30 Novembre 1977 Palermo. Ucciso Attilio Bonincontro Brigadiere della Polizia Penitenziaria
Attilio Bonincontro, 53 anni, brigadiere degli agenti di custodia in servizio presso la Casa Circondariale Ucciardone di Palermo, fu ucciso il 30 novembre del 1977 mentre faceva ritorno presso la propria abitazione. Era dirigente dell’ufficio matricola dell’Ucciardone, era un sottoufficiale stimato, la sua morte provocò una vera e propria rivolta tra i colleghi che il giorno dopo si autoconsegnarono organizzando una manifestazione di protesta davanti al carcere.
Il Brigadiere Bonincontro è stato riconosciuto “Vittima del Dovere”
Articolo da LA STAMPA del 2 Dicembre 1977
Brigadiere di custodia all’Ucciardone è ucciso forse da “killer” di mafiosi
di Antonio Ravidà
La vittima aveva 53 anni – Due giovani gli hanno sparato quindici colpi di pistola – La polizia ritiene che si tratti di vendetta da parte di qualche “clan” – Difficile la natura politica.
Palermo, 1 dicembre. Spietato delitto per vendetta ieri sera in piena Palermo, in via Sampolo, dove due giovani a viso scoperto hanno abbattuto con quindici rivoltellate, otto delle quali andate a bersaglio, Attilio Bonincontro di 53 anni, brigadiere degli agenti di custodia nel carcere Ucciardone. Era uno dei responsabili dell’ufficio matricola, settore-chiave dell’istituto penale, nel quale lavorava da trenta anni. Sarebbe andato in pensione fra un anno e un mese, il 1 gennaio 1979. La moglie di 74 anni afferma di non sapere niente.
Si ritiene che il delitto sia stato ordinato da boss detenuti all’Ucciardone oppure tornati in libertà da poco tempo, che avevano «conti in sospeso» con Bonincontro che dalla vecchia moglie non aveva avuto figli. Ma a confondere le acque, in serata, dopo l’omicidio, una telefonata anonima è stata fatta al centralinista del quotidiano L’ora. Una voce maschile, parlando confusamente e in fretta, ha detto: «Rivendichiamo la morte di un aguzzino». S’era anche diffusa la voce che l’anonimo avesse detto pure «abbiamo giustiziato», ma il particolare è stato smentito dalla polizia. In sostanza gli investigatori non credono alla matrice politica, anche se debbono tenerne conto.
Il brigadiere, invece, potrebbe essere rimasto vittima della vendetta di un gruppo dei tanti reclusi che si alternano nel vecchio, tetro carcere palermitano dove 25 anni fa con un caffè alla stricnina fu assassinato il bandito Gaspare Pisciotta, già luogotenente di «Turiddu» Giuliano.
Era Attilio Bonincontro che stabiliva in quale cella o in quale camerata comune dovesse stare un detenuto; da lui passavano una infinità di carte come le domande inoltrate dai carcerati ai loro difensori o ai giudici. «Sono stanco, vorrei andarmene prima del tempo» , aveva confidato di recente a un avvocato, uno dei tanti che frequentano l’Ucciardone per parlare con i loro assistiti.
Ieri sera, Bonincontro era sceso dall’auto che aveva lasciato in sosta davanti casa e la portiera, con lo scatto automatico, gli aveva aperto il portone. Stava varcando la soglia e dietro di lui il portone si stava richiudendo quando, con un piede, uno dei due killers lo ha bloccato. Subito dopo da tre passi di distanza i quindici spari con una pistola calibro 7,65 e una rivoltella l’hanno massacrato: i proiettili del revolver, lunghi 4 centimetri, gli hanno tranciato l’addome e la spina dorsale quasi spezzandolo in due.
La portiera inorridita si è messa ad urlare, chiamando aiuto, poi non ha retto all’emozione ed è scivolata semisvenuta sul pavimento. Una fortuna per lei che avrebbe potuto essere colpita da uno dei tanti proiettili finiti contro le pareti dell’androne. Gli assassini sono fuggiti subito dopo su una Fiat «128» con la quale erano giunti in via Sampolo, che hanno abbandonato a poche centinaia di metri. L’auto era stata rubata nove giorni fa. Il fatto che abbiano agito a viso scoperto induce gli investigatori a sospettare che siano entrambi forestieri.
All’Ucciardone di recente sono avvenuti violenti litigi tra detenuti di Ragusa e Catania, dopo reciproci episodi di intolleranza dei quali si era avuta una immediata eco non soltanto in direzione ma pure nell’ufficio matricola dove, tra l’altro le guardie carcerarie tengono in deposito i soldi dei reclusi.
Articolo da L’Unità del 2 Dicembre 1977
Anziano brigadiere all’ Ucciardone assassinato a colpi di pistola
Era responsabile dell’ufficio matricola del carcere – Nove pistolettate, alcune in
faccia, dopo l’agguato sotto casa – Una telefonata aU’«Ora» rivendica il crimine
Delitto politico o vendetta mafiosa a Palermo.
PALERMO – I carabinieri puntano le loro carte sulla pista della «vendetta» da parte di «criminali comuni», polizia e Procura (pur con qualche esitazione) sul delitto «politico»: il copione dei piccoli e grandi misteri siciliani si ripete per l’uccisione di Attilio Buonincontri, 53 anni, sposato senza figli. Brigadiere delle guardie carcerarie dell’Ucciardone, fulminato a pistolettate da due giovani nell’androne di casa alle 20.10 di mercoledì , in via Sampolo a Palermo.
Quaranta minuti dopo, Giuseppe Sciascia, di turno al centralino del giornale L’Ora, ascolta da una voce maschile, i toni bassi di chi non vuol farsi riconoscere, un messaggio che, un po’ per l’emozione, un po’ pe i disturbi della linea telefonica, riesce ad annnotare solo parzialmente: «Siamo i… (e qui il centralinista non è riuscito a registrare nulla). Rivendichiamo la morte di uno degli aguzzini… » (poi qualche altra parola, e la comunicazione è interrotta).
Intanto, avvertiti attraverso il «113» da un vicino di casa che ha sentito gli spari, polizia e carabinieri piombano in via Sampolo. Nove colpi, tutti andati a segno (in faccia, al petto, alla testa) di due pistole una calibro 38 special e una 7.65, avevano fulminato, in una sequenza da film, il brigadiere.
L’unica testimone, inorridita, la portiera dello stabile, che racconta: « Buonincontri era sceso dall’auto: gli avevo aperto la porta con il pulsante della guardiola. In quell’attimo, quando già il brigadiere stava per tirar dietro di sé il portone, alle sue spalle sopraggiungono due, a volto scoperto, sui 25, 26 anni. Buonincontri, una borsa di plastica e le chiavi di casa in mano, fa per chiudere loro il portone in faccia. Probabilmente pensava ad una rapina».
Ma uno degli assalitori ha già posto un piede tra lo stipite e la porta. La portiera si getta giù ad occhi chiusi, sotto il bancone. Poi gli spari, secchi e rapidi.
È passato solo qualche attimo: ad aspettare i killer sta un altro giovane alla guida di una e «127 » che verrà abbandonata, subito dopo, in una strada accanto. L’auto era stata rubataa il 21 novembre a Palermo in pieno centro.
Per tutta la notte si succedono gli interrogatori: vengono operate alcune perquisizioni nelle abitazioni e nelle sedi — dicono gli inquirenti — di estremisti di destra e di sinistra. Alcuni giovani vengono trattenuti a lungo, poi rilasciati. Sull’uccisione, compiuta con ferocia, con il chiaro intento d’una «punizione» (come è testimoniato dalle pallottole esplose in pieno viso), si può raccogliere questo commento in Procura: «Un delitto anomalo, pieno di stranezze».
Per ora si cerca, innanzitutto, di stilare un profilo della vittima: vent’anni di servizio all’Ucciardone, un incarico di rilievo, «di potere» : dicono alcuni, comunque delicatissimo: Buonincontri dirigeva l’«ufficio matricola». Si occupava quindi dell’assegnazione dei detenuti nelle varie celle, all’isolamento, dei trasferimenti da un carcere all’altro nella giungla di uno stabilimento penale tra i più difficili, dove ancora l’ordine interno viene amministrato, a quanto si dice, in qualche modo dalla mafia.
Le ipotesi si accavallano: quella di un’impresa terroristica, oltre a poggiare sulla telefonata anonima, trae origine dal recente passaggio dal carcere palermitano di un gruppo di brigatisti e nappisti, trasferiti il 19 novembre, dopo una breve permanenza all’Ucciardone, nelle superfortezze di Favignana e dell’Asinara. v. va.
Articolo da LA STAMPA del 4 Dicembre 1977
Palermo: cinque fermati per l’agente assassinato
Tensione ai funerali della vittima
Palermo, 3 dicembre. (a. r.)
La polizia sta stringendo il cerchio attorno agli assassini del brigadiere delle guardie di custodia dell’Ucciardone, Attilio Bonincontro, 53 anni, ucciso con otto colpi di pistola mercoledì sera, nell’atrio di casa. Cinque giovani del rione di via Sampolo, dov’è avvenuto l’omicidio, sono stati fermati.
Stamane, intanto, in un’atmosfera carica di tensione, si sono svolti i funerali della vittima. Erano presenti le maggiori autorità di Palermo, magistrati e in rappresentanza del ministro Bonifacio, il consigliere Minervini e il comandante generale del corpo delle guardie di custodia, col. Spinoci. Dietro il feretro c’era la vedova, i parenti e gli amici.
La vittima, originaria di Noto, in provincia di Siracusa, era in servizio all’Ucciardone da quasi trent’anni.
Ieri sera, per protesta, i 260 agenti di custodia del carcere dove sono rinchiusi attualmente più di 900 detenuti, si sono autoconsegnati dando luogo ad una manifestazione silenziosa. Le guardie hanno vegliato la salma del loro collega nella camera ardente allestita nella cappella della caserma delle guardie carcerarie, all’interno della prigione.
Gli investigatori ormai hanno quasi definitivamente scartato l’ipotesi di un delitto compiuto da amici di detenuti politicizzati. Questa versione viene presa in considerazione sempre di meno ed è motivata da una telefonata anonima che mercoledì sera fu fatta al centralino del quodiano L’ora: una voce maschile avverti che «era stato eliminato un aguzzino» . Si pensa piuttosto alla crudele vendetta di un gruppo di ex reclusi.
Fonte: poliziapenitenziaria.gov.it
Attilio Bonincontro, Brigadiere degli Agenti di Custodia
Noto 27 gennaio 1924 – Palermo, 30 novembre 1977
In servizio alla Casa circondariale “Ucciardone” di Palermo, il Brigadiere Attilio Bonincontro era addetto all’Ufficio matricola ed era considerato l’archivio vivente dell’istituto. Alle 20 del 30 novembre1977, il Brigadiere lascia l’istituto, giunto davanti all’androne della sua abitazione, che distava poche centinaia di metri dall’Ucciardone, due giovani che lo avevano pretestuosamente coinvolto in una discussione lo bloccano e gli esplodono contro otto colpi di pistola per poi fuggire a bordo di una Fiat 128. L’uccisione di Bonincontro, stimato e apprezzato per la professionalità e il senso di umanità, è stata collegata all’attività di servizio. Gli autori dell’omicidio sono rimasti ignoti.
Il Brigadiere Attilio Bonincontro è stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno “Vittima del Dovere”, ai sensi della Legge 624/1975.
Alla memoria di Attilio Bonincontro è stata intitolata la casa di reclusione di Noto.
Leggere anche: robigreco.wordpress.com
Si chiamava Attilio Bonincontro ed è stato ucciso dalla mafia 30 novembre 1977