Novembre 1991 Paterno Calabro (CS). Sparisce Anna Maria Cozza, 23 anni, vittima di lupara bianca. il 2 maggio 1990 avevano ucciso Gianfranco Fucci, operaio di 30 anni, suo nuovo compagno.
Anna Maria Cozza, Cosenza.
Neanche le mogli separate sfuggono alla vendetta. Anna Maria Cozza, 23 anni, ha deciso ormai da tempo che la sua vita al fianco di Francesco Chirillo è finita. Quel nome fa tremare le vene ai polsi a tanti. Ma lei non ha paura. Anche se il suo nuovo compagno, l’operaio 30enne Gianfranco Fucci, gliel’hanno ammazzato l’anno prima, il 2 maggio del ’90 a Dipignano. Un agguato in piena regola, con una fucilata contro la sua auto in corsa e dopo il colpo di grazia alla nuca. Sotto la pedaliera dell’auto trovano anche dieci dosi di eroina, avvolte in una carta stagnola. Si scoprirà che Fucci con la droga non c’entrava nulla. Anna Maria ha deciso di indagare sulla sua morte e su quel depistaggio. Davanti ai carabinieri accusa la famiglia del marito. Ma ci vogliono le prove, e lei cerca di procurarsele affrontando i suoi nemici con addosso un registratore. Non ottiene nulla, se non di finire inghiottita dalla lupara bianca, nel novembre del ’91.
Fonte: Sdisonorate.pdf
Fonte: quicosenza.it
Articolo del 9 novembre 2012
Delitto Fucci: assoluzione definitiva per i fratelli Chirillo
COSENZA – Ventidue anni d’inchiesta, per un omicidio senza verità. Dopo un lungo e tormentato iter processuale, gli “ermellini” della Corte di Cassazione hanno scritto la parola fine sul delitto di Gianfranco Fucci, l’operaio di Paterno Calabro, ammazzato, non si sa da chi e perché, il 2 maggio del 1990, in località Pantano, strada che collega Cosenza con Dipignano.
Alla sbarra, con l’accusa di mandanti dell’omicidio, scaturito forse da motivi passionali, sono finiti i fratelli Francesco e Romano Chirillo, rispettivamente di 40 e 39 anni. I due germani, dopo essere stati condannati all’ergastolo per quell’omicidio, ieri sono stati assolti da ogni accusa dai giudici della Suprema Corte che hanno sigillato con la ceralacca il loro verdetto finale, rendendolo definitivo.
L’operaio, secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, smantellata in Cassazione, era stato “condannato a morte”, per via di quella relazione che aveva intrapreso una relazione con l’ex moglie del boss. Dunque, per la legge italiana, i due fratelli Chirillo, non sono responsabili per quella sentenza di morte. Dell’Innocenza dei due imputati ne sono stati sempre convinti gli avvocati Marcello Manna, Filippo Cinnante e Luigi Gullo, difensori di fiducia dei due fratelli, a credere nella loro assoluta estraneità dalle accuse mosse a loro carico.
Nell’inchiesta era finito anche Carmine Chirillo, terzo componente della famiglia, uscito di scena dal processo, in seguito al suicidio. L’uomo, infatti, si tolse la vita nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila nel giugno del 2009. Ma come e perché i Chirillo erano finiti sotto inchiesta? Ad incastrali fu la convivente della vittima, Anna Maria Cozza, anche lei misteriosamente sparita nel nulla da anni, che all’indomani dell’uccisione di Fucci, giustiziato con un rosario di pallettoni calibro 12, mentre era a bordo della sua Alfetta 1800.
Fu la donna a dare le prime indicazioni sui mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio, indicando proprio nei fratelli Chirillo i responsabili di quella condanna a morte. Nell’auto di Fucci, venne ritrovata una bustina di droga. Fu, secondo gli inquirenti e i magistrati dell’antimafia catanzarese, un tentativo di messa in scena per depistare le indagini, facendo in modo di orientare la direzione investigativa sulla pista degli stupefacenti.
Successivamente, nel 1991, la Cozza, uscita di casa non fece più ritorno nella sua abitazione. Sulla sua scomparsa venne aperta un’inchiesta, poi archiviata. ma a far riaccendere la luce dei riflettori della giustizia su quei due casi, furono le “cantate” di pentiti, collaboratori di giustizia e confidenti che indicarono in Carmine, Romano e Francesco Chirillo, nonché in Gianfranco Ruà e Franco Pino gli ideatori e gli esecutori della missione di morte. Lo stesso Franco Pino, successivamente passato da killer dagli occhi di ghiaccio ad amico dello Stato, nel corso di numerose audizioni, davanti ai magistrati, indicò nei fratelli Chirillo i mandanti di quel fatto di sangue. Il processo di primo grado si era concluse con il fine pena mai per i germani di Paterno calabro e con l’assoluzione con formula piena per Ruà e Pino. Ieri il verdetto finale di questo omicidio senza colpevoli.
Fonte: mafie.blogautore.repubblica.it
Articolo del 14 febbraio 2020
Anna Maria e la giustizia che non arriva mai
di Alessia Pacini
Anna Maria Cozza ha 23 anni e una vita da riscrivere da capo. È giovane, ma alle spalle ha già un matrimonio finito e davanti a sé un futuro da riprendere in mano. Anna Maria vive a Paterno Calabro, un comune in provincia di Cosenza e lavora in un’impresa di pulizie. Dopo una relazione difficile, è pronta a ripartire. Ma le cose andranno diversamente da come la giovane si è prefissata.
A muovere le pedine di questo gioco fatto di speranza e dolore c’è infatti Francesco Chirillo, boss della ‘ndrangheta di Paterno Calabro. È lui l’uomo dal quale Anna Maria si è separata. Un pezzo grosso appartenente a una famiglia decisamente potente, il cui nome non passa inosservato nella piccola cittadina della provincia di Cosenza.
Un uomo così non può certo lasciare che una ragazza lo disonori, che decida di separarsi e, per giunta, di innamorarsi di un altro.
Ma Anna Maria ha 23 anni e la voglia di creare una vita secondo le proprio regole. Si innamora di Gianfranco Fucci, un operaio di 30 anni con il quale va a vivere, allontanandosi così dal marito. Un disonore che i Chirillo non sono riusciti a sopportare.
È il 2 maggio del 1990 quando Fucci viene ucciso a Dipignano, una località tra Pantano e Paterno Calabro: un colpo di fucile contro la macchina prima, il colpo di grazia alla nuca dopo. Gli assassini pensano a tutto: per depistare le ricerche e far sì che gli inquirenti pensassero a un regolamento di conti per motivi di droga, i criminali nascondono dieci dosi di eroina sotto la pedaliera dell’auto di Fucci.
Una relazione, quella tra il giovane operaio e il mondo della droga, che verrà poi smentita dagli inquirenti.
È la giovane donna a lottare per la verità: non si arrende e insiste affinché le ricerche vadano avanti e si indaghi sulla morte del compagno. Sarà lei a fare il nome dell’ex marito, accusandolo davanti ai carabinieri. Ma la risposta è sempre la stessa: senza prove, le indagini non possono proseguire. Anna Maria allora decide di prendere in mano la situazione e reperirle da sola, queste prove: va a parlare con gli assassini del compagno con indosso un registratore, pronta a ottenere le risposte che da tempo cerca.
Queste risposte, però, non sono mai arrivate: la vita di Anna Maria viene interrotta nel novembre del 1991, quando la ragazza scompare senza lasciare più sue notizie. Gli indiziati, anche stavolta, sono tutti appartenenti alla famiglia Chirillo. Francesco tra tutti.
Le ricerche proseguono e gli anni si sommano l’uno all’altro. Si dovrà aspettare il 2012 per dare una conclusione concreta a questi due casi: dopo circa ventidue anni di inchiesta, la Cassazione assolve Francesco e Romano Chirillo, togliendo entrambi dall’ergastolo a cui erano stati condannati.
Due morti, nessun colpevole.
Leggere anche:
cosenza.gazzettadelsud.it
Articolo del 4 marzo 2021
Donna lapidata dalla ‘ndrangheta nel Cosentino, il racconto del pentito
di Arcangelo Badolati
Il padrino pentito di Cosenza, Franco Pino, rivela i particolari della barbara lapidazione compiuta perché la vittima, dopo essersi separata dal marito, aveva iniziato una relazione con un muratore del luogo.