10 novembre 1984 Lagonegro (PZ). Scompare Maria Antonietta Flora, maestra di 27 anni, madre di due bambini. Di lei non si avranno più notizie.
Maria Antonietta Flora scompare la sera del 10 novembre del 1984. All’epoca aveva 27 anni e insegnava in una scuola materna di Lagonegro. Sposata con un dipendente dell’Enel e madre di due bambini piccoli, la donna esce di casa poco prima delle 19 con la sua automobile: un’Autobianchi A 112 di colore blu. Da quel momento in poi se ne perdono le tracce. La donna avrebbe detto che usciva per andare a fare un’iniezione. Il giorno dopo l’automobile viene ritrovata in una piazzola di sosta dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Nell’auto ci sono macchie di sangue. Il cadavere non è mai stato ritrovato.
Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it
Telefono giallo – L’imprenditore e la maestra – RaiPlay
Puntata del 8 gennaio 1991
La puntata di Telefono giallo dell’8 gennaio 1991 verte su due casi, quello di Domenico Di Lascio, imprenditore lucano all’epoca particolarmente in vista in Basilicata, e la maestra Maria Antonietta Flora, di Lagonegro. Il primo è stato ucciso l’11 gennaio 1989 nel suo studio a Nemoli (Potenza), la seconda è scomparsa il 10 novembre 1984 dopo essere uscita di casa a bordo della sua auto. Esiste un nesso fra i due fatti?
Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it
Articolo del 12 maggio 2010
Misteri lucani, ancora irrisolto il caso della maestra Flora
di Pino Perciante
Maria Antonietta Flora scompare la sera del 10 novembre del 1984. All’epoca aveva 27 anni e insegnava in una scuola materna di Lagonegro. Sposata con un dipendente dell’Enel e madre di due bambini piccoli, la donna esce di casa poco prima delle 19 con la sua automobile: un’Autobianchi A 112 di colore blu. Da quel momento in poi se ne perdono le tracce. La donna avrebbe detto che usciva per andare a fare un’iniezione. Il giorno dopo l’automobile viene ritrovata in una piazzola di sosta dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Nell’auto ci sono macchie di sangue. Il cadavere non è mai stato ritrovato
«Chi conosce la verità su mia sorella me la deve venire a dire. Quello che mi racconterà rimarrà tra me e questa persona. Non succederà nulla». Sembrano le parole di Filomena Iemma, la mamma di Elisa Claps. Ma questa volta chi parla è Rossana, sorella di Maria Antonietta Flora, la giovane maestra di Lagonegro scomparsa nel nulla 25 anni fa. Rossana dice di non credere nella giustizia perché sono passati venticinque anni senza che sia successo nulla. Ora che si pensa di far luce sui tanti misteri irrisolti della Basilicata, Rossana spera si possa far luce anche su quello di sua sorella.
Maria Antonietta Flora scompare la sera del 10 novembre del 1984. All’epoca aveva 27 anni e insegnava in una scuola materna di Lagonegro. Sposata con un dipendente dell’Enel e madre di due bambini piccoli, la donna esce di casa poco prima delle 19 con la sua automobile: un’Autobianchi A 112 di colore blu. Da quel momento in poi se ne perdono le tracce. La donna avrebbe detto che usciva per andare a fare un’iniezione. Il giorno dopo l’automobile viene ritrovata in una piazzola di sosta dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria, tra gli svincoli Sud e Nord di Lagonegro. Nell’automobile ci sono macchie di sangue, ma della donna nessuna traccia.
Nonostante il cadavere non sia stato mai ritrovato, da subito la convinzione è che la donna sia stata uccisa. I sospetti portano al fermo di un giovane commerciante di carni di Lagonegro che diventa il principale indagato perché era invaghito della donna e avrebbe insistito per avere degli incontri amorosi con lei. Le indagini appurano che il giovane l’aveva incontrata proprio quella sera nei pressi dello svincolo di Lagonegro Sud dell’autostrada.
A confermarlo anche un suo amico. Sulla base di questi indizi, il giovane macellaio viene arrestato. Si ipotizza che la donna avrebbe respinto le sue avances e per questo sarebbe stata uccisa. Ma quando ormai l’uomo ha scontato due anni di carcere viene dichiarato innocente dalla Corte d’Assise di Potenza. La sentenza viene confermata anche in secondo grado.
In realtà si indagò anche su altri fronti che portavano ad un intreccio tra il passionale e interessi economici perché Maria Antonietta Flora avrebbe avuto una relazione con Domenico Di Lascio, noto imprenditore della zona, ucciso anche lui cinque anni dopo la scomparsa della maestra. Sembra che Di Lascio stesse per intestare alcuni beni a Maria Antonietta. Tutto poi, però, è rimasto senza spiegazione.
“Ma io non mi sono rassegnata – dice Rossana -. Sono convinta che all’epoca le indagini sono state fatte in maniera molto approssimativa. Io non mi rivolgerei mai alla legge non metterei mai il caso in mano alla legge Per questo sono delusa dalla legge e non mi rivolgerei mai alla giustizia. Per questa ragione dico che se qualcuno ha visto o sentito qualcosa, qualcuno, spero che, in un momento di umanità, possa venire da me a raccontarmi la verità perché se mia sorella è morta ha diritto ad una degna sepoltura”.
In Rossana oggi è presente la stessa rabbia di 25 anni fa, se non di più, ed è aumentata anche la voglia di sapere, nonostante del caso di sua sorella si sia parlato poco rispetto ad altri. «In 25 anni non si è mai parlato di mia sorella e questo non è certo dipeso solo dal volere di noi familiari. Potete capire il nostro trauma. Se ne dicevano tante di cose cattive su di lei, ma di buono mai niente. Certo, ci sono stati periodi in cui con la mia famiglia abbiamo avuto paura, perchè sicuramente dietro questa vicenda vi è qualcosa di brutto. Abbiamo cercato di proteggere i figli di Maria Antonietta, all’epoca molto piccoli. Ma ci siamo sentiti abbandonati da tutti, oltre che dalla giustizia anche dai nostri paesani. Maria Antonietta non è stata mai ricordata come persona o donna. L’otto marzo scorso grazie al professor Melchionda e a don Marcello Cozzi mia sorella è stata ricorda pubblicamente per la prima volta dopo venticinque anni. Tornando alla legge, all’epoca abbiamo dato tutte le informazioni possibili per arrivare alla verità, ma ci siamo resi conto che venivano messi in campo degli episodi che deviavano il percorso da noi indicato. Questo ci ha fatto molto male e ci ha isolati ancora di più, ed in noi è venuta meno la fiducia nella legge. Ma non mi arrendo. Credo nella giustizia divina e, quindi, sono convinta che prima poi la verità salterà fuori come è successo per Elisa Claps, e cioè non per merito della legge».
Fonte: chilhavisto.rai.it
Libera ricorda Maria Antonietta Flora, a 25 anni dalla sua scomparsa
Potenza, 9/11/2012 – Il coordinamento lucano di Libera, associazione contro tutte le mafie, ricorda Maria Antonietta Flora a 25 anni dalla sua scomparsa. La sera del 10 novembre 1984 la donna, insegnante elementare, sposata e madre di tre figli, è uscita di casa a Lagonegro ed è sparita nel nulla. Solo la sua auto è stata ritrovata ferma su una piazzola di sosta dell’ autostrada Salerno – Reggio Calabria. “Bisogna rendere giustizia a una persona che non c’è più – ha detto il referente regionale di Libera, don Marcello Cozzi – 25 anni non possono passare inosservati. Noi la ricordiamo semplicemente per darle una carezza, tutte quelle carezze che le sono mancate in questi ultimi 25 anni. Non bisogna dimenticare la sua storia perché non va dimenticata come persona. Maria Antonietta è stata colpita due volte: prima di tutto perché è scomparsa e poi perché è stata dimenticata troppo presto. Sentiamo il dovere di riscrivere questa storia e di farle avere giustizia. Vorremmo ricordare che un omicidio non va mai in prescrizione”.
Fonte: ondanews.it
Articolo del 5 luglio 2018
Scomparsa da Lagonegro 34 anni fa. Cranio ritrovato a Rotonda potrebbe essere di Maria Antonietta Flora
di Claudio Buono
Potrebbe appartenere a Maria Antonietta Flora di Lagonegro, scomparsa il 10 novembre del 1984, il cranio ritrovato circa tre mesi fa in un fondo agricolo a Rotonda.
La Procura di Lagonegro, che indaga sul ritrovamento, ha disposto gli esami sul cranio, che sono stati effettuati dall’anatomopatologo Giuseppe Consalvo. I risultati hanno rafforzato l’ipotesi che potrebbe trattarsi dell’insegnante lagonegrese. Infatti, secondo le risultanze degli esami, il cranio appartiene ad una donna e risale a poco più di trent’anni fa.
Elementi che combaciano con la scomparsa dell’insegnante di 27 anni, in servizio presso la scuola materna di Lagonegro. Maria Antonietta uscì di casa verso le 19 del 10 novembre di 34 anni fa e non fece più ritorno. Il giorno successivo, ad ora di pranzo, la sua auto, una 112 Autobianchi, venne ritrovata nei pressi dello svincolo di Lagonegro Sud sulla ex A3 Salerno-Reggio Calabria. All’interno macchie di sangue in più parti dell’abitacolo, ma nessuna traccia dell’insegnante.
Per la scomparsa venne arrestato un giovane nel marzo del 1986: rimase in carcere per due anni, poi venne assolto.
Le indagini della Procura di Lagonegro continuano per fare chiarezza sul ritrovamento e dopo la conferma che il cranio è di una donna, si lavora per dare una identità. In tal senso, i familiari dell’insegnante scomparsa, una sorella e due figli, hanno già dato la disponibilità per il prelievo del Dna e successiva comparazione. Questo esame, decisivo per dare un nome al cranio ritrovato, potrebbe essere effettuato già ad inizio della prossima settimana.
Fonte: basilicata24.it
Articolo del 15 giugno 2018
Lagonegro, Procura indaga su cranio ritrovato a Rotonda. È di una donna morta 35 anni fa
Nella zona, nel 1984, scomparve la 27enne Maria Antonietta Flora, maestra in una scuola materna di Lagonegro
La Procura della Repubblica di Lagonegro indaga per far chiarezza sul ritrovamento di un cranio, avvenuto circa due mesi fa, in un fondo agricolo di Rotonda. Secondo le prime indiscrezioni i resti apparterrebbero a una donna la cui morte risalirebbe a circa 35 anni fa.
Ripercorrendo le cronache dell’epoca, emerge il caso di Maria Antonietta Flora, 27enne di Lagonegro, scomparsa il 10 novembre 1984.
Maria Antonietta Flora, all’epoca faceva la maestra in una scuola materna di Lagonegro. Il 10 novembre del 1984 la donna esce di casa intorno alle 19 a bordo della sua auto. “Esco, vado a fare un’iniezione”, avrebbe detto prima di lasciare la sua abitazione nella quale non fa più ritorno. Il giorno dopo, intorno alle 13.30, in una piazzola di sosta dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, vicino lo svincolo di Lagonegro Sud, qualcuno vede un’auto ferma. E’ una A 112 Autobianchi di colore blu. E’ l’automobile di Maria Antonietta. Della maestra nessuna traccia, ma nell’auto ci sono macchie di sangue.
Il perito dell’epoca si limita a dire che con molta probabilità quel sangue appartiene alla donna scomparsa. Il sangue fu rinvenuto sullo sportello lato guida, sul blocco di accensione dell’auto, sul bordo superiore dello sportello lato guida all’interno e all’esterno, sul paraurti posteriore sinistro. Ma nessuna traccia di sangue viene rinvenuta sull’asfalto circostante. Sulle impronte presenti nell’auto nessun riscontro. Già dalle prime ore le indagini appaiono complicate, ma anche approssimative. In seguito, anche i testimoni e gli indagati non aiuteranno gli inquirenti a risolvere il mistero, con le loro dichiarazioni e smentite spesso contraddittorie.
Gli inquirenti sono convinti che la donna è stata uccisa. I sospetti cadono su un giovane commerciante di carni, anche lui di Lagonegro. Secondo la ricostruzione emersa dalle indagini, la sera del 10 novembre 1984, giorno della scomparsa, l’uomo avrebbe incontrato Maria Antonietta nei pressi dello svincolo di Lagonegro Sud. Il macellaio però dichiarò che l’incontro era avvenuto il giorno prima. Per gli inquirenti quell’indizio fu sufficiente a disporne l’arresto: il giovane -secondo la tesi dell’accusa- avrebbe ucciso la maestra dopo l’ennesimo rifiuto della donna di cedere alle sue avance. Il macellaio viene arrestato il 15 marzo 1986. Rimane in carcere due anni. Nel 1988 viene assolto. Nel 1992 la sentenza di assoluzione diventa irrevocabile.
In tutti questi anni la famiglia di Maria Antonietta ha sperato che si giungesse alla verità ma la scomparsa della giovane donna è rimasta un caso irrisolto. Gli accertamenti disposti dalla Procura di Lagonegro sui resti umani trovati a Rotonda potrebbero rappresentare una svolta o riconsegnare la vicenda della maestra alla lunga lista dei tanti misteri lucani ancora senza soluzione.