4 Dicembre 1984 Casoria (NA). Ucciso Crescenzo Casillo, sindaco socialista, ucciso dai clan nel periodo della ricostruzione post-terremoto, probabilmente per la sua opposizione ai loro interessi.

CRESCENZO CASILLO, Sindaco di Casoria (NA), ucciso il 4 dicembre 1984.
Come Torre, anche Casillo cade vittima dell’epoca post terremoto dell’Irpinia e credibilmente della NCO. Si instaura infatti un’economia drogata dalla corruzione e dalla collusione politica che frutta alla camorra (e non solo) un’immane ricchezza in zone dapprima non tradizionali. Come Sindaco di Casoria, si oppone alle pressioni e ai tentativi di condizionamento degli appalti e viene ucciso quattro anni dopo Torre. Non si è riusciti a risalire ad informazioni processuali relative a questo caso.

Fonte: avvisopubblico.it

 

Fonte: Nota da “Un nome, una storia” – Libera
Crescenzo Casillo
Era sindaco di Casoria (NA). Con il terremoto del 1981, i miliardi della ricostruzione, la ripresa dei cantieri, la comparsa di un nuovo ciclo politico-economico aumentarono le pressioni criminali nella zona campana. Crescenzo Casillo si oppose alle pressioni e ai tentativi di corruzione. Venne ucciso nel mese di dicembre del 1984.

 

 

Ringraziamo gli AmiciDiLiberaCaravaggio (amicidilibera.blogspot.it) per il prezioso aiuto nella ricerca di nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie.

 

Fonte: osservatoriocamorra.org  
Articolo del 6 Gennaio 2008 dal Corriere del Mezzogiorno

Casoria, le mani dei clan su edilizia e rifiuti
di Antonella Migliaccio

Si pone nel filone della rinnovata attenzione mediatica e specialistica nei confronti dell’oggetto camorra la tesi di laurea dal titolo «La camorra a Casoria» di Giuseppe Sorrentino, laureatosi in Sociologia della devianza alla Federico II. A un primo capitolo generale che analizza le condizioni che hanno favorito il radicamento della camorra nell’hinterland napoletano, segue l’esame, con un’impostazione socioeconomica, delle dinamiche di sviluppo, o meglio, di mancato sviluppo, del cosiddetto “triangolo della morte”: Casoria, Casavatore e Arzano. La disoccupazione e il fallimento della crescita industriale con la chiusura di Montedison, Montefibre e Rhodiatoce; amministratori locali che operano al limite dell’illecito; un piano regolatore da anni assente e la conseguente selvaggia speculazione edilizia. Ma, alle colpe che vengono dall’alto, si accompagnano comportamenti complici dal basso: atteggiamenti criminali e linguaggio della violenza, troppo spesso parlati dai giovani, e una generale rassegnazione della gente. Col terzo capitolo si scende invece nei dettagli dell’organizzazione criminale della città con la conta dei suoi morti di camorra: da Gennaro Ricciotti, re del racket negli anni Settanta, a Crescenzo Casillo, ex sindaco socialista di Casoria, ucciso dai clan nel periodo della ricostruzione post-terremoto, probabilmente per la sua opposizione ai loro interessi. Nella guerra che, tra centro e provincia, si sta combattendo tra la Nco di Raffaele Cutolo e le altre famiglie criminali, anche a Casoria tocca la sua mattanza che si conclude col maxi-blitz delle forze dell’ordine nell’ ’84 che scompaginò definitivamente i gruppi cutoliani lasciando spazio all’indiscusso potere del clan Moccia di Afragola. E proprio tra clan afragolese e politici casoriani sono emersi gli stretti rapporti personali e clientelari che hanno portato, nell’ottobre del 2005, allo scioglimento e al commissariamento, tuttora in corso, del consiglio comunale per infiltrazione camorristica e inquinamento del voto. La presenza di politici corrotti nelle amministrazioni comunali permetteva, secondo il decreto di sciogliemento, speculazione edilizia, lottizzazione dei terreni e la possibilità di attuare le logiche che portavano al compimento del malaffare politica-camorra. Anche sui rifiuti aleggia l’ombra dei clan come emerge dall’inchiesta del 2003 sulle interferenze nella gestione dei solidi urbani. Al centro la società Epm, legata al clan Moccia e aggiudicataria nel ’99 della gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti. «Oggi a Casoria — si legge nella tesi — avviene il 17% di tutti i reati italiani legati a rifiuti e si presume che in questo territorio sarebbero sepolte almeno 210 mila tonnellate di nocivi».

 

 

 

 

One Comment

  • mario

    le tre grosse aziende con tantissimi dipendenti che chiusero sono: RHODIATOCE-RESIA-TUBI BONNA mentre montefibre e montiedison sono legate al cambio delle società rhodiatoce

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *