9 Settembre 1988 Gioia Tauro (RC). Ucciso Abed Manyami, marocchino di 30 anni, per “errore”.
Abed Manyami era un cittadino marocchino, venditore ambulante a Gioia Tauro (RC). Viene ucciso per errore il 9 settembre 1988. Si trovava per caso nel luogo della sparatoria, un’officina per la demolizione di automobili, dove era andato per acquistare un motore per la sua auto, con cui voleva tornare nel proprio paese per far visita ai parenti.
Fonte: centroimpastato.it
A Gioia Tauro (Reggio Calabria) ucciso per errore il marocchino Abed Manyami.
Articolo da La Stampa del 10 Settembre 1988
Ancora tre morti in Calabria, mentre il Csm si occuperà delle polemiche fra i magistrati di Locri
Strage a Gioia Tauro
di Diego Minuti
Commando della ‘ndrangheta irrompe in un’officina e in un autolavaggio – Uccisi a lupara due cognati e un marocchino che voleva acquistare un motore – Ferito gravemente anche un altro cliente
GIOIA TAURO (Reggio Calabria) — Altri tre morti vanno ad aumentare la drammatica statistica degli omicidi in Calabria. Delle tre vittime una è sicuramente casuale, un venditore ambulante marocchino che non è riuscito a tirarsi fuori dalla linea di fuoco degli assassini. Le vittime sono: Girolamo Priolo di 18 anni, titolare di un’officina per la demolizione di automobili, il cognato, Sante Foti, 36 anni, proprietario di un autolavaggio ed il marocchino Abed Maniami, 30 anni, un «vu cumprà» che ha concluso tragicamente il suo girovagare per le strade d’Italia in cerca di un po’ di guadagno.
Le tre morti non sono avvenute in un unico episodio ma in due sequenze collegate certamente tra di loro a pochi minuti di distanza la prima dall’altra.
Il tutto è accaduto alla periferia di Gioia Tauro, lungo la statale che porta fuori città. Ad agire, di questo gli inquirenti sono sicuri, sono stati specialisti, probabilmente i componenti di uno stesso commando. «Visto come hanno ridotto le vittime — commenta uno degli inquirenti — i killer sono stati capaci di un volume di fuoco impressionante».
Secondo la ricostruzione dell’accaduto la prima fase della sparatoria ha avuto come teatro l’autolavaggio di Sante Foti Quando i killer hanno fatto irruzione nell’officina Foti stava scambiando qualche battuta con Giuseppe Zappìa, 36 anni, da tempo suo cliente. La presenza di un estraneo non ha fermato l’azione degli assassini che hanno cominciato a sparare.
Foti, colpito al torace da una prima scarica di pallettoni, è volato contro la fiancata di un’automobile dove l’hanno raggiunto gli altri colpi, forse inutili, sparati dai killer.
Zappia, che pure aveva tentato di cercare la fuga dietro un’automobile, è stato colpito. I medici dell’ospedale di Gioia Tauro, che ieri sera lo hanno sottoposto ad un lungo intervento, nutrono ancora timori per la sua vita.
Gli assassini sono poi usciti salendo su un’automobile per spostarsi verso l’officina di Priolo. E’ stato in questi frangenti che è rimasto ferito, anche se in modo non grave, Filippo Etzi, 44 anni, nativo di Iglesias. I motivi del ferimento di Etzi rimangono inspiegabili anche se si ritiene che l’uomo possa avere pagato solo il fatto di essersi trovato a passare a pochi metri dall’autolavaggio nel momento in cui Foti veniva giustiziato.
Ad una manciata di secondi di distanza l’irruzione nel deposito di Girolamo Priolo che, dall’autolavaggio di Foti, dista poche centinaia di metri. Nel momento dell’ingresso degli assassini Priolo stava discutendo con Abed Maniami per contrattare la vendita di un motore usato.
L’azione del «commando» è stata fulminea: per Girolamo Priolo e Abed Maniami non c’è stato scampo. Gli assassini li hanno falciati sparando contro di loro decine di colpi di pistola e scariche di lupara Poi i killer si sono allontanati dirigendosi, probabilmente, verso la strada provinciale che conduce all’autostrada Salerno-Reggio Calabria ed alla rete viaria minore della zona.
Un’azione fulminea, che, sottolineano gli inquirenti, dà la misura di come grande debba essere stata la causale del triplice omicidio. Gli investigatori del commissariato di polizia di Gioia Tauro hanno lavorato per tutta la serata sentendo decine e decine di persone, cercando di perforare un muro di silenzi mai come oggi dettati dalla paura.
Molte le piste che seguono gli Inquirenti calabresi, affiancati dalla Criminalpol. Una strada in particolare porta all’estate dello scorso anno quando, sempre in un agguato, fu ucciso Giuseppe Priolo, fratello di una delle vittime di ieri pomeriggio, in quello che ancora oggi resta un omicidio apparentemente senza movente.
Ieri mattina poi, è stato trovato il cadavere di un imprenditore boschivo, Pasquale Emanuele, di 45 anni, a Guardavalle. Nella stessa sparatoria che gli è costata la vita sono rimasti feriti il fratello ed il nipote. Un ennesimo episodio di violenza che resta senza spiegazione.
Articolo da La Repubblica del 10 Settembre 1988
CINQUE VITTIME DELLA MAFIA A GIOIA TAURO
GIOIA TAURO Continua la strage mafiosa nella provincia di Reggio Calabria. Tre persone sono state uccise ieri pomeriggio a Gioia Tauro, e altre due sono rimaste ferite, di cui una in modo gravissimo. Fra le vittime anche un venditore ambulante marocchino che si trovava per caso nel luogo della sparatoria. Una vendetta di mafia per polizia e Criminalpol, che fino a tarda notte hanno lavorato per cercare di fare piena luce sull’ episodio.
Tutto si è svolto poco prima delle 16 in un autolavaggio di proprietà di Santi Foti, trentasei anni. Si sono presentate tre persone, armate di fucile e pistole, che hanno ucciso Foti e ridotto in fin di vita un cliente, Giuseppe Zappia, di trentasei anni. Il commando, poi, ha continuato la sua azione ferendo, a poca distanza dall’ autolavaggio, Filippo Etzi, quarantaquattro anni, nato ad Iglesias, in provincia di Cagliari. La missione di morte è proseguita, a circa due chilometri dall’autolavaggio, in un’officina per la demolizione di auto di proprietà di Girolamo Priolo, diciotto anni, cognato di Foti. Le tre persone hanno aperto il fuoco per uccidere Priolo ma le scariche di lupara hanno centrato in pieno anche Abed Maniami, trent’anni, che stava acquistando dallo sfasciacarrozze un motore usato per la sua automobile. Per Girolamo Priolo e Abed Maniami la morte è stata immediata.
L’agguato ha tutte le caratteristiche di una vendetta mafiosa. La famiglia Priolo, infatti, era già stata colpita: un fratello di Girolamo, Giuseppe, era stato ucciso l’anno scorso. Si parla di contrasti per la vendita di auto, ma non vengono scartate altre piste. Con questi ultimi tre delitti, in provincia di Reggio Calabria le vittime degli agguati mafiosi salgono a novantotto.
Anche a Guardavalle, in provincia di Catanzaro, quattro persone sono morte in imboscate. Tra queste un imprenditore, Pasquale Emanuele, che si trovava con il fratello ed il nipote, rimasti feriti. I carabinieri sostengono che il delitto sia da mettere in collegamento con le guerre tra i clan per tentare di imporre il monopolio mafioso nel settore del disboscamento e del commercio di legnami.