Pio La Torre Una Storia Italiana di Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca
Ed. Aliberti – Collana Yahopolis
La figura di Pio La Torre non rappresenta solo un fatto di cronaca. E’ qualcosa di più. Investe la società siciliana, travolge la politica nazionale ed entra di prepotenza nella storia del nostro paese. Per prima cosa, Pio La Torre e un uomo, non solo un personaggio. Non solo una vittima innocente della mafia. E’ un uomo politico, che a conoscerlo, a leggerne i discorsi, i saggi, ti appassiona, tanto da costringerti a chiedere, anche a distanza di venticinque anni, cosa c’è dietro la sua morte e perché mai nessuno, questa vita, l’abbia voluta raccontare. Politica, soldi e mafia, ecco la santissima trinità che Pio La Torre cercò di profanare, sapendo parlare il linguaggio della povera gente. La lotta alla mafia era la sua ossessione, il suo chiodo fisso che, nel corso degli anni, lo porterà a sviluppare tesi, ma soprattutto a creare strumenti di contrasto per i magistrati e le forze dell’ordine.
Nota da:19luglio1992.com
Pio La Torre-Una storia italiana
di Miguel Gotor
In La Stampa, 31 luglio 2008
Il ministro della Giustizia Alfano ha annunciato che reintrodurrà il 41 bis per il boss mafioso Nino Madonia. Una buona e attesa notizia che attenua lo sconcerto di quanti avevano dovuto constatare con rammarico come la rinuncia al carcere duro avesse interessato proprio l’assassino di Pio La Torre. Un dirigente politico oggi quasi dimenticato al quale la democrazia repubblicana deve invece moltissimo.
Lo ricorda la recente biografia di due giornalisti, Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca, Pio La Torre. Una storia italiana. La vita del politico e dell’uomo che sfidò la mafia (Aliberti, pp. 176, euro 16,50), che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita: le origini umili in una famiglia di contadini analfabeti; la scelta dello studio come riscatto sociale; la militanza nel Pci e nel sindacato che lo portarono ad abbandonare la casa del padre, spaventato per il suo impegno contro la mafia in un’età in cui quel nome non si pronunciava neppure; l’occupazione delle terre incolte nel biennio 1949-1950, un’attività pagata con oltre un anno e mezzo di carcere.
Nel 1969 La Torre venne chiamato a Roma e nel 1972 fu eletto per la prima volta deputato. In Parlamento si impegnò nella commissione antimafia e nel 1976 firmò un’importante relazione di minoranza in cui per la prima volta si mettevano in luce i legami tra Cosa nostra e influenti uomini politici locali spesso legati alla Dc, come i cugini Nino e Ignazio Salvo, Salvo Lima, referente della corrente di Giulio Andreotti in Sicilia, Giovanni Gioia, protettore dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. A partire dal 1979 La Torre si dedicò alla definizione di una proposta di legge che stabiliva la confisca dei beni dei mafiosi, il controllo dei loro conti bancari e soprattutto introduceva il reato di associazione mafiosa, fino a quel momento incredibilmente assente dal codice penale italiano.
Nell’estate del 1981 giunse improvvisa la sua decisione di tornare a dirigere il Pci in Sicilia. Era la scelta consapevole di chi voleva combattere in prima linea la mafia in anni in cui la sua offensiva si era fatta particolarmente virulenta. Una sfida ritenuta intollerabile da Cosa Nostra che il 30 aprile 1982 lo uccise a Palermo insieme con il suo collaboratore Rosario Di Salvo. Lo stesso giorno Dalla Chiesa fu nominato prefetto della città e il 3 settembre 1982 anche lui cadde sotto i colpi della mafia. Dieci giorni dopo il progetto di Pio La Torre divenne finalmente legge e consentì nel 1986 di portare alla sbarra la cupola di Cosa Nostra. Anche per questo è utile in questi giorni ricordare Pio La Torre e la sua battaglia: fatta di politica, di buona politica.
“PIO LA TORRE-UNA STORIA ITALIANA” (libro Bascietto-Camarca)-conferenza 1°parte
“PIO LA TORRE-UNA STORIA ITALIANA” (libro Bascietto-Camarca)-conferenza 2°parte
“PIO LA TORRE-UNA STORIA ITALIANA” (libro Bascietto-Camarca)-conferenza 3°parte
“PIO LA TORRE-UNA STORIA ITALIANA” (libro Bascietto-Camarca)-conferenza 4°parte