7 agosto 1996 San Cipriano D’Aversa (CE). Assassinato Giuseppe Quadrano, postino di 43 anni. Si era rifiutato di sottostare agli ordini della camorra.

Giuseppe Quadrano faceva il postino, presso le poste di San Cipriano D’Aversa, e aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi di pistola il 7 luglio del 1996. Era il cugino del killer, omonimo, di don Giuseppe Diana, che dopo l’arresto iniziò a collaborare con la giustizia. Giuseppe Quadrano, il postino, era colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere il cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima Quadrano si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. «Per 22 anni non abbiamo saputo niente e nessuno ci ha mai chiamati per capire cosa e chi poteva aver ucciso mio padre. Tutto è avvenuto come se fosse stato ucciso solo un cane», ha detto, Pasquale Quadrano, figlio della vittima che fu il primo ad arrivare sul luogo dell’omicidio.
Giuseppe Quadrano non è stato riconosciuto “vittima innocente” dallo Stato italiano in quanto parente di un appartenente alla criminalità organizzata.
Fonte: ireporters.it

 

 

 

 

 

Fonte:  ireporters.it
Articolo del 25 gennaio 2019
Il postino Quadrano ucciso da innocente
di Tina Cioffo

Era il cugino del killer di don Giuseppe Diana e per questo è stato ucciso dalla camorra. Il 3 dicembre dinanzi al Gup di Napoli, Rosamaria De Lellis, tre imputati Nicola Panaro, Sebastiano Panaro e Francesco Schiavone alias ‘cicciariello’, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato per l’omicidio di Giuseppe Quadrano, colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere l’omonimo cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima Quadrano, che di professione era postino presso le Poste di San Cipriano D’Aversa si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. Stamattina si sono costituiti parte civile i figli Luigi e Pasquale e i fratelli della vittima. Il 14 febbraio il Gup De Lellis, data della prossima udienza, potrebbe già emettere la sentenza e decidere se il quarto imputato, Francesco Schiavone alias ‘sandokan’ dovrà essere giudicato con rito ordinario dinanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere o prosciolto. Faceva il postino e aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi. «Per 22 anni non abbiamo saputo niente e nessuno ci ha mai chiamati per capire cosa e chi poteva aver ucciso mio padre. Tutto è avvenuto, come se fosse stato ucciso solo un cane», ha detto, Pasquale Quadrano, figlio della vittima che fu il primo ad arrivare sul luogo dell’omicidio. Era il 7 luglio del 1996.

I fatti riemersi

I fatti sono riemersi con le indagini della Dda di Napoli, accelerate dal Procuratore Aggiunto di Napoli, Luigi Frunzio. Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, firmata dall’avvocato dei figli della vittima, nonostante le stesse fossero state già archiviate il 28 giugno del 2005. A ricostruire gli avvenimenti è stato Nicola Panaro, divenuto poi collaboratore di giustizia ed uno degli esecutori materiali del delitto del postino. È stato lui a ricostruire il ruolo dei vari esponenti. Secondo il Panaro i mandanti del delitto furono Francesco Sandokan Schiavone e il cugino ‘cicciariello’, mentre all’azione delittuosa presero parte oltre Nicola Panaro, il complice Sebastiano Panaro che guidava l’auto, una Fiat Punto, usata per raggiungere il luogo del delitto, e Oreste Caterino, deceduto qualche anno fa. Quadrano fu sorpreso all’esterno del bar Orientale di San Cipriano d’Aversa. A sparare furono Caterino e Nicola Panaro.

Chiarissima in tal senso è la dichiarazione di Panaro Nicola, colui che materialmente ha ucciso la povera vittima, quando afferma che “l’obiettivo era quello di colpire i parenti dei collaboratori di giustizia allo scopo di far ritrattare gli stessi e comunque da monito per gli altri”. Sull’omicidio di Quadrano, vittima innocente, hanno parlato anche i collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti, Giuseppe Misso affermando: “quando Quadrano Giuseppe iniziò a collaborare con la giustizia fui incaricato da Schiavone Walter di intercedere con il cugino Quadrano Giuseppe affinché lo stesso chiedesse al cugino di ritrattare e non continuare la propria collaborazione con la giustizia.”[…] “il postino ci riferì, sempre impaurito, di non aver intenzione di avere a che fare con il cugino e voleva rimanere fuori dalle nostre questioni”. Gli affiliati si rivolsero anche alla moglie della vittima ma la famiglia fu coesa e nessuno mai cedette alle richieste della camorra.

Per il riconoscimento di vittima innocente

Per il riconoscimento di Giuseppe Quadrano come vittima innocente della camorra, nel 2002, l’allora prefetto di Caserta, Carlo Schilardi diede parere favorevole. Per dieci anni non si è mai andati avanti. Ed il tempo è trascorso fino all’11 febbraio del 2015, cioè fino a che è arrivato il rigetto da parte del Ministero perché la vittima era cugino dell’altro Giuseppe Quadrano, pluripregiudicato, assassino di don Giuseppe Diana, ucciso il 19 marzo nel 1994. E così, Giuseppe il postino che di cognome faceva Quadrano è stato vittima tre volte. La prima della camorra che tra gli anni 80 e 90 imperava e comandava. La seconda volta perché cugino omonimo di un assassino, riconosciuto dal testimone di giustizia Augusto Di Meo, e poi diventato collaboratore di giustizia, dopo essere stato arrestato in Spagna dagli uomini dell’Interpol. Una decisione che evidentemente il clan dei Casalesi, al quale Quadrano il killer di don Diana apparteneva, non gradiva e quindi per fargli arrivare un messaggio chiaro e forte gli uccise il parente con lo stesso nome e cognome. Davanti a tutti. La terza volta il postino, è stato vittima di un restringimento normativo che dal 2013 ha decretato, per il riconoscimento di vittima innocente, molti più rigetti che approvazioni.

 

 

 

 

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Fonte: ireporters.it
Articolo del 23 gennaio 2020
Omicidio di Quadrano il postino, Schiavone ‘Cicciariello’: “Chiedo scusa”
di Tina Cioffo
Omicidio Giuseppe Quadrano, Schiavone alias Cicciariello chiede scusa ai familiari. L’ordine di uccidere il postino di San Cipriano D’Aversa partì da Francesco Schiavone Sandokan.

“Chiedo scusa alla famiglia di Quadrano. Non fui capace di cambiare questa situazione”, Francesco Schiavone alias Cicciariello, ha chiesto di essere perdonato. Lo ha chiesto ai familiari di Giuseppe Quadrano, il postino di San Cipriano D’Aversa che fu ucciso perché suo cugino omonimo, killer di don Giuseppe Diana, era diventato collaboratore di giustizia. Fu ucciso il 7 agosto del 1996. Aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi. “All’epoca di Spartacus, Francesco Schiavone era in contatto con Walter Schiavone che a sua volta era in contatto con Panaro. Gli diede un biglietto con l’ordine di uccidere una persona. Siccome io facevo parte di quella famiglia, non potevo oppormi ma me ne pento e chiedo scusa”, ha detto Schiavone difeso dall’avvocato Pasquale Diana, parlando in udienza dinanzi alla Terza sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, presidente Eugenia De Balzo.

Giuseppe Quadrano vittima innocente

Schiavone aveva annunciato di voler parlare già nell’udienza del 21 gennaio ma le sue dichiarazioni erano state rinviate perché mancavano gli stenotipisti. Stamattina la ricostruzione di ‘Cicciariello’ che non è collaboratore ma dichiarante, è stata messa a verbale. Il portalettere Quadrano fu ucciso perché colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere l’omonimo cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima, si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. Con la sentenza di primo grado le pene decise dal giudice Rosamaria De Lellis sono state di 12 anni per Nicola Panaro e 30 anni per Francesco Schiavone alias Cicciariello e Sebastiano Panaro oltre che l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sospensione della potestà genitoriale. Il ricorso in Appello è stato chiesto da Francesco Schiavone alias Cicciariello e da Sebastiano Panaro. La sentenza è attesa per la prossima settimana.

I fatti

Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, già archiviate il 28 giugno del 2005. A ricostruire gli avvenimenti è stato Nicola Panaro, divenuto poi collaboratore di giustizia ed uno degli esecutori materiali del delitto. I figli di Quadrano il postino, parte civile nel processo e rappresentati dall’avvocato Giovanni Zara, hanno aspettato per più di due decenni di sapere la verità dei fatti. «Per 22 anni non abbiamo saputo niente e nessuno ci ha mai chiamati per capire cosa e chi poteva aver ucciso mio padre. Tutto è avvenuto, come se fosse stato ucciso solo un cane», aveva detto il figlio Pasquale che per primo arrivò sul luogo dell’omicidio. Aveva solo 15 anni, era un ragazzino che aveva pensato solo di fare qualche giro a bordo del suo motorino. Avanti ed indietro, nelle stradine del paese così come facevano i giovanotti allora e così come in larga parte dell’agroaversano fanno ancora oggi, specialmente d’estate quando il caldo si fa sentire e pure la noia del tempo che non si può spendere diversamente. Suo fratello Luigi ne aveva 13.

 

 

 

Fonte: anteprima24.it
Articolo del 28 gennaio 2020
Uccisero il cugino del pentito, condannati in appello due esponenti del clan dei Casalesi

Caserta – La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha condannato due esponenti del clan dei Casalesi, tra cui Francesco Schiavone alias Cicciariello, cugino del più noto Francesco Schiavone conosciuto come “Sandokan“, per l’omicidio di Giuseppe Quadrano, un postino massacrato all’esterno di un bar di San Cipriano d’Aversa il 7 luglio di 23 anni fa con 12 colpi sparati da una pistola calibro 9×21. Lo stesso Sandokan è imputato per l’omicidio, ma in un processo che si sta svolgendo con il rito ordinario al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. I giudici d’appello hanno condannato Cicciariello a 20 anni – in primo grado aveva avuto 30 anni – e hanno comminato 30 anni per l’altro imputato Sebastiano Panaro, che guidava l’auto usata per l’agguato.

Fu un omicidio rilevante quello di Giuseppe Quadrano, perché questi era cugino dell’omonimo esponente del clan Giuseppe Quadrano, killer di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso il 19 marzo del 1994 nella sacrestia della Parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Dopo il delitto del sacerdote, il killer Quadrano iniziò a collaborare con la giustizia, e il clan uccise il cugino in una tipica vendetta trasversale. Soddisfazione per i familiari della vittima, mai riconosciuta come vittima innocente della criminalità, che si sono costituiti parte civile (difesi dall’avvocato Giovanni Zara).