6 settembre 1976 Lecco. Ucciso Pierantonio Castelnuovo, 42 anni, durante la festa dell’Unità
Pierantonio Castelnuovo, fratello del noto attore Nino, è stato pugnalato da sei persone il 6 settembre 1976 a Lecco durante la festa dell’Unità. Inizialmente si pensava fosse un omicidio dalla matrice neofascista. Uno dei killer, Antonio Musolino, si scoprì essere il cognato del boss Coco Trovato. Pierantonio Castelnuovo aveva 42 anni e lavorava come operaio.
Fonte: vivi.libera.it
Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 6 settembre 1976
Ucciso a Lecco un attivista PCI
di Alessandro Rigaldo
Gravissimi episodi di violenza ai festival dell’Unità
Il morto è fratello dell’attore Nino Castelnuovo – È stato aggredito da un gruppo di teppisti che aveva invitato a non disturbare la festa – Massacrato a calci e pugni sotto gli occhi della moglie.
Lecco, 5 settembre. Pierantonio Castelnuovo, 42 anni, attivista del PCI, fratello dell’attore Nino, è stato ucciso a pugni e calci da un gruppo di teppisti durante il festival dell’Unità di Lecco, sua città natale. Era sposato con Giuseppina Valsecchi, di 40 anni, ed aveva tre figli, Susanna, di 15 anni, Camillo di 11 e Riccardo di 10. Abitava in un vecchio convento restaurato, era operaio tracciatore alla Sae, fabbrica di componenti elettrici. L’altro ieri, per uno scatto di anzianità, aveva ottenuto un posto più «riposante» per il suo fisico provato da un infarto nello scorso ottobre e da un edema polmonare in giugno.
Quasi allo stesso istante, con singolare contemporaneità, a Bergamo, circa trenta chilometri più distante, un giovane veniva ferito a colpi di pistola durante un altro Festival dell’Unità. Questi due fatti, che ad un primo esame, appaiono slegati, fanno parte di un piano di provocazione preordinata? Soltanto la magistratura, con le indagini dei prossimi giorni, potrà rispondere a questa domanda; per ora le opinioni sono improntate alla massima cautela, anche da parte degli organi ufficiali del PCI. Anche l’on. Bonalumi, che ha espresso la solidarietà della democrazia cristiana ha parlato di «clima teso», ma non ha adombrato «etichettature» di sorta.
I fatti di Lecco si sono svolti intorno alla mezzanotte. Circa un’ora prima un gruppo di giovani, sette od otto, erano entrati nel recinto del Festival, che si svolgeva in viale della Bocciofila nel rione Castello, frazione operaia con circa 6000 abitanti, e subito si erano messi in luce come disturbatori. Al banco del bar avevano preteso uno sconto che il gestore, per evitare guai, aveva accordato. Mangiando e bevendo, il gruppetto ha progressivamente alzato il tono di voce fino a che, pochi minuti dopo mezzanotte, ha iniziato a cantare a squarciagola canzoni popolari, calabresi e leccesi.
Qualcuno si è avvicinato al loro tavolo per pregarli di smettere, ma i giovani teppisti non se ne sono dati per intesi. A questo punto è intervenuto Pierantonio Castelnuovo, con un amico, Gianfranco Rossi, di 36 anni. «Aveva le mani in tasca, l’aria tranquilla — racconta la moglie — non li ha assolutamente provocati. Ha detto solo: “Ragazzi, fate i bravi, andate a casa”. Ma quelli, per tutta risposta, si sono alzati e lo hanno circondato. Uno di loro, alto, grasso, bruno, gli ha sferrato un pugno nello stomaco. Pierantonio è caduto a terra subito, senza fiato. Quelli gli sono stati addosso e lo hanno colpito a calci e pugni. Rossi ha cercato di difenderlo, ma le ha prese anche lui. Anche un macellaio di qui è intervenuto, ma invano. I teppisti se ne sono andati solo quando hanno visto che Pierantonio non si muoveva più».
A questo punto il fratello dell’attore è stato sollevato e adagiato su una ambulanza: ma il trasporto all’ospedale di Lecco è stato inutile. È morto ben prima di arrivare sul lettino del pronto soccorso. I medici hanno diagnosticato un decesso per infarto in seguito alle percosse, ma l’autopsia, che domani eseguirà il prof. Fornasari su ordine del procuratore della repubblica di Lecco, dottor Mele, potrebbe modificare il responso. Il cadavere presentava grossi lividi alla gola ed alla parte sinistra del capo, nonché un largo ematoma all’altezza dello stomaco, con versamento interno. Nino Castelnuovo, avvertito a Milano dove sta lavorando in un giallo televisivo, si è precipitato a Lecco: «Ho visto Pierantonio la settimana scorsa. Appena potevo venivo qui, nel paese che ci ha visti crescere insieme. Non voglio definire quanto è avvenuto un atto politico, Pierantonio era molto serio e non può essere caduto in una provocazione. Non credo, quindi, che fossero fascisti i suoi aggressori. Fascista è il loro comportamento, il modo di affrontare una situazione, forti del numero e dell’impunità».
Anche il PCI di Lecco, del quale Castelnuovo era uno degli attivisti più apprezzati, non «etichetta» gli assassini. La stessa «Unità», nel corsivo che uscirà domani, parla «di bersaglio che il PCI costituisce nei confronti di coloro che temono e vogliono contrastare un progetto positivo sostenuto e accompagnato dall’avanzamento dei lavoratori… Anche se non ispira direttamente l’aggressione e la provocazione, può però spingere a concepirla ed attuarla».
Insomma, non si vuole fare di questo luttuoso episodio e di quello altrettanto grave, di Bergamo, un momento di scontro e di inasprimento degli animi, ma di riflessione cosciente sulla violenza.
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 9 settembre 1976
In prigione gli altri tre aggressori del compagno Castelnuovo
Dopo i tre arrestati domenica sera
di Claudio Redaelli
A.M., P. M. e A. L.C. si sono presentati spontaneamente alle autorità – Tutti e sei sono accusati di omicidio preterintenzionale.
LECCO, 8. Tutti i sei giovani che sabato notte hanno aggredito, provocandone la morte, il compagno Pierantonio Castelnuovo, al «Festival dell’Unità» presso il circolo «Farfallino» a Castello di Lecco, sono assicurati alla giustizia: i tre latitanti si sono infatti costituiti ieri a mezzanotte.
Gli altri tre (S. E. di 20 anni, S. C. di 19 anni e A. R. di 17 anni) erano stati arrestati domenica sera, al termine della prima fase delle indagini, che avevano portato alla identificazione di tutti i sei aggressori del compagno Castelnuovo.
Accompagnati dal proprio legale, i tre latitanti si sono presentati direttamente alle carceri giudiziarie di Lecco, a tre giorni dalla tragica aggressione. A. M. di 17 anni, P. M. di 19 anni ed A. L. C. di 18 anni, sono stati rinchiusi in carcere e questa mattina stessa sono stati interrogati dal procuratore capo della Repubblica, consigliere dottor Oscar Mele, che sta dirigendo l’inchiesta giudiziaria. Le indagini sul tragico episodio di sabato notte proseguono regolarmente ed attualmente puntano in particolare ad appurare le singole responsabilità di tutti i sei accusati di omicidio preterintenzionale e ad individuare le cause effettive della morte del compagno Castelnuovo.
Oltre ai risultati degli interrogatori compiuti in carcere, saranno preziose le testimonianze che gli inquirenti stanno raccogliendo fra chi, quella notte, era presente al pestaggio. Pare infatti che solamente quattro dei sei abbiano partecipato direttamente all’aggressione del compagno Pierantonio Castelnuovo.
Per quanto riguarda le cause della morte, si è in attesa dei risultati definitivi ed ufficiali della perizia necroscopica. Ieri pomeriggio, intanto presso la procura della Repubblica sono state depositate le prime sommarie relazioni. Pare fuori discussione comunque che l’aggressione sia stata una delle cause oggettive che hanno provocato la morte del compagno Castelnuovo. Lo conferma, d’altra parte, anche il fatto che il procuratore della Repubblica abbia motivato il mandato di cattura per tutti i sei aggressori con il reato di omicidio preterintenzionale.
I familiari di Pierantonio Castelnuovo si sono nel frattempo costituiti parte civile e sono assistiti dagli avvocati Edoardo Fumagalli di Lecco e Carlo Smuraglia di Milano. A difesa dei sei arrestati sono stati nominati gli avvocati lecchesi Giordano e Bova. Proprio questi due legali avrebbero consigliato, ieri sera, ai tre ancora latitanti di costituirsi.
Sul tragico episodio di sabato notte, vasta eco ha suscitato in Lecco l’assemblea promossa dalla federazione PCI presso il circolo «Farfallino» per discutere l’accaduto, con la partecipazione del compagno Gianfranco Borghini. Hanno aderito alla iniziativa DC, PSI, PRI, le tre federazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e l’ANPI.
Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 15 marzo 1977
Como: 6 imputati per la morte di Castelnuovo
Como, 14 marzo. La sera del 5 settembre dell’anno scorso, al festival de «l’Unità» del rione Castello, a Lecco, rimase ucciso Pierantonio Castelnuovo, 42 anni, comunista, fratello dell’attore Nino. Sei giovani, imputati dell’uccisione del Castelnuovo sono comparsi oggi davanti alla corte d’assise di Como: P. M., 20 anni, A. M., 18 anni, A. R., 18 anni, S. C., 20 anni, S. E., 22 anni, G. L C., 20 anni. Arrestati dai carabinieri nei giorni immediatamente successivi al tragico episodio, oggi essi hanno sostenuto tutti la medesima tesi difensiva, cercando in tal modo di attenuare le proprie responsabilità.
Sono imputati di omicidio preterintenzionale e lesioni gravi. Secondo l’accusa, il gruppo dei sei giovani, quella sera, avrebbe iniziato a cantare ad alta voce. Era ormai passata mezzanotte: prima il presidente del circolo comunista che aveva organizzato il festival Enrico Nava, poi il Castelnuovo avrebbero gentilmente invitato i giovani a moderare la voce. Come risposta i sei avrebbero assalito a calci e pugni Pierantonio Castelnuovo, tempestandolo di colpi e lasciandolo a terra in fin di vita.
Gli imputati oggi hanno confermato di essersi messi a cantare negando però di avere arrecato disturbo. Il processo continuerà domani con l’escussione dei 18 testimoni: la sentenza è prevista per la fine della settimana.
Fonte: tio.ch/dal-mondo
Articolo del 5 luglio 2002
LECCO: Tenta rapina con estorsione, arrestato cognato del boss Franco Coco
di Bob Decker
si ringrazi: Merateonline
In manette Angelo Musolino, fratello di Vincenzo coinvolto nelle inchieste sulla ‘ndrangheta lecchese e condannato molti anni fa per aver ucciso con un pugno il fratello dell’attore Nino Castelnuovo
LECCO – Arresto “eccellente” della squadra volante nel centro storico di Lecco. Angelo Musolino, 43 anni, residente con la madre in via Turbada a Lecco, ha tentato di rapinare un giovane (M. N. 21 anni di Lecco), a pochi passi dalla sua abitazione, ma è stato immediatamente fermata dagli agenti della volante che stavano transitando in via Turbada in quel momento.
Angelo Musolino, fratello del ben più noto Vincenzo, quest’ultimo affiliato alla cosca della ‘ndrangheta, la gang che seminava terrore a Lecco e in Lombardia negli anni Novanta, è stato arrestato con l’accusa di tentata rapina ed estorsioni. Da ieri è rinchiuso nel carcere del ‘Bassone’ a Como. Inoltre durante la perquisizione nella sua abitazione gli agenti hanno rinvenuto oltre ad una pistola a tamburo, cartucce, 2 coltelli e 37 grammi di hashish, banconote da 100 e 50 Euro, che – secondo la polizia di Lecco – sono proventi di operazioni compiute nelle ultime settimane. ”
In questo periodo – ha commentato il dirigente della squadra mobile di Lecco, Fabio Mondora – abbiamo intensificato i controlli sul territorio”. “Angelo Musolino – aggiunge – ha compiuto il tentativo di rapina, nel momento in cui stava sopraggiungendo una squadra volante”.
Angelo Musolino è già noto alla forze dell’ordine: nel settembre del 1976 – durante la festa dell’Unità a Castello di Lecco – sferrò un colpo mortale a Pierantonio Castelnuovo, fratello del noto attore Nino. Con altri sei amici finì in carcere accusato di omicidio preterintenzionale.
Un particolare che non va trascurato: Angelo Musolino – secondo quanto riferito durante la conferenza stampa in Questura – non ha mai lavorato. Nelle prossime ore sarà interrogato nel carcere del Bassone.
Leggere anche:
Fonte: vivi.libera.it
Nota del 6 settembre 2020
In ricordo di Pierantonio Castelnuovo
Articolo Lecconews.news dell’8 settembre 2021