8 gennaio 1985 Filadelfia (VV). Uccisi Giuseppe Lo Moro, direttore didattico, e il figlio Giovanni (19 anni).

Il direttore didattico Giuseppe Lo Moro e suo figlio Giovanni Lo Moro, di appena 19 anni, furono uccisi a colpi di pistola la mattina dell’8 gennaio 1985 sulla statale che dall’autostrada porta verso Filadelfia (VV). Padre e figlio erano partiti da Lamezia Terme dove viveva la famiglia per recarsi a scuola. Giovanni frequentava l’ultimo anno del liceo scientifico. Furono ritrovati senza vita e intorno pezzi di carrozzeria disseminati sull’asfalto. Il ragazzo, che era alla guida della macchina, fu ucciso subito mentre suo padre venne inseguito e poi finito con numerosi colpi di pistola calibro 38.

Fonte:  vivi.libera.it

 

 

Fonte: archiviolastampa.it 
Articolo del 8 gennaio 1985
Questa mattina in provincia di Catanzaro
AGGUATO «POLITICO» IN CALABRIA: UCCISI PADRE E FIGLIO SOCIALISTI

CATANZARO — Padre e figlio, Giuseppe e Giovanni Lo Moro, di 60 e 20 anni, sono stati uccisi stamane a colpi di fucile in un agguato a Filadelfia, piccolo centro della provincia di Catanzaro, nella zona del Vibonese. Giuseppe Lo Moro, che era un esponente del partito socialista e Ispettore scolastico, si stava recando a Filadelfia per effettuare alcuni controlli nelle scuole del paese. Era con il figlio e, secondo le prime frammentarie informazioni fornite dai carabinieri, i due stavano viaggiando in automobile quando la loro macchina sarebbe stata affiancata e poi tamponata da un’altra con due persone a bordo. Costretti a scendere i due sono caduti sotto i colpi di fucile dei killer. L’Ispettore scolastico ed il figlio, secondo il parere dei medici, sono morti all’istante. Sul posto del duplice omicidio si sono subito recati un magistrato della procura della Repubblica del tribunale di Vibo Valentia ed i carabinieri della compagnia di Vibo. Sono state immediatamente effettuate delle battute a largo raggio, ma il tentativo di bloccare i due «killer, è risultato vano. L’agguato è avvenuto sulla strada provinciale che porta a Filadelfia, a non più di otto chilometri dal centro abitato. Sempre secondo le prime indagini, gli assassini, per costringere padre e figlio Lo Moro a scendere dalla loro automobile e averli più facilmente sotto il tiro delle armi, avrebbero violentemente tamponato la loro auto. Giuseppe Lo Moro ed il figlio appena scesi sono stati colpiti entrambi alla testa. Giuseppe Lo Moro è stato trovato steso a terra, in una pozza di sangue, accanto alla sua automobile, una Innocenti Mini 90, mentre il figlio, raggiunto mentre evidentemente tentava di scappare, è stato trovato a distanza di alcuni metri. I Lo Moro abitavano a Lamezia Terme e tutte le mattine si recavano in automobile a Filadelfia dove il padre era anche direttore didattico delle locali scuole elementari e il figlio frequentava il liceo scientifico. Gli assassini quasi sicuramente conoscevano le abitudini del due e li hanno attesi lungo la strada, seguendoli poi fino a pochi chilometri dal paese dove hanno ritenuto che la zona si prestasse di più all’agguato e all’esecuzione. Ancora nessuna ipotesi viene formulata per il momento, dai carabinieri sulle possibili cause dell’assassinio. Giuseppe Lo Moro frequentava Filadelfia da circa 40 anni, dove aveva cominciato la sua carriera come insegnante. Era una figura molto nota nella zona anche per la sua attività politica. Nelle ultime elezioni era anche stato candidato nelle liste del partito socialista.

 

 

Fonte:  archivio.unita.news 
Articolo del 9 gennaio 1985
Due persone al di sopra di ogni sospetto
Lametia Terme, padre e figlio massacrati in un feroce agguato
Le  vittime sono un direttore didattico e uno studente liceale
Un giallo in piena regola – Gli investigatori: la mafia non c’entra 

CATANZARO – Padre e figlio assassinati in un agguato ieri mattina a Filadelfia, in provincia di Catanzaro. Un delitto assurdo, un giallo in piena regola, sul quale si sta cercando di fare luce fra mille difficoltà. Le vittime sono un direttore didattico di Lametia Terme e il figlio ventenne, due persone assolutamente al di sopra di ogni sospetto, trucidate con modalità di stampo mafioso anche se la mafia dalle prime indagini di polizia e carabinieri questa volta viene esclusa.

Ricostruiamo la scena del delitto: ieri mattina, presumibilmente attorno alle 8, su una strada consortile che collega Lametia Terme a Filadelfia, un grosso centro in direzione di Vibo Valentia.  Giuseppe Lo Moro, 61 anni, direttore didattico delle locali scuole elementari, ispettore scolastico, e suo figlio Giovanni – 19 anni – ogni mattina percorrono questa scorciatoia per raggiungere, da Lametia, Filadelfia. Qui Giovanni frequenta il quinto liceo scientifico. La scena, ieri mattina, su questa strada battuta da una pioggia insistente, cambia all’improvviso. Secondo una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri di Vibo e dal Commissariato di polizia di Lametia Terme una macchina si affianca alla «Mini 90» del direttore Lo Moro. Forse si simula un incidente stradale.  Fatto sta che sulla fiancata della «mini» gli inquirenti ritroveranno poi delle strisciate come fosse avvenuto un tamponamento. I due Lo Moro scendono dall’autovettura e qui scatta l’esecuzione. Con una pistola – forse una calibro 38 – vengono infatti giustiziati barbaramente padre e figlio.  Giuseppe Lo Moro lo ritroveranno accanto all’autovettura colpito con almeno quattro colpi di cui due al viso, uno alla gola e uno al torace. Il figlio, a pochi metri, forse tentava una disperata fuga, anche lui in una pozza di sangue, colpito da altri due colpi, uno al viso e un altro al torace. L’allarme lo danno al •113» alcune persone che si trovano a passare per la strada consortile.

Perché questa feroce esecuzione? È questa la prima domanda che si pongono gli investigatori. Giuseppe Lo Moro era infatti una persona circondata dalla stima pressoché generale. Insegnante e poi direttore didattico non aveva mai fatto parlare di sé. Militante socialista era stato negli anni scorsi anche candidato alla Provincia e, per ultimo, alla Camera nelle elezioni politiche del 1979 per il suo partito. L’ex senatore del PSI di Lametia Giuseppe Petronio, ieri sera ha escluso con decisione il movente politico così come quello mafioso. E in effetti non pare che su questi canali si indirizzino le indagini che sono coordinate dal sostituto procuratore di Lametia Terme, Vincenzo Caiderazzo,    che comunque non trascurano nessuna pista. Chi era l’obiettivo dei killer, ci si chiede? Padre o figlio?

Lametia Terme era ieri sera percorsa come da una ondata di incredulità tanta è infatti la «normalità» della famiglia Lo Moro; una numerosa famiglia – otto figli in tutto – padre e madre operatori nel mondo della scuola, una vita che scorre fra le mille difficoltà di tutti i giorni. Una famiglia come ce ne sono tante. Niente sospetti, voci o chissà che. Insomma un autentico rompicapo. Carabinieri e polizia indagherebbero – secondo quanto riferito ieri sera – anche sulla vita privata del direttore Lo   Moro. Una pista potrebbe aprirla un ritrovamento effettuato ieri sera dai carabinieri di Vibo Valentia e al quale si attribuisce una certa importanza. In una scarpata del comune di Feroleto Antico (Catanzaro) è stata infatti ritrovata una «Fiat 127» che presenta una strisciata sul fianco destro. Si sospetta che questa possa essere la macchina usata dai killer per l’esecuzione dei Lo Moro. Particolare interessante: la «127» risulta rubata il 7 gennaio – un giorno prima del duplice delitto quindi – ad un impiegato di Catanzaro. In serata nell’ospedale civile di Lametia è stata fatta l’autopsia sui due cadaveri. f.v.

 

 

 

Fonte:  ricerca.repubblica.it 
Articolo del 5 febbraio 1985
DIRETTORE DIDATTICO E IL FIGLIO ASSASSINATI PER UNA LITE

CATANZARO (p.s.) – Né mafia né politica, ma una banale lite: due giovani, Tommaso Anello, 22 anni, e Francesco Bartucca, 24, entrambi di Filadelfia, sarebbero gli assassini del direttore didattico Giuseppe Lo Moro, esponente socialista di Lamezia Terme, e del figlio Giovanni di 19 anni, uccisi a colpi di pistola la mattina dell’8 gennaio nei pressi di Filadelfia. Quella che in un primo momento era apparsa come “professionalità” di killer, secondo le risultanze delle indagini non sarebbe altro che violenza gratuita. I due Lo Moro, lascia intendere il sostituto procuratore Vincenzo Calderazzo con gli ordini di cattura per omicidio aggravato da futili motivi, sarebbero stati uccisi in seguito ad un diverbio seguito a un modesto incidente stradale. Ma la famiglia Lo Moro non è totalmente convinta che le cose siano andate proprio così. “Le indagini sono state condotte con molta intelligenza, ma conoscendo bene mio padre”, dice Doris Lo Moro, giovane avvocato, “come famiglia abbiamo qualche riserva sulla lite. Escludo che mio padre si sia innervosito per l’incidente, tutti sanno invece che avrebbe denunciato qualsiasi illegalità di cui fosse venuto a conoscenza”. I due Lo Moro sono stati uccisi perché hanno visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere?

 

 

 

Fonte: lametino.it 
Articolo del 21 Aprile 2018
Intitolata scuola primaria di Gizzeria a Giuseppe Lo Moro, la sua figura di educatore e la sua impronta nel ricordo della comunità – VIDEO
di Giulia De Sensi

Gizzeria – Una figura paradigmatica di valori rari e ancora sentiti dalla comunità quella di Giuseppe Lo Moro, dirigente negli anni ’70 della scuola primaria statale di Gizzeria al quale oggi lo stesso istituto è stato intitolato, alla presenza delle autorità civili militari e religiose, in una cerimonia molto partecipata cui era presente, accanto alla famiglia, buona parte della cittadinanza.

Cittadinanza che una commossa Doris Lo Moro ha ringraziato, dicendo semplicemente di suo padre: “Lui ha seminato ma loro hanno saputo raccogliere”.

Hanno parlato diffusamente della sua storia e del grande lascito ricevuto l’attuale dirigente scolastica Fiorella Careri, il sindaco di Gizzeria Pietro Raso, il responsabile del centro studi Futura Carmelo Cortellaro che insieme al Kairos Group ha realizzato un lungo documentario, contenente una serie di testimonianze rilasciate da alunni,  insegnanti e personale non docente, eloquenti della fortissima impronta offerta da Lo Moro alla scuola che oggi porta il suo nome, senza tralasciare di ripercorrere tutte le tappe del suo percorso.

Rimasto orfano dopo il naufragio nel mar d’Africa della nave “Nuova Scozia”, che trasportava suo padre insieme ad altri prigionieri di guerra, mantiene la famiglia giovanissimo lavorando in miniera. Ma non rinuncia ai suoi sogni, cosa che lo porta prima al diploma, poi all’abilitazione Magistrale, infine, dopo aver ottenuto la cattedra, a vincere il concorso da dirigente di plesso didattico.

È allora che approda a Gizzeria con la moglie Rosa Condello, dove trasforma la locale scuola elementare in uno dei primi istituti a tempo pieno, allora sperimentali, previsti dalla Legge 820 del 24 settembre 1971. Nascono presto una palestra, un refettorio e un teatro, insieme a svariati attrezzatissimi laboratori, che due dei suoi otto figli frequenteranno. La favola finisce l’8 gennaio del 1985, con la sua prematura e tragica scomparsa, quando fu ucciso insieme al figlio Giovanni nei pressi di Filadelfia.

Ne sono state ricordate a più voci la passione per la Resistenza al fascismo e quella per il socialismo, la fedeltà ai valori della Carta Costituzionale, l’eloquio convincente e il grande carisma.

“Gizzeria è per noi il luogo della memoria, – conclude il figlio Paolo – il luogo in cui nostro padre ha espresso la sua verve creativa cambiando la realtà. Venendo qui possiamo percepire dentro di noi l’essenza dello spirito che lui ci ha trasmesso”.

Fra i presenti alla cerimonia svariate personalità politiche e, in rappresentanza della Diocesi di Lamezia Terme, il Vescovo Emerito Rimedio e don Fabio Stanizzo.