31 Marzo 1991 Siderno (RC). Ucciso Andrea Muià, ragazzo di 16 anni. Vittima di una faida tra famiglie rivali.
La mafia non si ferma nemmeno il giorno di Pasqua. Era il 31 marzo del 1991 e Andrea Muià, un ragazzo di 16 anni, era in sella al suo motorino quando fu ucciso spietatamente con due colpi di fucile caricato a pallettoni che lo raggiunsero alla testa. Vittima di una faida tra famiglie rivali.
Articolo del 2 Aprile 1991 da ricerca.repubblica.it
UCCISO A SEDICI ANNI ERA PARENTE DEL BOSS
di Pantaleone Sergi
SIDERNO Dimenticata ma sempre sanguinosa, la guerra di ‘ndrangheta non si ferma. Le esecuzioni hanno ritmi incalzanti. In quel campo di battaglia che è diventata la Locride, è stata una Pasqua tragica. Un sedicenne, Cosimo Andrea Muià, studente all’ istituto tecnico per geometri, è stato falciato a colpi di lupara. La sua colpa, in una infame catena di vendette trasversali, era soltanto quella di essere cognato di Luciano Costa, già boss di rango e prima vittima di riguardo, il 25 gennaio 1988, di una faida allucinante che a Siderno ha fatto in tre anni trenta morti e numerosi feriti.
È il business della droga che nella Locride arma tutti contro tutti. I Costa da tempo hanno forza e cercano spazio. Gli antichi padroni del territorio, i Commisso, che avevano creato in Canada il Siderno Group, esportando ‘ndrangheta, faide, lupare e affari illeciti, non se ne sono stati con le mani in mano. E il fronte si è incendiato.
Il ragazzo era nel cortile di casa sua, intento a riparare un motoscooter. Erano le 20 di domenica. Cosimo Andrea Muià abitava in contrada Donisi, una zona isolata, ideale per un agguato mortale. E la ferocia dei sicari non ha avuto quindi argini: cinque colpi sono stati sparati da dietro una siepe. Il ragazzo era quasi immobile. Un bersaglio semplice, un tiro a segno infernale e Cosimo Andrea per cinque volte è stato colpito alla testa. Inutile è stato il trasporto in ospedale. Lo studente, pensano gli inquirenti, è stato ucciso in una replica del clan nemico.
Prove non ce ne sono, ma non si vedono altre spiegazioni: sabato sera l’anziano Cosimo Commisso, 71 anni, era stato ferito a una gamba con una fucilata. Una esecuzione mancata. E i timori adesso crescono. Troppi personaggi di spicco del clan Costa sono latitanti volontari, altri lo sono perché inseguiti dalla legge. Nelle barricate dei loro nemici, si dice, c’è gente pronta a tutto. La situazione potrebbe precipitare, perché nelle faide ci sono leggi ferree: sangue chiama sangue e il sangue di un innocente richiede una vendetta immediata e vistosa.
Continua anche la strage in tutta la provincia. Dall’inizio dell’anno i morti di questa guerra di mafia sono ormai 54 (dieci in più di quelli registrati nello stesso periodo del 1990). La guerra dura ormai dall’ottobre 1985 quando a Reggio vennero infranti i precari equilibri raggiunti nel sangue, con l’assalto alle roccaforti del clan di don Paolino De Stefano ad opera della cosca in ascesa guidata da Nino Imerti, boss di Fiumara, tuttora latitante.
L’ultimo omicidio è avvenuto proprio ieri a pochi chilometri da Laureana di Borrello, nell’estrema periferia nord della piana di Gioia Tauro, laddove l’Aspromonte finisce e iniziano le Serre catanzaresi. Su una stradina di montagna, in località Pecoraro, un pastore incensurato, Giuseppe Cutellè, 24 anni, è stato trovato ucciso nella propria auto. Per i carabinieri il giovane è rimasto vittima di un’imboscata. Anche qui si tratta di una faida. Giuseppe Cutellè era fratello di Leonardo, assassinato assieme ad altri tre congiunti l’8 agosto dell’anno scorso.
Fonte: L’Unità del 2 Aprile 1991
Tratto dall’articolo dal titolo: Senza tregua, i killer fanno strage
Agguati, regolamenti di conti, attentati. La criminalità organizzata ha continuato a colpire anche nel week end di Pasqua. Sei persone uccise; tre ferite gravemente nelle ultime 48 ore. Una guerra senza tregua, sintomo di un’emergenza che ha raggiunto la sua fase più acuta. In una faida tra famiglie rivali, un ragazzo di sedici anni è stato assassinato a Siderno,in provincia di Reggio Calabria.
ROMA. Senza tregua. La grande mattanza non si è fermata nemmeno durante le feste: agguati, omicidi, regolamenti di conti. Dopo le stragi firmate da mafia e camorra, sia a Pasqua che a pasquetta si è continuato a sparare e ad uccidere con ferocia. In alcuni casi, i killer hanno addirittura approfittato delle festività per poter portare a compimento con maggiore facilita i loro piani.
L’emergenza criminale è entrata nella sua fase più acuta. A pagarne il prezzo più alto, anche questa volta, le regioni del sud, vittime dell’assalto delle cosche, dove polizia e carabinieri stentano a garantire anche un parziale controllo del territorio. A Sidemo, in provincia di Reggio Calabria, da sabato a ieri ci sono stati un omicidio e due tentati omicidi. Episodi diversi di un’unica faida.
A cadere sotto i colpi del killer, la sera di Pasqua, è stato Andrea Muia, un ragazzo di 16 anni, ucciso spietatamente con due colpi di fucile caricato a pallettoni che lo hanno raggiunto alla testa. Andrea Muia e stato ucciso a poche decine di metri dalla sua abitazione, mentre era in sella al suo motorino. Gli assassini sono spuntati da dietro un cespuglio e hanno fatto fuoco. Sapevano che il ragazzo sarebbe passato di lì.
Un agguato, secondo i carabinieri, collegato al ferimento (avvenuto sabato, il giorno prima) di Cosimo Comisso, 71 anni, anche lui di Siderno, scampato miracolosamente all’imboscata che gli era stata tesa. E ieri pomeriggio nel centro in provincia di Reggio Calabria c’è stato il terzo atto della faida. Domenico Curciarello, 26 anni, è stato ferito a colpi di fucile mentre, nonostante il giorno di festa, lavorava in campagna con il suo trattore. Lo hanno ricoverato all’ospedale di Locri. È grave ma, sostengono i medici, non è in pericolo di vita. A Bovalino un bracciante di 49 anni, Giuseppe Varacalli, e stato ferito a colpi di pallettoni.
[…]
Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 2 aprile 1991
Ucciso a 16 anni nipote di mafioso
di Diego Minuti
Trenta vittime nella faida di Siderno
SIDERNO. Cinque colpi di lupara per uccidere un ragazzo la cui sola colpa, forse, è stata quella di essere legato ad una famiglia in odore di ‘ndrangheta. Così, domenica sera, a Siderno (a pochi minuti da Locri) è stato ucciso Cosimo Andrea Muià, 16 anni. Gli assassini carabinieri e polizia ritengono che il commando fosse composto da almeno due persone – per colpire il ragazzo si sono appostati dietro una siepe che corre parallela al cortile di casa Muià. Quando Cosimo ha girato le spalle alla siepe per chinarsi sul suo scooter gli hanno sparato alle spalle ed alla testa. I pallettoni non gli hanno lasciato scampo, rendendo vano la corsa all’ospedale di Locri. Le indagini sono scattate immediatamente, ma non hanno consentito a polizia e carabinieri di raccogliere elementi in qualche modo utili all’inchiesta. Le sole cose certe in mano agli investigatori sono poche e probabilmente non decisive per l’esito delle indagini: il tipo di arma usato (fucili calibro 12), la composizione delle munizioni (micidiali pallettoni) e la distanza degli assassini dal loro «bersaglio».
L’omicidio, dicono gli investigatori, è ancora tutto da interpretare perché appare certo difficile capire cosa possa aver armato la mano degli assassini contro un ragazzo di appena 16 anni, che frequentava, con buon profitto, la terza classe dell’istituto per geometri. Se una spiegazione può essere trovata ad un omicidio così feroce, essa porta alla faida che insanguina Siderno dal gennaio di quattro anni fa e che fino ad oggi ha fatto contare quasi 30 omicidi. Il primo di questi risale al 21 gennaio del 1987 quando cadde sotto i colpi di una lupara il cognato di Cosimo Andrea Muià, Luciano Costa, di 32 anni. Una faida nata dallo scontro tra due gruppi mafiosi decisi l’uno ad eliminare l’altro per accaparrarsi i canali di approvvigionamento di eroina e cocaina che passano per la Locride.