Delitto Vassallo, le piste degli inquirenti di Luigi Spera

Fonte: liberainformazione.org Articolo del 1 Luglio 2011
Delitto Angelo Vassallo, le piste degli inquirenti
di Luigi spera (Metropolis)
Dai tre napoletani indagati alla vigilessa arrestata per la strage di Cecchina. Va avanti il lavoro degli investigatori

 

Una pioggia di indizi troppo rada per potersi addensare, una volta al suolo, in prove. Non abbastanza insistente da irrigare un terreno troppo arido per veder crescere il germoglio di un movente. E così è impossibile per gli inquirenti dare la zampata finale. Come nella più banale delle trame da serial americani, quel che potrebbe mettere fine all’inchiesta sull’omicidio del sindaco Angelo Vassallo, è solo una confessione. L’ammissione di aver premuto il grilletto o di aver spinto qualcuno a farlo la sera del 5 settembre scorso. Qualcosa che nella realtà avviene però molto meno di frequente che nella fiction.

Quel che gli indagati, due dei tre colpiti da avviso di garanzia, non sembrano intenzionati certo a fare. Sotto torchio diverse volte dopo il delitto del sindaco Angelo Vassallo, i due napoletani sui quali converge la maggior parte dei dettagli raccolti durante le investigazioni, non si sono mai minimamente traditi, lasciando dunque agli investigatori l’onere ora, la gloria poi, se arrivassero le manette, di sviluppare una tesi accusatoria in grado di reggere al peso del “ragionevole dubbio”. Sono loro i due pregiudicati, vicini agli ambienti della droga dell’area nord partenopea, entrambi tra i 35 e i 40anni, gli unici finora a essere stati interrogati, alla presenza dei legali, durante le indagini.

Negli uffici del reparto operativo dei carabinieri di Salerno però, non hanno mai lasciato trapelare nulla. Nulla che con una certa concretezza possa posizionarli sulla scena del delitto. Non sono riusciti però a sentire gli investigatori, il terzo indagato cui è stato anche impossibile notificare l’informazione di garanzia della procura salernitana. Quando il cerchio si è stretto infatti intorno alla figura del giovane salernitano poco più che 30enne dalla condotta “border line”, l’indagato era già lontano, in Sudamerica dove aveva prenotato una vacanza prima dell’uccisione di Vassallo. Secondo l’ultima ricostruzione, si troverebbe nella regione nordest del Brasile, ma le sue tracce sono non molto più che piccoli segni. Nulla di concreto. E così ultime immagini che del ragazzo hanno gli investigatori, sono quelle immortalate dalle telecamere a circuito chiuso di Pollica.

I filmati, che sono arrivati sulle scrivanie della Procura dopo che un ufficiale dell’Arma le aveva portate via per altre ragioni, senza immaginare il peso che avrebbero potuto avere qualche ora dopo, sono all’esame dei tecnici da mesi. I carabinieri hanno isolato alcuni fotogrammi di scarso valore che riprendono i tre non insieme, e solo uno maggiormente interessante nel quale si vedrebbero gli indagati parlare, scambiare poche battute tra i turisti di Acciaroli, la sera dell’omicidio. Ma chi prova che siano collegati al raid? Nei fotogrammi su cui carabinieri e il sostituto Rosa Volpe stanno passando ore e ore, si vedono chiaramente gli indiziati. Ma non è possibile ricostruire i loro discorsi. In una fiction forse si sarebbe potuto elaborare le immagini con un avveniristico programma, in modo da poter affidare a un super esperto la lettura del labiale. Ma anche in questo caso la realtà pare molto più ingiusta. E così la sensazione di trovarsi a un passo dalla verità, dalla soluzione di un rebus, si fa sempre più solida.

Per questo, ogni possibile indizio, anche il dettaglio più apparentemente insignificante che possa condurre le indagini alla fine, mette in allarme gli investigatori. Come nel caso dell’arresto della vigilessa romana Ausonia Pisani, figlia di un generale dei carabinieri originario di Pollica, arrestata la scorsa settimana per un duplice omicidio in provincia di Roma, dove era implicata in un giro di droga. Qualcosa che ha immediatamente spinto a un’associazione di idee tra questo caso e quello del sindaco Vassallo. Sulla possibilità che possano emergere collegamenti tra due filoni per ora separati, a giorni sarà fissato un summit tra le procure della capitale e di Salerno, alla ricerca di qualche sintonia. E le denunce del sindaco Vassallo su non meglio precisati “carabinieri”, potrebbero avere ora l’effetto della benzina sul fuoco.

Anche perchè, il vero problema della complessa inchiesta, resta sempre quello della definizione di un movente “unico”. Qualcosa che forse gli inquirenti non immaginavano tanto complicato all’inizio quando si puntò, con fin troppa leggerezza sulla matrice camorristica. E invece quella di un coinvolgimento della camorra più “alta”, pare essere l’unica pista che viene guardata con minor interesse, seppur comunque mai abbandonata. Per il resto, nessuna prova “regina”, intuizione o dettaglio illuminante, ha sbaragliato il campo finora dalle numerose variabili. C’è addirittura ancora la pista passionale in ballo. E, soprattutto, quella sulla questione amministrativa dell’ente da parte di Angelo Vassallo. In particolare la gestione delle licenze commerciali e di ristorazione, che in una piccola comunità a forte vocazione turistica, ha potuto far saltare i nervi a qualcuno che ha veduto i suoi affari danneggiati tracciando un bilancio negativo al termine di un’affollata estate. Ad attirare l’odio di qualcuno, potrebbe esserci stata non solo dunque, quella voglia di controllo con “pugno di ferro” del suo borgo da parte del sindaco, contro chi il porto lo voleva riempire di droga. Non solo il desiderio di mantenere l’ordine come il “buon padre di famiglia” senza esitare a dispensare “scappellotti”. E tra i numerosi nemici, si cercano killer ed eventuali mandanti dell’assassinio, cui gli investigatori si sentono vicini.

Tanto che dagli ambienti vicini agli inquirenti trapela un vago senso di fiducia. Quello che l’opinione pubblica continua a riservare negli inquirenti che, lontano dai riflettori, riuscendo a tenere a bada la fuoriuscita di indiscrezioni in maniera “irreale”, continuano a passare in rassegna, più e più volte, ogni dettaglio. Tabulati telefonici, immagini, atti amministrativi e ogni cosa alla ricerca di un dettaglio sfuggito, in grado di portare alla chiusura del caso.

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