9 Luglio 2009 Poggiomarino (NA). Ucciso Nicola Nappo, 23 anni, perché somigliava al vero obiettivo dell’agguato.

Foto da napoli.repubblica.it 

È di chiaro stile camorristico l’agguato nel quale un giovane di 22 anni, Nicola Nappo, è rimasto ucciso ed una ragazza ferita a Poggiomarino, in provincia di Napoli il 9 luglio del 2009.
I due giovani, amici e non fidanzati come era stato detto in un primo momento, si trovavano su una panchina a Piazza de Marinis quando due persone si avvicinano e sparano almeno sei colpi all’indirizzo del ragazzo. Il colpo mortale è stato probabilmente quello che lo ha preso in faccia. Di rimbalzo, uno dei colpi ha ferito la ragazza che è stata portata all’ospedale di Scafati dove le è stato estratto il proiettile.
«Nicola Nappo fu ucciso al posto mio». È questa la rivelazione choc del collaboratore di giustizia Carmine Amoruso. Il 27enne del clan Giugliano avrebbe confermato una delle tesi degli inquirenti, ovvero quella dello scambio di persona.
Nappo risultava incensurato e del tutto estraneo a fatti di camorra o delinquenza. Per questo la sua morte – probabilmente decretata dai clan di Boscoreale – apparve subito un giallo, che i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata furono chiamati a risolvere.
La ragazza che si trovava con Nicola Nappo era la ex fidanzata di Amoruso. Proprio questa circostanza, secondo quanto avrebbe riferito il pentito ai magistrati della Dda napoletana, avrebbe indotto in errore i due uomini che, con il volto camuffato da barbe finte, esplosero sette colpi di pistola diretti al torace e alla nuca di Nicola. Ciò che resta da scoprire è il movente, ma soprattutto l’identità di assassini e mandanti. I racconti di Amoruso, che descrivono il suo ruolo nelle attività illecite gestite dal clan Giugliano e i dettagli forniti sui rapporti tra le cosche rivali della provincia napoletana, tra cui quelli della vicina Boscoreale, potrebbero essere decisivi.
A distanza di tre anni, nel novembre del 2012, si conosce l’identità del mandante del delitto di Nicola Nappo.
Si tratta di Antonio Cesarano, 32 anni, affiliato al clan Sorrentino o dei “Campagnoli”, attivo nella zona di Scafati. I carabinieri di Torre Annunziata gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gup Ludovica Mancini, su richiesta del PM Gianfranco Scarfò.
Ad accusare Cesarano è la vittima mancata, Carmine Amoruso. Ulteriori elementi probatori sarebbero emersi dalle intercettazioni di alcune conversazioni tra Antonio Cesarano e i familiari avvenute nel suo periodo di reclusione nel carcere di Poggioreale. […]
(Fondazione Pol.i.s.)

 

 

Articolo del 10 Luglio 2009 da metropolisweb.it
Inferno a Poggiomarino: fabbro ucciso sotto gli occhi dell´amica
di Rosaria Federico

POGGIOMARINO (NAPOLI) . Un inferno in pieno centro, a pochi passi dal municipio. Sotto i colpi dei killer è finito un fabbro di 23 anni, Nicola Nappo, incensurato. La vittima è stata ammazzata sotto gli occhi della fidanzata all’uscita di un bar.

L’agguato è avvenuto poco dopo le 22 e 30. Sarebbero due i sicari che hanno portato a termine la missione di morte in chiaro stile camorristico. I due erano seduti su una panchina in prossimità della piazza, quando sul 23enne si sono avventati i killer che hanno esploso numerosi colpi prima della fuga.

Per il giovane fabbro non c´è stato nulla da fare, inutili i soccorsi dei medici del 118. La ragazza, invece, è stata trasportata d´urgenza all´ospadale Scarlato di Scafati, dove è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per l´estrazione del proeittile che l´ha ferita alla gamba.

Le indagini si muovono a tutto campo, a partire dal metodo camorristico utilizzato dal commando per ammazzare il giovane 23enne. Non si esclude alcuna pista, compresa quella di una vendetta personale. Si scava adesso nella vita del ragazzo per capire se ci sono elementi utili all´indagine.

 

 

 

Articolo del 12 Luglio 2009 da metropolisweb.it
Omicidio Nicola Nappo: lacrime e dolore ai funerali del giovane

Si sono svolti ieri mattina i funerali del 23enne ucciso giovedì sera nel centro di Poggiomarino, mentre era in compagnia della ragazza del fratello, ferita in modo non grave.
La città si è stretta intorno alla famiglia in questo giorno di dolore, tanti i giovani e gli amici che ancora non riescono a spiegarsi il perchè di questo omicidio.
Intanto continuano le indagini, attraverso i video in possesso degli investigatori si potrebbe risalire ai killer.

Scartata l’ipotesi di rapina, si scava nella vita privata del giovane per cercare di capire cosa avrebbe potuto spingere ad un omicidio, che ha tutte le caratteristiche di un agguato di camorra. E non si esclude che si sia trattato di un errore di persona.

 

 

 

Articolo del 5 Novembre 2012 da  napoli.repubblica.it
Scafati, arrestato un boss uccise innocente nel 2009
di Raffaele Schettino
Antonio Cesarano, elemento di spicco del clan Sorrentino, è accusato dell’omicidio di un 23enne la cui unica colpa era di somigliare al vero obiettivo dell’agguato

Antonio Cesarano ha 32 anni, è un boss della camorra dell’agro nocerino, inchiodato da un pentito e incastrato dall’Antimafia. Ci sarebbe lui dietro il massacro di Nicola Nappo, avvenuto il 9 luglio di tre anni fa a Poggiomarino. Avrebbe scatenato lui l’inferno di piombo che cancellò per sempre i sogni di ragazzo di 23 anni, incensurato, innocente, che con la camorra non c’entrava nulla, che aveva l’unica colpa di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. L’altra notte Cesarano è stato arrestato dai carabinieri di Torre Annunziata per omicidio e detenzione illegale di armi.

E’ il 9 luglio 2009. E’ sera. I killer piombano nella piazza davanti al municipio per eseguire la sentenza di morte ordinata dalla cupola del clan Sorrentino, una cosca in ascesa a Scafati e nel salernitano. Hanno l’ordine di uccidere, di vendicare l’onta subita dal figlio del boss schiaffeggiato durante una lite.

Nicola Nappo è a due passi da un bar, in compagnia di una ragazza di 18 anni. Ha i capelli rasati, un po’ di abbronzatura, scarpe di ginnastica e jeans. I killer sono convinti di avere nel mirino un affiliato al clan Fabbrocino, l’obiettivo da abbattere. Gli esplodono addosso una pioggia di proiettili e per Nicola non c’è scampo. Il suo corpo resta lì, a pochi passi da una panchina in pietra lavica, disteso in una pozza di sangue sulla carreggiata. La ragazza resta ferita di striscio, è sotto choc, impietrita.
Poggiomarino piomba nel terrore, la famiglia di Nicola non si spiega la tragedia, gli amici lo ricordano con una fiaccolata che scuote le coscienze e dice basta alla violenza e alla camorra. I sogni di Nicola diventano quelli di suo fratello, che dopo tre anni ne conserva ancora il ricordo attraverso un profilo di Facebook. “Io non dimentico Nicola”, c’è scritto, perché “vogliamo conoscere la verità”. Tre anni dopo c’è la svolta: un volto e un nome, Antonio Cesarano. Il boss incastrato da un pentito.

“Questa vicenda dimostra che la procura e la polizia giudiziaria non dimenticano l’omicidio delle persone innocenti, ma continuano a indagare fino a quando il caso non è risolto”. Lo ha detto il procuratore di Napoli, Giovanno Colangelo, nel corso della conferenza stampa per l’ arresto di Cesarano. Colangelo ha sottolineato le analogie tra l’uccisione di Nappo e quella di Pasquale Romano, il giovane recentemente assassinato per errore a Secondigliano.

“Il nostro impegno per risolvere anche questo caso – ha detto ancora Colangelo – è fortissimo. Con l’ operazione di oggi vogliamo dare un segnale di speranza ai familiari delle vittime innocenti”. Il procuratore ha anche spiegato che spesso la collaborazione dei cittadini è scarsa o addirittura inesistente: “Ci sono casi in cui possiamo contare solo sulle nostre forze”. Anche il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Marco Minicucci, ha ribadito il massimo impegno per la soluzione dell’omicidio di Pasquale Romano e delle altre vittime innocenti di agguati di camorra.

 

 

Foto da lettera43.it

Foto e Articolo del 5 Novembre 2012 da  lettera43.it
Omicidio Nappo: arrestato presunto killer
Camorra, venne ucciso per errore. In manette Antonio Casarano.

È stato arrestato l’uomo che il 9 luglio 2009 uccise per sbaglio Nicola Nappo, un incesurato di 32 anni, in quello che doveva essere un agguato contro un affiliato al clan camorristico dei ‘Giugliano-Fabbrocino’.
I carabinieri di Torre Annunziata hanno bloccato, nella notte tra il 4 e il 5 novembre, Antonio Cesarano, 32 anni, già noto alle forze dell’ordine ed elemento di spicco del clan camorristico dei Sorrentino, attivo nell’area di Scafati (Salerno).
L’AIUTO DI UN PENTITO. Oltre alle indagini, centrale è stato il ruolo di un collaboratore di giustizia. Cesarano è ritenuto responsabile di omicidio e di detenzione e porto illegale di armi.
Nel corso d’indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea i carabinieri hanno accertato che il 32enne pianificò e organizzò un agguato per uccidere un affiliato al gruppo camorristico dei Giugliano-Fabbrocino, attivo nelle aree di Poggiomarino e Ottaviano, che doveva essere «severamente punito» perché aveva picchiato il figlio del capo clan dei Sorrentino.
Invece nel mirino del killer, il 9 luglio 2009, a Poggiomarino, finì per errore di persona Nicola Nappo.

 

 

 

Articolo de  5 novembre 2012 da raffaelesardo.blogspot.it
ARRESTATO DOPO TRE ANNI L’ASSASSINO DI NICOLA NAPPO, VITTIMA INNOCENTE
di Raffaele Sardo

Dopo tre ani arrestato l’omicida di Nicola Nappo, un altro innocente ucciso senza un perché. L’obiettivo doveva essere un affiliato al clan camorristico dei “Giuliano-Fabbrocino”. Ed invece, nell’agguato di camorra, il 9 luglio del 2009, fu ucciso, Nicola Nappo. Aveva solo 23 anni. Per quell’omicidio i carabinieri di Torre Annunziata, la scorsa notte, hanno arrestato Antonio Cesarano, 32 anni, già noto alle forze dell’ordine ed elemento di spicco del clan camorristico dei «Sorrentino», attivo nell’area di Scafati (Salerno). Oltre alle indagini, centrale è stato il ruolo di un collaboratore di giustizia. Cesarano è ritenuto responsabile di omicidio e di detenzione e porto illegale di armi. Nel corso d’indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, i carabinieri hanno accertato che il 32enne pianificò e organizzò un agguato per uccidere un affiliato al gruppo camorristico dei «Giugliano-Fabbrocino», attivo nelle aree di Poggiomarino e Ottaviano, che doveva essere «severamente punito» perché aveva picchiato il figlio del capo clan dei “Sorrentino”. Invece nel mirino del killer, il 9 luglio 2009, a Poggiomarino, finì Nicola Nappo. Nell’agguato di Poggiomarino rimase ferita ad una gamba anche una ragazza di 18 anni che era legata sentimentalmente a quello che era il vero obiettivo dell’omicidio e che aveva una forte somiglianza fisica con la vittima.

«Questa vicenda dimostra che la procura e la polizia giudiziaria non dimenticano l’omicidio delle persone innocenti, ma continuano a indagare fino a quando il caso non è risolto». Lo ha detto il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, nel corso della conferenza stampa per l’ arresto di Antonio Cesarano, il boss accusato di essere il mandante dell’omicidio di Nicola Nappo. Colangelo ha sottolineato le analogie tra l’uccisione di Nappo e quella di Pasquale Romano, il giovane recentemente assassinato per errore a Secondigliano. «Il nostro impegno per risolvere anche questo caso – ha detto ancora Colangelo – è fortissimo. Con l’ operazione di oggi vogliamo dare un segnale di speranza ai familiari delle vittime innocenti». Il procuratore ha anche spiegato che spesso la collaborazione dei cittadini è scarsa o addirittura inesistente: «Ci sono casi in cui possiamo contare solo sulle nostre forze». Anche il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Marco Minicucci, ha ribadito il massimo impegno per la soluzione dell’omicidio di Pasquale Romano e delle altre vittime innocenti di agguati di camorra.

 

 

Articolo del 22 Gennaio 2014 da  ilblogdellorco.info
Morto per errore. Ucciso senza pietà, perchè scambiato per un’altra persona. di Giuseppe Nappo

Il triste destino del giovane Nicola Nappo, a cui è stata strappata la vita nell’estate del 2009.
Il tutto accadde in Piazza De Marinis, a Poggiomarino, davanti agli occhi increduli e pieni di lacrime dei presenti.
Dopo quasi cinque anni è arrivata la condanna: ergastolo per Antonio Cesarano.
Invece dichiarato innocente l’altro imputato, Giovanni Battista Matrone. E’ stato riconosciuto il risarcimento dei danni delle parti civili, ossia la Fondazione Polis e i familiari della vittima.

Nicola fu scambiato per Carmine Amoruso, membro del clan Giugliano-Fabbrocino, rivale del clan Sorrentino. Fisicamente molto simili, amici e frequentanti le stesse persone, anche quest’ultimo fu motivo decisivo per indurre i sicari in errore.

Infatti Nicola era quella sera in compagnia di una ragazza che solitamente frequentava Amoruso. A Nicola è stata già dedicata una piazza, perchè a Poggiomarino era già noto a tutti, prima di oggi, che è stato fatto fuori per sbaglio, che lui non aveva colpe.

Il parcheggio con verde attrezzato di Via Nuova San Marzano è stato infatti intitolato a lui: Piazza Nicola Nappo, vittima innocente della Camorra!

 

 

 

Articolo del 23 Gennaio 2014 da isiciliani.it
Nicola Nappo, non doveva morire! Ergastolo per il mandante
di Paolo Miggiano

Qualcuno pensa che a Napoli e in Campania sia una cosa semplice, per un giovane di 23 anni, stare su una panchina in una piazza a parlare con una ragazza? Oppure stare sotto casa in auto a parlare con gli amici? Fermarsi pochi minuti al bar, rimanendo a bordo del motorino a parlare con un amico? Qualcuno pensa che qui si possa dare un bacio alla fidanzata e scendere per andare a giocare una partita di calcetto con gli amici ed essere certi che domani la rivedi? Pensate che qui sia possibile andare a prendere il proprio bambino all’asilo ed essere certi di arrivare insieme a casa, dove vi aspetta un’altra figlia ed il marito? Qualcuno pensa che queste semplici cose si possano fare con la spensieratezza con cui si fanno in altre città d’Italia? Se la vostra risposta è si, allora vi sbagliate! Qui tutte queste cose, altrove considerate normali, non si possono fare, senza avere la paura che la camorra, scambiandoti per un altro, ti uccida. E quante volte è successo? Tante, tantissime volte, per essere considerate un caso, una fortuita coincidenza. Gli innocenti si chiamavano Pasquale Romano, Dario Scherillo, Luigi Sequino, Paolo Castaldi, Silvia Ruotolo e l’elenco potrebbe continuare. Uno di loro si chiamava Nicola Nappo, aveva solo 23 anni e la sera del 9 luglio del 2009 è stato ucciso a Poggiomarino, una piccola località a sud di Napoli, mentre nella piazza del paese era in compagnia di una ragazza. Ma Nicola non doveva morire. Si proprio come Pasquale Romano, Dario Scherillo, Gigi Sequino, Paolo Castaldi e Silvia Ruotolo, anche Nicola Nappo non doveva morire. O meglio il bersaglio doveva essere un’altra persona, un certo Carmine Amoruso, un pregiudicato legato al clan dei Giugliano – Fabbrocino, operante nella zona. Così aveva stabilito il camorrista Antonio Cesarano, legato al clan rivale dei Sorrentino. Carmine Amoruso era stato condannato a morte, perché alcune settimane prima aveva litigato con un certo Sebastiano Sorrentino, figlio del boss Giuseppe. Non occorre molto qui, dove regna la legge della camorra, per essere condannati a morte. Basta litigare con qualcuno, basta invadere il territorio considerato terra di conquista dal clan rivale, basta spacciare dove non devi e sei morto. Ma può accadere di essere a rischio anche se scrivi libri o cerchi notizie perché il tuo mestiere è quello del giornalista.

Quale è stata la colpa di Nicola? Somigliare a Carmine Amoruso il coetaneo che doveva morire per ordine del boss. E poi, Nicola, che era anche un bel giovane, la sera del suo assassinio, su quella maledetta panchina, era in compagnia di una ragazza sbagliata, che fino a qualche tempo prima era stata la fidanzata proprio di Carmine Amoruso, quello che doveva morire. Per il killer incaricato, magari imbottito di sostanze stupefacenti, come di solito accade quando si va a commettere omicidi del genere, sbagliare bersaglio è stato davvero un gioco da ragazzi.

L’assassinio di Nicola Nappo non fece clamore. Solo pochi titoli su qualche giornale locale, con notizie pure sbagliate e niente più. Nicola, dopo essere stato ucciso, venne descritto come un boss o comunque un poco di buono finito in un giro troppo grande per lui. Nicola, invece, non solo non era un capoclan, ma non era neppure un piccolo delinquente. E anche questo, purtroppo, in terra di camorra, è un cliché che chi viene ucciso per errore e le loro famiglie devono sopportare. È successo praticamente sempre! A chi poteva importare della morte di un ragazzo, figlio di povera gente di un piccolo paese dell’hinterland napoletano? A pochi! Nicola è stato ucciso e con lui, noi che l’abbiamo conosciuta possiamo testimoniarlo, è morta anche tutta la sua famiglia. È una famiglia di quelle semplici quella di Nicola. Non sa muoversi nei complicati iter giudiziari. La mamma Elisabetta, che in faccia porta scolpiti i segni del dolore, ma anche quelli del duro lavoro nei campi, non si dà pace, stimola il marito Mario a fare qualcosa, ad andare dai Carabinieri per avere notizie, ma ad Antonio, Andrea e Giulia, gli atri suoi tre figli, dice sempre che devono continuare ad essere onesti come Nicola.

Ma Elisabetta, Mario, Antonio, Andrea e Giulia non sono del tutto rimasti soli. Qualcuno si è continuato a prendersi cura di loro, a seguirli, a dargli una parola di conforto, quando si è reso necessario. Certo avremmo potuto fare di più, ma ci siamo stati. Ma soprattutto ci sono state le Forze dell’Ordine e la Magistratura, che hanno continuato a seguire le indagini sulla morte di Nicola e dopo tre anni finalmente una svolta, con il pentimento dello stesso Carmine Amoruso (quello che “doveva” morire, e l’arresto di Antonio Cesarano)

Finalmente un processo per gli assassini di Nicola Nappo. Un processo a cui i familiari di Nicola non sono mancati mai ed al loro fianco, con discrezione, noi, con la nostra Tiziana Apicella – che si occupa dell’area vittime della Fondazione Pol.i.s. ed il nostro avvocato Celeste Giliberti che ha sostenuto la costituzione in giudizio della stessa Fondazione. Un processo che si è concluso in primo grado proprio ieri 22 gennaio 2014, con la condanna all’ergastolo di Antonio Cesarano, quale mandante dell’omicidio. La famiglia di Nicola, come sempre, era lì a rendere onore a Nicola. “Siamo un po’ sollevati, però, dai, dobbiamo essere ottimisti!”, mi scrive su Facebook il fratello Andrea, dopo qualche ora. Certo, caro Andrea, siamo tutti un po’ sollevati e dobbiamo essere ottimisti, perché la giustizia, ancora c’è e rende onore agli innocenti come Nicola.

 

 

 

Fonte: lacittadisalerno.it
Articolo del 6 novembre 2018
Il bene confiscato a Scafati intitolato a Nicola Nappo, il ragazzo ucciso per sbaglio

Il fondo agricolo di via Nuova San Marzano porta il suo nome. Fu freddato in una agguato: scambio di persona

Nicola Nappo era uno dei tanti giovani del territorio al confine tra le province di Napoli e Salerno che provava a costruirsi un futuro solido. Un sogno spezzato la sera 9 luglio del 2009, quando è stato ucciso all’uscita di un bar a Poggiomarino. La sua unica colpa è stata quella di assomigliare a un affiliato del clan Fabbroncino, che i killer avevano avuto l’ordine di eliminare per “vendicare” un pestaggio. Nicola si trovava in compagnia di un’amica, rimasta ferita dai colpi esplosi e viva per miracolo dopo essere stata ferita da un proiettile a una gamba. Per quella esecuzione il 38enne scafatese Antonio Cesarano è stato condannato all’ergastolo nel 2014. Per i giudici del Tribunale di Napoli è stato lui a organizzare l’agguato in terra vesuviana per uccidere un affiliato al gruppo camorristico dei Fabbrocino, attivo nelle aree di Poggiomarino e Ottaviano, che doveva essere “severamente punito” perché aveva picchiato il figlio del capo-clan degli scafatese Sorrentino. Ma sulla quella panchina non c’era nessun boss, ma semplicemente un giovane di 24 anni colpa assomigliare a un affiliato della cosca avversaria. Una vittima innocente che Libera dal 2013 ricorda a Scafati con l’intitolazione del locale presidio e, dalla scorsa estate, fondo agricolo nato dopo la confisca del terreno che è stato tra i “tesori” del clan Galasso. Una storia che non dimentica Gerardo Illustrazione, 25 anni da compiere venerdì e da 24 mesi referente di Libera nella città dell’Agro nocerino. «Siamo contenti che i gestori del fondo abbiano ricordato Nicola – ha detto – D’altronde quella è una zona a pochi passi dalla sua Poggiomarino e la famiglia Nappo è attiva da sempre nel campo dell’agricoltura. Appena hanno appreso la notizia sono stati felicissimi. So che ci aiuteranno in questo progetto. Record per il primato dei due beni confiscati a Scafati, i primi nell’Agro, sotto la mia guida da coordinatore? Nessun record, c’è solo l’impegno dello Stato. Libera prova solo a facilitare il compito delle istituzioni mettendo in contatto le varie realtà che possono far rinascere il territorio ».

(d.g.)

 

 

 

Fonte:  metropolisweb.it
Articolo del 16 luglio 2020
L’ultimo schiaffo a Nicola Condanna annullata al boss
di Andrea Ripa
Processo da rifare per la seconda volta per Antonio Cesarano, è l’unico imputato L’agguato nel luglio di 11 anni fa, i sicari sbagliarono obiettivo e colpirono a morte Nappo.

POGGIOMARINO

Condanna cancellata. Ancora una volta. L’omicidio di Nicola Nappo, vittima innocente di camorra, resta una vicenda senza giustizia. Per la seconda volta i giudici della Corte di Cassazione di Roma hanno rimandato ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Napoli la decisione in merito alla sussistenza di prove a carico di Antonio Cesarano, unico imputato di un delitto che a undici anni di distanza resta avvolto nel mistero. Il boss di Scafati aveva incassato vent’anni, nel secondo processo d’Appello. Ma ora bisognerà ridiscutere tutto. La decisione assunta due giorni fa dai giudici della V sezione penale della Corte Suprema scrive nuove pagine di una vicenda giudiziaria tutt’altro che conclusa, che rimbalza da un tribunale all’altro. «Carenze motivazionali», scrivono i giudici della Cassazione che esprimono ancora una volta dubbi sulle decisioni assunte dai magistrati napoletani. Nella decisione che ha riaperto il dibattito intorno alla morte del fabbro di Poggiomarino, scambiato per un killer di camorra, mancherebbero chiare ed evidenti motivazioni in merito al fatto che Cesarano sapesse delle intenzioni omicide delle persone che utilizzarono la sua auto la sera dell’agguato. Il boss scafatese, difeso dagli avvocati Donato De Paola e Giuseppe Della Monica, d’altronde, si è sempre detto estraneo alla vicenda. Tant’è che le doglianze espresse dai legali della difesa sono state nuovamente accolte dai giudici della Corte di Cassazione. Ma tra rimpalli e ombre sul massacro di Poggiomarino, consumatosi in una calda e sanguinosa notte di luglio, la famiglia di Nicola Nappo resta senza giustizia. E senza conoscere chi undici anni fa abbia sparato senza pietà seminando terrore e morte quel maledetto 9 luglio del 2009.

Il delitto

Nicola è stato ucciso per errore. I sei proiettili calibro 9 che lo hanno strappato alla vita erano indirizzati a un camorrista. Il boss Carmine Amoruso, esponente di punta dei Giugliano, la cosca dello spaccio che detta legge a Poggiomarino e che rappresenta una costola del più potente clan Fabbrocino. «Dovevo morire io non Nicola che era un bravo ragazzo», ha raccontato Amoruso alla Dda subito dopo aver deciso di collaborare con la giustizia. Un modo per togliersi dalle spalle un peso enorme. «Lo hanno ucciso perché credevano che ero io. Fisicamente ci somigliavamo », ha ripetuto il super pentito agli uomini dell’Antimafia. Amoruso sarebbe finito nel mirino dei killer per una stupida lite stradale avvenuta, qualche tempo prima, proprio a Scafati. E’ da questo racconto che parte l’inchiesta-lampo.

Dopo 3 anni, nel 2012, vengono indagate due persone. Si tratta di Antonio Cesarano e Giovan Battista Matrone. Per gli inquirenti avrebbero entrambi partecipato alle fasi organizzative del delitto.

Il processo

Ma le accuse scricchiolano. Matrone, per il quale viene chiesto l’ergastolo, è assolto in primo e secondo grado. Con questa storia non c’entra nulla. Va peggio a Cesarano, condannato al carcere a vita anche in Appello. A fine 2016, però, il colpo di scena. La Cassazione, accogliendo la tesi dei legali di Cesarano annulla la condanna, cancella l’ergastolo e rinvia gli atti alla Corte d’Appello per un nuovo processo. Una decisione che solleva molti dubbi sul ruolo dell’imputato. A cominciare dal fatto che fosse o meno consapevole di aver prestato la sua auto a killer di professione pronti a uccidere. Il secondo processo d’appello davanti ai giudici del tribunale partenopeo si conclude con un’altra condanna, stavolta a vent’anni di carcere. Una pena più mite, ugualmente contestata dal collegio difensivo di Cesarano che due giorni fa ha ottenuto una sentenza favorevole. Ancora una volta in Cassazione. Soddisfatto l’avvocato Donato De Paola che spiega: «Per due volte è stata confermata una carenza di prove in carico all’imputato. Resta inspiegabile come a undici anni di distanza l’unica persona a processo per l’omicidio Nappo sia Antonio Cesarano. Mentre mandanti ed esecutori materiali del delitto restano tuttora sconosciuti».

 

 

Leggere anche:

vivi.libera.it
Nicola Nappo 9 luglio 2009 – Poggiomarino (NA)
Questa è un’altra di quelle storie che proprio non si riescono a digerire. Lo sono tutte quelle delle vittime innocenti, naturalmente. Ma questa è una di quelle dove tutto appare enormemente più assurdo e insensato. La Campania, Napoli e la sua provincia, troppo spesso sono le scenario privilegiato di queste storie.

 

 

 

 

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