25 Novembre 1945 Cattolica Eraclea (AG) Muore Giuseppe Scalia, sindacalista socialista, vittima di un attentato subito il 18 dello stesso mese.
Era il 18 novembre del 1945 quando a Cattolica Eraclea, piccolo centro dell’Agrigentino, fu ferito a morte in un attentato il sindacalista socialista Giuseppe Scalia, tra i fondatori della cooperativa agricola La Proletaria.
Scalia passeggiava davanti alla sede della Camera del Lavoro in compagnia del vice-sindaco socialista Aurelio Bentivegna. Contro i due furono lanciate bombe a mano da un gruppo di sicari mafiosi. Non furono aperte neanche le indagini.
Finita la guerra, Scalia si era posto con altri contadini alla testa del movimento bracciantile. La sua azione fu convinta e coraggiosa, per questo venne scelto per la carica di segretario della Camera del Lavoro locale. Nei mesi in cui ricoprì questo incarico crebbe la stima di tutti verso la sua persona e la sua intelligenza politica. Contemporaneamente crebbe l’odio della mafia locale e degli agrari che cercavano di conservare i propri privilegi.
Nonostante le minacce di morte e il clima di paura che dominava in quegli anni nelle campagne, Scalia perseverò nel suo impegno, spesso recandosi nei centri vicini per sostenere le lotte dei contadini di Siculiana, Montallegro e Sciacca.
Il nome di Giuseppe Scalia compare nel primo elenco ufficiale delle vittime della mafia redatto dalla commissione parlamentare sul fenomeno mafioso in Sicilia nel 1967
Fonte: Foto e nota di: Onoreaglieroi.splinder.com
Articolo dell’8 Novembre 2008 da comunicalo.it
VITTIME DELLA MAFIA. La Regione Siciliana ricorda Giuseppe Scalia ucciso a Cattolica Eraclea
Il suo nome fu inserito nel lontano 1966 nel primo elenco ufficiale dei sindacalisti e dirigenti politici uccisi dalla mafia, stilato dalla prima commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso in Sicilia.
STORIA. La mattanza dei sindacalisti in lotta per la terra nell’Agrigentino
Ma a causa di un errore, Giuseppe Scalia, battagliero sindacalista di Cattolica Eraclea ucciso nel 1945 in un attentato di stampo mafioso, fu cancellato da quell’elenco quando fu riproposto all’Ars, nel 1999, per l’approvazione della prima legge siciliana “in materia di interventi contro la mafia e misure di solidarietà in favore delle vittime della mafia e dei loro familiari’.
Adesso, a distanza di tantissimi anni, l’Assemblea Regionale Siciliana “ha rimediato ad un torto correggendo un errore che suonava come un’ingiustizia per chi ha pagato con la vita l’impegno antimafia”. Lo ha detto il deputato regionale del Pd, Vincenzo Marinello, che insieme al collega Camillo Oddo ha presentato un emendamento al pacchetto di norme antimafia approvato dall’Ars che include, nell’elenco delle vittime di mafia dal 1944 al 1966 inserito nella legge regionale 20 del 1999, anche i nomi di Giuseppe Scalia, ucciso a Cattolica Eraclea il 18 novembre del 1945, e Carmelo Battaglia, ucciso a Tusa, in provincia di Messina, il 24 marzo 1966.
“Due sindacalisti – ha detto il deputato saccense Enzo Marinello – che meritano di essere ricordati fra coloro i quali, in anni lontani e difficili, persero la vita per il loro impegno sociale e contro l’oppressione mafiosa che proprio allora si radicava in Sicilia. Per un mero errore materiale i nomi di Battaglia e Scalia non erano stati inseriti nell’elenco del ’99. Ieri l’Ars ha posto rimedio, cancellando quello che era un torto alle famiglie delle vittime e alla stessa memoria della Sicilia”.
Scalia, segretario della Camera del lavoro cattolicese, fu vittima di uno dei primi attentati mafiosi contro i sindacalisti nell’Agrigentino. Fu ucciso il 18 novembre del ’45 davanti la chiesa Madre a colpi di bombe a mano, mentre si stava recando alla Camera del lavoro in compagnia del vice-sindaco socialista Aurelio Bentivegna che per fortuna se la cavò con qualche ferita. A Giuseppe Scalia, a Cattolica Eraclea, è stata dedicata una nuova via.
P.S.: A fare emergere per la prima volta l’errore di trascrizione che fece “scomparire” Giuseppe Scalia dall’elenco dei sindacalisti uccisi dalla mafia, il libro “Senza storie”, di Alfonso Bugea ed Elio Di Bella, uscito in allegato con il Giornale di Sicilia.
Fonte: gruppolaico.it
Articolo del 24 novembre 2016
Un contadino sindacalista: GIUSEPPE SCALIA
Il 25 novembre 1945 muore a Cattolica Eraclea (AG) dopo essere stato gravemente ferito con due bombe a mano lanciate da sicari mafiosi GIUSEPPE SCALIA (39 anni) contadino e sindacalista socialista.
Scalia, nato in una modesta famiglia di contadini, finita la guerra immediatamente si era posto con altri contadini alla testa del movimento bracciantile che lottava per l’assegnazione delle terre incolte e l’attuazione della riforma agraria (secondo la legge Gullo dell’ottobre del 1944) e fu tra i fondatori della cooperativa agricola La Proletaria. Per la sua azione di lotta, convinta e coraggiosa, venne scelto quasi subito per la carica di segretario della Camera del lavoro di Cattolica Eraclea.
Nei mesi in cui ricoprì questo incarico crebbe la stima di tutti verso la sua persona e la sua intelligenza politica, ma ugualmente crebbe anche l’odio della mafia locale e degli agrari che cercavano di conservare i propri privilegi.
Nonostante le minacce di morte mafiose e il clima di paura che dominava in quegli anni in tutte le campagne dell’agrigentino, Scalia continuò il suo impegno, spesso recandosi anche nei centri vicini per sostenere le lotte dei contadini di Siculiana, Montallegro, Sciacca.
Intanto in vista delle elezioni amministrative del 1946 – le prime elezioni libere dopo un ventennio di repressione fascista – la mafia lanciò la sua offensiva contro il movimento contadino.
Alla fine di un altro anno in cui aveva lottato con passione per la giustizia sociale e per difendere i diritti dei contadini, Scalia il 18 novembre del 1945 verso le ore 19, mentre passeggiava davanti alla sede della Camera del Lavoro insieme a Aurelio Bentivegna, vicesindaco socialista del paese, venne gravemente ferito da due bombe lanciate da sicari mafiosi. Scalia cadde in una pozza di sangue proprio in una di quelle strade che tante volte lo avevano visto protagonista di coraggiose manifestazioni e morirà il 25 novembre successivo in ospedale. La speranza degli agrari e dei gabellotti mafiosi fu quella di sedare il movimento socialista, togliendo alla massa il capo più attivo.
Quasi inconsistente fu l’opera della polizia locale che non interrogò i familiari di Giuseppe Scalia, anch’essi tra i fondatori della “Cooperativa La Proletaria”, e neanche Aurelio Bentivegna, rimasto ferito con Scalia, che da tempo era stato preso di mira con denunzie e con ogni sorta di persecuzioni. Per l’assassinio di Scalia non furono mai trovati i responsabili e i suoi resti riposano nel cimitero di Cattolica Eraclea.
Fonte: agrigento.cgilsicilia.it
Articolo del 25 novembre 2016
Oggi anniversario Giuseppe Scalia, Segretario CdL Cattolica Eraclea assassinato dalla mafia
“Noi continuiamo a chiedere VERITÀ e GIUSTIZIA!”
Il 25 Novembre 1945 a Cattolica Eraclea (AG) moriva il segretario della CGIL del luogo a seguito dell’attentato di cui era rimasto vittima una settimana prima.
Uno dei tanti dirigenti sindacali della CGIL uccisi in quegli anni.
Noi continueremo a ricordarli e a chiedere “verità e giustizia” che non hanno, purtroppo, mai conosciuto!
Ci sembra giusto ricordarlo con questo brano di Calogero Giuffrida.
“In vista delle elezioni amministrative del 1946 – le prime elezioni libere dopo un ventennio di repressione fascista – la mafia lanciò la sua offensiva contro il movimento contadino.
Il 18 novembre del 1945 verso le ore 19 a Cattolica Eraclea Aurelio Bentivegna e Giuseppe Scalia passeggiavano davanti alla sede della Camera del Lavoro, in prossimità dell’abitazione del Bentivegna, davanti la Chiesa Madre.
Alcuni sicari della mafia lanciarono al loro indirizzo bombe a mano che colpivano mortalmente Giuseppe Scalia e ferivano il Bentivegna.
Data la buona fama di Giuseppe Scalia, agricoltore laborioso, e la grimmagine-scaliaande notorietà che il Bentivegna godeva per la sua attività politica svolta sin dal marzo 1944 alla testa del movimento proletario paesano è opinione generale che la causa del delitto debba ricercarsi nella cricca reazionaria, forse nella speranza di sedare il movimento socialista, togliendo alla massa il capo più attivo.
Indifferente è stato l’atteggiamento degli agrari in occasione dell’attentato, e quasi inconsistente è stata l’opera della polizia locale che, fra l’altro non si è nemmeno degnata di interrogare Aurelio Bentivegna, che era anche vice sindaco, e che da tempo era stato preso di mira con denunzie e con ogni sorta di persecuzione.
Non sono stati interrogati nemmeno i familiari di Giuseppe Scalia, tra i fondatori della “Cooperativa La Proletaria”. Ma i contadini, come vedremo in seguito, reagirono con coraggio.
«Il movimento contadino ebbe il sostegno delle popolazioni urbane. Si creò, attorno agli agrari latifondisti,fermi nel loro isolamento, l’appellativo di “affamatori del popolo”»Calogero Giuffrida