4 Novembre 1958 Palermo. Muore Vincenzo Savoca, 34 anni, Appuntato di Pubblica Sicurezza.

Foto da: cadutipolizia.it

Vincenzo Savoca, 34 anni, in forza alla Squadra Mobile della Questura di Palermo, il 4 novembre aveva appreso una notizia secondo cui un contrabbandiere ricercato quella sera sarebbe rientrato nella propria abitazione, in Piazza Magione, per trascorrervi la notte. Verso le 18,00, insieme alla Guardia Placido Russo, si recava nei pressi della casa per attendere il malvivente ed eseguire l’arresto. Intorno alle 20,00 il contrabbandiere, accompagnato dalla propria moglie, si accingeva ad entrare in casa, allora i due poliziotti gli si avvicinarono e, afferratolo saldamente per un braccio, lo dichiararono in arresto. Quello prese a divincolarsi, tentando di fuggire, mentre la donna si mise ad urlare, richiamando l’attenzione dei vicini. In pochi istanti una folla di persone, uomini, donne, anziani, circondò il terzetto, tempestando di pugni, calci e morsi i due agenti per aiutare il ricercato a fuggire. L’appuntato Savoca continuava a tenere saldamente con entrambe le braccia il contrabbandiere, sperando nel pronto arrivo di soccorsi, mentre la Guardia Placido, colpito agli occhi e momentaneamente accecato, si accorse che qualcuno lo frugava alla cintola per sottrargli la rivoltella, quindi la estrasse dalla fondina per esplodere uno o due colpi in aria. Ma gli sconosciuti, nel tentativo di disarmarlo, gli torsero il polso proprio mentre egli premeva il grilletto ed il colpo raggiunse l’appuntato Savoca alla testa. Solo a quel punto, assicurata l’impunità al ricercato, la folla si disperse, lasciando il Savoca agonizzante ed il Russo ferito, accecato ed ancora ignaro di cosa fosse accaduto.
Il Savoca, ricoverato in ospedale, morì la sera dopo, lasciando vedova la giovane moglie, che aveva sposato pochi mesi prima ed in attesa del primo figlio, mentre il Russo, appena seppe di aver ucciso il suo capo, fu colto da violente crisi nervose che fecero temere per la sua sanità mentale.

Fonte:  cadutipolizia.it

 

 

 

 

Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 11 novembre 1958
Arrestato a Genova il siciliano che avrebbe ucciso l’agente di P.S.
Telefonata anonima alla polizia – “È in un’osteria di Pré„

Genova, 10 novembre. Il contrabbandiere siciliano che giorni fa in piazza Magione a Palermo avrebbe ucciso a revolverate l’appuntato di polizia Vincenzo Savoca e ferito alle gambe e all’addome l’agente Placido Russo è stato arrestato questa notte poco prima dell’una in un’osteria di via Pré. Si tratta del pregiudicato Giuseppe Ingrassia di 31 anni da Misilmeri (Palermo) il quale subito dopo la sparatoria, era fuggito a Genova. Di qui, oggi stesso, avrebbe dovuto ripartire per varcare il confine di Ponte S. Luigi e raggiungere Marsiglia.

Il 3 novembre scorso, poco dopo le 19, la squadra mobile di Palermo riceveva un’informazione anonima secondo la quale l’Ingrassia — ricercato perché colpito da due ordini di carcerazione, uno di 40 giorni di reclusione per lesioni gravi e l’altro di dieci giorni per contrabbando – si trovava in compagnia di numerosi amici In un caffè di piazza Magione. Dell’esecuzione dell’ordine di cattura venivano incaricati l’appuntato Savoca e l’agente Russo: essi, non appena si avvicinarono all’lngrassia invitandolo a seguirli in questura, furono aggrediti degli amici del ricercato, e il Russo, dopo una furibonda colluttazione, fu costretto a sparare in aria alcuni colpi di rivoltella a scopo intimidatorio. Dal gruppo opposto partirono, in risposta, alcune revolverate: due raggiunsero il Savoca al basso ventre, altre tre ferirono il Russo alle gambe. Mentre accorrevano carabinieri e vigili urbani l’Ingrassia riusciva a dileguarsi.

Il Savoca — sposato da appena un anno e in attesa di essere padre — moriva all’indomani all’ospedale di Palermo. La squadra mobile in due giorni individuava e arrestava otto persone, parte responsabili dirette del grave fatto di sangue, parte accusate di favoreggiamento. Giuseppe Ingrassia, unico a sfuggire alla cattura, riusciva a riparare a Genova ove, secondo le prime indagini, avrebbe trovato temporaneo nascondiglio presso amici.

Oggi stesso egli doveva ripartire alla volta della Francia: intendeva arruolarsi nella Legione Straniera. Ancora una volta una comunicazione anonima ha messo in allarme la questura di Genova: una voce sconosciuta ha telefonato al comandante della squadra omicidi dott. Italo Campenny informando che il ricercato si trovava nell’osteria «Nunzio» di via Pré. Immediatamente partiva una squadra. L’Ingrassia si trovava effettivamente da «Nunzio»; Nel locale c’era poca gente. Ad un tavolino, solo, con un cappello nero calato sugli occhi e una bottiglia dinanzi era seduto l’unico uomo giovane. In un baleno gli uomini della «mobile» gli balzavano addosso senza dargli il tempo di capire cosa gli stesse accadendo e lo immobilizzavano.

Il contrabbandiere comprendeva subito che per lui era finita, e non opponeva resistenza. Dopo un breve interrogatorio, in serata Giuseppe Ingrassia è stato rinchiuso nel carcere di Marassi e posto in cella di isolamento.

 

 

 

 

 

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