31 Gennaio 2005 Napoli. Ucciso Vittorio Bevilacqua, 64 anni, padre di uno scissionista

Vittorio Bevilacqua, 64 anni, paga con la vita la colpa di essere il padre di un “nemico”. I sei proiettili bucano buste di latte e confezioni di pasta, solo per caso non uccidono anche bersagli occasionali, il negoziante, il garzone, un altro cliente sulla porta. Poi l’assassino fugge nel traffico dell’ora di punta: nessuno lo ha visto in faccia, nessuno ne riconoscerà mai i lineamenti.
Vittorio Bevilacqua è la quarantanovesima vittima della prima Faida di Scampia.

(La Repubblica del 1 Febbraio 2005)

 

 

Articolo di La Repubblica del 1 Febbraio 2005
Faida, ucciso davanti alla moglie
di Conchita Sannino

Un cappellino con visiera calato sugli occhi, ma non ha l’aria di dover fare la spesa. Il killer si avvicina al banco del pane, tira fuori un revolver, spara alla tempia di uno sconosciuto. E uccide un altro uomo inerme: così Vittorio Bevilacqua, 64 anni, paga con la vita la colpa di essere il padre di un “nemico”. I sei proiettili bucano buste di latte e confezioni di pasta, solo per caso non uccidono anche bersagli occasionali, il negoziante, il garzone, un altro cliente sulla porta. Poi l’assassino fugge nel traffico dell’ora di punta: nessuno lo ha visto in faccia, nessuno ne riconoscerà mai i lineamenti.

Sparatoria in salumeria, è il quattordicesimo omicidio del 2005. Il terrore torna alle 9.30 tra Scampia e rione Don Guanella, epicentro di una mattanza che neanche la cattura di uno dei capi è riuscita a placare. L’omicidio si consuma in un mini centro commerciale, sotto gli occhi di  massaie, a pochi metri da una scuola. Bevilacqua si accascia accanto alla moglie Teresa. Ma neanche lei, condotta negli uffici della squadra mobile, è in grado di fornire «indizi utili». Allarga le braccia il sindaco Iervolino: «Siamo di nuovo nel dramma. Ma speriamo che con l’ aiuto delle forze dell’ordine l’ incubo possa finire».

Mentre il ministro Pisanu, da Roma, interviene con un pronostico rassicurante: «Lo Stato c’è e non solo risponde colpo su colpo alla camorra. Ma dispiega iniziative volte a demolirne le basi economiche e finanziarie». Pisanu aggiunge: «Se possiamo dire questo è perché la risposta delle forze dell’ordine è stata solidale, univoca e assillante». E i controlli scattano ieri anche in centro: nel pomeriggio, una task force di polizia, vigili urbani e pompieri nel cuore dei Quartieri Spagnoli fa pulizia di quei muri e paletti abusivi innalzati a esclusivo vantaggio dei boss. Eppure la mattanza continua.

Quello dell’anziano Bevilacqua è il delitto numero 49 della guerra tra i clan. La faida insanguina un mini-market dove la coppia di anziani sta facendo la spesa. Non c’è scampo per Bevilacqua, che appare subito la vittima di un’altra vendetta trasversale voluta dal gruppo di fuoco del clan di Paolo Di Lauro, è un altro genitore incolpevole. L’uomo, che alle spalle conta un vecchio precedente per furto, viene ucciso solo perché doppiamente legato a una delle cosche in guerra: era il padre di Massimo Bevilacqua, considerato un gregario dei cosiddetti “scissionisti”, recentemente arrestato e poi scarcerato per insufficienza di indizi; ma era anche il suocero di Ciro Nocerino, un luogotenente della stessa organizzazione.

I loro familiari erano in pericolo e lo sapevano. Lo stesso Massimo, l’ ultimogenito, aveva terrore di finire sotto il tiro incrociato dei killer, come racconta l’ordinanza di custodia cautelare che lo aveva spinto in carcere, è il 3 novembre quando Massimo, detenuto agli arresti domiciliari, parla al telefono con la sorella Maria, moglie di Ciro Nocerino, e le confida i suoi timori: «Non posso restare qua, rischio la vita. Voglio andare a casa di mamma, mi sento più sicuro». S’era perfino fatto ricoverare, pur di sentirsi in un luogo sicuro. «Era talmente agitato – scrivevano i giudici – che non riusciva più a dormire». E lo stesso Massimo commentava con sua madre la notizia che un altro padre impaurito, Crescenzo Marino, padre di quel Gennaro cui gli stessi killer dei Di Lauro davano la caccia, «ormai non usciva più di casa: per paura di essere ammazzato». Profetica conversazione: Massimo Bevilacqua non poteva sapere che Crescenzo Marino sarebbe stato ucciso il successivo 2 gennaio, ed esattamente un mese più tardi sarebbe toccato al proprio genitore.

«Vittorio era un uomo onesto, aveva smesso di bere e di fumare perché voleva fare una buona vecchiaia», racconta adesso Flora, la nuora 32enne che abita a pochi metri dalla salumeria insanguinata. Intorno a lei, tre figli adolescenti, tutti a occhi asciutti. Gente abituata a essere lambita da malavita e morte. La paura per compagna di vita. «Ma mio marito non è come l’altro fratello – spiega Flora – Lui è operaio, io casalinga, i miei figli studiano. Siamo brava gente. E mi batte il cuore tutte le volte che devo scendere in strada ad accompagnare i bambini a scuola».

In serata, blitz su strade, negozi e viabilità ai Quartieri Spagnoli. Vengono rimossi 13 paletti abusivi, che impedivano accessi e inseguimenti ai galoppini della camorra. Su 145 persone controllate, 50 sono pregiudicate. Gli agenti eseguono 8 perquisizioni, controllano 52 indagati agli arresti domiciliari, multano per irregolarità 2 negozi. è la normalità di una sera.

 

 

Vi segnaliamo anche:

Faida di Scampia

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

http://it.wikipedia.org/wiki/Faida_di_Scampia

“Tra le vittime del conflitto vi sono gli uomini del clan e i loro avversari, ma anche familiari più o meno prossimi e diverse vittime innocenti. È una sorta di strategia quella dei gruppi in guerra: colpire gli innocenti per costringere gli avversari che si sono nascosti ad uscire allo scoperto; questa strategia sanguinaria era già stata adottata nel periodo della guerra tra la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e i gruppi della Nuova Famiglia. Inoltre decine sono stati i ferimenti, gli attentati dinamitardi contro i locali e le abitazioni di affiliati o semplici simpatizzanti a l’una o all’altra cosca. Nel nome di Paolo Di Lauro oppure dei cosiddetti scissionisti, si spara nelle piazze, nei locali, addirittura all’interno delle stesse abitazioni degli affiliati dove i killer entrano per eliminare i nemici.”

 

 

 

 

 

 

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