12 marzo 1991 Napoli. Muore Riccardo Marco Verde, carabiniere di 23 anni, ferito in uno scontro con un camorrista.
Riccardo Marco Verde nato a Catania l’11/03/1968, deceduto in Napoli il 12/03/1991.
Cresciuto a Vittoria (RG) con la famiglia, si è sempre distinto per la sua bontà d’animo, il suo altruismo e l’affetto per i suoi cari. Finita la scuola, all’età di 18 anni, prestò servizio militare nell’arma dei Carabinieri come ausiliario, quella divisa lo ha talmente affascinato tanto da decidere di voler continuare e, arruolato, fu assegnato in servizio effettivo a Napoli presso la Stazione Napoli Scali.
l’11/03/1991, giorno del suo 23esimo compleanno, libero dal servizio, unitamente ad altri due colleghi si recò presso una sala cinematografica per assistere alla visione di un film. All’interno riconobbe un latitante che alla fine del primo tempo, vistosi osservato, si stava allontanando dalla sala. Il Carabiniere Verde, insospettitosi, unitamente ai colleghi, lo seguì all’esterno ma questi, vistosi scoperto, non esitava a ingaggiare un conflitto a fuoco con i militari.
Nel conflitto a fuoco il carabiniere Verde Riccardo veniva attinto mortalmente.
I colleghi del militare spararono contro l’assassino che successivamente decedeva per le ferite riportate.
Per tale fatto il Carabiniere “Verde Riccardo Marco” è stato riconosciuto “vittima del dovere”.
Fonte: vittimedeldovere.it
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 13 marzo 1991
Boss va a vedere «Il Padrino III» litiga con un carabiniere e l’uccide
di Vito Faenza
Castellammare, sparatoria davanti al cinema, ferito anche il camorrista.
Un carabiniere è stato ucciso da un piccolo boss di Castellammare davanti ad un cinema del centro, il Delle Palme, dove si stava proiettando la terza parte della «saga» del «Padrino». Il milite, in borghese e fuori servizio, avrebbe compiuto 23 anni ieri. Antonio Bambace, l’assassino, è ricoverato all’ospedale di Scafati da ieri mattina. Ce l’ha accompagnato la moglie.
NAPOLI. Una serata in allegria per festeggiare il compleanno. Corrado Verde, carabiniere siciliano in servizio a Napoli da due anni, era andato assieme a due commilitoni prima a cena e poi al cinema, al Delle Palme, una sala a ridosso della centralissima via dei Mille, si proietta in questi giorni il film «Il Padrino» e l’ultimo spettacolo, quello che inizia alle 22, è sempre affollato. Dietro ai tre carabinieri (tutti e tre in borghese e fuori servizio) si sono sistemati Antonio Bambace, 24 anni, la moglie Anna Infante, coetanea, ed il guardaspalle di Bambace. Corrado Verde nota il terzetto e le facce di Bambace e del suo guardaspalle. Pensa che uno dei due possa essere un pregiudicato, parlotta con i suoi due commilitoni e si rivolta per guardarli meglio. Questo sguardo fisso, però, non è di gradimento del boss che reagisce da guappo, schiaffeggia Corrado Verde e lo invita a seguirlo fuori dal locale.
Verde non ha avuto più dubbi: l’uomo che gli sembrava di conoscere era un «malavitoso» e lo ha seguito all’esterno. Antonio Bambace, uscito dal carcere il 15 febbraio scorso per scadenza dei termini di carcerazione preventiva (è accusato di essere il mandante di un duplice omicidio), ha capito che la «bravata» poteva portarlo di nuovo in carcere ed ha cercato di allontanarsi. Il milite lo ha ricorso ed è stato a questo punto che il pregiudicato ha estratto la pistola ed ha sparato alle gambe del carabiniere in borghese. Corrado Verde ha estratto a sua volta la pistola ed ha sparato contro il suo feritore e Bambace, con fredda determinazione, ha esploso altri due colpi di pistola mirando alla testa del carabiniere ormai a terra.
Il terzetto poi si è allontanato, nonostante i due colleghi del carabiniere ed un finanziere cercassero di fermarli anche sparando. Qualche decina di metri più in là hanno bloccato un’auto e, armi in pugno, hanno fatto scendere gli occupami e si sono dati alla fuga.
Corrado Verde è stato portato in ospedale dai suoi colleghi. Inutilmente perché il milite è morto poco dopo il ricovero. La sua salma è stata composta nella camera mortuaria dell’ospedale vegliata da un picchetto d’onore.
Subito dopo il delitto, la zona attorno al cinema Delle Palme è stata circondala dalle forze dell’ordine che hanno ritrovato documenti e chiavi caduti dalla borsetta di Anna Infante durante la fuga. I tre sono stati identificati immediatamente. Alle prime luci dell’alba l’auto dal terzetto in fuga è stata trovata nelle campagne di Angri, nel salernitano, distrutta dalle fiamme. Mentre cominciava una colossale caccia all’uomo, dall’ospedale di Scafati è giunta la notizia che Anna Infante, poco prima delle 13, aveva portato nel nosocomio il marito, gravemente ferito all’inguine ed in condizioni disperate.
Evidentemente la donna aveva cercato di far curare il marito «privatamente», ma la gravità delle sue condizioni l’hanno spinta al ricovero in ospedale. Anna Infante, lasciato il manto al pronto soccorso, è fuggita. Antonio Bambace è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.
Il «piccolo boss», proprio il giorno in cui era uscito dal carcere, il 15 febbraio scorso, era caduto in un agguato nel quale ha perso la vita il suo «autista» Rosario De Simone che era andato a prelevarlo con l’auto al carcere di Poggioreale. I carabinieri, in serata, hanno ammesso di avere identificato anche il guardaspalle di Bambace, anche se non hanno voluto fornire le sue generalità. «Speriamo di acciuffarlo assieme ad Anna Infante nelle prossime ore», ammette un ufficiale dei carabinieri. I tre sono accusati di omicidio
Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 13 marzo 1991
Carabiniere ucciso dopo «Il Padrino»
di Mariella Cirillo
Assassinato perché avrebbe osato guardare la donna d’un boss: preso il killer.
Prima la lite al cinema, poi l’esecuzione in strada.
NAPOLI. Sullo schermo scorrono le immagini del «Padrino III» di Coppola. In sala tre giovani carabinieri non sanno che quelle scene diventeranno tra breve realtà. Alle loro spalle, tra il pubblico, c’è un personaggio di rispetto. È un camorrista emergente, uno che a Castellammare, paese di faide, sta tentando la scalata. Ha al fianco la moglie e un guardaspalle, ma non è tranquillo, e non ama i curiosi. Basta uno scambio di occhiate per innescare la reazione: il guappo schiaffeggia uno dei militari, lo accusa di molestare la donna, lo invita ad uscire, gli spara alle gambe, poi lo «finisce» con due proiettili alla testa. La fuga, nell’elegante via del centro, è scandita dalle pistolettate: i colleghi del carabiniere fanno fuoco, l’assassino risponde, viene intercettato da un finanziere che preme il grilletto. Una pistola puntata a una tempia di un automobilista: il gruppetto balza a bordo della vettura e scappa.
Riccardo Verde aveva 23 anni, da due faceva il carabiniere a Napoli dopo aver lasciato Vittoria, dove viveva con il padre pensionato e i fratelli. Ad ammazzarlo, dopo una banale lite nel cinema, è stato Antonio Bambace, 24 anni, pregiudicato deciso a raggiungere i vertici contendendo lo scettro al boss dei boss: Michele D’Alessandro. La sua fuga è durata poco: nella sparatoria è rimasto ferito da un proiettile che gli ha trapassato l’inguine. Ieri mattina, mentre i carabinieri lo cercavano, è stato accompagnato all’ospedale dalla moglie, Anna Infante, che è poi scappata. Gli investigatori sono sulle sue tracce e ha già un nome anche l’altro componente del terzetto. A loro si è risaliti seguendo le tracce lasciate sul luogo del delitto: documenti, chiavi, caduti dalla borsa della moglie dell’omicida.
La ricostruzione di quanto avvenuto l’altra notte davanti al cinema «Delle Palme», a ridosso di via Dei Mille, la strada dei negozi alla moda, è affidata al racconto dei due amici del carabiniere ucciso. È lunedì sera, Riccardo incontra i suoi colleghi dopo aver parlato al telefono con i genitori che gli hanno fatto gli auguri. Sono in tempo per l’ultimo spettacolo del «Padrino». Entrano nella sala, prendono posto e notano alle loro spalle due uomini e una donna. Uno ha un volto conosciuto, i tre militari credono si tratti di un carabiniere o un poliziotto incontrato sul lavoro. Durante l’intervallo il ragazzo siciliano che finirà ammazzato si gira e osserva la coppia. Ma il gesto viene interpretato come un affronto: il guappo risponde con un insulto e alla richiesta di spiegazioni replica con uno schiaffo. Interviene uno degli amici di Riccardo, sull’onda dell’equivoco iniziale invita i due a non litigare: «Siamo colleghi – dice – lasciate stare». Bambace non è soddisfatto, si avvia all’uscita per il chiarimento. Ed è allora che il giovane carabiniere capisce di avere di fronte un personaggio sospetto: segue i due uomini e la donna, ma alla cassiera del cinema chiede di chiamare rinforzi.
Fuori i due pregiudicati hanno cambiato idea, sanno che quelli sono «sbirri» e cercano di svignarsela. Riccardo Verde non molla. Dal gruppo si stacca l’assassino: spara alle gambe del ragazzo, si allontana, torna indietro e mira alla testa. Riparandosi dietro un’auto, i due amici del carabiniere fanno fuoco. I proiettili si incrociano, mentre i tre raggiungono la strada principale. Superano un finanziere che sbarra loro il passo, rapinano una «Kadett». Ieri mattina, quando già gli inquirenti erano sulle tracce dell’assassino, la vettura è stata trovata bruciata alla periferia di Angri: la conferma che ad agire erano stati uomini della mala. Lui, il guappo che voleva diventare padrino, pagava l’ambizione con la paura. Dopo aver dichiarato guerra a D’Alessandro, sapeva di essere nel mirino. A febbraio sfuggì ad un agguato davanti al carcere: arrestato per associazione camorristica, era stato rimesso in libertà su decisione dei giudici. Fuori lo aspettavano i sicari, ma a morire fu uno dei suoi.
Fonte: ecodegliblei.it
Articolo del 27 luglio 2015
VITTORIA – INTITOLATO AL GIOVANE CARABINIERE MARCO VERDE IL CAMPO SPORTIVO PRESSO L´EMAIA
Oggi 27 luglio 2015 alle ore 19:00 in Vittoria (RG), presso la cittadella fieristica “Emaia”, si è tenuta la cerimonia di intitolazione del campo sportivo polivalente, realizzato all´interno dell´area dell´ex campo di concentramento, a Marco Verde, un giovane Carabiniere vittoriese, caduto durante l´espletamento del suo servizio a Napoli, in un conflitto a fuoco, a soli 23 anni.
L´impianto è stato realizzato dal Comune di Vittoria nell´ambito del Progetto Quadro “Io gioco legale”, inserito nel Pon “Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013” del Ministero dell´Interno.
Il Carabiniere VERDE RICCARDO MARCO, nato a Catania il 11.03.1968 si era arruolato nell´Arma quale Carabiniere ausiliario il 03.03.1987 per poi diventare effettivo. Assegnato ad una Stazione Carabinieri di Napoli Arenaccia, in data 12.03.1991 veniva assassinato nel centro partenopeo presso il cinema “Delle Palme” durante un conflitto a fuoco con il pregiudicato Antonio BAMBACE, boss emergente della camorra, deceduto anch´egli per le ferite riportate.
In particolare il giovane Carabiniere, libero dal servizio, nel giorno del suo 23esimo compleanno unitamente ad altri due colleghi si era recato presso una sala cinematografica per assistere alla visione di un film. Nella sala aveva riconosciuto un noto latitante che alla fine del primo tempo si stava allontanando dalla sala. Il Carabiniere Verde, insospettitosi, lo seguì all´esterno ma questi, successivamente identificato nel predetto BAMBACE, vistosi scoperto, gli sparò con estrema efferatezza, colpendolo mortalmente. I colleghi del militare intervennero e spararono contro l´assassino che decedeva per le ferite riportate.
Per tale fatto il Carabiniere “VERDE” è stato riconosciuto “vittima del dovere”.
Alla cerimonia, organizzata dall´amministrazione comunale di Vittoria con il patrocinio del Ministero dell´Interno, hanno partecipato le autorità civili, militari e religiose della provincia.
Tratto dall’articolo del 30 luglio 2015 di ragusah24.it
Marco Verde, il carabiniere coraggioso di vittori che osò sfidare la camorra
di Valentina Frasca
Il ricordo del fratello Maurizio:
Ci siamo visti arrivare a casa i Carabinieri di Vittoria, e dopo qualche ora eravamo già a Napoli. L’avevo sentito al telefono solo la sera prima, per gli auguri di buon compleanno. Ci hanno raccontato che stava uscendo dal cinema, e che era in compagnia di due colleghi, quando è scattato l’agguato. Erano circa le 22, e lui è stato il primo a cadere nel conflitto a fuoco. I colleghi, poi, hanno risposto al fuoco, rimanendo illesi e lasciando a terra anche l’assassino di mio fratello. Marco è morto l’indomani, ha lottato, i medici dicevano che si rifiutava di morire. A vittoria, poi, sono stati celebrati i funerali di Stato, è stata una svolta drammatica per la nostra famiglia. Neanche una settimana prima l’avevamo avuto a casa per qualche giorno, e all’improvviso non c’era più.