18 febbraio 1993 Bitritto (BA). Ucciso Michele Molfetta, 38 anni, mentre era in un negozio di giocattoli insieme alla sua bambina di quattro anni, rimasta ferita.

Michele Molfetta fu ucciso il 18 Febbraio 1993 durante una rapina in un negozio di giocattoli a Bitritto (Bari). Aveva 38 anni. Venne freddato mentre si trovava nell’esercizio commerciale per acquistare una mascherina di carnevale per sua figlia di 4 anni, presente alla sparatoria e rimasta ferita.
(Rino Giacalone)

 

 

 

Foto da La Stampa del 20 febbraio 1993

Fonte:  archiviolastampa.it 
Articolo del 20 febbraio 1993
Sangue nel negozio dei giocattoli
di Sandro Tarantino
Ucciso mentre protegge la figlia.
Bari, l’uomo colpito da un proiettile che rimbalza sul soffitto, ferita la bimba di 4 anni.

BARI. Entrato in un negozio per acquistare un giocattolo da regalare alla figlioletta, un uomo di 42 anni, Michele Molfetta, è stato ucciso con un colpo di pistola da un commando di rapinatori. Il colpo era stato esploso solo per intimidire, ma la pallottola, rimbalzata sul soffitto, ha disegnato una sciagurata traiettoria. L’uomo, colpito alla testa, è caduto trascinando a terra anche la sua bambina, Arianna, 4 anni, che stringeva tra le braccia. Sbattendo con violenza il volto, la bimba si è fratturata il setto nasale. Il dramma è avvenuto giovedì sera a Bitritto, in una rivendita di giocattoli. Pochi istanti, un’irruzione fulminea per assaltare la cassa in cui c’erano soltanto poche lire. Tre rapinatori – secondo carabinieri e polizia assai sprovveduti, certo non professionisti del crimine hanno messo subito mano alle armi. Poi sono fuggiti probabilmente a bordo di una vettura su cui c’era ad attenderli un complice. Di loro ancora nessuna traccia.

Michele Molfetta era dipendente del Comune di Grumo Appula, il suo paese, a pochi chilometri da Bitritto. Ex ferroviere, aveva ricoperto in passato l’incarico di consigliere comunale (eletto per il psi) e successivamente, da studente lavoratore, era riuscito a conseguire la laurea in informatica. Attualmente lavorava nell’ufficio ragioneria del Comune. Giovedì sera, con la sua bambina ed un parente, aveva raggiunto a Bitritto una rivendita all’ingrosso di giocattoli. Sono pressappoco le 19,45, quasi orario di chiusura. Nel locale ci sono meno di dieci persone. L’uomo, tenendo per mano Arianna, entra nel negozio e attende il suo turno. Ed a questo punto tre giovani con il volto coperto ed in pugno una pistola fanno irruzione, complice l’ora tarda ed il buio che avvolge l’estrema periferia del paese.

Secondo la ricostruzione di carabinieri e polizia, Michele Molfetta avrebbe tentato di allontanarsi prendendo in braccio la bimba e facendole scudo con il corpo. Ma i rapinatori l’avrebbero costretto con modi molto sbrigativi a tornare sui suoi passi. Perché abbiano cominciato a sparare (sono stati esplosi cinque colpi di pistola calibro nove) non si riesce a comprendere. Probabilmente perché – come sostengono gli investigatori – i rapinatori erano tutt’altro che abituati a simili imprese. Forse tossicodipendenti. Uno dei proiettili, rimbalzando sul soffitto, centra alla testa Michele Molfetta, il quale cadendo trascina con sé Arianna. Tra le urla ed il terrore dei clienti, i rapinatori non fanno una grinza. Si avvicinano alla cassa e la aprono per impossessarsi di poche banconote da 50 mila lire. È tutto quel che c’è. Poco prima il. titolare aveva fatto portare via da un suo dipendente l’incasso della giornata.

Molfetta è a terra agonizzante e la bambina si dispera quando i rapinatori escono a gran velocità dal negozio e, scomparendo nel buio, raggiungono la vettura. È parcheggiata a pochi metri, ma nessuno è in grado di vedere neppure di quale auto si tratti. Un colpo di acceleratore, i pneumatici che lasciano un segno sull’asfalto ed il commando sparisce lasciando per strada una parte dell’esiguo bottino, alcune banconote. Nel negozio i presenti cercano di prestare i primi soccorsi a Michele Molfetta, ma per lui non c’è più niente da fare. Arianna viene invece trasportata con un’ambulanza all’ospedale Giovanni XXIII. Coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Mattencini, scattano le ricerche di polizia e carabinieri. Ma un altro allarme si sovrappone: a Ceglie del Campo due rapinatori svaligiano una farmacia. Ma no, non c’è alcun collegamento, troppo diversa l’esecuzione. La caccia agli assassini, a questi «pazzi esaltati» come alcuni militari li definiscono, prosegue per tutta la notte, ma invano.

 

 

 

Fonte: bari.repubblica.it 
Articolo del 26 novembre 2015
Bari, in Procura non si trovano le intercettazioni: il processo per omicidio va rifatto dopo 22 anni
Michele Molfetta, 38 anni, fu ucciso per errore durante una rapina. Il procuratore Volpe: “Episodio grave e antipatico”. E solo ora si scopre che due imputati erano minorenni all’epoca del delitto.

Mancano i faldoni delle intercettazioni: dopo 22 anni è tutto da rifare il processo per l’omicidio di Michele Molfetta, 38enne ucciso per errore durante una rapina a Bitritto il 18 febbraio 1993. Il gup di Bari ha restituito gli atti alla Procura affinché integri il fascicolo con le carte mancanti, con il rischio che il reato si prescriva prima di arrivare a sentenza. Del delitto sono accusati il boss pentito Antonio Di Cosola insieme con Antonio Lombardi, Cosimo Di Cosola e altre due persone la cui posizione, peraltro, è stata stralciata soltanto oggi perché all’epoca dell’omicidio erano minorenni.

“Sono cose antipatiche e gravi che non devono accadere”, ha commentato procuratore Giuseppe Volpe. “La sparizione del fascicolo – ha spiegato il capo della Procura – non è sicuramente un fatto degli ultimi tempi. Del resto siamo in una situazione logistica assolutamente inadeguata, basta girare nei corridoi della Procura per rendersi conto dello stato in cui si trovano i fascicoli”. Nel procedimento per l’uccisione di Molfetta sono contestati anche altri due omicidi: quelli di Angelo Di Benedetto (ucciso a Valenzano il 2 giugno 1996) e di Michele Scannicchio (ucciso a Carbonara il 21 maggio 1997), oltre a tentati omicidi, ferimenti, porto e detenzione illegale di armi, tra cui anche una bomba a mano di fabbricazione britannica risalente alla Seconda guerra mondiale sequestrata a Cassano delle Murge nel febbraio 1998, due rapine aggravate e un sequestro di persona sotto minaccia di un’ascia.

Il giudice ha dichiarato la prescrizione di quasi tutti i reati, condannando con rito abbreviato due persone per l’omicidio Di Benedetto: Michele Armenise a 14 anni e otto mesi e Pietro Giangregorio a nove anni e quattro mesi di reclusione. Assolto assolvendo per lo stesso fatto Sigismondo Strisciuglio. Ha poi disposto il rinvio a giudizio per sette imputati accusati dei due delitti Di Benedetto e Scannicchio e di un tentato omicidio dell’aprile 1997.

 

 

Fonte: bari.repubblica.it
Articolo del 19 aprile 2016
Bari, 38enne fu ucciso per errore durante una rapina: il processo al via dopo 23 anni
Il procedimento giunse a una svolta nel 2008 grazie ad alcuni pentiti. Nel novembre 2015 una nuova battuta di arresto dell’udienza preliminare nel novembre 2015: erano stati smarriti i faldoni delle intercettazioni.

Dopo più di 23 anni sarà discussa davanti a un giudice la vicenda dell’omicidio di Michele Molfetta, 38enne ucciso per errore durante una rapina a Bitritto (Bari) il 18 febbraio 1993. Il procedimento è giunto a una svolta soltanto nel 2008, grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti. Una nuova battuta di arresto dell’udienza preliminare si era avuta nel novembre 2015: erano stati smarriti i faldoni delle intercettazioni.

Il gup Annachiara Mastrorilli aveva restituito gli atti alla Procura perché integrasse il fascicolo con le carte mancanti. E ora il pm Carmelo Rizzo, della Direzione distrettuale antimafia (Dda) l’ultimo dei quattro magistrati che si sono occupati di questa vicenda, ha depositato le carte in udienza.

Del delitto sono accusati il boss pentito Antonio Di Cosola e Cosimo Di Cosola, ritenuti i mandanti del colpo, e uno dei tre presunti esecutori materiali: Antonio Lombardi (gli altri due saranno giudicati dal tribunale per i minorenni). L’8 luglio ci sarà la discussione.

 

 

Fonte: bari.repubblica.it
Articolo del 8 novembre 2016
Bari, 38enne fu ucciso per errore durante una rapina: il processo partirà dopo 24 anni
di Gabriella De Matteis
Per la morte di Michele Molfetta, a Bitritto nel 1993, rinviati a giudizio i pregiudicati Cosimo Di Cosola, ritenuto il mandante del colpo, e Antonio Lombardi, accusato di essere uno dei tre esecutori.

Michele Molfetta, 38 anni, fu ucciso per errore durante una rapina a Bitritto nel 1993. A distanza di quasi 24 anni il caso approderà in un processo. La gup Anna Chiara Mastrorilli ha rinviato a giudizio i pregiudicati Cosimo Di Cosola, ritenuto il mandante del colpo, e Antonio Lombardi, accusato di essere uno dei tre esecutori (gli altri due sono a processo dinanzi al tribunale per i minorenni).

Il caso dell’omicidio di Molfetta è stato riaperto nel 2008 grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L’uomo il 18 febbraio di 23 anni fa si era recato in un negozio di giocattoli per acquistare una mascherina di Carnevale alla figlia di quattro anni. A ucciderlo fun un colpo di pistola esploso dai tre banditi che, con il volto coperto da una maschera, fecero irruzione nel negozio per compiere una rapina.

Molfetta morì sul colpo, la figlia rimase ferita. Il gup ha invece assolto il boss Antonio Di Cosola, che aveva chiesto l’abbreviato. La famiglia della vittima è costituita parte civile contro Lombardi.

 

 

 

Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it
Articolo del 25 settembre 2019
Bari, ucciso per errore con la figlia in braccio: condannato boss in appello
Michele Molfetta fu ammazzato in un negozio di giocattoli mentre comprava un regalo alla bimba: 24 anni a Cosimo Di Cosola.

Corte di Assise di Appello di Bari ha condannato alla pena di 24 anni di reclusione per omicidio volontario, ribaltando la sentenza di assoluzione del primo grado, il boss barese Cosimo Di Cosola, accusato di essere il mandante della rapina in un negozio di giocattoli a Bitritto (Bari) durante la quale, il 18 febbraio del 1993, rimase ucciso per errore il 38enne Michele Molfetta. La vittima venne freddata mentre si trovava nell’esercizio commerciale per acquistare una mascherina di carnevale per sua figlia di 2 anni, presente alla sparatoria e rimasta ferita.

I giudici del secondo grado hanno confermato l’assoluzione per il coimputato Antonio Lombardi, che era ritenuto dall’accusa uno degli esecutori materiali. Della rapina non è escluso che fosse partecipe lo stesso Di Cosola.

Nel processo la famiglia di Molfetta, la moglie e le due figlie, compresa quella che al momento del colpo era nel negozio con il padre, si è costituita parte civile con l’avvocato Piero De Paola e ha ottenuto il risarcimento danni con provvisionali immediatamente esecutive di 50 mila euro.

L’indagine era stata inizialmente archiviata e poi riaperta nel 2008 sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia dal pm della Dda di Bari Federico Perrone Capano. Altre due persone, all’epoca minorenni, imputate per il delitto, sono state assolte con sentenza passata in giudicato dal Tribunale per i Minorenni di Bari.