6 maggio 2016 Montalto di Limbadi (VV). Scompare Maria Chindamo (44 anni), forse punita per non aver voluto cedere dei terreni.

Foto da: urbanpost.it

Maria Chindamo è scomparsa misteriosamente la mattina del 6 maggio 2016. Vedova, madre di 3 figli e imprenditrice, la 44enne di Laureana di Borrello (Reggio Calabria) quella mattina aveva un appuntamento di lavoro (di cui pochissime persone erano a conoscenza) con un operaio presso la sua azienda agricola che ha sede in località Montalto di Limbadi (Vibo Valentia). Di fronte all’ingresso della proprietà, poco dopo le 7, appena scesa dall’auto qualcuno l’ha brutalmente aggredita, ferita e portata via. Fatta sparire chissà dove. L’aggressore e i suoi presunti complici hanno agito in pieno giorno, senza temere niente.  (Fonte:  urbanpost.it )

 

 

 

Foto da:urbanpost.it

Fonte:  urbanpost.it
Articolo del 27 febbraio 2018
Scomparsa Maria Chindamo
news: il giallo della telecamera e del secondo operaio

di Michela Becciu

Scomparsa Maria Chindamo news: novità, dopo mesi di silenzio, sulle indagini relative alla sparizione della 44enne calabrese imprenditrice agricola, vedova e madre di 3 figli, avvenuta il 6 maggio 2016 davanti all’ingresso della sua azienda sita in contrada Montalto a Limbadi (Vibo Valentia), distante 10 km dalla sua abitazione di Laureana di Borrello. La donna quel giorno era uscita di casa alle 7, aveva un appuntamento con due (e non uno come invece si era sempre ipotizzato) operai nella sua tenuta. Incontro di cui pochissime persone erano a conoscenza. La donna alle 7:15 scese dall’auto, trovata con il motore acceso e lo sportello aperto, per aprire il cancello di ingresso della sua azienda: in quel momento è stata brutalmente aggredita da qualcuno che certamente le tendeva un agguato, che l’ha trascinata via, ferendola. Capelli e sangue della vittima sono stati infatti trovati sul muretto di recinzione e sulla portiera dell’auto. Vincenzo, fratello di Maria, ospite stamani a Storie Italiane si è detto convinto che sua sorella sia stata assassinata e il corpo fatto a pezzi e distrutto. Ma dove e da chi? Ennesimo il suo appello a chiunque sappia qualcosa di rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine.

La telecamera manomessa con certezza
Maria scompare un anno esatto dopo il suicidio di suo marito, che si tolse la vita perché caduto in una profonda depressione causata dalla sua incapacità di accettare la separazione dalla moglie, la quale aveva un nuovo compagno e voleva rifarsi una vita. La pista investigativa più battuta finora è quella della presunta ‘vendetta trasversale’ ordita contro Maria Chindamo dai parenti del marito morto suicida. Pista che però, come sappiamo, non ha mai prodotto prove di colpevolezza schiaccianti a carico delle persone attenzionate.

C’era una telecamera che puntava dritto il suo obiettivo verso il cancello della azienda agricola della donna, ma proprio il giorno non ha ripreso niente, guasta. Nei giorni precedenti invece aveva funzionato regolarmente. Gli inquirenti ora sono giunti ad una conclusione certa: qualcuno l’ha manomessa poche ore prima di far del male alla 44enne. Si tratta i una telecamera privata collocata nel cancello di una abitazione, e la sua manomissione prova che la sparizione dell’imprenditrice era pianificata nei dettagli. A dare l’allarme alle 7:30 l’operaio che già si trovava sul posto, Alessandro Dimitrov, mentre il collega convocato dalla Chindamo ancora non era giunto sul posto. Stranamente Dimitrov quando la donna è stata ferita ed aggredita lui non ha sentito niente perché aveva il trattore acceso: coincidenza o menzogna?

 

 

 

Fonte:  urbanpost.it
Articolo del 6 aprile 2018
Scomparsa Maria Chindamo news: c’è un testimone che ha visto un’auto all’ora del sequestro
di Michela Becciu

Scomparsa Maria Chindamo ultime notizie: dopo la certezza che la telecamera davanti il cancello di ingresso in cui la imprenditrice agricola fu aggredita e sequestrata venne manomessa poco prima dell’agguato, il settimanale Giallo dà una nuova indiscrezione esclusiva sul caso della 44enne, vedova e madre di 3 figli, avvenuta il 6 maggio 2016 davanti all’ingresso della sua azienda sita in contrada Montalto a Limbadi (Vibo Valentia), distante 10 km dalla sua abitazione di Laureana di Borrello. Secondo quanto scrive il settimanale diretto da Andrea Biavardi, “Un testimone ha visto una macchina transitare dal luogo in cui è scomparsa Maria Chindamo quel giorno; il mezzo era fermo da molto tempo e senza assicurazione e il proprietario l’ha portato in uno sfascio proprio dopo la scomparsa di Maria. Un caso?”.

Il testimone avrebbe visto passare l’auto in questione in un orario compatibile con quello della scomparsa di Maria Chindamo (tra le 7 e le 7:30 del mattino). La vettura sarebbe stata rimessa in moto proprio in quella fascia oraria, il 6 maggio del 2016 e rottamata poco dopo. Quei “movimenti sospetti” intorno alla proprietà agricola dove quella mattina la donna scomparsa nel nulla avrebbe dovuto incontrare due operai potrebbero dunque rappresentare un particolare importante nelle indagini.

Gli inquirenti, grazie proprio alla descrizione del veicolo fornita del teste, sarebbero – secondo quanto trapela – riusciti a risalire al mezzo. Impossibile però andare oltre perché l’auto in questione è stato rottamata poco dopo la scomparsa della Chindamo. Quella vettura, si apprende, pare non circolasse da tempo, che fosse senza assicurazione e si trovasse parcheggiata nello stesso punto per anni. Sarebbe stata utilizzata e rimessa in moto proprio il 6 maggio del 2016. Un dettaglio, quello di cui parla in esclusiva Giallo, che potrebbe finalmente portare alla svolta nelle indagini dopo quasi due anni di assoluto mistero. Il corpo di Maria Chindamo non è mai stato ritrovato. La Procura di Vibo Valentia indaga a carico di ignoti per sequestro di persona e omicidio volontario e occultamento di cadavere.

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu

 

 

 

Fonte:  urbanpost.it
Articolo del 29 giugno 2018
Maria Chindamo, intervista esclusiva al fratello Vincenzo: retroscena inediti, il dramma di una famiglia che lotta per la verità
di Michela Becciu

Maria Chindamo è scomparsa misteriosamente la mattina del 6 maggio 2016. Vedova, madre di 3 figli e imprenditrice, la 44enne di Laureana di Borrello (Reggio Calabria) quella mattina aveva un appuntamento di lavoro (di cui pochissime persone erano a conoscenza) con un operaio presso la sua azienda agricola che ha sede in località Montalto di Limbadi (Vibo Valentia). Di fronte all’ingresso della proprietà, poco dopo le 7, appena scesa dall’auto qualcuno l’ha brutalmente aggredita, ferita e portata via. Fatta sparire chissà dove. L’aggressore e i suoi presunti complici hanno agito in pieno giorno, senza temere niente. Il 6 maggio di un anno prima moriva suicida il marito di Maria, colpito da grave depressione perché lei lo aveva lasciato ed era decisa a ricostruirsi una vita accanto ad un altro uomo. Non una coincidenza: secondo gli inquirenti i due fatti sarebbero strettamente connessi e qualcuno avrebbe deciso di ‘dare una lezione’ alla donna, uccidendola. La Procura di Vibo Valentia da allora indaga a carico di ignoti per sequestro di persona, omicidio volontario e occultamento di cadavere.

INTERVISTA ESCLUSIVA VINCENZO CHINDAMO

Una storia terribile e di una crudeltà inaudita. Qualcuno infatti, nel maggio di due anni fa ha deciso di rendere orfani anche di madre tre giovani ragazzi, figli dell’imprenditrice, che già avevano perduto il loro papà in maniera a dir poco drammatica. A prendersi cura di loro oggi è Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, il quale da allora si sta battendo strenuamente perché venga fatta giustizia sul caso. UrbanPost lo ha intervistato: il signor Chindamo si è rivelato essere una grande persona, piena di dignità, intelligenza e coraggio. Ci ha raccontato di sua sorella, di alcuni retroscena inediti precedenti la sua scomparsa e il suicidio del cognato, e non ha avuto remore a condividere con noi le sue angosce per la tragedia immane che ha colpito la sua famiglia. Una conversazione interessante e profonda, di cui vogliamo rendere partecipi i nostri lettori. Eccola:

Vincenzo, ci parli di sua sorella. Chi era Maria Chindamo?

“Mia sorella era una donna forte, onesta, lavoratrice, evoluta. Una persona per bene, molto legata alla sua famiglia, si comportava bene, curava gli affetti con me, con i nostri genitori, con gli amici. Una donna normale ed ‘evoluta’ per questo territorio … era questo il suo vantaggio, la sua caratteristica più bella e forse è stata proprio questa che ha dato fastidio”.

L’ultimo anno dev’essere stato particolarmente difficile per lei, rimasta vedova con il suicidio del marito, sola con tre figli e un lavoro da portare avanti. Si sentiva minacciata, intimidita da qualcuno? Aveva paura?

“Maria aveva dei timori più che delle paure, forse erano i timori di affrontare la vita, di dover affrontare tutto da sola e di dover ricostruire la sua vita con addosso questa grande croce che purtroppo il destino e il suicidio del marito le avevano messo addosso. E chiaramente, soprattutto i primi tempi, Maria era davvero molto nervosa. Aveva timore a muoversi, ad agire e reagire, a mettere in pratica i cambiamenti che lei aveva programmato però, nonostante ciò, teneva duro. Aveva questo nervosismo addosso ma non si fermava, andava avanti. Poi, certo, ogni cambiamento porta delle tensioni … è stato veramente un momento di cambiamento in peggio. Maria sì, era molto tesa subito dopo il suicidio di Nando e poi chiaramente le cose, man mano che prendevano forma, secondo le sue decisioni, prendevano un verso e la rasserenavano sempre di più, infatti nell’ultimo periodo era serena”.

Quando l’ha vista per l’ultima volta, come stava sua sorella?

“Pensi che il giorno prima della sua scomparsa, io insegnavo in una scuola a Polistena, dove stavo facendo una supplenza in un Istituto alberghiero che aveva organizzato un ristorante didattico; un giorno alla settimana apriva all’esterno e quindi c’erano questi ragazzi della scuola che si atteggiavano a grandi cuochi, a grandi maître, e quindi servivano il pranzo all’esterno … così, ecco. E mia sorella era venuta a trovarmi con questa sua amica, che stava da lei, e siamo andati a mangiare insieme, c’erano anche la figlia di Maria e Gabriella, mia moglie. Mia sorella era tranquilla, era proprio bella, felice di vedere quell’iniziativa così positiva … la presentai anche alla preside”.

L’amica di Maria che lei ha citato è ‘quella’ amica che dopo la scomparsa di sua sorella si è resa irreperibile?

“Sìsì, è lei. A me il suo comportamento è sembrato molto strano. Stiamo parlando di un’amica intima di Maria. Si sentivano tutti i giorni, lei abitava lontano, nel nord Italia, ma quando era qui si vedevano tutti i giorni. Come fa a volatilizzarsi in questa maniera davanti alla scomparsa dell’amica? Magari un giornalista non lo vuoi sentire o vedere, e ci sta, ma troncare ogni rapporto con i figli, con la famiglia … non una parola. Niente, nemmeno una volta“.

Secondo lei ha paura? Nasconde qualcosa?

“Il suo comportamento mi fa molto insospettire. Forse sa qualcosa, ha raccolto qualche confidenza di mia sorella … che poi questa presunta confidenza possa essere significativa non sta a lei deciderlo, soprattutto in questa fase avanzata delle indagini, dove gli inquirenti hanno tanti tasselli, di cui forse qualcuno insignificante. Magari con un buon incastro si potrebbe arrivare al nocciolo della questione …”.

Chi ha fatto del male a sua sorella non ha temuto niente. Ha agito in pieno giorno e – lo hanno confermato le indagini – ha prima manomesso una telecamera collocata all’interno di una proprietà privata

“Sìsì. C’è la strada, a destra della strada da cui è arrivata Maria in auto c’è il cancello della sua azienda; nella proprietà dirimpettaia, attraversando la strada dall’altra parte – quindi due cancelli che si guardano l’uno con l’altro – all’interno del cancello c’è una casetta. In questa casetta c’è una telecamera puntata proprio sul cancello di Maria quindi, se funzionante, quel giorno avrebbe ripreso tutta la scena”.

Quindi chi l’ha manomessa è entrato in una proprietà privata

“Sì, non ci sono stati scassi, quella mattina questo signore (il proprietario dell’abitazione ndr) era lì, non ha dichiarato, non ha denunciato. Lui non si è accorto che la telecamera è stata manomessa, lo ha appreso dalle indagini. Le aggiungo che la persona in questione ha precedenti: è stata processata in passato per traffico di droga ed ha passato tanti anni in carcere”.

Un agguato in piena regola quello subito da sua sorella. Mi risulta che davvero poche persone sapessero che quella mattina Maria aveva un appuntamento di lavoro nella sua azienda, me lo conferma?

“Pochissime. Nemmeno io lo sapevo, né mia mamma né i figli. Lo sapeva l’amica che in quei giorni era ospite a casa sua, lo sapeva questo compagno – un poliziotto – che Maria stava frequentando, poi lo sapeva l’operaio bulgaro, Alessandro Dimitrov, e un altro operaio che doveva andare per la prima volta a fare un lavoro occasionale. Mia sorella aveva l’appuntamento alle 7 e ha fatto ritardo, arrivando alle 7:15, ma lui ha fatto un ulteriore ritardo, arrivando alle 7:30. Gli indizi sono tanti, un eventuale processo indiziario qui terrebbe … Maria non si spostava con cadenza regolare, solo in quattro sapevano di quell’appuntamento di lavoro”.

Vincenzo fratello di Maria Chindamo

Può descrivermi l’operaio bulgaro che da tempo lavorava per sua sorella? Che persona è?

“Alessandro io lo conoscevo da tanto tempo, lavorava non da un giorno con mia sorella, ma anche quando c’era Nando, mio cognato. A parte qualche bugia, fesserie sul lavoro, nient’altro. Non sembrava un tipo aggressivo, anzi, molto affettuoso, soprattutto con i bambini. Direi quasi ‘tenero’, ecco. Tuttavia io devo essere sospettoso di tutto e di tutti … la figura di Alessandro, beh, è fin troppo tranquillo e conosce molto bene l’ambiente di Rosarno. Lui dice di non aver visto e sentito niente; dice solo di aver visto quest’uomo con il cappellino bianco che si aggirava nei pressi della macchina di Maria e che, giusto il tempo di avvicinarsi all’auto, non lo ha visto più. Non sentiva perché aveva il trattore acceso vicino, non vedeva perché era in una posizione non favorevole …”.

Sua sorella è stata aggredita, ferita e sequestrata davanti al cancello della sua proprietà. C’era il suo sangue sull’auto

“Esatto. Era pieno di sangue: quando sono arrivato lì, il tempo di chiamare i carabinieri, e ho visto il sangue sugli sportelli, sul cofano, a terra, anche su un muretto a distanza di qualche metro. Lì è successo il macello. Una scena che immagino e che anche oggi è oggetto di miei incubi che spesso di notte mi svegliano. La nostra è una famiglia per bene, i nostri genitori, insegnanti, ci hanno cresciuto con dei sani principi, con la buona educazione, e nessuno mai si era permesso di alzare un dito nei confronti di mia sorella. Nemmeno Nando, mio cognato, un uomo buono”.

Suo cognato si è suicidato perché incapace di accettare la decisione di Maria di lasciarlo

“No, per niente. Era caduto in una profonda depressione che condivideva, anche con me; si confidava, mi chiamava, veniva a trovarmi … lui era ancora innamorato di Maria e non accettava questa cosa. Addirittura aveva già tentato di suicidarsi, però mia sorella mi ha chiamato in tempo, io sono arrivato velocemente dove si trovava e dopo una lunga trattativa, anche con l’aiuto di un suo amico, siamo riusciti a togliergli l’arma dalle mani. Lui era con un fucile puntato sotto la gola che piangeva come un bambino… Ma lui ormai non c’era più. Un uomo forte fisicamente, alto e robusto, anche caratterialmente, quindi vederlo in quella maniera mi ha sconvolto. Non era più lui”.

Infatti poi è riuscito nell’intento di togliersi la vita

“Sì. Poi si è riorganizzato e si è ucciso con una pistola”.

Sua sorella ha pagato con la vita perché, da donna libera, aveva deciso di lasciare suo marito e farsi una nuova vita accanto ad un altro uomo. Questa la tesi degli inquirenti

“Sì. E’ una cosa incredibile. Tra l’altro, legandola alla storia del territorio, purtroppo questa non è una storia nuova. Nella Piana di Gioia Tauro sono oltre venti le donne uccise e fatte scomparire per questioni – tra virgolette – ‘d’onore’. Le confesso che ho anche pensato di andare via da questo territorio, perché questo problema mi mette ad un angolo e mi fa stare male. Pensare che le mie figlie e le mie nipoti possano incontrare un giorno un problema del genere e incontrare qualcuno intriso di cultura mafiosa, che qualche amico e parente possa vendicarsi su di loro per qualche loro scelta libera, mi mette un’angoscia incredibile. Io penserei di andare via poi, sa, uno incontra tanta gente che come me e la mia famiglia vuole una Calabria diversa e questo ci incoraggia a stare qui e lottare per certe cose… Io le confesso che mi sono abituato a convivere con le mie paure, ma ancora oggi quando rientro a casa, la notte, quando è buio .. io ho paura”.

L’ipotesi investigativa regina, battuta dalla Procura fin da principio, è quella che lega il sequestro e l’omicidio di Maria al suicidio del marito, Ferdinando Punturiero, avvenuto esattamente un anno prima

“Esatto. Io ho ancora davanti i computers di Maria – li hanno dissequestrati – e pare non vi abbiano trovato niente. Io li guardo spesso e ci trovo attività normali, i fatti dei figli e di lavoro (lei faceva la commercialista), trovo F24 di persone che tra l’altro conosco, fotografie, documenti normali. Non ho trovato niente di losco, Maria aveva una vita regolare e conosco anche i suoi conti correnti, di cui mi sono occupato quando la sua azienda è stata affidata a un amministratore. Tutto ciò mi rassicura sul fatto che non c’è nient’altro, nessun’altra pista”.

L’ipotesi degli inquirenti è che qualche parente del marito di Maria l’abbia uccisa e fatta sparire perché ‘rea’ di averlo in qualche modo indotto al suicidio

“Subito dopo la scomparsa di Maria, la Procura si è indirizzata subito là; ha fatto una quarantina di sequestri tra automobili e mezzi agricoli appartenenti alla famiglia dei parenti di mio cognato. Hanno fatto almeno 4-5 scavi in terreni appartenenti alla famiglia di mio cognato. Evidentemente, quindi, anche la Procura in varie fasi ha pensato questo, non sono solo io ad ipotizzarlo”.

 

 

 

Fonte:  lacnews24.it 
Articolo del 5 marzo 2019
Giallo sulla scomparsa di Maria Chindamo, una lettera fa riprendere le ricerche
Nella missiva contenuti elementi sul luogo in cui sarebbe stata seppellita l’imprenditrice di Laureana di Borrello e sul movente della sua uccisione. Si parla di possibili indagati e il fratello commenta: «Chi l’ha scritta la conosceva bene»

Una lettera inviata all’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Chindamo, e alla Procura di Vibo, riaccende i riflettori sulla scomparsa dell’imprenditrice di Laureana di Borrello Maria Chindamo, di cui si sono perse le tracce circa tre anni fa. Una lettera circostanziata, nella quale sarebbero state fornite indicazioni dettagliate sul luogo in cui si troverebbe seppellito il corpo della donna.

Un luogo a poca distanza da località Montalto di Limbadi, dove Maria Chindamo è stata prelevate con la forza per poi essere inghiottita nel nulla. Dettagli talmente precisi da indurre gli investigatori a riprendere gli scavi, nel tentativo di trovare tracce utili alla risoluzione del caso. La scorsa settimana i carabinieri, con l’ausilio di mezzi e uomini del Ris di Messina, avrebbero avviato nuovi scavi nell’area in questione, mentre si parla con insistenza di uno o più indagati in relazione ad una vicenda sulla quale la famiglia (il fratello Vincenzo e i figli della donna in particolare) mai hanno abbassato la guardia.

I nuovi elementi sono emersi nel corso della trasmissione di Rete4 Quarto grado alla quale hanno preso parte proprio l’avvocato Gentile e Vincenzo Chindamo, e ancora prima si era parlato di possibili indagati nell’ultima puntata di Chi l’ha visto, su Rai3, nel corso della quale era intervenuta Federica, la figlia ormai maggiorenne dell’imprenditrice scomparsa. In particolare, nella lettera sarebbero stati evidenziati anche i motivi dell’uccisione di Maria Chindamo riconducibili, secondo l’avvocato Gentile, al fatto che dopo la morte del marito – avvenuta per suicidio esattamente un anno prima della scomparsa – la donna, «anziché chiudersi in se stessa aveva impresso una svolta alla sua vita occupandosi direttamente della gestione dei beni familiari».

La lettera viene considerata attendibile anche dal fratello Vincenzo il quale ha spiegato come la stessa sia riconducibile a «persone che conoscevano le abitudini di Maria e che sapevano che la mattina in cui è scomparsa, doveva recarsi in contrada Montalto. Persone vicine alla sua vita, il che rinnova il sospetto che tutto sia avvenuto per vendetta. Non ci stancheremo mai – ha affermato – di cercare la verità».

 

 

 

Fonte: ilfattoquotidiano.it
Articolo dell’8marzo 2019
Maria Chindamo, scomparsa in terra di ‘ndrangheta. Qui l’onore conta più dell’amore
di Angela Corica

Federica ha appena compiuto 18 anni. La sua però non è stata un’adolescenza come tutte le altre. Nel 2015, infatti, quando era ancora una ragazzina, ha perso il padre, Ferdinando. L’uomo si è ucciso perché non accettava la fine della relazione con Maria, sua moglie e mamma di Federica e di altri due figli. Una cosa che non è andata giù in una terra in cui prevalgono logiche di tipo mafioso che non consentono troppe libertà alle donne. E, esattamente un anno dopo la morte di Ferdinando, Maria scompare.

Siamo a Laureana di Borrello, paese in provincia di Reggio Calabria. È il 6 maggio 2016. Sembra una giornata come tante, Maria Chindamo esce di casa per recarsi nei terreni di sua proprietà, a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Aveva appuntamento con due operai. Arriva davanti al cancello della sua tenuta, il motore dell’auto resta acceso. Ma qualcosa succede. Maria viene aggredita da una o più persone. Di lei rimangono solo tracce di sangue sul suo Suv bianco e sul muretto della proprietà, insieme alle ciocche dei suoi bellissimi capelli neri. Quell’auto resta lì a testimoniare che qualcosa di grave è accaduto, che qualche vigliacco ha portato via Maria con la forza.

Gli operai con cui la donna aveva appuntamento non si accorgono di nulla: uno, che si trovava già all’interno della proprietà, dirà che aveva il trattore acceso e non ha sentito niente. L’altro, che invece veniva dalla vicina Rosarno, dirà che ha fatto tardi quella mattina a causa di un imprevisto. Passa il tempo e Maria non si trova. Improvvisamente Federica, suo fratello maggiore e la sua sorellina restano anche senza la loro mamma. L’ipotesi degli inquirenti è terribile: qualcuno ha voluto vendicare la morte del marito Ferdinando. In terra di ‘ndrangheta, il fatto che Maria volesse vivere serenamente e liberamente la sua vita ha infastidito chi risponde più alle logiche dell’onore che a quelle dell’amore.

Nessuno in paese sembra sapere nulla. Nessuno avrebbe visto o sentito niente. Solo silenzio intorno a questa famiglia che, tuttavia, non si è arresa. Anzi. Vincenzo, il fratello di Maria, va nelle scuole, in televisione, e ovunque gli capiti a testimoniare la sua fede nella giustizia e nella legalità. Conosce bene il contesto in cui vive e quanto sia rischioso parlare di certe cose. Ma il suo è un messaggio d’amore, contro l’odio che hanno provato a diffondere all’interno della sua famiglia. Da quando Maria non c’è più è con lui che vivono i suoi nipoti. È lui che fa da padre, da madre, da fratello maggiore, insieme all’aiuto della mamma di Maria, Pina, e della moglie Gabriella.

Le indagini da quasi tre anni proseguono senza sosta, ma è difficile rompere il muro del silenzio e dell’omertà che si è creato intorno a questa vicenda. E sono molte le anomalie, a dimostrazione del fatto che l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Maria era qualcosa di organizzato a tavolino, senza trascurare alcun dettaglio. Nessuna traccia infatti è stata trovata sull’auto di Maria, chi l’ha rapita ha usato i guanti. Nessun personaggio sospetto è stato visto in circolazione a quell’ora, eppure la strada era abbastanza trafficata. La telecamera piazzata di fronte alla tenuta di Maria è stata manomessa. L’unico mezzo che un testimone ha detto di aver visto transitare in quella zona è una macchina senza assicurazione e ferma da molto tempo. Quando è stata cercata dagli inquirenti era stata portata in uno sfascio. La stessa testimonianza degli operai lascia molti dubbi.

Federica oggi ha 18 anni e anche lei sfida queste logiche criminali e chiede a gran voce a chiunque sappia di parlare. Perché in terra di mafia un fatto del genere potrebbe accadere a chiunque, in qualsiasi famiglia. Da grande Federica vuole fare il magistrato. È questo il suo grande sogno e il sogno che avrebbe voluto condividere con la sua mamma. Ma non sarà possibile, e Federica lo sa, per questo chiede di poterle portare almeno un fiore al cimitero. Ha bisogno di una tomba sulla quale andare a pregare, per riprendersi di questi anni vissuti col fiato sospeso, anni in cui ha dovuto convivere con quel senso di assenza e con il dolore, con la consapevolezza che il delitto d’onore non è solo un ricordo lontano, ma senza perdere mai la calma, senza dire mai una parola d’odio, cercando di insegnare a tutti noi l’amore.

 

 

 

Fonte:  /catanzaro.gazzettadelsud.it
Articolo del 25 marzo 2019
Le ricerche di Maria Chindamo a Limbadi, possibili indagati in vista? Bocche cucite in procura
di Pino Brosio

Riflettori puntati su contrada “Montalto” e dintorni. È attesa, infatti, la ripresa delle ricerche del corpo di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello scomparsa il 6 maggio del 2016 nelle campagne di Limbadi.

I suoi familiari sono convinti che il lavoro degli inquirenti potrebbe, da un momento all’altro, sfociare in risultati concreti anche se la diffusa voce che ci siano già tre persone iscritte nel registro degli indagati della Procura di Vibo Valentia non trova, per il momento, alcun riscontro ufficiale.

Non ci sarebbe, comunque, di che sorprendersi se nei prossimi giorni, in contrada “Montalto” e dintorni, dovessero ricomparire gli escavatori dei Vigili del fuoco, i militari del Ris di Messina, i cani molecolari della Polizia di stato di Palermo e i Carabinieri della Compagnia di Tropea, comandata dal capitano Nicola Alimonda.

In ogni caso, la pista più battuta resta quella della vendetta. Lo era all’inizio e lo è ancora oggi alla luce dei contenuti della lettera anonima pervenuta, nei giorni scorsi, all’avvocato Gentile.

Intanto, non si spegne l’eco della manifestazione che mercoledì scorso, nell’auditorium della Scuola allievi di Polizia “Andrea Campagna” di Vibo, ha visto le istituzioni, le forze dell’ordine e un centinaio di studenti stringersi attorno alla diciottenne Federica Punturiero, figlia dell’imprenditrice scomparsa, alla quale l’associazione Animed ha assegnato il premio “Donna legalità 2019”.

 

 

 

La scomparsa di Maria Chindamo
5 aprile 2019 – Rete 4
La storia di Maria Chindamo: “Fatta scomparire da chi la odiava”

 

 

 

 

Maria Chindamo: che fine ha fatto l’imprenditrice calabrese?
RaiPlay – Storie italiane – 3 ottobre 2019

Era il 6 maggio del 2016 quando Maria Chindamo spariva da Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Il suo fuoristrada venne ritrovato dal fratello con il motore acceso, lo sportello spalancato e tracce di sangue. “La forza di mia madre ha spaventato qualcuno”, queste le parole di Federica, la figlia dell’imprenditrice calabrese scomparsa.

 

 

 

Fonte:  lettoquotidiano.it
Articolo del 14 novembre 2019
Maria Chindamo, nuovi dettagli inediti sulla sua scomparsa: la testimonianza chiave
di Marilyn Aghemo
Nuovi elementi sulla sparizione misteriosa di Maria Chindamo grazie ad una testimonianza chiave esclusiva per Chi l’ha Visto

Ogni piccolo elemento potrebbe portare a capire come Maria Chindamo sia sparita davanti alla sua azienda, il giorno dell’anniversario della morte del marito.
La scomparsa dell’imprenditrice di Laureana di Borrello

E’ un mistero e questa donna è sparita nel nulla, dopo che quella mattina del 6 maggio 2017 si è presentata presto davanti alla sua azienda convinta di avere un appuntamento di lavoro.

Invece lì ha trovato qualcuno che l’ha aggredita e fatta salire in macchina. Gli inquirenti seguono da tempo più piste, anche quella legata alla famiglia del marito – morto suicida il 6 maggio dell’anno precedente dopo che la moglie aveva detto di volerlo lasciare.

I tre figli della donna temono le possa essere oramai accaduto qualcosa ma vogliono la verità.

I dettagli della testimone a Chi l’ha Visto

Chi l’ha Visto si è occupato del caso sin dall’inizio e proprio nella puntata in diretta di ieri c’è stata una testimonianza inedita che ha dato dei nuovi dettagli in merito.

Una donna ha testimoniato raccontando cosa ha visto durante quella misteriosa mattina, aggiungendo elementi alla indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo.

La donna sarebbe stata rapita con un mezzo di piccola cilindrata di colore molto scuro. L’auto della scomparsa sarebbe stata bloccata da quella di piccola cilindrata per poi poi non vedere più nulla: la sua visuale viene oscurata da un fuoristrada verde scuro:

“ho visto una macchina nera che faceva inversione di marcia”

Quindi secondo questa testimonianza, le persone dentro l’auto nera potrebbero aver preso con la forza Maria mentre quella verde potrebbe essere un complice oppure essere passata di lì per caso.

Nuovi elementi che potrebbero dare una luce a questo caso complicato.

 

 

 

Fonte: lacnews24.it
Articolo del 6 maggio 2020
Maria Chindamo, il fratello: «Noi, condannati eternamente alla quarantena affettiva»
L’imprenditrice agricola è scomparsa il 6 maggio del 2016 da Limbadi. Il messaggio di Vincenzo ai responsabili: «Pentitevi e confessate. Si vergognerebbero di voi anche i vostri stessi cari»

Quattro anni senza Maria Chindamo. Quattro anni di accorate richieste di verità e giustizia sulle sorti dell’imprenditrice agricola di Laurena di Borrello, scomparsa il 6 maggio del 2016 dopo essersi recata in un terreno di sua proprietà in località Montalto di Limbadi.

Incessante, da parte dei familiari, in questi quattro lunghi anni, la battaglia per ottenere giustizia. Una battaglia sostenuta, tra gli altri, da Libera Vibo Valentia che, in occasione della triste ricorrenza, ha ricordato: «In questi anni dalla sua scomparsa i familiari di Maria ci hanno dato un grande insegnamento di dignità e compostezza, mostrando, sempre, grande fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine. Grande fiducia che deriva anche dalle importanti operazioni che sono state compiute nel territorio vibonese – aggiunge l’associazione -, attraverso le quali forze dell’ordine e magistratura hanno mostrato grande professionalità e competenza. Ma ciò non è sufficiente, se non c’è il contributo dei cittadini per infrangere, finalmente, questa cappa di silenzio, alimentata dalla nostra indifferenza e rassegnazione».

Da Libera Vibo: «Un ringraziamento particolare a Vincenzo, fratello di Maria, per questo grande insegnamento di resilienza, di chi prova a trovare un senso nella propria vita, nonostante tutto, attraverso la forza della testimonianza per far conoscere la storia di una donna libera, quella di Maria, ai tanti ragazzi nelle scuole, per costruire insieme una nuova speranza. Speranza, che non è legata al fato o al destino, ma che diventa concretezza nell’impegno quotidiano per il riscatto del nostro territorio. A Federica, Vincenzo e Letizia, figli di Maria, noi ci siamo, non siete soli, voi siete i figli di questa Calabria libera e bella come vostra madre Maria».

Struggente il messaggio che proprio il fratello Vincenzo ha dedicato a Maria. «Condannati eternamente alla quarantena affettiva, lontani da Maria, dai suoi sorrisi e dalla sua forza. Quei sorrisi e quella forza vivono e vivranno in noi, in tutti quelli che chiederanno verità e giustizia per la sua ingiusta scomparsa. Criminali, non siete stati ancora scoperti – ha aggiunto Vincenzo Chindamo -. Il mondo giusto prova vergogna e schifo per voi. Le vostre debolezze la vostra scelta di stare dalla parte del male sono e saranno il vostro peccato e la vostra vergogna. Pentitevi e confessate. Si vergognerebbero di voi anche i vostri stessi cari».

Quindi «un accorato appello alle Forze dell’ordine e alla magistratura. Vorremmo vedere una risposta più rapida e decisa alla nostra continua richiesta di verità e giustizia. Crediamo che possa essere possibile. Smantellate per sempre quel tribunale clandestino che ha giudicato e condannato Maria. La sua famiglia ed una comunità Intera lo aspettano!».

 

 

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