31 Dicembre 2007 Torre annunziata (NA) . Ucciso Giuseppe Veropalumbo da un proiettile, mentre era in casa, nella notte di Capodanno.

Foto da: rainews24.rai.it

Giuseppe Veropalumbo, 30 anni, si trovava nella sua abitazione al nono piano di uno stabile in corso Vittorio Emanuele, a Torre Annunziata (NA), e stava giocando a carte con amici e parenti quando un proiettile ha trapassato la finestra e lo ha colpito ad un fianco penetrando nel cuore. Trasportato dal 118 all’ospedale di Bosco Trecase, è arrivato già cadavere.

 

 

Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it

Giuseppe Veropalumbo è un giovane carrozziere di trent’anni sposato e padre di una bambina. Durante i festeggiamenti per il Capodanno 2008, Giuseppe è con la sua famiglia nell’abitazione di via Vittorio Emanuele. Non è ancora arrivata la mezzanotte, sono le 23:15 e in quel preciso momento viene esploso da ignoti il proiettile che lo ucciderà. La ferita è mortale, si tratta infatti di un colpo al cuore. Giuseppe viene ricoverato all’ospedale di Boscotrecase, ma morirà poco dopo.

Il 29 gennaio 2013 il procuratore Diego Marmo archivia le indagini sull’omicidio di Giuseppe. Sebbene non esistano piste convincenti per identificare l’assassino, lo stesso procuratore Marmo ha rilasciato dichiarazioni in cui definisce l’uccisione di Giuseppe come omicidio di camorra. Marmo si è anche preoccupato di redigere un documento indirizzato alle scuole nel quale la figlia di Giuseppe viene indicata come “vittima indiretta della camorra”. Carmela Sermino, moglie di Giuseppe, ha commentato la chiusura delle indagini con una accusa nei confronti di chi, fra i cittadini di Torre Annunziata, ha protetto con omertà l’assassino.

Carmela Sermino, moglie di Giuseppe, ha scritto alla Presidente della Camera Laura Boldrini chiedendole che la morte di suo marito venga annoverata tra gli omicidi di camorra.

Nel 2014 arriva una svolta nelle indagini grazie a due collaboratori di giustizia, due fratelli, che in carcere hanno raccolto le voci sul presunto responsabile di quell’incidente e le hanno riportate alla magistratura inquirente. La soffiata dei due ha fatto si che fosse intercettato il nome di Gianluca Cuomo. Riscontri per ora non ne sono stati trovati. Di qui l’impossibilità di chiedere l’arresto di Cuomo, che resta comunque indagato a piede libero per omicidio volontario pur professandosi innocente.

Nel mese di settembre 2016 il gip Antonello Fiorentino ha deciso di archiviare la posizione del sospettato dell’omicidio di Veropalumbo: “Difficile effettuare riscontri sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia – si legge nelle motivazioni – soprattutto perché si tratta di fatti appresi de relato da Michele Palumbo, e non in maniera diretta”.
La Procura di Torre Annunziata, guidata dal procuratore Sandro Pennasilico e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli, proprio sulla scorta delle dichiarazioni del pentito ergastolano Michele Palumbo, killer dei Gionta, che da un anno e mezzo stava collaborando con l’Antimafia e svelando i segreti della camorra di Torre Annunziata, aveva riaperto il caso. Il sostituto Silvio Pavia aveva aperto un fascicolo d’inchiesta (il terzo) per omicidio preterintenzionale ed iscritto nel registro degli indagati il nome di un 38enne di Torre Annunziata, con piccoli precedenti alle spalle, che a luglio era stato anche ascoltato dal magistrato, negando ogni addebito.

Nel gennaio 2018 il fascicolo Veropalumbo viene nuovamente riaperto: questa è stata l’informazione ricevuta dalla vedova Veropalumbo dal dirigente della Polizia di Stato di Torre Annunziata Vincenzo Gioia. La scientifica ha effettuato nuove perizie e rilievi balistici utilizzando anche nuove tecnologie come i droni.

 

A Torre Annunziata, in via Vittorio Veneto, un bene confiscato alla camorra è stato affidato in gestione all’associazione Giuseppe Veropalumbo, fondata da Carmela Sermino.

Dal 2014, la Fondazione Polis e il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità elargiscono borse di studio ai giovani studenti colpiti dalla violenza criminale. Tra i beneficiari, Ludovica Veropalumbo, figlia di Giuseppe.

A Giuseppe è intitolato un memorial calcistico che si svolge ogni anno presso lo stadio Giraud di Torre Annunziata.

Ad Acerra il presidio territoriale di Libera è stato intitolato a Giuseppe Veropalumbo. La presentazione è avvenuta il 9 dicembre 2014, presso il liceo “Alfonso Maria de’ Liguori” in via Stendardo. I firmatari del patto sono: Age (Associazione genitori), Laboratorio Aprile, Teatro Rostocco, Vincenzo Pascarella, liceo “de Liguori” e la diocesi.

Carmela Sermino, vedova di Giuseppe, nel 2015 viene nominata dal Comune di Torre Annunziata presidente dell’Osservatorio sulla legalità.

Nel mese di novembre 2016 Carmela Sermino viene nominata assessore allo Sviluppo della Terza Municipalità di Napoli (Stella-San Carlo all’Arena).

Il 30 dicembre 2016, presso la sala giunta del Comune di Torre Annunziata, il sindaco Giosuè Starita e l’amministrazione comunale oplontina hanno ricordato Giuseppe Veropalumbo, con la manifestazione dal titolo: “Identità e memoria di Torre Annunziata”. Presente all’iniziativa la moglie di Veropalumbo, Carmela Sermino.

Nel mese di dicembre 2017 a Torre Annunziata è stata inaugurata la sede dell’associazione “Giuseppe Veropalumbo”, un presidio di legalità in un bene confiscato alla camorra.
Carmela Sermino utilizzerà questo luogo per organizzare, promuovere e diffondere le iniziative a sostegno della legalità e dei giovani a rischio. Una sala dell’appartamento è intitolata a Gaetano Montanino.

 

 

 

Articolo da: rainews24.rai.it 
Articolo del 1 gennaio 2008
Botti di Capodanno: un morto e 473 feriti in tutta Italia

Il bilancio definitivo degli incidenti legati ai festeggiamenti del Capodanno, reso noto dal dipartimento della pubblica sicurezza, è impressionante. Nonostante la massiccia azione di prevenzione, con tonnellate di esplosivi sequestrati negli ultimi giorni del 2007 in tutta Italia, il  ‘bollettino di festa’ registra 449 feriti con prognosi inferiore ai 40 giorni e di 24 con prognosi superiore ai 40 giorni.

C’è, è vero, “una lieve flessione rispetto al decorso anno – spiegano dal dipartimento – in cui ne sono stati annoverati rispettivamente 497 e 29” (per un totale di 526), ma il dato è comunque rilevante.

Un morto a Torre Annunziata
Un uomo di 30 anni è rimasto ucciso da proiettili vaganti esplosi per festeggiare il Capodanno a Torre Annunziata, nel napoletano. Giuseppe Veropalumbo, 30 anni, si trovava nella sua abitazione al nono piano di uno stabile in corso Vittorio Emanuele, a Torre Annunziata, e stava giocando a carte con amici e parenti quando un proiettile ha trapassato la finestra e lo ha colpito ad un fianco. Trasportato dal 118 all’ospedale di Bosco Trecase, è arrivato già cadavere. Il proiettile lo ha colpito al fianco sinistro penetrando nel cuore. Sulla vicenda indaga la polizia.

Tra Napoli e provincia si contano complessivamente 85 feriti nella notte di San Silvestro. Quarantacinque i feriti a Napoli, di cui 5 minori; e 40 in provincia, di cui 6 minori.

Una donna di 41 anni di Palermo è stata colpita da un proiettile mentre era affacciata in balcone a guardare i fuochi di artificio, dopo la mezzanotte. La vittima, che vive nella zona della Fiera del Mediterraneo, è stata portata in ospedale ed è in gravi condizioni.

Sempre a causa dell’esplosione di un petardo a Palermo un uomo di 37 anni ha perso un braccio. Nel capoluogo siciliano ci sono stati complessivamente una quindicina i feriti più o meno lievi che hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari a causa dell’esplosione di botti.

 

 

Nota dal Gruppo Facebook “Aiutiamo Carmela Sermino”

“Questo gruppo è dedicato ad una vicenda umana che a me come a molti altri amici di Facebook sta particolarmente a cuore, è quella di Carmela Sermino vedova di Giuseppe Veropalumbo ucciso da un proiettile vagante la notte di Capodanno del 2007, mentre con la sua famiglia attendeva l’arrivo del nuovo anno nel suo appartamento di Torre Annunziata.
Giuseppe era una persona per bene, un lavoratore onesto stimato e ben voluto da tutti, purtroppo il destino lo ha strappato a Carmela e alla piccola Ludovica che all’epoca dei fatti aveva solo 14 mesi e solo pochi istanti prima si trovava in braccio al papà.

Carmela rimasta sola, scrisse al Presidente Napolitano per chiedere un incontro e un aiuto per far crescere dignitosamente la Sua bambina, la risposta a quella lettera arrivò poco più di un anno dopo, dove lo stesso consigliava a Carmela di iscriversi alle liste di collocamento protette, purtroppo però questo non è possibile in quanto ad oggi non è ancora stato trovato il colpevole dell’assurdo omicidio e quindi non può essere riconosciuto a Carmela lo stato parente di una vittima della criminalità.

Solo l’interessamento e il buon cuore del cantante Nino D’Angelo potè dare a Carmela, nel frattempo, un posto di lavoro a tempo determinato presso il Teatro
Trianon Viviani di Napoli, dove lo stesso era Direttore Artistico fino allo scorso mese di settembre.
Ora poiché il Teatro versa in condizioni economiche difficili, la regione Campania e la provincia di Napoli che detengono rispettivamente il 60% ed il 40% delle quote azionarie, hanno deciso di trasformane l’utilizzo non più come teatro di prosa sospendendone di conseguenza la programmazione bensi in in museo o fondazione della canzone napoletana, cominciando con il non rinnovare i contratti dei lavoratori precari, promettendole una ricollocazione quando la trasformazione del teatro sarebbe stata compiuta, ma ahimè anche questo progetto sembra essere sfumato così purtroppo Carmela è rimasta senza l’unico sostentamento economico che le permetteva di vivere dignitosamente insieme alla sua bambina.
Molti esponenti politici, sopratutto a livello locale, hanno promesso attenzione ai suoi problemi, offrendo impegno personale ad aiutarla, poi come sempre le promesse sono rimaste tali e Carmela è rimasta sola con i suoi problemi, le sue paure, la sua disperazione.
Personalmente rimango molto colpito dalla dignità con la quale Carmela affronta tanto dolore e tante difficoltà tutte insieme e così inaspettatamente, ora questa pagina a lei dedicata serve a fare conoscere a più persone possibili la sua vicenda umana, dare più forza ai suoi appelli, a fare sentire con più forza la sua voce nei confronti delle Istituzioni che si sono dimenticate troppo presto delle promesse fatte e mai mantenute, e se possibile aiutarla a trovare un lavoro che è l’unica cosa che questa giovane Donna desidera, il sacrosanto diritto al lavoro per dare un futuro alla sua meravigliosa bambina.
In tutte le tragedie nel nostro paese l’aiuto è sempre arrivato dal basso, dalla generosità e sensibilità della gente quello spirito di solidarietà che anima gli italiani, mai, quasi mai dall’alto, dalle Istituzioni troppo impegnate ad occupare i posti che contano per occuparsi di un”comune mortale”!
Ora con lo stesso spirito di solidarietà dimostriamo a Carmela la nostra vicinanza, amplifichiamo la sua voce , facciamola arrivare a chi di dovere, a rivendicare il suo diritto al lavoro per crescere la sua piccola creatura!”

 

 

 

Articolo del 29 Gennaio 2013 da ilmattino.it  
Ucciso da un colpo di pistola a Capodanno: non si trova un colpevole. Indagine archiviata
di Maurizio Sannino

Torre Annunziata. «Le indagini per la uccisione del giovane carrozziere torrese Giuseppe Veropalumbo, sono state ufficialmente archiviate. Questa per me è davvero una sconfitta».

Per circa cinque anni, alla guida della procura della Repubblica di Torre Annunziata, ha dato insieme al suo staff la caccia all’uomo senza volto. A chi, quella maledetta notte di capodanno di cinque anni fa premendo il grilletto e sparando all’impazzata, ha scolpito nella mente e nel cuore di una donna e della sua bimba, un segno indelebile e un dolore incancellabile.

Ora è proprio lui, il procuratore Diego Marmo ( da qualche mese in pensione) a mettere la parola fine ad una vicenda che continua a presentare lati oscuri. Perizie balistiche, interrogatori, sopralluoghi, ricostruzioni. A nulla sono servite le indagini della magistratura. L’uccisione di un uomo onesto e lavoratore, non ha un colpevole: «Purtroppo- dice Diego Marmo- non siamo riusciti ad identificare una persona che forse non sa neanche di avere ucciso. Le indagini- rivela- sono state si, archiviate ma la posizione può essere riaperta in qualunque momento. Ho voluto- svela- lasciare una traccia che indichi quest’ uomo come una vittima di camorra. In sostanza- puntualizza- non esiste un riconoscimento ufficiale in tal senso, ma esiste un documento da me redatto, che lascia una porta aperta. Del resto- aggiunge- ho scritto a tutte le scuole dicendo che la figlia di Giuseppe è una vittima indiretta della camorra. E’ vero non c’è stato agguato, ma questo uomo innocente e perbene era chiuso in casa in quel momento. La vicenda- conclude Marmo- è tutta scritta nella motivazione che ha «accompagnato» il documento di archiviazione».

La moglie di Giuseppe, Carmela Sermino parla in tono dimesso: «Hanno chiuso il caso di mio marito senza colpevole: hanno lasciato una ferita aperta. La gente di Torre Annunziata per paura, per omertà ha nascosto il volto dell’assassino. Giuseppe era figlio di Torre Annunziata, nessuno gli ha dato giustizia. Nessuno ha fatto il possibile affinché mio marito potesse essere ricordato come vittima di criminalità o addirittura di camorra. Giuseppe sarà un «caso» archiviato.

Un giorno mia figlia chiederà chi è stato? come è successo? Cosa è stato fatto? Non saprò cosa rispondere. Poi sarà lei a credere o meno nella magistratura e nello Stato Italiano».
Distrutta dal dolore Carmela lancia un ultimo accorato appello alle istituzioni e alla magistratura: «Spero- riprende Carmela- che il procuratore Diego Marmo che ho sempre stimato, alla chiusura delle indagini abbia dichiarato Giuseppe vittima di camorra o di criminalità comune affinché parta un processo per il riconoscimento, perché senza questo, mia figlia non potrà percepire dei benefici che la legge prevede. In caso contrario la morte di Giuseppe sarà archiviata in quei faldoni che nessuno mai aprirà e tutto sarà dimenticato. Non è giusto».

 

 

 

Articolo del 15 Luglio 2016 da lostrillone.tv 
Torre Annunziata, omicidio Veropalumbo. Un pentito: “So chi ha sparato quella notte di Capodanno”
La magistratura riapre il caso dopo le parole di Michele Palumbo “munnezza” alla Dda. Indagato 38enne vicino ai Gionta  
di Salvatore Piro

Torre Annunziata. Fu ucciso da un proiettile vagante, sparato per festeggiare il Capodanno 2008. E’ un pentito di camorra, Michele Palumbo “munnezza”, ex-killer spietato del clan Gionta, a riaprire il caso sull’omicidio irrisolto di Giuseppe Veropalumbo. Il 30enne carrozziere di Torre Annunziata venne colpito a morte la sera del 31 dicembre 2007: un proiettile gli entrò in casa, al nono piano di uno stabile in via Vittorio Emanuele, trapassandogli il cuore mentre in braccio stringeva la figlioletta Ludovica, di soli 14 mesi. Da 9 anni, chi sparò quella tragica notte intorno alle ore 23 non ha né un nome, né un volto. Ora la possibile svolta. Grazie ai racconti dell’ultimo pentito.

LA SVOLTA. Palumbo, 46 anni, già da 6 in carcere e condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del pregiudicato Ettore Merlino, agli inquirenti ha fatto il nome del presunto autore del folle gesto. Si tratta – secondo quanto riferito dal “munnezza” ai magistrati della Dda di Napoli, nel corso di un recente interrogatorio – di un 38enne pregiudicato ritenuto vicino al clan Gionta. Il racconto del collaboratore di giustizia (Palumbo si è pentito il 26 maggio 2015, ndr) ha così spinto la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a riaprire il caso. Le indagini sulla morte di Giuseppe Veropalumbo furono archiviate nel 2013 dall’allora Procuratore Capo Guido Marmo, per “assenza di prove certe sull’identità” dell’omicida.

UN NUOVO INDAGATO. Il nome del 38enne, autore degli spari secondo la versione di Palumbo, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’uomo è già stato interrogato dal pm titolare del fascicolo d’inchiesta, Silvio Pavia, e dinanzi all’accusa ha negato ogni addebito. Le indagini proseguirebbero spedite con nuovi accertamenti attesi a breve. Già nel 2014 arrivò una presunta svolta nell’inchiesta, grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, che in carcere raccolsero voci sul presunto responsabile della morte di Veropalumbo. Voci, però, mai suffragate da concreti elementi di prova. Carmela Sermino, la moglie di Giuseppe, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia. Oggi, da Presidente dell’Osservatorio comunale per la Legalità, grida ancora la sua rabbia tra i banchi delle scuole di Torre Annunziata. Anche di recente agli studenti ha dichiarato: “Non mi arrendo. Non voglio altri morti di camorra come mio marito”.

 

 

 

Articolo del 24 Settembre 2016 da lostrillone.tv
Il giudice: “Caso da archiviare. Non sappiamo chi sparò”
Omicidio Veropalumbo. Otto anni dopo, nuovo stop all’inchiesta. Il delitto di Capodanno resta un ‘giallo’  
di Salvatore Piro

TORRE ANNUNZIATA. Un altro stop alle indagini, il secondo. Ad otto anni di distanza da un delitto che così continua a tingersi di ‘giallo’ e a trascinarsi, stanco, senza lo ‘straccio’ di un colpevole. Nonostante la recente svolta (leggi qui). Il gip del tribunale di Torre Annunziata, Antonello Fiorentino, ha archiviato l’inchiesta-bis sulla morte di Giuseppe Veropalumbo, l’operaio oplontino ucciso da un proiettile vagante sparato in strada per ‘salutare’ il Capodanno. Fascicolo per omicidio preterintenzionale riaperto in Procura e in estate a carico di C.C., 38enne di Torre Annunziata ritenuto il presunto autore dello sparo, ma soltanto sulla base di un racconto ‘de relato’ fatto agli inquirenti da un collaboratore di giustizia.

INCHIESTA RIAPERTA DA UN PENTITO. Nel Luglio scorso, furono le dichiarazioni rilasciate ai pm dal pentito di camorra Michele Palumbo ‘munnezza’, ex-killer spietato del clan Gionta e già condannato all’ergastolo per l’omicidio del pregiudicato Ettore Merlino, a riaprire le indagini sul delitto irrisolto di Capodanno. Il relativo fascicolo fu archiviato per la prima volta nel 2013 dall’allora Procuratore Capo di Torre Annunziata, Diego Marmo: assenza di “prove certe sull’identità” dell’assassino fu la motivazione. Ma Palumbo (46 anni, da 6 in carcere e dal 2015 collaboratore di giustizia, ndr), nell’ultimo interrogatorio dinanzi ai magistrati della Dda di Napoli riferì di conoscere, per averlo appreso da terzi, l’identità del presunto assassino di Giuseppe Veropalumbo.

LA SUCCESSIVA ‘MOSSA’ DEL PM. La testimonianza del pentito spinse il sostituto procuratore di Torre Annunziata, Silvio Pavia, a riaprire immediatamente il caso. Il nome di C.C., il 38enne oplontino indicato da Palumbo come possibile autore del folle gesto di Capodanno, fu iscritto nel fascicolo-bis con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Ascoltato dallo stesso pm, l’uomo negò da subito ogni addebito. Già nel 2014 arrivò una presunta svolta nell’inchiesta grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, che in carcere raccolsero voci sul presunto responsabile della morte di Giuseppe Veropalumbo. Voci, però, mai suffragate da concreti elementi di prova.

L’ARCHIVIAZIONE. Proprio come stavolta. Dopo l’interrogatorio dell’unico indagato, infatti, il lavoro del pm Pavia è andato avanti, cercando i necessari riscontri pure raccogliendo le testimonianze di altre persone – presenti sulla scena del delitto nell’immediatezza dello stesso o poco dopo l’accaduto – . Tutti, convocati in Procura, avrebbero risposto di ricordare poco o nulla, di non sapere. E’ per questo che l’accusa ha chiesto al giudice l’archiviazione. Richiesta accolta. La posizione di C.C. è adesso definitivamente stralciata. Per il gip Antonello Fiorentino, nonostante gli sforzi investigativi, risulterebbe ora quasi impossibile risalire all’identità di chi uccise Giuseppe Veropalumbo. Anche per le incredibili circostanze in cui maturò il delitto. Un solo racconto, peraltro indiretto, serve a poco.

IL DELITTO. E’ la notte del 31 dicembre 2007, ore 23:15. Giuseppe Veropalumbo, carrozziere oplontino di 30 anni, aspetta il Capodanno in casa. Gioca a tavola coi parenti dopo il cenone. Sono più o meno venti, tra adulti e bambini. In braccio, Giuseppe tiene la sua piccola Ludovica. Lei ha soltanto pochi mesi e il papà la stringe forte a sé. Quasi intuisce che sarà l’ultima volta. Sì perché Giuseppe, d’improvviso, si accascia, perde i sensi. Il sangue che gli esce dalla bocca e dal fianco sinistro. Un colpo di pistola, esploso dall’esterno per “festeggiare” la mezzanotte, fora gli infissi della finestra della sua abitazione, al nono piano di uno stabile in corso Vittorio Emanuele III. Giuseppe Veropalumbo muore sul colpo. Inutili i soccorsi del personale del 118 e il suo trasferimento all’ospedale di Boscotrecase. La pallottola gli trafigge secco il cuore. L’operaio era seduto al tavolo, vicino alla finestra. Con lui a giocare a carte, un cognato e lo zio. Poco più in là, alle prese con la tombola, donne e bambini.

LA VEDOVA. Da subito sua moglie, Carmela Sermino, ora presidente dell’Osservatorio per la Legalità istituito dal Comune di Torre Annunziata, parlerà di un omicidio di camorra. Pensiero ribadito a distanza di anni in una commovente lettera aperta, ripresa dai mass-media di tutta Italia. “E’ stato un omicidio – l’esordio nello scritto della vedova  – . Giuseppe è stato colpito dal proiettile esploso da una pistola calibro 9×21. Quell’arma non si è messa a sparare da sola. Un criminale ha premuto il grilletto senza preoccuparsi delle conseguenze del suo gesto; lo ha fatto con lucida follia, comportandosi da camorrista. Perché chi detiene un’arma e la utilizza in questo modo è un camorrista”.

Il 31 agosto scorso il sindaco oplontino, Giosuè Starita, ha consegnato alla Sermino le chiavi dell’appartamento in via Vittorio Veneto confiscato al ras del clan Gionta, Aldo Agretti, cugino di un altro Aldo, il ‘boss-poeta’, e figlio di ‘zì Carmelina’, sorella del fondatore della cosca, l’ergastolano don Valentino. Agretti è già stato condannato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. “Questa casa sarà il nostro centro anti-camorra”, così quel giorno e in lacrime la vedova Veropalumbo. L’ampio salone dell’appartamento sarà a breve dedicato alla memoria di Gaetano Montanino, vittima innocente di mafia. Al suo interno, una volta a settimana, si terranno dibattiti e incontri con associazioni e familiari. “Perché nessuno, tornando a casa, dopo i tappeti rossi stesi alle cerimonie dovrà sentirsi solo. Come invece mi sono sentita io, otto anni fa. Sola e tradita dalla città che Giuseppe amava più della sua stessa vita. Spero che il mio ritorno a Torre – commentò poi la Sermino – spinga chi conosce il killer di Giuseppe a fare il suo nome ai magistrati. Continuo a credere nel loro lavoro”.

 

 

Fonte:  napoli.repubblica.it
Articolo del 25 gennaio 2018
Torre Annunziata, riaperte le indagini per la morte di Giuseppe Veropalumbo
di Raffaele Sardo
La moglie, Carmela Sermino: “Usati i droni. E’ probabile che le nuove tecniche investigative possano aiutare a stabilire con una certa precisione la traiettoria del proiettile”

Riaperte le indagini sul caso di Giuseppe Veropalumbo, il carrozziere trentenne ucciso a Torre Annunziata la sera del 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante. E’ stata la moglie, Carmela Sermino, a darne notizia dopo una telefonata del primo dirigente del Commissariato di Polizia di Torre Annunziata, Vincenzo Gioia.

“Sì – conferma la vedova Veropalumbo – stamattina hanno fatto nuovi rilievi al nono piano del palazzo di via Vittorio Emanuele, dove abitavo con mio marito e mia figlia. Hanno ricostruito la scena di quella sera, quando eravamo quasi pronti per metterci a tavola per il cenone e Giuseppe fu raggiunto da un colpo di pistola. Non mi aspettavo la riapertura delle indagini – aggiunge Carmela Sermino – anche perché erano state riaperte e chiuse già in altre occasioni. Ora, però, sembra che abbiamo utilizzato anche dei droni per ricostruire i momenti prima dell’arrivo del proiettile ed è probabile che le nuove tecniche investigative e strumenti tecnologici più innovativi, possano aiutare a stabilire con una certa precisione la traiettoria del proiettile e dunque capire da dove sia arrivato il colpo che ha ucciso mio marito”.

Giuseppe Veropalumbo aveva in braccio la figlioletta di 18 mesi quando fu colpito al cuore. Inutile la corsa verso l’ospedale di Boscotrecase. Il giovane carrozziere morì poco dopo. Le indagini, avviate immediatamente dal pm Diego Marmo, non approdarono a nulla. Il giorno dopo, alle spalle del palazzo, nel quadrilatero dove abitano diversi appartenenti al clan Gionta, furono trovati molti bossoli di armi che utilizzano i clan della camorra. Ma, nonostante le indicazioni di qualche collaboratore di giustizia, non si è mai arrivato ad individuare l’assassino di Veropalumbo.

Nel frattempo la vedova di Giuseppe, è andata via da Torre Annuzniata, ed è ritornata solo qualche mese fa, quando le è stato assegnato un bene confiscato dove ha sede l’associazione che porta il nome del marito e quello di un’altra vittima innocente, Gaetano Montanino, 45 anni, guardia giurata uccisa la notte del 4 agosto del 2009 durante una sparatoria avvenuta in piazza Mercato, a Napoli.

In questi dieci lunghi anni, intanto, Carmela Sermino non è stata riconosciuta familiare di vittima innocente della criminalità, proprio perché non si è mai trovato l’autore di quello sparo mortale. Questa potrebbe essere la svolta.

“Nei prossimi giorni – afferma Carmela Sermino – andrò a fare visita al Pm Silvio Pavia che ha ufficialmente riaperto il caso – lo ringrazierò per quello che farà. In questi dieci anni – aggiunge – non mi sono mai arresa e se oggi si riparla di Giuseppe Veropalumbo, sono orgogliosa di quello che ho fatto in questi anni. Spero che sia la volta buona per dare un volto e un nome a chi ha distrutto la mia famiglia”.

 

 

 

Fonte: napolitoday.it
Articolo del 9 ottobre 2019
Omicidio Veropalumbo: il pm chiede l’archiviazione
Non basterebbero le prove raccolte sui tre minorenni imparentati con i Gionta e indagati per il delitto

Non ci sarebbero abbastanza prove per sostenere l’accusa in un processo. Nonostante siano stati fatti passi avanti importanti, e per riuscirci siano stati necessari 12 anni, la procura per i minorenni di Napoli è decisa a chiedere l’archiviazione del fascicolo sulla morte di Giuseppe Veropalumbo, il giovane meccanico ucciso nella notte di capodanno 2008 a Torre Annunziata da un proiettile vagante. Le ultime risultanze investigative erano riuscite ad arrivare a scoprire anche il possibile movente che armò la mano di tre minorenni imparentati con membri del clan Gionta.

Le rivelazioni del pentito

A svelarla è stato il pentito del clan Gionta Michele Palumbo che ha spiegato che si trattò di una stesa per punire gli abitanti del palazzo dove viveva Giuseppe con la moglie Carmela Sermino e la loro bimba piccola. La loro colpa era stata dare le chiavi del terrazzo del grattacielo durante un blitz delle forze dell’ordine che portò poi all’arresto del padre di uno dei tre. Per questo motivo venne organizzato il raid che portò all’uccisione di Veropalumbo. Per il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta al momento non ci sono i riscontri necessari e adesso toccherà al Gip decidere se archiviare od ordinare un supplemento d’indagine.

 

 

 

Fonte: napolitoday.it
Articolo del 14 gennaio 2020
Omicidio Veropalumbo: ordinata la riapertura delle indagini
di Vincenzo Sbrizzi
Sei mesi di tempo per gli investigatori per provare le parole del pentito Michele Palumbo

C’è ancora la speranza di riuscire a trovare un colpevole per la morte di Giuseppe Veropalumbo, il giovane meccanico di Torre Annunziata, ucciso da un proiettile vagante la notte del 31 dicembre 2007. Il Gip Paola Brunese ha ordinato un supplemento d’indagini di sei mesi rigettando la richiesta di archiviazione della procura dei Minorenni di Napoli. A essere indagati sono tre giovani del clan Gionta all’epoca dei fatti ancora minorenni. Si tratta di Valentino Gionta jr, Salvatore Paduano e Gaetano Amoruso. Tutti e tre portano cognomi “eccellenti” all’interno del clan dei “valentini” e sono già detenuti per reati collegati alla cosca. Proprio l’arresto di uno dei genitori degli indagati potrebbe essere il movente del delitto.

Il possibile movente

Tutt’altro che una casualità anche se a sostenerlo al momento è solo il collaboratore di giustizia Michele Palumbo, alias “monnezza”. Secondo il pentito, i tre giovanissimi all’epoca avrebbero agito per vendicare l’arresto del padre di Amoruso, Francesco “a’ vecchiarella”. Il ras dei Gionta venne arrestato grazie alle immagini di una telecamera installata sul terrazzo del palazzo dei Veropalumbo. La famiglia del meccanico doveva pagare il fatto di aver dato le chiavi del terrazzo alla polizia consentendo l’installazione delle telecamere. Un’ipotesi che gli investigatori hanno sei mesi per provare a corroborare partendo dai dati raccolti dopo i sopralluoghi effettuati sul palazzo dove perse la vita il meccanico.

L’arma del delitto

A loro disposizione ci sono le schegge di altri proiettili rinvenute al nono piano del palazzo di corso Vittorio Emanuele III insieme alla possibile arma del delitto: una pistola Tanfoglio modello Limited calibro 9×21. L’arma venne ripescata a mare due settimane dopo il delitto dai sommozzatori della polizia. È rimasta negli archivi della scientifica fino a quando è stato possibile collegarla all’omicidio. Grazie poi alle ricostruzioni balistiche è stato possibile anche capire il punto esatto da dove sono stati esplosi i proiettili. Tocca alla procura adesso trovare riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, soprattutto in ordine al movente e all’esatta individuazione degli esecutori materiali del delitto.

La richiesta di archiviazione

È necessario specificare che al momento i tre “rampolli” del clan sono solo indagati perché chiamati in causa da Palumbo e avevano ottenuto la richiesta di archiviazione da parte della procura per i Minorenni. Solo l’intervento della vedova di Veropalumbo, Carmela Sermino, e del suo pool di avvocati, composto da Marco Ferrara, Carminuccia Marcarelli, Stella Arena e Gaia Tessitore, ha evitato che fossero prosciolti.

 

 

 

Fonte:  lostrillone.tv
Articolo del 14 ottobre 2020
Torre Annunziata. Omicidio Giuseppe Veropalumbo, nuova archiviazione
La Procura del Tribunale dei Minorenni di Napoli vuole la chiusura del caso: “Mesi di indagini ma nessuna novità”

Omicidio Veropalumbo, la Procura chiede nuovamente l’archiviazione.

Si risolve in un nulla di fatto la corsa contro il tempo per trovare i colpevoli dell’assassinio di Giuseppe Veropalumbo, il giovane carrozziere che morì la notte di Capodanno del 2007.

A 12 anni di distanza il giudice Paola Brunese decise nel gennaio scorso che appariva necessario, “nell’estremo tentativo di accertare chi abbia ucciso Veropalumbo, il compimento di ulteriori indagini”. Una notizia colta con grande soddisfazione da Carmela Sermino, la donna che con grande tenacia ha portato avanti la sua battaglia per vedere suo marito riconosciuto come vittime innocente di camorra.

LA DINAMICA. Tre i presunti responsabili dell’omicidio. Si tratta di Valentino Gionta Jr, Salvatore Paduano e Gaetano Amoruso. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, all’epoca 15enne e figlio di Francesco “a vicchiarell”, killer di fiducia della cosca dei Valentini, a premere il grilletto ferendo mortalmente Giuseppe Veropalumbo.

LA “COLPA” DI VEROPALUMBO. L’impianto accusatorio è stato formulato attraverso le dichiarazioni del pentito Michele Palumbo, alias “a munnezz”: è stato lui a raccontare che l’assassinio di Giuseppe fu il frutto di una ritorsione. La colpa del giovane carrozziere sarebbe stata quella di consegnare le chiavi del lastrico solare del palazzo alla polizia, per consentire l’installazione delle videocamere che poi portarono all’arresto di Francesco Amoruso. Da qui la probabile vendetta nei confronti del carrozziere.

LA DECISIONE. Tutto spazzato via dalla decisione del pm La Ragione. Nella giornata di ieri presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli è stata predisposta nuovamente l’archiviazione: “Le indagini sono state approfondite ma non sono state rilevate novità”, hanno fatto sapere i legali della famiglia Veropalumbo.

 

 

 

 

Fonte:  lostrillone.tv
Articolo del 17 ottobre 2020
Omicidio Veropalumbo. La vedova Carmela: “Peppe non è un eroe ma un martire di camorra”
La famiglia contro la decisione di archiviare le indagini: ” Dopo 13 anni ancora non c’è giustizia”

“La colpa di Peppe? Nessuna! Perché a volte, più spesso di quanto si immagini, si viene ammazzati così, senza un vero motivo. A distanza di quasi 13 anni, Giuseppe Veropalumbo non ha ancora avuto giustizia.”

È una parte dello sfogo affidato a Facebook da parte di Carmela Sermino, vedova di Giuseppe Veropalumbo, ammazzato a Torre Annunziata la notte di capodanno di 13 anni fa. Uno sfogo che fa seguito all’archiviazione dell’inchiesta sull’omicidio da parte del tribunale dei minori di Napoli su mandati ed esecutori di quell’omicidio.

Per Carmela Sermino mancano i presupposti giuridici per l’archiviazione, visto che ci sono testimoni e pentiti che hanno fatto nomi e cognomi.

Ma il tribunale dei minori non è dello stesso avviso, secondo il legale di Carmela, ” I giudici a seguito delle indagini non hanno trovato elementi per il rinvio a giudizio ma stiamo vagliando le carte e lo spazio per presentare un ricorso contro l’archiviazione”.

Lo sfogo

“Magari si sta passeggiando in una strada che salta in aria oppure si sta svolgendo il proprio lavoro in maniera troppo ligia o, addirittura, semplicemente si somiglia a qualcun altro o trascorrendo a tavola un cenone di Capodanno assieme alla sua famiglia come è capitato a Peppe.
A distanza di quasi 13 anni, Giuseppe Veropalumbo non ha ancora avuto giustizia. Il tribunale dei Minori di Napoli, infatti, nonostante diverse testimonianze e le dichiarazioni di alcuni pentiti, ha disposto l’archiviazione delle indagini. Credo sia assurdo poiché ci sono i presupposti per averla. Ci sono nomi, cognomi, testimoni. Archiviare l’indagine, vuol dire archiviare la storia di un ragazzo di 30 anni vittima innocente di Camorra ed archiviare il nostro impegno.
Peppe non è un eroe, ma un martire di Camorra. Ci sono tante altre persone, come magistrati o giornalisti, che hanno deciso di combattere il fenomeno e quelli sono eroi. Il rammarico, è che questi non sapevano che i carnefici, in alcuni casi, si nascondevano dalla loro parte”. Continuerò con tutte le mie forze rimaste ad andare avanti e dare un senso a tutto quello, alla sua vita. Finché parleremo di lui, della sua storia, allora Peppe non sarà morto invano”.

 

 

 

Leggere anche:

 

vivi.libera.it
Giuseppe Veropalumbo – 31 dicembre 2007 – Torre Annunziata (NA)
Giuseppe era un bel ragazzo di 30 anni. Nella vita faceva il carrozziere. Un lavoro onesto, come onesto e stimato da tutti era lui. Un ragazzo semplice, con una bella famiglia.

 

 

 

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *