31 ottobre 1996 San Luca (RC). Assassinato Agostino Pedullà, 27 anni; ucciso perché vendeva fiori vicino al cimitero.
Il 31 ottobre 1996 nei pressi del cimitero di San Luca (RC) viene ritrovato il corpo di Agostino Pedullà, 27 anni, un bravo ragazzo di Bovalino, che una volta all’anno con il suo furgone andava a vendere mazzi di crisantemi per arrotondare le sue entrate.
Ringraziamo la Sig.a Liliana Esposito Carbone per la segnalazione.
Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 3 novembre 1996
Massacrato dal racket dei fiori
di Diego Minuti
Dramma in Calabria, il giovane eliminato per impedirgli di vendere i crisantemi
Tre colpi di pistola all’ambulante del cimitero
LOCRI. E se l’avessero ucciso perché, con il suo piccolo commercio di fiori (poca roba, solo qualche mazzo di crisantemi, stipati su un piccolo furgone) stava dando fastidio a qualcuno? È questa una delle ipotesi sulle quali la polizia sta lavorando per cercare di capire perché sia stato ucciso, a colpi di pistola, a San Luca nella Locride, Agostino Pedullà, 27 anni, passato immacolato, così come il suo presente, dicono gli investigatori.
Il cadavere del giovane (che si era allontanato da casa la sera prima, senza dire dove fosse diretto) è stato trovato alla periferia di San Luca, nelle vicinanze del vecchio cimitero della cittadina. Pedullà, che risiedeva a Bovalino, era arrivato a San Luca abbastanza presto, sul suo furgone, forse nella speranza di potersi accaparrare un posto strategico vicino al cimitero e, quindi, vendere tutti i suoi fiori. Un’attività che aveva già svolto negli anni scorsi e che per lui era un modo come un altro per cercare di fare un po’ di soldi e portarli a casa.
Era un bravo ragazzo, Agostino, dicono tutti in paese; bravo al punto che aveva saputo restare sempre lontano da ambienti pericolosi. «Aveva sempre rigato dritto», dicono alla squadra mobile di Locri, quasi a sottolineare che – quando la vittima non è in odore di ‘ndrangheta – il lavoro investigativo per questo è più difficile. Tre colpi di pistola e Pedullà è stato ucciso. Forse non volevano ammazzarlo (i colpi lo hanno raggiunto ad una spalla ed alla regione sacrale), ma certo chi ha sparato non si voleva limitare solo ad incutergli paura.
Gli elementi in possesso degli inquirenti sono pochi. Come al solito nessuno ha visto niente; come al solito alla scoperta del cadavere – che era adagiato lungo una scala di cemento, al di sotto del piano stradale e, quindi, praticamente invisibile per chi si trovava a passare casualmente in automobile – la polizia è arrivata solo grazie ad una telefonata anonima; come al solito c’è solo un corpo e dei bossoli 7,65 e basta. E nessuno, allo stato attuale, può escludere che Agostino Pedullà sia stato ucciso in un altro luogo e il suo corpo portato vicino al cimitero per sviare le indagini o, più probabilmente, per far capire il reale significato dell’assassinio.
Da ieri sera gli investigatori, comunque, stanno stringendo il campo delle ipotesi. Qualcuno dice che siano già sulla buona strada, forse perché hanno indirizzato i loro sospetti su qualcuno che Pedullà riteneva molto amico. Tra gli investigatori, per quanto riguarda la dinamica del delitto, si fa lentamente strada un’altra pista che però – almeno a prima vista – non riesce a chiarire la causale dell’omicidio, vista la personalità del giovane assassinato. Quella, cioè, che Agostino Pedullà sia caduto in una vera e propria trappola, cioè che possa essere stato attirato dal suo assassino in un tranello.
Il sicario, in pratica, lo avrebbe invitato in un luogo certo poco frequentato – come può essere la zona vicina ad un vecchio cimitero di paese – dove mettere a segno l’agguato in tutta sicurezza, sventando, come la posizione del corpo di Pedullà lascerebbe intendere, anche un disperato tentativo di fuga. Pare, ma la notizia è tutta da verificare, che lo stub (l’esame che, sostituendosi a quello del «guanto di paraffina», chiarisce se chi vi è stato sottoposto ha fatto uso recente d’armi da fuoco) eseguito su alcune persone sia stato abbastanza mirato. Cioè sia stato fatto su giovani che avevano una abituale frequentazione con la vittima. Insomma gente che poteva anche fissare un appuntamento a Pedullà, in un luogo inusuale, senza per questo creargli sospetti.
Articolo da archiviolastampa.it del 3 novembre 1996
Nome citato anche su impronteombre.it