9 Gennaio 2008 Barra (NA). Mario Costabile, dipendente pubblico di 50 anni, ucciso di botte durante un’aggressione a scopo di rapina.

Foto da: internapoli.it  

Mario Costabile, 50 anni. originario di Villaricca, è morto il 9 gennaio del 2008, a Napoli, dopo aver subito un’aggressione. È stato colpito più volte al capo con un corpo contundente. Subito soccorso da alcuni passanti, prima di perdere i sensi rivelò di essere stato vittima di una rapina. È spirato subito dopo il ricovero in ospedale.

 

 

 

Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it

Un uomo di 50 anni, Mario Costabile, originario di Villaricca, è morto a Napoli dopo aver subito un’aggressione. Il decesso è avvenuto a causa delle percosse subite.

L’uomo è stato colpito più volte al capo con il calcio della pistola, che ha provocato una emorragia celebrale che lo ha portato alla morte. Subito soccorso da alcuni passanti, prima di perdere i sensi avrebbe rivelato di essere stato vittima di una rapina. È spirato dopo il ricovero all’ospedale Villa Betania. Costabile aveva con sé soldi, documenti e oggetti personali.

 

 

Articolo del 10 Gennaio 2008 da internapoli.it  
UCCISO PER UNA RAPINA, IL DOLORE DELLA FAMIGLIA: MORTE ASSURDA, QUI E’ IL BRONX

di Tonia Limatola (Il Mattino)

VILLARICCA. «La giustizia non ci interessa, purtroppo mio padre non c’è più». È un dolore rabbioso che impedisce di guardare fiduciosi al futuro quello di Nunzio, il figlio venticinquenne di Mario Costabile, l’impiegato ucciso l’altra notte a Barra per una rapina. Nunzio, affacciato al cancelletto della villetta del parco Maria di corso Italia, non riesce a trattenere il dolore, mentre un amico di famiglia tenta di rincuorarlo con un abbraccio. «Questa è Napoli, una città balorda», si dispera. «La nostra famiglia è distrutta», dice tra le lacrime la moglie Elvira, sorretta da una coppia di amici nel salotto al pian terreno della villetta.

La sera della tragedia la coppia era andata insieme a Napoli: lei a casa di una conoscente che aveva partorito da poco, lui si tratteneva in strada con degli amici. Poi, prima che potessero ritornare a casa insieme, l’episodio di violenza che è costato la vita a Mario. La brutale aggressione, poi l’inutile corsa verso Villa Betania. I coniugi sono nati a distanza di un giorno, lui il primo, lei il 2 febbraio, nel ’58, e volevano organizzare una festa per il mezzo secolo di età di entrambi. Lo ricordano gli amici che tracciano di Mario il ritratto di una brava persona, molto rispettata sul lavoro e attaccata alla famiglia. Era stato da poco assegnato all’ufficio affari legali della Regione, dopo aver prestato servizio per anni alla Asl.

Aveva una predilezione per la nipotina di un anno e mezzo, figlia di Manuele, ventotto anni, di cui aveva la foto sul cellulare con la scritta «ammore mio». Increduli i vicini. «L’ho saputo di primo mattino, abitano qui da sette anni – dice la signora Carmela – Tutte persone squisite».

La famiglia Costabile ha ricevuto la visita del sindaco, che abita nello stesso condominio. «Era un amico caro, lo conoscevo bene. È proprio una vergogna», dice Raffaele Topo. Inconsolabile anche Chiara, 18 anni. Il pm Antonio Cataldo ha disposto l’autopsia e tra oggi e domani si dovrebbero svolgere i funerali nella vicina chiesa di «San Pasquale Baylon». Intanto stamattina i familiari si recheranno in Procura.

 

 

Fonte:  napoli.repubblica.it
Articolo del 10 gennaio 2008
Picchiato a morte per pochi euro
Barra: un uomo di 49 anni rapinato e ucciso con calci e pugni. Ha detto a un amico: “Avevano una pistola…”

Vittima per caso: Mario Costabile, 49 anni, dipendente dell’Asl Napoli 2, padre di tre figli, è morto. Ucciso in una rapina in corso Sirena, nel cuore di Barra, alla periferia orientale della città, martedì sera, poco prima delle nove. In tasca aveva poche decine di euro. I rapinatori lo hanno colpito al volto (forse con il calcio di una pistola) e picchiato, fino ad ucciderlo. Tutto per strappargli il portafoglio con una manciata di spiccioli. È il secondo omicidio del 2008 appena cominciato. Il primo sei giorni fa: Eugenio Nardi, 42 anni, un pregiudicato ucciso a San Pietro a Patierno. Ma questo è diverso. Non è un regolamento di conti tra clan, né un incidente: è violenza «per caso», è una rapina finita male.

«Mi hanno aggredito per prendermi il portafoglio. Avevano una pistola, mi fa male il naso…». L’uomo ha fatto appena in tempo a dire quello che era successo a un amico. Poi è caduto a terra. Svenuto. Quando è arrivato a Villa Betania era già morto.
«Eravamo usciti per andare a trovare un’amica d’infanzia di mio marito – racconta Elvira, sua moglie – Noi viviamo a Villaricca, ma lui era originario di Ponticelli. Non usciamo mai la sera, ma quest’amica era appena diventata mamma e andavamo a farle gli auguri». Mario ha lasciato la moglie sotto casa della neo-mamma, in corso Sirena. «Vado a parcheggiare. Arrivo subito, mi ha detto», si dispera Enrica. Con i coniugi Costabile, c’erano anche altri amici. Mario, infatti, subito dopo l’aggressione è andato da un suo compagno d’infanzia che ha un negozio poco lontano, per chiedere aiuto. Elvira ha saputo per caso quello che è successo. «Ero già salita a casa dei nostri ospiti quando è arrivata una ragazzina raccontando che un uomo era stato aggredito per strada e aveva perso i sensi. Io le ho solo chiesto: “L’hai visto? Che maglietta aveva?”. Lei mi ha risposto: “Gialla”. E ho capito subito che era lui, il mio Mario».

Costabile era un dipendente amministrativo della Asl Napoli-2. Nessun ruolo di responsabilità, nessun nemico, una vita normale. addirittura «banale, fatta di sacrifici, in nome dei figli e della famiglia», come dice Elvira, che parla a fatica e che ripete: «Io non ci credo che è morto. Così, all’improvviso. Io non ci credo che è successo proprio a noi, Mario mi aveva detto: “Arrivo subito”. Arriverà. È tutta una bugia. Vi prego ditemi che è una bugia». Scoppia in un pianto isterico. La figlia e altre donne l’abbracciano, cercano di calmarla. Lei si divincola e afferra la foto, in una cornice sottile, del suo matrimonio: «Dovevamo festeggiare i trent’anni di matrimonio, una vita insieme… Una vita…».

Ora la polizia è a caccia degli assassini. Una caccia difficile. L’unico elemento che hanno gli investigatori è la breve frase che Costabile ha detto all’amico prima di svenire: «Mi volevano rapinare. Erano armati». Ma quanti erano? Erano italiani? Giovani? Vecchi? Tossicodipendenti? Bulli del quartiere? Le ricerche si concentrano tra Barra e San Giovanni a Teduccio, anche se sono indagini difficili, corso Sirena è dominio di piccoli gruppi criminali, che si spartiscono la zona isolato per isolato.

E Costabile ha reagito, perciò è stato colpito? Secondo alcune indiscrezioni, sembra che la vittima sia stata colpita al volto, ma anche preso a calci e pugni. Sarà l’autopsia a svelare se è morto per un infarto o per un’emorragia interna. Gli uomini della squadra mobile e del commissariato, ieri, per tutta la giornata, hanno sentito gli abitanti di corso Sirena. Gli investigatori parlano al momento di rapina, come unica pista, anche perché Mario Costabile non aveva più con sé il portafoglio. «Non so quanti soldi avesse mio marito, ma non girava mai con molti contanti nel portafoglio… L’hanno ammazzato per pochi spiccioli», piange Elvira, mischiando nelle lacrime la disperazione, l’impotenza e la rabbia per un omicidio che lei non riesce proprio a capire: «Perché? Perché prenderlo a botte, così…». La moglie non riesce neanche a immaginare che Mario possa aver reagito: «Non era un uomo violento, né nervoso. Era sempre molto attento e prudente. Voglio sapere che è successo, vi prego ditemi la verità…».

 

 

Articolo di La Repubblica del 10 Gennaio 2008 
La rabbia del figlio: ‘Nessuno è più al sicuro in questa città’

di Cristina Zagaria

«Non si può morire per strada senza un motivo, senza una colpa. La polizia, ora, deve trovare gli assassini di mio padre. Chi ha ammazzato a botte un innocente deve pagare con la prigione a vita. Non dobbiamo abituarci alla violenza. Non dobbiamo rassegnarci». Non c’è rabbia nello sguardo di Emanuele, 28 anni, il figlio più grande di Mario Costabile, ma forza, velata da un’ angoscia sottile. «Ho perso mio padre per una rapina folle. è violenza cieca. Ho paura. Tutti dobbiamo avere paura, perché nessuno più è sicuro in questa città…». Emanuele parla senza prendere respiro. Frasi a cui seguono pause altrettanto lunghe, per riordinare i pensieri, per rimanere ancorato a una realtà che ancora non riesce ad accettare. «Ho visto mio padre domenica a pranzo: rideva, scherzava, parlava del suo compleanno. Tra qualche giorno, il 22 gennaio, avrebbe compiuto 50 anni e per questa data voleva fare una grande festa. E invece, ieri sera, mi hanno telefonato dicendomi che era stato aggredito, che stava male. Quando sono arrivato in ospedale mi hanno detto che era morto. è successo tutto troppo in fretta, io vedo ancora mio padre a tavola, che ride…».

Emanuele non dorme da 24 ore. è lui ora il capofamiglia. Elvira, sua madre, è sotto choc. I suoi fratelli, Nunzio 25 anni e Chiara 18 sono accanto a lei. Il figlio maggiore di Mario Costabile accoglie i parenti, gli amici, parla con la polizia e cerca di rimanere lucido. Nella villetta a due piani, all’ interno di un parco privato alla periferia di Villaricca, Emanuele chiede: «Giustizia». «Trovateli e puniteli» dice, mentre una vicina gli versa un bicchierino di caffè da un enorme thermos di plastica. Il ragazzo butta giù il liquido bollente in un sorso. «Sarà il decimo da stanotte», sospira. E poi riprende. «Mio padre non è il primo a morire in questo modo assurdo. E non sarà l’ ultimo. La nostra città non ha più freni. Siamo vittime, tutti. Oggi tocca alla mia famiglia. Presto toccherà a un’ altra».

Non c’ è via di scampo nelle parole di Emanuele, che sembra molto più grande dei suoi 28 anni, in una giacca di pelle che casca su un maglione di lana gialla. «Mio padre ieri sera indossava una maglia simile – sorride – Ci piaceva il giallo, perché è un colore allegro, ma non chiassoso, proprio come noi, gente umile, lavoratori…». Emanuele si accascia con la spalla destra sulla ringhiera del cancello. Gli occhi ogni tanto si chiudono, forse per il sonno o forse per nascondere le lacrime. Lui, però, resiste e abbraccia tutti gli amici che arrivano. Ha una parola per ognuno. Anche per Lucky, il bastardino di casa, che nel cortile senza alberi abbaia al vuoto. «Mio padre non ha mai avuto nemici. Era un dipendente pubblico e lavorava solo per noi figli e per la famiglia – dice Emanuele e agita il pugno destro davanti al petto – Seguiva il Napoli, ma da quando non gioca più Maradona non andava allo stadio. Io vorrei vedere in faccia chi lo ha ucciso. Come si fa ad ammazzare di botte un uomo come mio padre, un uomo che viveva nell’ ombra, contento della felicità della sua famiglia? Come si fa?». (cri. z.)

 

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *