30 luglio 1996 Maddaloni (CE). Ucciso Vittorio Rega, geometra di 29 anni, perché scambiato per il vero obiettivo.

Foto tratta dal Video  rai.it

Vittorio Rega guidava una macchina identica a qualle in uso al vero obiettivo del raid omicidiario : Gianbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo che, appena due mesi dopo l’omicidio di Rega, fu rinvenuto carbonizzato nelle campagne di Caivano, all’interno di una Fiat Punto.

Una pattuglia del commissariato di Maddaloni intervenne quella mattina del 30 luglio in località “Fontana Olmo Cupo”, per segnalazione di un uomo ferito. Gli agenti, raggiunta la località indicata attraverso una strada sterrata di campagna, torvarono una Honda civic Lsi di colore celeste con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume. Nelle immediate vicinanze, invece, seduto per terra, c’era Rega, che, ancora cosciente, presentava ferite di arma da fuoco alla schiena, al torace e alle gambe. Rega riuscì a riferire ai poliziotti cosa era successo, e cioè che mentre passava da quelle parti per svolgere delle commissioni per conto del suo datore di lavoro, era stato inseguito e colpito da alcune persone che, dopo averlo ferito, gli avevano anche chiesto “cosa ci facesse in quel luogo”. Gli immediati soccorsi non riuscirono a salvargli la vita. Rega, trasportato in ospedale a Maddaloni, morì circa trenta minuti dopo il suo arrivo al nosocomio.

Il 28 marzo 2018, a distanza di 22 anni, la Questura di Caserta, attraverso la polizia, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa del Gip di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, all’indirizzo di due noti esponenti del clan Belforte di Marcianise: Antonio Bruno, 61 anni, e Pasquale Cirillo, di 47 anni, entrambi già detenuti, ora accusati di omicidio in concorso.

Fonte:  fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

Fonte: pupia.tv
Articolo del 28 marzo 2018
Maddaloni, ucciso per sbaglio durante faida di camorra nel 1996: arrestati i killer

Un altro “cold case” è stato risolto dalla polizia della Questura di Caserta. A distanza di quasi 22 anni dall’omicidio di Vittorio Rega, compiuto nelle campagne di Maddaloni il 30 luglio del 1996, vengono tratti in arresto i killer. Nella mattinata di ieri, la polizia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, all’indirizzo di due noti esponenti del clan Belforte di Marcianise: Antonio Bruno, 61 anni, e Pasquale Cirillo, di 47, entrambi già detenuti, ora accusati di omicidio in concorso.

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile casertana, hanno permesso di ricostruire un quadro accusatorio granitico che, portando alla riapertura del procedimento, ha consentito di fare luce sia sulle dinamiche sottese all’omicidio, che sulle modalità di realizzazione e sulle responsabilità individuali dei colpevoli. Anche la matrice camorristica dell’agguato è stata confermata al punto che, superando il vaglio del giudice, si ritiene ormai scoperto un atto criminale tra i più efferati di quegli anni e che, più di altri, scosse le coscienze.

Come emerso fin dalle prime battute investigative, il giovane Rega fu ucciso semplicemente perché si trovava “al posto sbagliato al momento sbagliato” ma, soprattutto, perché guidava una macchina identica a quella in uso al vero obiettivo del raid omicidiario: Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo che, guarda caso, appena due mesi dopo l’omicidio di Rega, fu rinvenuto carbonizzato nelle campagne di Caivano, all’interno di una Fiat Punto.

Gli investigatori hanno ripercorso e integrato, con le dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia di area belfortiana, ogni tappa investigativa raggiunta nel tempo; fin dalle prime battute, quando una volante del commissariato di Maddaloni, nella mattinata del 30 luglio 1996, intervenne in quel comune, in località “Fontana Olmo Cupo”, per segnalazione di un uomo ferito. Gli agenti, raggiunta la località segnalata attraverso una strada di campagna sterrata e polverosa, trovarono una Honda Civic Lsi di colore celeste con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume. Nelle immediate vicinanze dell’autovettura, invece, seduto per terra, c’era Rega che, ancora cosciente, presentava ferite d’arma da fuoco alla schiena, al torace ed alle gambe.

Richiesto l’intervento di un’autoambulanza, Rega riuscì a riferire ai poliziotti cosa era successo, e cioè che mentre passava da quelle parti per svolgere delle commissioni per conto del suo datore di lavoro, era stato inseguito e sparato da alcune persone che, dopo averlo ferito, gli avevano anche chiesto “cosa ci facesse in quel luogo”. Gli immediati soccorsi, tuttavia, non riuscirono a salvargli la vita: Rega, trasportato all’ospedale di Maddaloni, morì circa trenta minuti dopo.

 

Fonte:  ottopagine.it
Articolo del 29 marzo 2018
Baiano. Ucciso per errore: presi i killer di Vittorio Rega
Viaggiava a bordo di un’auto uguale a quella del vero obiettivo dei sicari
di Simonetta Ieppariello
Ucciso per errore, per essersi trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Quella la sua unica colpa. Un tragico scambio di persona di sicari spietati e sanguinari che uccisero per sbaglio un uomo innocente.

Vittorio Rega, di Baiano, faceva il geometra e aveva 29 anni. Quella mattina, il 30 luglio del 1996, a Maddaloni, era andato a lavorare. Gli indagati sono già in carcere. Vittorio Rega fu trucidato nel Casertano perché la sua auto era uguale a quella dell’obiettivo dei killer.

Improvvisamente da un furgone partirono degli spari. Vittorio forse pensò a una rapina. Frenò di botto e lasciò la macchina. Cercò di scappare a piedi, di nascondersi nelle campagne. Ma gli assassini lo raggiunsero e spararono ancora. Accortisi dell’errore, pensarono di lasciarlo davanti a un ospedale. Ma poi rinunciarono e dopo poche ore Vittorio Rega morì. Dopo 22 anni i due presunti killer di quell’omicidio sono stati presi.

Malgrado fosse agonizzante, Rega riuscì a riferire l’accaduto agli agenti. Ieri i poliziotti hanno notificato nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Milano Opera, due ordinanze d’arresto rispettivamente nei confronti di Antonio Bruno, 61 anni, e Pasquale Cirillo, 47 anni, entrambi ritenuti appartenenti al clan Belforte di Marcianse. Colui che sarebbe dovuto morire quel giorno, per mano dei Belforte, Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan rivale dei Piccolo, fu trovato carbonizzato nelle campagne di Caivano (Napoli), in una Fiat Punto, due mesi dopo l’assassinio di Vittorio.

Hanno commosso le parole del fratello di Vittorio Rega ieri sera al Tg 1 che raccontava di quel ragazzo perbene che voleva vivere, ucciso per sbaglio dalla camorra . Due arresti quelli di ieri che seguono di poche ore gli altri messi a segno a Napoli per gli assassini di un’altra vittima innocente della camorra: Ciro Colonna, anche lui ucciso per sbaglio a Ponticelli.

 

 

 

NAPOLI Ucciso per sbaglio, due arresti 22 anni dopo
Video RAI  andato in onda il 28 marzo 2018
Vittorio Rega fu ucciso 22 anni fa, per sbaglio, dalla camorra nel casertano. Sono stati arrestati i due presunti assassini. E il fratello al Tg1 dice: “Finalmente, non ci speravamo più”. Gabriella Capparelli

 

 

Fonte: roadtvitalia.it
Articolo del 3 dicembre 2019
Ucciso per errore dal clan Belforte, confermate le condanne per gli assassini di Vittorio Rega

Condanne confermate in appello per gli esponenti del clan Belforte di Marcianise (Caserta) Pasquale Cirillo, 48 anni e Antonio Bruno, 62 anni, accusati dell’omicidio di Vittorio Rega, geometra ucciso per errore, nel 1996: viaggiava a bordo di una vettura uguale a quella del vero obiettivo dei due killer.

Per Cirillo la Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha confermato i 30 anni del primo grado; venti anni la condanna confermata per Bruno. In primo grado è stato condannato a 20 anni anche il boss Salvatore Belforte (non ha fatto ricorso in Appello), che nel periodo in cui era collaboratore di giustizia – status poi revocato – ha confessato di aver ordinato il delitto nel corso del quale Rega fu ucciso per sbaglio.

Il geometra fu una vittima innocente della sanguinosa faida che ha contrapposto per anni i due clan camorristici di Marcianise, i Belforte, noti come “Mazzacane”, e i Piccolo, soprannominati “Quaqquarone”; una faida che portò la prefettura di Caserta a ordinare un vero coprifuoco, ordinando a bar e locali pubblici di chiudere. Rega fu trovato agonizzante il 30 luglio 1996 nelle campagne di Maddaloni, ma riuscì comunque a riferire l’accaduto agli agenti della Polizia di Stato; per anni però i responsabili dell’omicidio sono rimasti ignoti.

La svolta c’è stata nel marzo 2018, quando la Squadra Mobile di Caserta, con il coordinamento della Dda di Napoli, ha chiuso l’indagine sul delitto notificando le ordinanze di custodia cautelare ai due presunti sicari, gli affiliati storici Cirillo e Bruno, da anni detenuti. Dall’inchiesta è emerso che il vero obiettivo dei killer era Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo. Tartaglione comunque morì; fu trovato infatti carbonizzato nelle campagne di Caivano (Napoli), in una Fiat Punto, due mesi dopo l’assassinio di Vittorio Rega. Cirillo e Bruno sono stati difesi dagli avvocati Franco Liguori e Alessandro Barbieri.