riparo la bambina, il cittadino ucraino non esitava ad entrare e dopo una violenta colluttazione riusciva a bloccare i rapinatori armati, venendo poi aggredito con inaudita ferocia dal complice che, impossessatosi dell’arma, gli esplodeva contro due colpi, ferendolo mortalmente. Mirabile esempio di eccezionale tensione morale, di elette virtù civiche e di straordinario coraggio a difesa dei valori della legalità, spinti fino all’estremo sacrificio, suscitando l’ammirata riconoscenza dell’Italia tutta”.
Nel mese di agosto 2017, l’amministrazione comunale di Castello di Cisterna ha organizzato una manifestazione per ricordare l’uccisione di Korol, alla presenza di consiglieri regionali, del sindaco Aniello Rega e della vedova dell’eroe Nadjya. La manifestazione ha destanto non poche polemiche per la decisione dell’attuale amministrazione comunale di revocare la delibera con la quale l’ex sindaco Clemente Sorrentino aveva deciso di intitolare via Selva, luogo dell’uccisione di Korol, all’eroe ucraino.
L’attuale amministrazione, infatti, ha deliberato di intitolare ad Anatolij un giardinetto situato in altra zona del paesino vesuviano, lontano dal luogo dell’omicidio e dalle abitazioni della famiglia degli assassini.
Nel mese di giugno 2018 un memorial calcistico dedicato ad Anatolij Korol: la Royal Akery, insieme ad altra società dilettantistiche del territorio, ha partecipato all’iniziativa “Metti la camorra in Fuorigioco”, organizzata dalla società sportiva dilettantistica “Centro Sportivo AZZURRO”, la Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, l’I.C. don Milani –Aliperti, la cooperativa sociale A.R.S. (Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio e Salvatore De Falco) e l’associazione LIBERA contro le mafie. Un bel momento di sport e di iniziativa sociale dedicato ai bambini.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Articolo del 10 settembre 2016
Napoli ricorda Anatolij Korol, l’immigrato medaglia d’oro al valore civile
di Arnaldo Capezzuto
E’ trascorso un anno. Il suo gesto di raro altruismo e dal grande senso civico non può e non dev’essere dimenticato. Eroismo di straordinaria normalità di fronte alla violenza e alla prevaricazione dell’arroganza criminale. Un urlo nel deserto di chi gira lo sguardo altrove. Legalità praticata a tal punto da sacrificare la vita. Anatoliy Korol, 38 anni, ucraino, operaio edile precario, ‘non si fece i fatti suoi’, intervenne e fermò i malviventi nel corso di una rapina al supermercato ‘Piccolo’ a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli. Era il 29 agosto.
Un sabato sera, mancava poco alla chiusura. Aveva appena terminato di fare la spesa insieme a sua figlia di quasi due anni: la più piccola della famiglia. Notati i criminali puntare le pistole contro gli addetti alle casse, non esitò un attimo: lasciata la piccola e il carrello tornò indietro lanciandosi sui banditi, in seguito essersi rivelati figli di un boss. Slancio, coraggio e disprezzo del pericolo per essere fedele ai valori in cui credeva. Riuscì a disarmare e bloccarne uno, come si può vedere dai drammatici fotogrammi della registrazione delle telecamere interne. Il complice però diede man forte nel modo più vigliacco, bastardo, criminale che si possa immaginare. Pistola in pugno – a distanza ravvicinata – esplose contro un uomo disarmato numerosi proiettili. Anatolij Korov venne centrato al petto e a una gamba. Pochi istanti, privo di vita, stramazza davanti alle casse, in una pozza di sangue. Un’esecuzione avvenuta sotto lo sguardo della figlioletta, di alcuni clienti e del personale del discount. Qualcuno a mezza bocca commentò a caldo: “Perché non si è fatto gli affari suoi???… Se l’è cercata”.
Materialmente a uccidere Anatolij è stato Gianluca Ianuale, 22 anni, fiancheggiato dal fratello Marco Di Lorenzo, 33 anni, figli del boss Vincenzo Ianuale, attualmente detenuto e considerato il capo del rione della Cisternina, le case popolari della 219, ad altissimo tasso criminale. Entrambi si sono pentiti e ora collaborano con lo Stato. L’accusa, sostenuta dal pm Arturo De Stefano, nel corso dell’ultima udienza al Tribunale di Nola dove si sta celebrando il processo con rito abbreviato, ha chiesto per entrambi 20 anni di carcere mentre per i complici una condanna a 18 anni per Emiliano Esposito, accusato di concorso in omicidio, porto d’armi in luogo pubblico e ricettazione mentre tre anni per Mario Ischero responsabile del reato di concorso in rapina. Il primo avrebbe assistito e supportato logisticamente i fratelli rapinatori-killer sia prima del colpo fornendogli scooter e pistola sia dopo aiutandoli a far scomparire le prove. Mentre il secondo è stato lo specchiettista della rapina colui, in pratica, che avrebbe dato il via libera per l’irruzione nel supermercato.
“Il prossimo 23 settembre avremo la sentenza da parte del giudice Giuseppe Sepe – spiega l’avvocato Giuseppe Gragnaniello, rappresentate della famiglia Korol – le richieste di pena avanzate dal pm non sono proporzionate all’azione delittuosa e anche rispetto alle parole della requisitoria del Procuratore dove si sottolinea il valore dell’esempio di Anatoliy, medaglia d’oro al valor civile”. E’ stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ottobre scorso a consegnare la prestigiosa onorificenza alla vedova e ai figli di Anatoliy: “Un doveroso omaggio del nostro Paese a un eroe che ha combattuto ed è morto per la libertà di tutti. Un particolare grazie al proprietario del supermercato ‘Piccolo’ per l’aiuto che darà ai familiari del muratore eroe”.
A pochi giorni dalla cerimonia solenne al Palazzo del Quirinale, in un tema in classe dal titolo “Come vivi e vedi il tuo rapporto con i genitori”, scriverà Anastasiya, una delle figlie di Anatoliy : “Il rapporto coi genitori (nel mio caso, purtroppo, solo con la mamma) è un susseguirsi di alti e bassi, che va regolato con ragione e pazienza. Dal mio punto di vista, una mamma migliore della mia non esiste. Insieme a Lisa, la mia sorellina, è la cosa più preziosa che possiedo…”.