LA CLASSE DEI BANCHI VUOTI di Luigi Ciotti

LA CLASSE DEI BANCHI VUOTI

di Luigi Ciotti
edizionigruppoabele.it,  2016

Nove storie a rappresentare quelle di troppe altre giovani vittime. Vicende da affidare alla memoria di tutti, anche attraverso l’impegno di chi quotidianamente combatte l’indifferenza e l’illegalità. Così, la speranza di costruire un domani più giusto, pulito e sicuro per ogni bambino, riporta su quei banchi vuoti i ragazzi e le ragazze che quel domani non lo potranno più vivere.
«Accompagnare i bambini ad aprire gli occhi sul mondo, metterli a conoscenza, con la dovuta delicatezza, anche dei suoi aspetti più brutti e dolorosi, vuol dire non solo prepararli alla vita, ma porre le basi di una società di persone consapevoli e responsabili. Le mafie sono anche risultato di un grande vuoto di responsabilità, di un vuoto di amore per il bene comune» (dalla postfazione di Luigi Ciotti).

 

 

 

Fonte:  sociale.corriere.it
Articolo del 3 gennaio 2017
Bambini vittime di mafia, quella «classe dei banchi vuoti»
di Letizia Topoli

ROMA – Domenico Gabriele, detto Dodò, è morto per sbaglio, per caso. È stato colpito durante una partita di pallone dal proiettile destinato a un affiliato alla ‘ndrangheta locale. Era il 2009 e Dodò aveva 11 anni. Si è spento all’ospedale di Catanzaro dopo tre mesi di coma. Anche Simonetta Lamberti, di Cava de’ Tirreni in provincia di Napoli, aveva 11 anni. Era la figlia del magistrato Alfonso Lamberti. È morta mentre viaggiava in auto col padre, vero obiettivo dei sicari, che è invece sopravvissuto all’attentato. Giuseppe Letizia, invece, di anni ne aveva 12 quando nel 1948 fu ucciso presso l’ospedale di Corleone su mandato del direttore e capomafia locale, per essere stato testimone involontario dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. Nadia e Caterina Nencioni, di Firenze, sono state barbaramente uccise nel 1993 nella strage mafiosa di via dei Georgofili insieme ai genitori. Avevano rispettivamente 9 anni e 50 giorni. Benedetto Zuccaro, di Catania, è stato rapito e ucciso insieme a tre amici poco più grandi. È stato punito per aver scippato, senza saperlo, la madre di un boss mafioso locale. Aveva solo 13 anni e dal quel giorno sono già trascorsi quarant’anni.

IL LIBRO DI DON LUIGI CIOTTI PER FARE MEMORIA

Quelle appuntate sono solo alcune delle nove storie a cui è stato negato il diritto di crescere, di vivere, di sognare. Magari, di costruire un mondo migliore. Più giusto, più libero, più legale. Nove storie chiamate a rappresentare quelle di tante altre giovani vittime.

Più di cento storie spezzate. È il numero drammatico dei minori uccisi dalle mafie. Ed il libro “La classe dei banchi vuoti” vuole restituire alla memoria ed alla collettività quei nomi, quei volti, qui piccoli frammenti di vita uccisi senza colpa, per sbaglio, per una crudeltà criminale che non guarda in faccia nessuno.

Dalla Toscana alla Sicilia, passando per la Calabria e la Campania e abbracciando un lungo pezzo di storia del nostro Paese, le loro storie vengono raccontate nel volume scritto da Luigi Ciotti ed illustrato da Sonia Maria Luce Possentini. Un modo per ripopolare le classi in cui le loro voci non hanno potuto riecheggiare, in cui i banchi su cui sedevano sono rimasti improvvisamente vuoti, in cui il loro domani è stato bruscamente interrotto.

UN TESTO PER PARLARE AI PIÙ PICCOLI DI ANTIMAFIA

Le parole del libro si sono scritte quasi da sole, perché don Ciotti – fondatore e presidente di Libera. Associazione, Nomi e Numeri contro le mafie – ha raccolto le sollecitazioni dei bambini, la loro colorata presenza alla Giornata della Memoria in cui ogni anni, il 21 marzo, Libera ricorda le vittime di mafia.

«Questo libro me l’hanno suggerito i bambini. Me lo ha suggerito l’emozione che ho colto nei loro occhi vedendoli arrivare, per mano ai genitori, alla Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ogni 21 marzo. Me lo hanno suggerito le domande intelligenti, spiazzanti, che molti di loro mi hanno rivolto dai banchi di scuola in cui li ho incontrati».

“La classe dei banchi vuoti” (Edizioni Gruppo Abele), dunque, «nasce come testo per i più piccoli, per aiutarli, con delicatezza e col supporto dei grandi, a comprendere fatti complessi che però – conclude don Ciotti – non sono “più grandi di loro”, che riguardano anche loro».

 

 

 

Fonte:  retisolidali.it
LA CLASSE DEI BANCHI VUOTI, LA MAFIA UCCIDE ANCHE I BAMBINI
di Chiara Castri
Nove storie, nove vite interrotte. Immagini e parole per ricordare i bambini uccisi dalle mafie in Italia. Da leggere ai più giovani, cittadini di domani

Giuseppe Letizia fu ucciso a 12 anni in ospedale a Corleone dopo aver involontariamente assistito all’omicidio di Placido Rizzotto. Ne rimase così sconvolto che, in ospedale, in stato di incoscienza, non faceva che ripetere di aver assistito al fatto. Fu ucciso dietro ordine del direttore dell’ospedale, capomafia della zona.
Una delle delicate illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini che arricchiscono La classe dei banchi vuoti. Da Edizioni GruppoAbele

Nadia Nencioni sognava di essere una principessa. Era contenta che fosse arrivata la sorellina Caterina, con un nome tanto regale, che presto la avrebbe accompagnata nei suoi giochi. Nadia e Caterina sono morte a 9 anni l’una e meno di due mesi l’altra, durante la strage mafiosa di Via dei Georgofili, a Firenze.

Domenico Gabriele, Dodò aveva 11 anni e, amava, come tutti i bimbi, tirare calci ad un pallone. Dodò moriva a Crotone, proprio mentre rincorreva libero e leggero la sua palla, durante una partita, colpito da un proiettile vacante, destinato ad un esponente della ‘ndrangheta.

Benedetto Zuccaro aveva 13 anni e si sentiva grande e forte. Con un gruppetto di amici di poco più grandi di lui aveva scippato una vecchia signora. Non sapeva che quella donna era la madre di un boss locale. Per questo fu rapito e ucciso insieme ai suoi amici. Aveva 13 anni.

Giuseppe e Salvatore Asta erano due gemellini di 6 anni. Una mattina come tante erano in macchina con la mamma che li portava a scuola. Quella mattina la loro auto si trovò per pura casualità a fianco di quella del magistrato Carlo Palermo. Una bomba destinata a lui li uccise. Il magistrato sopravvisse.

Il magistrato Alfonso Lamberti era in macchina con la figlia Simonetta, a Cava de’ Tirreni. Anche lui sopravvisse ad un attentato. Simonetta no. Aveva 11 anni.

Annalisa Durante aveva, invece, 14 anni quel giorno. A Forcella, Napoli, fu uccisa in strada, vittima inconsapevole di un agguato ad un camorrista.

Accanto a loro tanti altri bambini…

Nove nomi, nove anime ognuna con le proprie passioni, le proprie paure, i propri modi di esprimersi. Nove vite spezzate, bruscamente, all’improvviso, troppo presto. Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e poi di Libera, torna ad affrontare il tema delle mafie, di tutte le mafie, e questa volta lo fa con un libro pensato per i più giovani dal titolo evocativo, La classe dei banchi vuoti (Edizioni Gruppo Abele, 2016).
classe dei banchi vuoti

Illustrazione di Sonia Maria Luce Possentini. Da Edizioni GruppoAbele

Con il supporto delle delicate e tremende illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini – tratti leggeri e colori acquerello – don Ciotti sceglie la forma del racconto breve, dai toni cantilenanti e ripetitivi delle storie per bambini, per ricordare la quotidianità incrinata, il vuoto che quelle giovani vite hanno lasciato dietro di sé. «Un tempo ogni banco era casa, zattera e fortino, superficie da disegno, palcoscenico, trampolino: un formidabile pezzetto di mondo affidato a un bambino o a una bambina». E ora quella è una classe di banchi vuoti. Ogni capitolo una storia e una perdita, simboli di troppe altre storie e altrettante troppe perdite, il libro spazia dalla corruzione alle ecomafie, dal lavoro nero, ai regolamenti di conti, all’omertà. Con un linguaggio semplice lo fa per avvicinarsi ai bambini e ai giovani, che devono rapportarsi e fare i conti con le logiche di un mondo adulto che spesso non riescono a comprendere. E di cui possono essere vittime.

La classe dei banchi vuoti: per accompagnare i bambini ad aprire gli occhi

E proprio i bambini hanno ispirato il libro a Don Ciotti, come lui stesso scrive: «Questo libro me lo hanno suggerito i bambini. Me lo ha suggerito l’emozione che ho colto nei loro occhi vedendoli arrivare, per mano ai genitori, alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ogni 21 marzo. Me lo hanno suggerito le domande intelligenti, spiazzanti, che molti di loro mi hanno rivolto dai banchi di scuola in cui li ho incontrati».

Perché è vero, i bambini vanno protetti, ma loro vedono, sentono, comprendono e, soprattutto, si interrogano. Accompagnarli ad aprire gli occhi sul mondo – anche su un mondo come questo, con le sue brutture e i suoi dolori – è per Luigi Ciotti un dovere condiviso, « vuol dire non solo prepararli alla vita, ma porre le basi di una società di persone consapevoli e responsabili. Le mafie sono anche risultato di un grande vuoto di responsabilità, di un vuoto di amore per il bene comune».
Il libro si chiude con l’elenco dei nomi di tutti i bimbi a cui le mafie hanno finora strappato i giochi, le risa, gli scherzi, i sogni e i capricci, gli aquiloni e il rosa, i fortini e le principesse, una vita intera.

Quei nomi che i bambini di allora e i nuovi arrivati gridano durante le giornate di commemorazione delle vittime. Per qualche momento quei nomi riecheggiano forte, e dappertutto. E nella classe i banchi non sono più vuoti.

Anche in copertina un’illustrazione Di Sonia maria Luce Possentini, da Edizioni GruppoAbele

 

 

 

L’antimafia spiegata ai ragazzi “La Classe dei Banchi Vuoti”
27 gennaio 2018

Il 18 gennaio 2018, presso la Mediateca di San Lazzaro di Savena (Bologna), si è svolta la giornata conclusiva del percorso formativo in materia di antimafia, intitolato:
“La mafia spiegata ai ragazzi attraverso la rappresentazione liberamente ispirata al libro -La Classe dei banchi vuoti-”

Il progetto è stato ideato, scritto e realizzato da Stefania Di Buccio, avvocato del Foro di Bologna e coordinatore alla didattica del Master Unibo in “Gestione e riutilizzo dei beni e delle aziende confiscati alle mafie. Pio La Torre”.

Nella volontà di unire la passione civica alla passione per il teatro, Stefania ha presentato un progetto risultato vincitore nell’ambito del Bando comunale di San Lazzaro “Giovani talenti creativi – Protagonismo e creatività 2017”, mirato a selezionare giovani artisti di talento che realizzano attività artistico-culturali o installazioni di opere qualificanti per il territorio comunale.

Nel mese di dicembre presso la Scuola media E. Rodari e la Scuola media C. Jussi di San Lazzaro, Stefania ha condotto un percorso di approfondimento sulla storia delle mafie e sull’importanza dell’antimafia sociale e giudiziaria, adattando le competenze universitarie ad un linguaggio che fosse di facile comprensione per i giovani discenti.

L’entusiasmo e la volontà di mandare un messaggio di impegno civile ha coinvolto le classi, che si sono prestate in brevissimo tempo a realizzare il mini-metraggio scritto da Stefania Di Buccio e liberamente tratto dal libro “La Classe dei banchi vuoti” di Don Ciotti.

Nonostante la professionale partecipazione del giovane regista sanlazzarese Simon Barletti, il mini metraggio non vuole essere un prodotto cinematografico compiuto; rappresenta solo uno strumento di conclusione partecipate di un percorso di formazione, che ha toccato le coscienze dei ragazzi e li ha coinvolti nella volontà di esprimere e trasmettere il proprio impegno.
Il senso del percorso proposto dal progetto è stato ed è quello di portare l’antimafia nelle scuole, coltivare la curiosità dei più piccoli con valori di civiltà, legalità e giustizia. E questi propositi si riescono a realizzare con maggiore facilità se si coinvolgono i ragazzi in prima persona.
I giovani studenti, infatti, sono stati coinvolti nel ruolo di attori, scenografi, fonici, scenografi. Hanno studiato e sentito come proprie le storie di giovani vittime della mafia tratte dal libro di Don Ciotti ” La Classe dei banchi vuoti” e ne hanno incarnato lo spirito e trasferito il messaggio.

Il mini-metraggio narra la storia di una professoressa al primo incarico al quale viene consegnato un registro di una classe vuota. La ricerca degli studenti presenti nel registro la porta a conoscere altri studenti che raccontano la storia delle giovani vittime di mafia e terminano ogni intervento con la frase “il nostro compagno non verrà più, il suo banco resterà vuoto”.
La professoressa viene presa da un forte sconforto e scoppia in un pianto disperato, perchè se la mafia prende i bambini, uccide il futuro. Si sente per un attimo sola, ma ecco che arrivano i ragazzi della Scuola media C. Jussi e della Scuola media E. Rodari a ricordarle che, avendo studiato le storie delle giovani vittime, hanno preso coscienza della brutalità della mafie e sono pronti a portare l’impegno antimafia in loro onore. Sulla scia del motto “i loro sogni camminano sulle nostre gambe” dicono “i loro zaini li portiamo noi”.

Perché, “per vincere le mafie non bisogna essere eroi, ma cittadini per bene, uniti, informati e con un immancabile entusiasmo” (Stefania Di Buccio)